Organo della basilica di Santa Maria Assunta a Genova
Con organo della basilica di Santa Maria Assunta ci si riferisce a un organo monumentale costruito nell'omonima basilica del quartiere di Carignano, a Genova.

Storia
L'organo della basilica di Santa Maria Assunta fu voluto dai marchesi Sauli, proprietari e fondatori della basilica, e venne realizzato dall'olandese Willem Hermans fra il 1656 e il 1660.
Lo strumento si trova in controfacciata, sulla cantoria marmorea realizzata da Carlo Solaro. La cassa barocca, opera di Giovanni Battista Santacroce, Giovanni Battista Isola e S. Giustizi, è caratterizzata da un prospetto tipicamente nord-europeo, rarissimo in Liguria, formato da strutture mistilinee, torri, intagli e sculture. Le due ante che chiudono la facciata vennero dipinte dai pittori Domenico Piola e Paolo Brozzi. L'organo, originariamente, era dotato di tre manuali, pedaliera estesa e una cinquantina fra registri e accessori.
Lo strumento restò inalterato fino alla metà del XIX secolo, quando, fra il 1852 e il 1853, venne pesantemente modificato da Camillo Guglielmo Bianchi, il quale eliminò un manuale, aggiunse numerosi registri romantici, sostituì la pedaliera estesa di Hermans con una pedaliera ridotta e reimpostò il timbro dell'intero organo, adattando l'originale sonorità barocca ai gusti operistici ottocenteschi. Il collaudo venne effettuato da Padre Davide da Bergamo.
Nel 1905, sull'onda del cosiddetto Movimento Ceciliano, i superiori della basilica decisero di riformare lo strumento, chiamando per questo scopo l'organaro Domenico Tagliafico. Quest'ultimo aveva progettato un secondo corpo d'organo da porre al di sopra del grand'organo, ma i suoi piani sfumarono perché si rese conto che non c'era abbastanza spazio per realizzare il lavoro.
Nello stesso anno la ditta Fratelli Lingiardi, succeduta a Tagliafico, non si fece troppi scrupoli e realizzò un corpo d'organo espressivo formato da registri tipicamente tardo-romantici, in numero maggiore rispetto a quelli previsti da Tagliafico, e lo pose sopra la selva di canne del grand'organo. Il lavoro, tuttavia, finì per peggiorare il suono dello strumento, in quanto il nuovo corpo d'organo andava a soffocare le canne del grand'organo.
Inoltre, Lingiardi eliminò molti accessori percussivi e registri bandistici di Bianchi, invertì l'ordine dei manuali, alterò l'apparato generale del grand'organo, modificò trasmissioni e manticeria e rese mute le due torri del pedale da 16' della facciata. Le numerose manomissioni, oltre a far perdere quasi completamente l'impostazione timbrica barocca originaria (di Hermans rimangono soltanto la cassa lignea, le canne della facciata e pochi registri), furono la causa di diversi malfunzionamenti del corso degli anni.
Fra il 2007 e il 2011 la ditta Fratelli Marin, finanziata dalla Compagnia di San Paolo, dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Fondazione Carige, ha eseguito un restauro completo dello strumento, riportandolo alle sue condizioni del 1853. La cassa e le ante sono state restaurate da Nino Silvestri, la movimentazione delle ante da Veerle Essel e la cantoria marmorea da Axel Nielsen.[1]
Caratteristiche tecniche
L'organo a canne è situato sopra un'apposita cantoria in controfacciata ed è interamente racchiuso all'interno di un'elaborata cassa lignea. La mostra, chiusa da due portelle dipinte sia internamente, sia esternamente, è composta da canne di Principale disposte simmetricamente a cuspide all'interno di sette campi; ai lati del campo centrale, si trovano due organetti morti.
La consolle è a finestra e dispone di due tastiere di 64 note ciascuna (Do-1-Sol5) con controttava scavezza, e pedaliera a leggio di 20 note (Do1-Si2) con prima ottava scavezza. I registri sono azionati da manette a scorrimento laterale poste su due colonne alla destra delle tastiere per il Grand'Organo (prima tastiera) e il Pedale e in colonna unica sulla sinistra delle tastiere per l'Eco espressivo (seconda tastiera). La trasmissione è interamente meccanica e l'aria è fornita da cinque mantici a lanterna e da un manticetto parascosse.
Di seguito la disposizione fonica:[2][3]
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Note
Bibliografia
- Giancarlo Bertagna, Il monumentale organo della basilica di Carignano a Genova, La Spezia, Agorà & Co., 2011, ISBN 978-88-97461-06-7.