I Mazziotti, baroni di Celso, sono una famiglia aristocratica del Cilento, residente anche a Napoli, nota anche per l'attivismo politico dei suoi membri contro l'assolutismo borbonico, che diede origine ad una lunga ostilità contro la famiglia Guariglia, del vicino San Mauro Cilento, di tradizione sanfedista e filo-borbonica[1].

Stemma Mazziotti di Celso (prima linea baronale)
Blasonatura
spaccato di rosso e d'azzurro alla sbarra d'argento caricata di tre rose al naturale, accompagnata in punta da un destrocherio tenente una mazza d'armi al naturale posta in sbarra.

La famiglia fu anche in possesso di una grande proprietà feudale e burgensatica dal Monte Stella, fino ad oltre la piana di Velia.

Storia

 
Facciata di Palazzo Mazziotti su Spaccanapoli.

Antica famiglia originaria di Capua, dove aveva titolo di patrizi[2]. Lo stemma usato a Capua era: di verde alla banda d'oro (o d'argento) caricata di tre rose di rosso; cimiero un collo di cigno al naturale tenente nel becco un nastro d'oro[3].

 
Villa Mazziotti a Posillipo

Due rami della famiglia si trasferirono in Calabria, mentre il terzo passò nel Principato Citra[4]. Le prime notizie di questo terzo ramo risalgono al XV secolo[5]. Nel XVI secolo il notaio Francesco Antonio Mazziotti si trasferì da San Rufo, nel Vallo di Diano, a Celso, nel Cilento[6], ove aveva precedenti proprietà.

A Celso la famiglia ebbe notai, giudici e medici e si imparentò con altre famiglie della nobiltà locale. Consolidò le proprie proprietà terriere e acquistò di fatto una posizione nella gestione dell'esportazione "di olio d'oliva, grano, zolfo e carbone tra la Calabria e la Sicilia"[7] e inoltre in fichi, legname ed altri prodotti agricoli, grazie alle proprietà terriere.

Lo stemma del ramo cilentano era: di rosso alla banda d'argento carica di tre rose di rosso[8]. Si trattava dello stemma della famiglia più antico, ma con gli smalti cambiati {come quelli della casa Sanseverino, come accadeva anche per lo stemma dei Capano[9].

Nel 1784, l'abate don Antonio Mazziotti acquistò il feudo di Torricelli, con il titolo di "utile signore" di Torricelli, ed ebbe nel 1787 l'assenso del duca Sanfelice di Acquavella. Il feudo fu passato al fratello Ferdinando e quindi ai suoi discendenti maschi primogeniti[10].

Ferdinando Mazziotti, che era già secondo "utile signore" di Torricelli, acquistò quindi nel 1804 il feudo di Celso e di Santa Maria della Stella, con titolo di barone, dal principe Giuseppe de Liguoro di Pollica[6]. Dopo l'eversione della feudalità del 1806, il solo titolo nobiliare di barone di Celso venne riconosciuto nel 1868 al nobiluomo Francesco Antonio Mazziotti[11], dopo essere stato comunque portato anche dal padre di questi, Pietro Mazziotti, figlio di Ferdinando[12]. Il titolo proseguì poi con il figlio di Francesco Antonio, Pietro, e con i suoi discendenti (prima linea baronale), mentre il titolo di barone sul cognome per i primogeniti (seconda linea baronale) passò all'altro figlio di Francesco Antonio, il senatore Matteo Mazziotti.[13] .

Stemma Mazziotti di Celso (seconda linea baronale)
 
Blasonatura
spaccato di rosso e d'azzurro alla sbarra d'argento caricata di quattro rose al naturale, accompagnata in capo da una stella (6) d'argento e in punta da un destrocherio tenente una mazza d'armi al naturale posta in sbarra.


Attivismo antiborbonico

Gerardo Mazziotti (Celso, 1775 - Napoli, 1854), fu un esponente della famiglia politicamente impegnato, con aperte simpatie giacobine. Rientrato nel Regno di Napoli dall'esilio, ebbe incarichi pubblici sia durante la Repubblica napolitana del 1799, sia in seguito, durante il cosiddetto decennio francese. Magistrato, divenne deputato nel parlamento scaturito dalla rivoluzione del 1820, prima di essere arrestato nel corso della reazione borbonica e costretto a lasciare il Regno delle Due Sicilie per un esilio nello Stato pontificio che avrà termine col ritorno in patria nel 1837.

Nicola Mazziotti, fratello di Gerardo fu ufficiale sotto il re Gioacchino Murat ed esponente rivoluzionario nei moti del 1820: fu condannato a morte a Napoli nel 1821. L'altro fratello, Pietro fu inizialmente diseredato dal padre Ferdinando perché sposato ad una donna di umile condizione e si trasferì a Stella Cilento[7]; fu coinvolto nei moti cilentani del 1828: arrestato dai Borboni, morì di tifo nelle prigioni di Salerno il 12 marzo 1829[7]

Giovanni Battista Mazziotti (1766 - Napoli, 1850), fu anch'egli titolare di cariche pubbliche nella Repubblica partenopea del 1799. Deportato nel 1800, fu poi commissario di polizia durante il decennio napoleonico e fino al 1819. Partecipò ai moti del 1820 e fu imprigionato fino alla sua deportazione nel 1825 sull'isola di Favignana. Tornato a Napoli nel 1832, vi morì nel 1850. Le dicerie lo accusarono di favoreggiamento della banda di briganti dei Fratelli Capozzoli di Monteforte, attiva nel Cilento per circa un decennio, ma la polizia borbonica non riuscì mai a farlo processare.[14].

Francesco Antonio Mazziotti (Stella Cilento, 19 ottobre 1811 – Napoli, 29 gennaio 1878), barone di Celso, figlio del barone Pietro Mazziotti[7] fu condannato a morte in contumacia dopo i moti del 1848 e costretto all'esilio in Genova[7]. Dopo l'unità d'Italia fu deputato del Regno[7]. La baronessa Marianna Mazziotti, che per nascita apparteneva alla nobile famiglia Pizzuti, di Montecorvino Rovella fu anch'essa un'eroina risorgimentale[15].


Storia successiva

Matteo Mazziotti (Napoli, 17 giugno 1851 – Roma, 1° giugno 1928), barone, figlio di Francesco Antonio, barone di Celso, fu un uomo politico e uno storico[16], ottenne per sé e per i suoi discendenti maschi primogeniti il titolo di barone sul cognome e uno stemma che si discostava rispetto a quello del padre per una brisura: quattro rose invece di tre. La Consulta araldica concesse inoltre sul blasone una stella d'argento per i meriti del senatore.

Suo nipote Manlio Mazziotti di Celso (nato a Roma il 15 gennaio 1919), barone, figlio del barone Mario (avvocato) e di Anna dei conti Marazzi[17], nobile di Crema ha sposato la cugina Giovannella, appartenente alla prima linea baronale dei Mazziotti, illustre professore emerito di diritto costituzionale, ha pubblicato numerosi scritti per lo più giuridici ma anche di carattere storico, tra i primi il noto Manuale di diritto costituzionale.

Andrea Mazziotti di Celso (Roma, 31 dicembre 1966), noto avvocato, figlio del precedente, è stato eletto nel 2013 deputato nelle liste di Scelta Civica per l'Italia.

Fabio Mazziotti (23 marzo 1937 - 29 gennaio 2010), giuslavorista dell'Università Federico II di Napoli, ha fondato nel 1974, insieme ad Antonio Bevere e altri, dla rivista Critica del diritto[18]. È stato candidato come capolista, alla Camera dei deputati, nel 1979, della formazione politica Nuova Sinistra Unita[19].

Palazzi e architetture

 
Cappella annessa al convento di Santa Maria di Costantinopoli.

Palazzi a Napoli

A Napoli appartennero alla famiglia il palazzo Mazziotti di Spaccanapoli, detto "a Trinità Maggiore" (rimaneggiato nel XVIII secolo), e la villa Mazziotti di Posillipo, che sorge nel luogo in cui un tempo vi era il palazzo del duca d'Aquale (1629), e in precedenza il casino dell'Annunciata (XV secolo).

Palazzo di Celso

Il palazzo principale di famiglia a Celso, dichiarato monumento nazionale, conserva affreschi con decorazioni del pittore Matteo Cilento. Cinge con tre lati la piazza principale del paese[20]. Il luogo in cui sorge è citato negli antichi documenti notarili come "ubi dicitur li Mazziotti seu la Piazza". Al palazzo è addossata la cappella di giuspatronato della famiglia, dedicata a san Nicola e in cui si conserva l'icona della Madonna di Costantinopoli (per divozione del barone Mazziotti). La costruzione risale nell'impianto al sec XV ed ha subito successive trasformazioni, assumendo l'aspetto attuale alla fine del sec XVIII.

L'ingresso principale del palazzo Mazziotti è sulla piazza, dedicata a Matteo Mazziotti. La facciata, scandita da dodici balconi, sormontati da frontoni alternativamente curvilinei e a triangolo, presenta numerose feritoie ed è delimitata da due torrette di guardia. Una grande lapide marmorea del comune di Pollica posta all'inizio del Novecento ricorda i membri della famiglia Mazziotti, baroni di Celso, che parteciparono alle lotte contro i Borboni.

L'impatto con la facciata si ha percorrendo dalla Chiesa il muraglione che conduce all'arco che passa sotto il Palazzo Mazziotti, per giungere alla Piazza. Altra prospettiva interessante è quella del portale principale con il cortile d'ingresso, immortalati nel 2010 nella pellicola cinematografica "Noi credevamo" del regista Mario Martone, celebrativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia.

Nella chiesa parrocchiale di Maria Santissima Assunta in Cielo di Celso si conservano numerose memorie della famiglia: l'altare maggiore, il sepolcreto familiare[21]e l'altare dedicato a sant'Antonio abate, di giuspatronato familiare. Un altro altare dedicato a sant'Antonio abate, ugualmente di giuspatronato della famiglia Mazziotti, ai quali giunse dai principi Capano, si trova nella chiesa del convento di Santa Maria delle Grazie, in Pollica, ove erano sepolti molti membri della famiglia.

Lungo la via di Celso dedicata a Pietro Mazziotti, sorgono altre case palazziate appartenute alla nobile famiglia Mazziotti: il palagio feudale (passato in altra casa per matrimonio e oggi detto Amoresano), il palazzetto già di Leonino Vinciprova (uno dei mille), il palazzetto già dei nobili Verduzio, il palazzetto dei marchesi di Sessa (un ramo dei Verduzio), le case dei nobili Gaiola.

Altre proprietà in Campania

Tra le Ville vesuviane del Miglio d'oro di Ercolano si trova una villa (già villa Ruggiero), che era entrata in famiglia per via dotale.

Al ramo patriziale di Capua, appartenne il palazzo Mazziotti di Caiazzo, ora sede congressuale.

Convento e chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

Il complesso formato dalla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli e dall'annesso convento dei padri agostiniani, presso l'ingresso nord dell'abitato di Celso, in posizione dominante, era entrato in proprietà del barone Francesco Antonio Mazziotti di Celso nell'Ottocento che lo aveva rilevato dopo la chiusura del convento, per salvaguardare la forte devozione locale. Nel corso del Novecento il complesso monumentale è caduto in progressivo abbandono. Il tetto della chiesa è stato ripristinato dal barone Manlio Mazziotti di Celso. Nella chiesa restano tracce di affreschi, le tombe gentilizie e i decori di stucchi policromi, opera di Pietro Sernicola.

Stemma Mazziotti (baroni del Celso e della Stella, utili signori di Torricelli)
 
Blasonatura
di rosso alla banda d'argento caricata di tre rose del campo.

Note

  1. ^ Francesco Barra, Il brigantaggio del decennio francese (1806-1815): studi e ricerche, Vol. 1, Plectica, 2003, p. 38
  2. ^ 1. Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, Collegio Araldico, Roma, varie annualità. 2. Elenco famiglie ascritte al patriziato di Capua. 3.Candida Gonzaga, vol. 5°, pag. 40 (Mazziotti, patrizi di Capua), pag. 151 (Mazziotti, illustre famiglia di Rossano Calabro, proveniente da Capua).
  3. ^ * G. B. di Crollalanza, Dizionario Storico-Blasonico, Pisa, 1888, pag. 117: Mazziotti di Capua (Di verde alla banda d’oro caricata di tre rose di rosso) – Mazziotti di Celso (breve storia e arma).
  4. ^ Spreti, Enciclopedia delle famiglie nobili italiane.
  5. ^ Grande Archivio di Napoli, Censimento della baronia del Cilento, 1489, Celso, Macziotti.
  6. ^ a b Pietro Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, vol. I, 1982, p. 707
  7. ^ a b c d e f Giuseppina Lupi, «Mazziòtti, Francesco Antonio», in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 72 (2008), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  8. ^ Stemma usato in documenti, sigilli e visibile scolpito e dipinto a Celso.
  9. ^ Stemma Sanseverino: d'argento alla fascia abbassata di rosso. Stemma Capano: d'argento alla banda di rosso, caricata di tre gigli d'oro.
  10. ^ Amplo diploma in pergamena, unitamente a documenti che provano l'esercizio feudale (Archivio Mazziotti).
  11. ^ Regio decreto del 25 novembre 1868: Giuseppina Lupi, «Mazziòtti, Francesco Antonio», in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 72 (2008), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  12. ^ (Consulta Araldica, Libro d'Oro e fascicoli Mazziotti)
  13. ^ (Consulta Araldica, Libro d'Oro e fascicoli Mazziotti Vittorio Emanuele II riconobbe al barone di Celso un nuovo stemma, che richiamava solo in parte quello precedente
  14. ^ Ivi, p. 1139.
  15. ^ A. Cilento, Armi e fughe, gli anni di piombo di Marianna, in “Il Mattino”, 27 giugno 2010.
  16. ^ Gianluca Fruci, «MAZZIOTTI, Matteo», in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 72 (2008), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  17. ^ Figlia del generale conte Fortunato Marazzi, liberatore di Gorizia
  18. ^ Antonio Bevere, In ricordo di Fabio Maziotti, in: «Critica del diritto», gennaio-settembre 2010
  19. ^ Renato Fioretti, In ricordo di un maestro e compagno. Fabio Mazziotti, docente di diritto e studioso impegnato sulle problematiche del lavoro, «Eguaglianza & Libertà. Rivista di critica sociale», 18 febbraio 2011
  20. ^ Celso. Il palazzo baronale, dal sito del comune di Pollica
  21. ^ La lapide del sepolcro familiare è stata spostata nei sotterranei dopo il terremoto dell'Irpinia


Stemma Mazziotti (patrizi di Capua)
 
Blasonatura
di verde alla banda d'oro (o d'argento) caricata di tre rose di rosso. Cimiero: un collo di cigno al naturale, tenente nel becco un nastro d'oro serpeggiante.


Bibliografia

  • Mazziotti, Enciclopedia biografica universale, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani.
  • Pietro Ebner, Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1982.
  • Matteo Mazziotti, Ricordi di famiglia (1780-1860), Roma, 1912.
    • anche in ristampa: Giuseppe Galzerano editore, collana Passato e presente, 2001.
  • Anna Maria Lo Faro Il chimico Cristoforo Muratori, "profetico cittadino" a fianco di Crispi, Garibaldi e Alexander Dumas
  • AA.VV., Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, a cura di Angelo Massafra, Edizioni Dedalo, Bari, 1988 ISBN 88-220-4136-4.
  • Trenta centurie di Armi Gentilizie. Raccolte e descritte da Carlo PADIGLIONE, (Ristampa anastatica Bologna), Napoli, 1914, pag. 205 (descrizione dello stemma).
  • Supplemento a carattere storico ed internazionale dell’Almanacco Nobiliare Italiano, a cura di Dott. Prof. Conte Temistocle BERTUCCI, Roma, 1965, pag. 234.
  • Albo Nazionale Famiglie Nobili dello Stato Italiano, 1965, Associazione Historiae Fides, pag. 417 (famiglia), pag. 618 (Francesco Antonio e Matteo).
  • Vittorio Urbano, CRIVELLI VISCONTI, Le casate nobili d’Italia, Roma, 1955, pag. 314 (Mazziotti).
  • Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano, pag. 582.
  • Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, ed./vol. X, 111; ed./vol. VII, 681-2; ed. XXI vol. XXIV, 107-108; ed. XXII vol. XXVI, 103-104; successivi.
  • G. B. di Crollalanza, Dizionario Storico-Blasonico, Pisa, 1888, pag. 117: Mazziotti di Capua (Di verde alla banda d’oro caricata di tre rose di rosso) – Mazziotti di Celso (breve storia e arma).
  • Biblioteca Nazionale, Indice analitico, MAZZIOTTI (fam.) 2241.
  • Candida Gonzaga, vol. 5°, pag. 40 (Mazziotti, patrizi di Capua), pag. 151 (Mazziotti, illustre famiglia di Rossano Calabro, proveniente da Capua).
  • Granata, Storia di Capua, Vol. 2°, pag. 45, 251, 300, 303, 338, 389, 343 (Mazziotti, patrizi di Capua).
  • Ughellò, Italia Sacra, Vol. 6°, pag. 479 (Mons. Angelo Mazziotti, Vescovo di Calvi 1401 e altri).
  • De Blasis, Giuseppe, Della vita e delle opere di Pietro della Vigna, (Mazziotti, patrizi di Capua).
  • Eterni, Paolo, Descrizione del Vallo di Diano, (un Mazziotti, compagno capuano di Gubello Pellegrino che verso il 1100 edificò S. Rufo).
  • E. Michel, Francesco Antonio Mazziotti, in Dizionario del Risorgimento Nazionale, vol. III, Milano, Vallardi, 1933.

Voci correlate



Collegamenti esterni

  • Mazziotti: genealogia da Famiglie nobili delle province napolitane.