Linea a microstriscia

Versione del 11 set 2013 alle 20:19 di Kormoran (discussione | contributi) (aggiunto materiale dall'articolo inglese - traduzione in corso)

Le linee a microstriscia sono un tipo di guida d'onda impiegate nell'elettronica per la propagazione guidata di onde elettromagnetiche nella gamma delle microonde o su frequenze ancora superiori, che si possono realizzare tramite fotoincisione o fotolitografia. Sono costituite da un piano di massa metallico e da una striscia di materiale conduttore di larghezza minore, separati da uno strato di materiale dielettrico.

Sezione di una linea a microstriscia. Il conduttore (A) è separato dal piano di massa (D) dal substrato dielettrico (C); il dielettrico superiore (B) può essere aria o materiale plastico.

La microstriscia fu sviluppata dai laboratori ITT in competizione con la tecnologia stripline (pubblicata da Grieg ed Engelmann negli atti IRE del dicembre 1952[1]).

Molti componenti di circuiti a microonde, come antenne, accoppiatori, filtri, divisori ecc. possono essere realizzati con microstrisce, dove il dispositivo è costituito solo da metallizzazioni sul substrato: questo rende i circuiti a microstriscia meno costosi, più compatti e più leggeri delle loro controparti in guida d'onda metallica tradizionale. Gli svantaggi d'altro canto sono maggiori perdite e potenze molto più basse. Inoltre, poiché il campo elettromagnetico in una microstriscia è aperto, e non confinato in una data regione, i circuiti che la impiegano possono avere problemi di intermodulazione e irradiazione di segnale.

In linea di massima un circuito a microstriscia può essere costruito anche su un normale circuito stampato, a un costo irrisorio; purtroppo il materiale dei PCB standard ha perdite troppo alte e soprattutto una costante dielettrica troppo poco uniforme, il che determina una pessima qualità dei dispositivi. Per questo si preferisce usare dei substrati in allumina.

See also

References

  1. ^ D. D. Grieg, Engelmann, H. F., Microstrip-A New Transmission Technique for the Klilomegacycle Range, in Proceedings of the IRE, vol. 40, n. 12, Dec. 1952, pp. 1644–1650, DOI:10.1109/JRPROC.1952.274144.