Castello di Botestagno
Il Castello di Botestagno o Podestagno (dal tedesco: Peutelstein) fu un fortilizio medievale che si ergeva sull'omonimo monte (1.513 m s.l.m.), situato nella valle del torrente Boite, qualche chilometro a nord di Cortina d'Ampezzo (località Prà del Castil). Dell'intero complesso architettonico restano oggi soltanto poche rovine.
Castello di Botestagno | |
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Ubicazione | |
Stato attuale | ![]() |
Regione | ![]() |
Città | Cortina d'Ampezzo, località Prà del Castil |
Coordinate | 46°35′48″N 12°06′46″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Fortezza |
Stile | Medievale |
Costruzione | 1100 ca. su una preesistente piazzaforte lignea del VII/VIII secolo-1618 |
Primo proprietario | Ulrico di Eppenstein (?) |
Condizione attuale | Rudere visitabile |
Informazioni militari | |
Termine funzione strategica | Metà del XVIII secolo |
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Toponimo
Presumibilmente il suo nome deriva dal nome germanico Boite-Stein, ovvero "roccia sul Boite".
Storia
Si pensa che i primi a costruire un avamposto stabile a Botestagno siano stati i Longobardi nel corso del VII o VIII secolo, certamente con l'intenzione di dominare le tre valli che qui convergono: la Valle del Boite, che è la principale, la Val di Fanes e la Val Felizon, ma più in generale il Veneto e il Tirolo.[1] I Longobardi edificarono probabilmente un fortino in legno, fondamentale baluardo strategico sul passaggio obbligato della forra del Rio Felizon.
Esso viene menzionato per la prima volta in un documento come Botestain in Cadubrio nel 1175.[1]
Il primo vero nucleo in pietra della fortezza venne fatto costruire probabilmente verso il 1100 (forse dal Patriarca Ulrico di Eppenstein), dopo che, nel 1077, il Sacro Romano Imperatore Enrico IV aveva donato tutta la zona al potente Patriarcato di Aquileia. Grande importanza ebbero quindi i signori da Camino, che del Cadore e dell'Ampezzo fecero il proprio feudo. Sotto di loro, nel corso del XIII secolo, Botestagno divenne sede di un capitanato. Poiché il castello sorgeva proprio lungo l'unica grande strada che collegava il Nordest italiano con il Sacro Romano Impero, divenne un fondamentale punto di ristoro per le carovane mercantili, e di riscossione di pedaggi per i da Camino.
La rocca rimase in mano ad Aquileia ma con due eccezzioni: Ludovico il Bavero (1340-1347) e Federico d'Asburgo (1412-1418).
Nel 1420 tutta la zona passò in mano alla Repubblica di Venezia, che stava vivendo il culmine della propria età dell'oro, attuando una politica di espansione sulla terraferma. Poco più di novant'anni dopo, il castello venne inglobato al Tirolo da Massimiliano I d'Asburgo, insieme a tutta la conca ampezzana (21 ottobre 1511). Da quel momento la fortezza fu sede dei luogotenenti asburgici, che ne furono gli ultimi proprietari. Ampezzo veniva definitivamente staccata dal Cadore e annessa al Tirolo come "Signoria di Botestagno" (Herrschaft Peutelstein). Venne restaurato una prima volta nel 1568 con l'aggiunta di nuove postazioni per i cannoni;[1] nel 1618 venne completamente restaurata ed ingrandita anche la guarnigione, raggiungendo il proprio massimo splendore, nonostante fu abbattuto il vecchio torrione. L'edificio era costruito su tre piani, con cappella, celle, cucina e cantine; camere con stube, alloggi e armeria. All'esterno vi dovevano essere anche fienili e stalle.[2]
Con l'apertura del porto franco di Trieste (1719) e la deviazione del traffico di merci verso la pianura, tuttavia, l'utilità di Botestagno divenne sempre minore, fin quando i costi del suo mantenimento superarono quelli delle entrate. Nel frattempo Venezia aveva aperto nuove vie coomerciali verso il Tirolo, passando per Sesto o per Misurina. Fu così che nel corso del XVIII secolo gli Imperatori d'Austria ordinarono l'abbandono della piazzaforte; l'ultimo capitano abbandonò nel 1752 il castello lasciando una guarnigione e nel 1782 fu messa all'asta per 500 fiorni.[1] La prima andò a vuto, allora fecero scendere il prezzo a 300 e venne acquistata dalla Magnifica Comunità d'Ampezzo l'anno seguente. Abbandonato dalla comunità, il castello divenne ben presto un rudere, tanto che si chiese il permesso all'imperial regio comando la licenza per abbatterlo.[1]
Dopo gli ultimi, marginali impieghi militari durante i fatti del 1809 e del 1848 durante la guerra di liberazione del Tirolo da parte degli Schützen, il castello venne man mano demolito a seguito dell'apertura della Strada d'Alemagna (1830), e fu infine definitivamente abbattuto nel 1867 dalla comunità di Cortina. Il pretesto fu che, a seguito dell'annessione del Veneto all'Italia del 1866, in caso di guerra con l'Italia non fosse usato a scopi bellici; in realtà la popolazione aveva mal sopportato per secoli la presenza della fortezza con tutti i soprusi che comportava.
Il Regio Esercito itaiano nel 1915, durante il primo conflitto mondiale realizzò sul colle una serie di gallerie (tuttora presenti) con postazioni d'osservazione per artiglieria leggera e mitragliatrici e trincee, contribuendo alla definitiva demolizione del castello.
Condizione attuale
La rocca di Botestagno si trova oggi all'interno del Parco naturale delle Dolomiti d'Ampezzo e fino a pochi anni fa versava in uno stato di totale abbandono quasi completamente inghiottito dalla vegetazione.
In onore dei 500 anni della conquista dell'Ampezzo da parte dell'imperatore Massimiliano I i resti del castello è stato recentemente restaurato e la zona in cui sorge disboscata. I suoi poveri ruderi sono visitabili dal pubblico.
Accessibilità
Due sono i percorsi possibili per giungere a Botestagno:
- seguendo la Statale 51 d'Alemagna in direzione Dobbiaco, si giunge nei pressi della casa cantoniera da sud-ovest, subito dopo il ponte superiore del Felizon. Si prende poi il sentiero n. 201 del parco;
- seguendo la Statale 51 d'Alemagna in direzione Dobbiaco, poco prima del ponte superiore del Felizon (km 110), si giunge ai prati di "Prà del Castil" per il sentiero Ra Curta.
Curiosità
Poco a nord del castello si trova anco oggi una piccola radura, dove il capitano Pietro da Cesena giunto nell'Ampezzano nel 1430 decise di disboscare parte del "Bosco de Castel" (oggi "Prati del Castel") per costruirsi una sua casetta fuori dal castello che riteneva scomodo.
Galleria fotografica
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Un disegno di Joerg Kolderer raffigurante Botestagno (1476)
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Una pianta del castello del 1755
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Parte del rudere reso accessibile
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Resti della parte interna
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Alcune gallerie che sono state "murate" per sicurezza
Note
Bibliografia
- Alverà, Pietro: Cronaca d'Ampezzo nel Tirolo dagli antichi tempi fino al XX secolo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1985. ISBN 88-87174-02-4
- Richebuono, Giuseppe: Storia d'Ampezzo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1997. ISBN 88-87174-15-6
- Spampani, Massimo: Alemagna. Storie, luoghi, personaggi lungo la via del nord da Venezia al Tirolo attraverso le Dolomiti, Mursia, Milano, 2009. ISBN 978-88-425-4183-7
- Bertoldi Lenoci, Liana, e AA.VV.: 1511 la presa del Castello di Botestagno, Centro Studi Storici e Socio-Religiosi in Puglia-Bari, sez. Veneto, Belluno 2012
Voci correlate
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