Omicidio di Valerio Verbano
Valerio Verbano (Roma, 25 febbraio 1961 – Roma, 22 febbraio 1980) è stato un attivista italiano, militante appartenente all'area di Autonomia Operaia, assassinato il 22 febbraio 1980 in un agguato da parte di tre uomini che, armati e con il volto coperto, si introdussero nella sua casa di via Montebianco, a Roma, e lo uccisere con un colpo di arma da fuoco.

Nonostante le lunghe e ripetute indagini, le dichiarazioni dei vari pentiti e le molteplici rivendicazioni che, nei giorni successivi al fatto, pervennero alle forze dell'ordine, il movente ed i responsabili dell'omicidio non sono stati mai accertati e tutte le inchieste non portarono ad alcuna verità giudiziaria.[1]
Biografia
Nato a Roma, in una famiglia della piccola borghesia di estrazione antifascista, con il padre dipendente del Ministero degli Interni e iscritto al Pci ed una madre infermiera, Valerio Verbano inizia il suo impegno politico nel 1975, all'interno del Collettivo Autonomo del proprio istituto scolastico, il Liceo Scientifico Archimede, situato nel quartiere romano del Nuovo Salario. La sua militanza attiva che lo impegna, a volte anche a rischio della propria incolumità fisica, si estende anche al di fuori dell'ambito scolastico attraverso l'adesione al Comitato di Lotta Valmelaina, emanazione territoriale di Autonomia Operaia[2]
Come molti ragazzi della sua età, oltre all'impegno politico, sin da bambino divide la sua passione con altri interessi come lo sport, e in particolare le arti marziali come il Jūdō ed il karate, ma anche la musica (Beatles, Pink Floyd) ed il tifo calcistico per la AS Roma, sua squadra del cuore. Attraverso un altro dei suoi interessi, la fotografia, inizia a documentare gli avvenimenti politici dell'epoca e a redigere una personale inchiesta sui movimenti di estrema destra nella capitale.
Il 20 aprile del 1979, Verbano venne arrestato dalla polizia insieme ad altri quattro ragazzi mentre, all'esterno di un casale abbandonato nei pressi della borgata romana di San Basilio, si accingeva a fabbricare degli ordigni incendiari (alcune bottiglie molotov). La perquisizione che le forze dell'ordine eseguirono immediatamente dopo l'arresto nell'abitazione di via Montebianco 114, dove Verbano viveva assieme ai suoi genitori, portò al rinvenimento e conseguente sequestro di un'arma da fuoco con la matricola limata (una Beretta 6,75) e di materiale documentale, tra cui, diversi fascicoli redatti da Verbano con la schedatura di presunti estremisti di destra ed una copia del libro Il sangue dei leoni, un manuale di guerriglia urbana edito da Feltrinelli nel 1969 e molto diffuso all’epoca dei fatti e contenente proprio le istruzioni per il confezionamento di materiale incendiario.[3] Processato, il 22 dicembre del 1979, venne condannato a sette mesi di reclusione da scontare nel carcere romano di Regina Coeli.
L'omicidio
Il 22 febbraio del 1980, intorno alle 12:44, tre giovani armati e coperti da un passamontagna si introducono con una scusa in casa Verbano, al quarto piano di via Monte Bianco 114 nel quartiere romano di Monte Sacro. Spacciandosi per amici del figlio riuscirono a convincere i genitori di Verbano ad aprire le porte della loro abitazione e, armati di pistole con silenziatore, una volta introdottisi all'interno dell'appartamento, i tre legarono ed imbavagliarono i genitori che, immobilizzati con del nastro adesivo, vennero trasportati nella loro camera da letto. A quel punto si misero in attesa del rientro di Valerio, non ancora rincasato da scuola.[5]
Al suo ritorno, intorno alle 13:40, una volta aperta la porta di casa, Verbano venne subito assalito dai tre e, nella conseguente colluttazione, riesce anche a disarmare uno degli assalitori, prima di tentare la fugga attraverso una delle finestra dell'appartamento. Viene però raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla schiena che gli entra nella spalla sinistra e recidendogli l'aorta lo fa stramazzare sul divano del salotto. Quando gli aggressori si danno alla fuga, nella concitazione, lasciano nell'appartamento un passamontagna, una pistola calibro 38 con silenziatore, un guinzaglio per cani, un paio di occhiali da sole e un bottone di una camicia.[6]
Allertati dallo sparo, i vicini di casa che accorrsero nell'appartamento dei Verbano, immediatamente dopo la fuga degli assassini, si attivano per liberare i genitori e per soccorrere invano Valerio che, però, morirà poco dopo, ancor prima di essere caricato nell'ambulanza che lo avrebbe trasportato all'ospedale.
L’omicidio ha una grandissima risonanza cittadina, grazie anche alla militanza politica di Verbano e, il 25 febbraio, giorno dei funerali (e del suo compleanno), si registrarono diversi episodi violenza dei gruppi legati all’Autonomia duramente repressi con cariche e lacrimogeni dalla polizia, fin dentro il cimitero del Verano, dove Verbano viene sepolto. Dalle finestre del commissariato di San Lorenzo, quartiere romano attiguo al cimitero, vengono addirittura esplosi diversi colpi di pistola sul corteo funebre.[7]
Le rivendicazioni
Il giorno stesso dell’omicidio, alle 20, arriva la prima rivendicazione siglata da una sedicente formazione di sinistra, il Gruppo Proletario Organizzato Armato, in cui si afferma di aver compiuto l'omicidio per colpire una spia, un delatore, un servo della polizia anche se, dicono, "è stato un errore, volevamo solo gambizzarlo".[4]
Un’ora dopo intorno alle 21 arriva una seconda rivendicazione a firma dei Nuclei Armati Rivoluzionari, la sigla di punta dell’estremismo di destra dell'epoca: "Abbiamo giustiziato Valerio Verbano mandante dell’omicidio Cecchetti. Il colpo che l’ha ucciso è un calibro 38. Abbiamo lasciato nell’appartamento una calibro 7.65. La polizia l’ha nascosta". E sempre a firma NAR (comandi Thor, Balder e Tir), verso le ore 12 del giorno dopo, viene recapitata una seconda rivendicazione in cui, pur non parlando esplicitamente dell'omicidio Verbano si fa riferimento, in modo allusivo, al "martello di Thor che ha colpito a Montesacro".[5]
Dieci giorni dopo, un ulteriore volantino ancora a firma NAR, compare a Padova smentendo categoricamente il coinvolgimento del gruppo terroristico nel delitto Verbano. Gli inquirenti, che escludono la veridicità di quest'ultimo volantino, confermarono come rivendicazione più probabile la prima, telefonica, fatta dai NAR. Nel momento dell'arrivo di quella telefonata, infatti, il riferimento al calibro 38 della pistola usata per l'assassinio, effettivamente utilizzata per l'agguato, non era stata ancora confermata nel bollettino ufficiale dell'autopsia, redatta dal medico legale.[4]
Il dossier Verbano
Sin dal 1977, seguendo una consuetudine diffusa nella sinistra extraparlamentare di quell'epoca, Valerio Verbano si era impegnato in una serie di indagini personali finalizzate al raccogliere informazioni sull'ambiente dell'estremismo di destra romano attraverso l'annotazione di nomi, luoghi di riunione, attività politiche e presunti legami con eventuali apparati statali e forze dell'ordine.[8]
Grazie a quella mole di dati raccolti, corredata da un corposo materiale fotografico, Verbano aveva poi preparato centinaia di schede e fascicoli in cui dava un'identità e un volto, ai vari militanti di destra capitolini, soprattutto residenti nel triangolo Trieste/Salario-Talenti-Montesacro.[9]
Quei documenti vennero poi rinvenuti, dagli agenti della polizia, durante la perquisizione effettuata nell'appartamento dei genitori effettuata all'indomani del suo arresto per fabbricazione e detenzione di materiale incendiario, il 20 aprile del 1979. Dopo il sequestro, il materiale scomparve però misteriosamente nei meandri dei depositi giudiziari.[10] La scomparsa venne successivamente denunciata, il 26 febbraio 1980, anche dagli avvocati della famiglia Verbano, essendo quest'ultimi a conoscenza sia dell'elenco che del contenuto del materiale stesso e che, nell'ottobre del 1980, ne chiesero invano il dissequestro.[11]
Dell'esistenza di questi dossier era a conoscenza anche il giudice Mario Amato, uno dei magistrati che, all'epoca, indagava sull'eversione nera e che, successivamente, venne ucciso da un commando dei NAR, il 23 giugno 1980. Ampi stralci di questi dossier sono riapparsi nel febbraio del 2011, pubblicati da alcuni quotidiani italiani. Dei 379 fogli che compongono il contenuto di quei documenti, quasi tutti scritti a mano da Verbano, poco meno della metà sin cui sono trascritti circa 900 nomi di potenziali estremisti di estrema destra, corredati da indirizzi e (in alcuni casi) anche di numeri di telefono. Altri 16 fogli, trascritti invece da più mani, riportano appunti, schede di appartenenza politica, piantine di strade e piazze di alcuni luoghi di ritrovo dell’estrema destra romana.[12][13]
Indagini e pentiti
L'inchiesta sull'omicidio Verbano venne affiata al giudice Claudio D'Angelo.[14] Le prime indagini si basano sulla testimonianza di un vicino di casa del ragazzo che dichiara agli inquirenti di aver incrociato, nei pressi dell'abitazione Verbano, i probabili assassini in fuga e di aver riconosciuto nei tre proprio gli stessi ragazzi che, il giorno prima dell’omicidio, sostavano davanti ad una sala giochi in compagnia di Verbano. Sulla base della sua testimonianza viene quindi redatto un identikit dei tre, prima che l'uomo stesso decidesse di ritrattare le sue dichiarazioni, forse minacciato.[15]
Si cerca anche di capire se l'uccisione abbia origine da quei dossier redatti da Verbano e sequestrati, dalla forze dell'ordine, nel corso della perquisizione di qualche mese prima. Anche il padre di Verbano, Sardo, decide autonomamente di svolgere delle indagini in proprio dando vita, così, ad una sorta di memoriale in cui ipotizza alcuni moventi precisi sulla morte del figlio.[4] Contemporaneamente, alcuni pentiti appartenenti all'area dell'estrema destra romana rilasciano alcune dichiarazioni in merito all'omicidio Verbano.
Nel 1981, nell'ambito delle indagini sulla strage di Bologna, vengono alla luce quasi per caso delle informazioni interessanti anche per il caso Verbano: Laura Lauricella, compagna di Egidio Giuliani, personaggio di spicco della destra romana, racconta di un silenziatore che Giuliani avrebbe fornito al presunto assassino di Verbano. Lo scambio sarebbe avvenuto al poligono romano di Tor di Quinto, dove molti neofascisti capitolini avevano l'abitudine di incontrarsi. Lauricella riferisce che lo stesso Giuliani avrebbe costruito quel silenziatore, prima di affidarlo ad un altro neofascista romano, Roberto Nistri (che, tra l'altro, all'epoca dell'omicidio, era detenuto da più di due mesi: arrestato il 14 dicembre 1979, mentre trasferiva un arsenale, venne rilasciato nel marzo del 1981), membro di spicco di Terza Posizione. Interrogati dal giudice D’Angelo, sia Nistri che Giuliani, negarono ogni addebito e chiesero un confronto con la Lauricella, che però non fu mai effettuato.[7]
Il 30 settembre 1982 il pentito Walter Sordi, ex terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari, rilasciò nuove dichiarazioni sul delitto Verbano riportando alcune confidenze di un altro esponente dei NAR, Pasquale Belsito: "fu Belsito a dirmi che a suo avviso gli autori dell’omicidio Verbano erano da identificarsi nei fratelli Claudio e Stefano Bracci e in Massimo Carminati". Il 25 gennaio del 1984, nell'unico interrogatorio a cui venne sottoposto Claudio Bracci, il neofascista romano negò ogni addebito, smentendo addirittura di conoscere Belsito e, nell'ottobre di quello stesso anno, anche Carminati si attestò su identiche posizioni.[4]
Anche Angelo Izzo, autore nel 1975 del Massacro del Circeo e nel 2005 del duplice omicidio di Maria Carmela Linciano e della figlia Valentina Maiorano, si unì alla schiera di presunti confidenti, riportando ai magistrati inquirenti alcune rivelazioni fattegli da Luigi Ciavardini, ex militante di Terza Posizione in seguito passato ai NAR. Izzo, figura controversa ed ambigua del pentitismo che all'epoca si presentò come testimone in innumerevoli fatti criminosi dell'estremismo di destra tra la metà degli anni settanta e i primi anni ottanta, dichiarò che "Ciavardini mi disse che l’omicidio era da far risalire a militanti di Terza Posizione, mi disse che il mandante era sicuramente Nanni De Angelis. Per quanto riguarda gli esecutori mi disse che sicuramente si trattava di componenti del gruppo capeggiati da Fabrizio Zani. Solo un pasticcione come Zani poteva perdere la pistola durante la colluttazione con Verbano". Anche le dichiarazioni di Izzo, però, non trovano nessun riscontro probatorio attendibile.[14]
L'istruttoria verrà chiusa nel 1989 e il giudice D'Angelo, pur ritenendo certo "l'ambiente criminoso" legato agli ambienti dell'estremismo di destra, attestò l'impossibilità di individuare dei responsabili.[14] Alla fine delle indagini seguì anche la distruzione dei vari elementi probatori: i due passamontagna e il guinzaglio per cani lasciati dagli assassini durante la fuga, oltre che il nastro adesivo usato per immobilizzare i genitori. Tutte le inchieste sull’omicidio non portarono ad alcuna verità giudiziaria.[16]
Nel 1997 il giudice milanese Mario Salvini nell'ambito dell'indagine sull'omicidio di Fausto e Iaio, uccisi a Milano con otto colpi di pistola, il 18 marzo del 1978, suggerendo un intreccio tra i due fatti di sangue, avanzò richiesta all'Ufficio corpi di reato del tribunale di Roma della pistola con silenziatore abbandonata dagli assassini in casa di Verbano, per poter sottoporla a perizia. Ma il reperto probatorio risultò misteriosamento scomparso.[7]
Nel febbraio del 2011, la Procura della Repubblica di Roma, ha confermato la riapertura delle le indagini. Il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ed il pm Erminio Amelio dichiararono di aver iscritto due nomi nel registro degli indagati.[17]
La memoria
Il 25 febbraio 2006, alla presenza del Sindaco Walter Veltroni, a Verbano è stata intitolata una via di Roma, nei pressi del parco delle Valli.[18]. L'8 agosto 2013, la targa toponomastica dedicata alla memoria di Verbano è stata distrutta in quello che, il sindaco Ignazio Marino, ha commentato come "Un'offesa alla memoria della città".[19]
Nel gennaio del 2009, la Provincia di Roma ha inaugurato la prima edizione del "Premio Valerio Verbano", un concorso di cinque centri provinciali di formazione professionale, aperto ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni e che prevede la presentazione di cortometraggi e progetti multimediali autoprodotti, per l'aggiudicazione di una borsa di studio.[20]
Il 21 novembre 2009, una via di Scampia (Napoli) è stata intitolata alla memoria di Valerio Verbano[21].
Il 1° dicembre 2012, a Napoli, l'Auditorium occupato di via Mezzocannone, è stato intitolato a Valerio Verbano e a sua madre Carla[22].
Note
- ^ Senza colpevoli, 19 febbraio 2011 su Il Corriere della Sera
- ^ Cingolani, 2010, p.147-177
- ^ Scheda su Valerio Verbano su Reti Invisibili
- ^ a b c d e f g Valerio Verbano - Un omicidio anomalo su La storia siamo noi
- ^ a b Valerio Verbano, un omicidio nero su La Repubblica
- ^ Omicidio Verbano, trent’anni di misteri su Micromega
- ^ a b c Guido Salvini nell'incontro sul saggio "Valerio Verbano. Ucciso da chi come perché", 5 maggio 2011 su Odradek.it
- ^ Zanetov, 2012, p. 223
- ^ Delitto Verbano, si riapre il caso Dopo 31 anni due nomi e la pista nera, 22 febbraio 2011 su La Repubblica
- ^ Zanetov, 2012, p. 224
- ^ Scheda su Valerio Verbano a cura di Marco Vadilonga su Reti Invisibili
- ^ Il Settantasette di Valerio Verbano, tornano le carte perdute, 8 marzo 2011 su Liberazione
- ^ Omicidio Verbano, il movente nel dossier di Valerio su segreti e soldi della destra, 24 febbraio 2011 su Il Corriere della Sera
- ^ a b c Un omicidio senza colpevoli su Il Manifesto
- ^ Omicidio Verbano, parla la madre: “Comprarono silenzio del testimone”, 2 marzo 2011 su Romatoday.it
- ^ Scheda su Valerio Verbano su Chi l'ha visto?
- ^ La svolta ci sarebbero due indagati, 22 febbraio 2011 su Il Manifesto
- ^ Un viale per Valerio, 26 febbraio 2006 su Il Corriere della Sera
- ^ Roma, distrutta targa in memoria di Valerio Verbano. Marino: “grave offesa”, 8 agosto 2013 su Youreporter
- ^ Premio Valerio Verbano su Provincia di Roma
- ^ Scampia. Una Strada per Valerio Verbano, 21 novembre 2009 su Youtube
- ^ A Mezzocannone 14 nasce l'auditorium Carla e Valerio Verbano, 3 dicembre 2012 su Global Project
Bibliografia
- Giorgio Cingolani e Pino Adriano, Corpi di reato. Quattro storie degli anni di piombo, Costa & Nolan, 2000, ISBN 978-88-4890-037-9.
- Carla Verbano e Alessandro Capponi, Sia folgorante la fine, Rizzoli, 2010, ISBN 978-88-1703-844-7.
- Valerio Lazzaretti, Valerio Verbano. Ucciso da chi, come, perché, Odradekid, 2011, ISBN 978-88-9648-715-0.
- Marco Capoccetti Boccia, Valerio Verbano: Una ferita ancora aperta. Passione e morte di un militante comunista, Castelvecchi, 2011, ISBN 978-88-7615-441-6.
- Paolo Sidoni e Paolo Zanetov, Cuori rossi contro cuori neri. Storia segreta della criminalità di destra e di sinistra, Newton Compton, 2012, ISBN 978-88-5415-194-9.