Alfa Romeo Alfasud
L'Alfasud è un'autovettura prodotta dalla Alfa Romeo dal 1972 al 1984, la prima ad essere assemblata nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. La versione coupé chiamata Alfasud Sprint e successivamente semplicemente Sprint è stata presentata nel 1976 ed è stata prodotta fino al 1989. L'Alfasud è il modello più venduto nella storia dell'Alfa Romeo con 1.017.387 esemplari prodotti[1].
Alfa Romeo Alfasud | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | ![]() |
Tipo principale | Berlina |
Altre versioni | Giardinetta Coupé |
Produzione | dal 1972 al 1989 |
Sostituita da | Alfa Romeo 33 |
Esemplari prodotti | 1.017.387 |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 3.890 mm |
Larghezza | 1.590 mm |
Altezza | 1.370 mm |
Passo | 2.455 mm |
Massa | da 830 a 865 kg |
Altro | |
Assemblaggio | Stabilimento di Pomigliano d'Arco |
Progetto | Rudolf Hruska |
Stile | Giorgetto Giugiaro per Italdesign |
Auto simili | Austin Allegro Citroen GS Fiat 128 e Ritmo Ford Escort Lancia Delta Opel Kadett Volkswagen Golf |
Note | dati della berlina |
La storia
Verso la fine degli anni sessanta, l'allora Presidente dell'Alfa Romeo, Giuseppe Luraghi, richiama al Portello[non chiaro] un importante tecnico perso qualche anno prima (Rudolf Hruschka, e la sua squadra di 18 ingegneri della Simca-Chrysler) per affrontare una nuova sfida su un nuovo mercato: la trazione anteriore su una 2 volumi. Sfida accantonata qualche anno prima a causa delle pressioni fatte dalla famiglia Agnelli a qualche politico accondiscendente, che bloccò all'interno dell'IRI chi appoggiava Luraghi, Busso e Satta Puliga negli studi relativi ad una trazione anteriore di piccole dimensioni (vedi la Tipo 103).[senza fonte]
La vettura assunse anche un ruolo sociale. Lo Stato italiano, proprietario della Casa del Biscione, decise di creare, per favorire l'occupazione delle regioni del Sud Italia, un nuovo stabilimento a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, per assemblare il nuovo modello.
Nel 1967 iniziò, contemporaneamente, la progettazione dello stabilimento e del nuovo modello, entrambe sotto la responsabilità tecnica dall'ingegnere Rudolf Hruska, uno dei più importanti tecnici della scena internazionale, già "braccio destro" di Ferdinand Porsche e consulente Fiat, Simca, Cisitalia e Abarth. La sagomatura della carrozzeria, invece, venne congiuntamente affidata alla neonata SIRP - poi Italdesign - di Giorgetto Giugiaro e ad Aldo Mantovani.
La gestione dell'operazione, capitanata da Hruschka, fu resa completamente autonoma attraverso la creazione, il 17 gennaio del 1968, dell'Industria Napoletana Costruzione Autoveicoli Alfa Romeo (INCA) - Alfasud S.p.A. (con sede a Pomigliano d'Arco) che operava, nel completamento dello stabilimento e nella progettazione del nuovo modello, in maniera formalmente indipendente dalla cosiddetta "Alfanord" di Arese.
L'Alfasud venne presentata in anteprima nel 1971 al salone dell'automobile di Torino, le prime consegne iniziarono a giugno dell'anno successivo. Si trattava di una berlina a due volumi con coda fastback e quattro porte (la versione cinque porte con il portellone posteriore arrivò solo nel 1982), caratterizzata da soluzioni meccaniche "evolute": trazione anteriore, motore 4 cilindri boxer, freni a disco su tutte le ruote (quelli anteriori erano in inboard per ridurre le masse non sospese), retrotreno a ponte rigido con parallelogramma di Watt e avantreno MacPherson modificato dai tecnici Alfa Romeo per rendere l'insieme più compatto e favorire la bassa altezza del cofano.
Discreto per l'epoca il Cx di 0,40, ma non eccezionale se paragonato allo 0,30 della concorrente Citroen GS del 1970 o allo 0,34 della Giulia del 1962.
La prima serie (1972-1977)
Gli interni erano di impostazione sportiveggiante, ma la qualità dei materiali e dell'assemblaggio erano giudicati modesti. Le finiture spartane (pavimento in gomma, sedili in sky, plastiche della plancia economiche) erano parzialmente compensate dalla dotazione di buon livello (volante e sedile di guida regolabili in altezza e posizione, moderno impianto di ventilazione). Mancavano tuttavia il contagiri ed il servofreno. Vi era inoltre una pecca che fu giudicata grave da molti: le cerniere del portello del bagagliaio posteriore erano "a vista" e quindi ne pregiudicavano non poco l'estetica, e solo con la presentazione della terza serie, diversi anni dopo, furono ricoperte mediante l'applicazione di una bandella in plastica.
L'Alfasud portò al debutto il nuovo Motore boxer Alfa Romeo (soluzione che permise a Giugiaro di disegnare un frontale molto basso e sfuggente) raffreddato ad acqua di 1186 cm³. Non forniva prestazioni esaltanti coi suoi 63 CV a 6000 giri, ma era pronto e disponibile nel salire di giri e, abbinato ad un cambio manuale a 4 marce, consentiva alla nuova Alfa Romeo di toccare i 153 km/h.
La commercializzazione della berlina a 4 porte iniziò nel 1972 ad un prezzo di 1.420.000 lire. Il successo fu buono, soprattutto per il comportamento stradale; unanimi i consensi da tutte le riviste di settore, sia italiane che estere, per la guidabilità complessiva, la tenuta di strada, la visibilità e lo spazio interno. Hruska, che era molto alto, aveva richiesto ai progettisti che l'abitacolo fosse così spazioso che, con una persona della sua altezza alla guida, un passeggero della stessa taglia stesse comodo sul sedile posteriore. La vettura tuttavia soffriva di grossi problemi qualitativi che ne rallentarono la diffusione. La carrozzeria presentava dopo pochissimo tempo (qualche mese nei paesi del Nord Europa) evidenti tracce di ruggine che aggredivano i parafanghi anteriori, gli archi interni delle ruote, i montanti intorno al parabrezza e lunotto, formandosi persino sui pannelli centrali. Oltre alla scarsa qualità costruttiva, l'assenza di servofreno (aggiunto solo nel 1973) e contagiri furono giudicate gravi dagli Alfisti, visto il prezzo abbastanza salato. Mentre alla base rimase la versione 1200 da 63 CV con cambio a 4 marce (ora denominata Alfasud N), nel 1974 arriva la Alfasud L, con allestimento più ricco (sedili in panno, pavimento in moquette, poggiatesta anteriori, rostri ai paraurti, profili cromati ai finestrini, finiture più curate) e motore migliorato nell'erogazione di coppia (9 kgm a 3200 giri anziché 8,5 a 3500) mitigò le critiche a finiture e dotazioni. Dal 1975 la L adottò il cambio a 5 marce, cambiando nome in Alfasud 5m, oltre che ad un migliore trattamento della lamiera del veicolo denominato "zincrometal" che consentì sulle successive versioni di limitare i problemi di ruggine che le prime versioni del modello presentavano
Nel 1973 arrivò la versione Alfasud Ti a 2 porte, con allestimento sportivo. Le differenze, oltre al numero di porte, riguardavano:
- Nuovi gruppi ottici a quattro proiettori circolari
- Indicatori di direzione anteriori sui paraurti anteriori
- Rostri ai paraurti
- Cerchi specifici (in lamiera) e pneumatici maggiorati
- Spoiler anteriore (sotto al paraurti) e alettone perimetrale posteriore nero (che riducono il CX a 0,39)
- Tergicristalli, montante centrale e griglie di sfogo nere.
L'interno era più curato grazie ai nuovi sedili sportivi con fascia centrale in tessuto e fianchetti in sky, ai poggiatesta anteriori, al volante a tre razze, alla moquette sul pavimento ed alla dotazione che comprendeva finalmente il contagiri, il manometro dell'olio e il termometro dell'acqua. Dal punto di vista tecnico si segnalavano il motore potenziato a 68 CV (grazie ai nuovi alberi a camme e al carburatore doppio corpo), il cambio a 5 marce ed il servofreno. Nel 1976 la cilindrata del motore aumentò a 1286 cm³ e la potenza passò a 75 CV.
Dati tecnici
Caratteristiche tecniche - Alfa Romeo Alfasud 1.2 del 1972 | |||||
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Configurazione | |||||
Carrozzeria: Berlina a 4 porte | Posizione motore: anteriore | Trazione: anteriore | |||
Dimensioni e pesi | |||||
Ingombri (lungh.×largh.×alt. in mm): 3.890 × 1.590 × 1.370 | Diametro minimo sterzata: | ||||
Interasse: 2.455 mm | Carreggiate: anteriore 1.384 - posteriore 1.351 mm | Altezza minima da terra: | |||
Posti totali: 5 | Bagagliaio: 400 | Serbatoio: 50 | |||
Masse | / in ordine di marcia: 830 kg | ||||
Meccanica | |||||
Tipo motore: (versione 30100) boxer 4 cilindri orizzontali contrapposti ciclo Otto, corsa corta | Cilindrata: Alesaggio x corsa = 80 x 59 mm; totale 1.186 cm³ | ||||
Distribuzione: a 2 valvole parallele con albero a camme in testa per ogni bancata, comandati da cinghia dentata | Alimentazione: a carburatore monocorpo verticale invertito Solex C32 DISA/21 | ||||
Prestazioni motore | Potenza: 63 CV a 6.000 giri/min / Coppia: 8,5 mkg a 3.500 giri/min | ||||
Accensione: a bobina e spinterogeno | Impianto elettrico: | ||||
Frizione: monodisco a secco | Cambio: a 4 rapporti + RM | ||||
Telaio | |||||
Corpo vettura | Scocca portante in acciaio | ||||
Sterzo | a cremagliera in due tronconi e giunto cardanico, a flessione facilitata | ||||
Sospensioni | anteriori: a ruote indipendenti, bracci trasversali oscillanti, molloni elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici coassiali a doppio effetto / posteriori: ad assale rigido, 2 tiranti longitudinali, barra Panhard, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici coassiali a doppio effetto | ||||
Freni | anteriori: a disco all'uscita del differenziale / posteriori: a disco, con comando idraulico, doppio circuito, servofreno a depressione e limitatore di frenata al retrotreno. Freno a mano sulle anteriori con comando meccanico | ||||
Pneumatici | 145 SR 13" (optional 165/70 SR 13") | ||||
Prestazioni dichiarate | |||||
Velocità: 152 km/h | Accelerazione: sul km da fermo 35,2 | ||||
Consumi | medio 7,6 lt/100 km | ||||
Fonte dei dati: Ruoteclassiche marzo 2008 |
La seconda serie (1977-1980)
Nel 1977 alcuni piccoli ritocchi (nuovi paraurti con fascia in gomma, mascherina rivista, griglie di sfogo nere, biscioni sui montanti posteriori) diedero vita ad una nuova gamma. Oltre alla solita Alfasud N, la Alfasud 5m viene sostituita dalle Alfasud Super, con finiture più curate, cambio a 5 marce e motore 1200 da 63 CV o 1300 da 68 CV. Queste modifiche, unitamente alla nuova gamma, danno luogo a quella che viene comunemente chiamata complessivamente la "seconda serie"; da notare, pero', che - complice la complessiva continuita' di questi modelli di alfasud con quelli precedenti - alcune fonti ancora negano l'esistenza di una vera e propria "serie" 1977-1980, identificando una nuova "seconda serie" solo in coincidenza col lancio della versione dell' 80[2].
La "Giardinetta" fu ritoccata nel 1977 come la berlina, adottò il motore di 1286 cm³ da 68 CV abbinato al cambio a 5 marce. Anche la versione a 2 porte Ti, venne aggiornata (nuovi paraurti con fascia in gomma, nuovo alettone posteriori, nuovi codolini passaruota neri, nuovi rivestimenti interni).
Invariato il motore 1300 da 76 CV. Nel 1978 la cilindrata del 1300 passò, per tutte le versioni, da 1286 a 1351 cm³ e la potenza crebbe a 71 CV. Contemporaneamente, sulle Ti, il boxer 1300 venne affiancato da una versione di cubatura maggiorata a 1490 cm³ da 84 CV.
La terza serie (1980-1984)
Nel 1980 un restyling più profondo cambiò il frontale (mascherina e gruppi ottici), la coda (nuovo cofano bagagli, luci più estese), i paraurti (in plastica nera), cornici e gocciolatoi (neri) e gli interni (completamente nuovi). La gamma comprendeva:
- Alfasud 1.2 4m (con motore da 63 CV e cambio a 4 marce)
- Alfasud 1.2 5m (con motore da 68 CV e cambio a 5 marce)
- Alfasud 1.3 (con motore da 79 CV)
- Alfasud 1.5 (con motore da 84 CV)
La versione base 1.2 4m era riconoscibile per i paraurti più sottili, l'assenza di bande protettive laterali e la dotazione ridotta all'osso. Non venne più riproposta la poco gradita Giardinetta.
Per gli altri modelli dell'Alfa, l'acquisto e l'utilizzo da parte delle forze dell'ordine avveniva circa almeno un biennio dopo il lancio delle versioni civili (con acquisto anche di fondi di magazzino delle serie precedenti, riadattati). A tale lasso di tempo, infatti, ammontava lo scarto perché tali mezzi fossero preventivati (al momento dell'uscita di un nuovo modello, le forze dell'ordine ancora stavano mettendo su strada esemplari del modello precedente) e per lanciare la procedura d'acquisto. Per vedere l'alfasud in livrea si dovette addirittura attendere la terza serie; furono infatti le versioni 1.3 e 1.5 della serie "1980" ad essere acquistate - ed utilizzate quali volanti - dalla polizia di stato, anche se si segnala la presenza di esemplari di fine seconda serie, probabilmente i classici fondi di magazzino inseriti dall'alfa nei lotti da cedere.
Nel 1982 arrivò finalmente il portellone posteriore per le versioni 5 porte SC. Alla base rimase la S a 4 porte, mentre il top di gamma era rappresentato dalla 1.5 5porte Quadrifoglio Oro, con motore 1500 bicarburatore da 95 CV e finiture curate (interno in velluto, volante in legno, mascherina argento metallizzato). La gamma '82 comprendeva:
- Alfasud 1.2 4p S (con cambio a 4 marce e motore da 63 CV)
- Alfasud 1.2 4p/5p SC (con cambio a 5 marce e motore da 68 CV)
- Alfasud 1.3 4p/5p SC (con motore da 79 CV)
- Alfasud 1.5 5p Quadrifoglio Oro (con motore da 95 CV).
Nel 1980 anche le Ti vennero aggiornate, sulle tracce della berlina 4 porte. Potenziati (grazie all'alimentazione bicarburatore) i motori di 1351 cm³ (86 CV) e 1490 cm³ (95 CV).
Nel 1981 le Ti abbandonarono la configurazione a 2 porte per adottare quella a 3 porte, grazie al portellone posteriore. Furono le prime Alfasud ad adottarlo. La nuova carrozzeria 3 porte venne offerta anche in allestimento base. Nello stesso anno arrivò la versione 4p Valentino firmata, con colorazione bordeaux metallizzata e nera, cerchi color oro, interni in velluto nero, volante in legno. Il motore era il 1200 da 68 CV.
Nel 1982 la 1.5 Ti, lasciò il posto alla più potente (105 CV) 1.5 Ti Quadrifoglio Verde, riconoscibile per i cerchi in lega, le bandelle sottoporta e i sedili più sportivi. Inoltre entrò in listino la versione, la 4p Junior, con una dotazione di serie essenziale e solo con motore 1.2 da 68v e cambio a 5 marce.
Dati tecnici
Caratteristiche tecniche - Alfa Romeo Alfasud TI 1.3 2 porte (1980) | |||||
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Configurazione | |||||
Carrozzeria: Berlina | Posizione motore: anteriore | Trazione: anteriore | |||
Dimensioni e pesi | |||||
Ingombri (lungh.×largh.×alt. in mm): 3.978 × 1.616 × 1.370 | Diametro minimo sterzata: | ||||
Interasse: 2.455 mm | Carreggiate: anteriore 1.392 - posteriore 1.359 mm | Altezza minima da terra: | |||
Posti totali: 5 | Bagagliaio: 400 | Serbatoio: 50 litri (riserva 6,5 litri) | |||
Masse | a vuoto: 885 kg / rimorchiabile: 940 kg | ||||
Meccanica | |||||
Tipo motore: (versione 30168) boxer 4 cilindri orizzontali contrapposti ciclo Otto, corsa corta, basamento in ghisa e testata in lega leggera. Raffreddamento: ad acqua, a circolazione forzata; termostato | Cilindrata: (Alesaggio x corsa = 80 x 67,2 mm) 1351 cm³ | ||||
Distribuzione: a 2 valvole con albero a camme in testa | Alimentazione: 2 carburatori doppio corpo verticali invertiti Weber 32 DIR 71/250 | ||||
Prestazioni motore | Potenza: 86 CV a 5800 giri/min / Coppia: 12,1 kgm a 4000 giri/min | ||||
Accensione: a bobina e spinterogeno, con anticipo centrifugo e a depressione (elettronica, dal giugno 1981) | Impianto elettrico: Alternatore: 600 W - Batteria: 12 V - 45 Ah - Candele: Champion N6YC | ||||
Frizione: monodisco a secco, con comando idraulico | Cambio: a 5 rapporti + RM | ||||
Telaio | |||||
Corpo vettura | Scocca metallica autoportante | ||||
Sterzo | a cremagliera in due tronconi e giunto cardanico, a flessione facilitata | ||||
Sospensioni | anteriori: a ruote indipendenti (MacPherson), trapezi, molle elicoidali, barra stabilizzatrice, ammortizzatori idraulici telescopici / posteriori: ad assale rigido, 2 parallelogrammi di Watt, barra Panhard, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici | ||||
Freni | anteriori: a disco all'uscita del differenziale / posteriori: a disco, con comando idraulico, doppio circuito, servofreno a depressione e limitatore di frenata al retrotreno. Freno a mano sulle anteriori con comando meccanico | ||||
Pneumatici | 165/70 SR 13" | ||||
Prestazioni dichiarate | |||||
Velocità: 173 km/h | Accelerazione: | ||||
Consumi | medio 8,8 litri/100 km | ||||
Fonte dei dati: Ruoteclassiche marzo 2008 |
L'Alfasud Giardinetta
Fortemente voluta da Hruska e da Giugiaro, viene presentata nel 1975 la versione "Giardinetta" a tre porte, già dotata del motore di seconda generazione, tipo 30102, con potenza e coppia aumentate e la possibilità del cambio a 5 marce.
In previsione del trasporto di carichi pesanti, fu studiata una speciale nervatura di collegamento tra il pianale e i passaruota posteriori che conferisce alla vettura un'eccellente rigidità torsionale della scocca. Il design è di Aldo Mantovani e per la prima volta ricompare la denominazione "Giardinetta", registrata dalla carrozzeria Viotti nel 1945 per contrassegnare le sue vetture station wagon, su autotelai FIAT e Lancia, che rappresentano le progenitrici di questa tipologia di automobili.
Lo scarso gradimento del pubblico italiano verso le station wagon - considerate fino agli anni ottanta dei veicoli da lavoro -, l'unica configurazione a tre porte e l'elevato prezzo di listino (3.101.000 Lire per il modello base nel 1975), determinarono lo scarso successo commerciale della "Giardinetta", nonostante fosse dotata di un elegante pianale di carico in finto legno e di un ampio portellone che consentiva di trasportare oggetti molto ingombranti.
La prima serie, nelle due versioni "Giardinetta" e "Giardinetta 5M", fu prodotta dal 1975 al 1977 in 3.799 esemplari, mentre la seconda serie, nell'unica versione "Giardinetta 1.3", fu prodotta dal 1977 al 1980 in 2.100 esemplari.
L'Alfasud Sprint (1976-1989)
Benché la moda delle coupé volgesse al termine, nel 1976 l'Alfa Romeo decise di lanciare l'Alfasud Sprint, una coupé a 4 posti con carrozzeria fastback e portellone posteriore. Disegnata da Giugiaro e fortemente ispirata alla Alfetta GT, era una vettura riuscita.
Il motore era il boxer di 1286 cm³ da 76 CV, brillante ma non abbastanza potente. Il prezzo elevato e la qualità mediocre limitarono il successo, oltre al fatto che, nonostante la linea a due volumi ed il portellone posteriore, il sedile posteriore era fisso e non poteva quindi essere ribaltato per ampliare il bagagliaio. Nel 1978 la gamma venne ampliata con l'introduzione delle versioni Veloce 1.3 e Veloce 1.5, mosse dalle versioni bicarburatore dei boxer di 1351 cm³ (86 CV) e 1490 cm³ (95 CV). Alla base rimase la versione 1.3 con motore 1351 monocarburatore da 79 CV. Nel 1983 un restyling (nuovi paraurti in plastica, nuova mascherina, nuovi gruppi ottici posteriori, nuovi massicci fascioni laterali, verniciatura in nero di tutte le parti prima cromate e nuovi interni) diede vita alla seconda serie, denominata semplicemente Sprint (senza più Alfasud). Due le versioni disponibili: la 1.3 (1351 cm³, 86 CV) e la 1.5 Quadrifoglio Verde (1490 cm³, 105 CV attenuti grazie all'introduzione di 2 testate modificate). Quest'ultima era riconoscibile per i filetti verdi su paraurti e fascioni ed i sedili sportivi con poggiatesta traforati. Nel 1986 la linea venne alleggerita, grazie all'eliminazione dei fascioni laterali e ad alcune modifiche ai paraurti. La cilindrata della Quadrifoglio Verde (che adottò un piccolo alettone posteriore in tinta) crebbe da 1490 a 1712 cm³ (114 CV).
La fine
Mentre nel 1982, in previsione della fine della Sud e del lancio di nuovi modelli assemblati a Pomigliano, l'Alfasud S.p.A. aveva gia' cambiato nome in "I.N.C.A. Investimenti", nel 1983 venne presentata l'Alfa Romeo 33 destinata a sostituire definitivamente l'Alfasud berlina nel 1984. Sopravvisse solo la Sprint che venne modificata nella meccanica anteriore adottando lo stesso sistema frenante della 33, ovvero con freni a disco nella parte anteriore posti sui mozzi e freni a tamburo posteriori, la Sprint continuò la sua carriera fino al 1989, dopo che nel 1987 la versione 1490 venne sostituita con il motore 1712 8 valvole della 33 quadrifoglio verde.
L'Alfasud e i media
- Un'Alfasud del 1973 è l'auto di Pasquale Ametrano nel film Bianco, rosso e Verdone di Carlo Verdone.
- Nel 1975 il gruppo musicale Zezi Gruppo Operaio di Pomigliano d'Arco intitolò il primo disco "Tamurriata dell'Alfasud".
- In uno sketch televisivo dei primi anni '80 Diego Abatantuono alla guida di un'Alfasud investe Giorgio Porcaro: tra i due "terruncielli" scoppia il diverbio e a farne le spese è anche l'auto, riempita di accessori di pessimo gusto, che Abatantuono rispetta religiosamente.
- L'Alfasud prima serie (1972-1974) è presente fra le autovetture del videogioco SCAR - Squadra Corse Alfa Romeo: il freno a mano è attivo sul retrotreno anziché all'anteriore come nella realtà.
Motorizzazioni
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata (cm³) | Potenza | Coppia Massima (Nm) | Emissioni CO2 (g/Km) |
0–100 km/h (secondi) |
Velocità max (Km/h) |
Consumo medio (Km/l) |
1.2 | dal 1975 al 1984 | Benzina | 1186 | 50 Kw (68 Cv) | 90 | n.d | n.d | 160 | 12.3 |
TI Trofeo | dal 1976 al 1981 | Benzina | 1286 | 92 Kw (126 Cv) | 137 | n.d | n.d | 185 | n.d |
1.3 Super (1351 cc) | dal 1978 al 1980 | Benzina | 1352 | 52 Kw (71 Cv) | 104 | n.d | n.d | 160 | n.d |
1.3 SC | dal 1978 al 1983 | Benzina | 1352 | 58 Kw (79 Cv) | 110 | n.d | n.d | 163 | 12.5 |
1.3 ti | dal 1978 al 1984 | Benzina | 1352 | 63 Kw (86 Cv) | 118 | n.d | n.d | 174 | 12.1 |
1.5 Super | dal 1978 al 1984 | Benzina | 1490 | 61 Kw (84 Cv) | 120 | n.d | n.d | 167 | 12.7 |
1.5 ti | dal 1980 al 1984 | Benzina | 1490 | 69 Kw (95 Cv) | 130 | n.d | n.d | 173 | 12.2 |
1.5 ti Quadrifoglio Verde | dal 1982 al 1984 | Benzina | 1490 | 77 Kw (105 Cv) | 133 | n.d | n.d | 183 | 11.6 |
Note
Voci correlate
Altri progetti
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- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Alfa Romeo Alfasud
Collegamenti esterni
(IT) Registro Italiano Alfasud e derivate - federato Registro Italiano Alfa Romeo
(IT) Alfasud Club Italia
(IT) Trofeo Alfasud (1975 - 1981)
(EN) Storia, dati ed immagini