Prometeo (Lucio Accio)
Prometheus (Prometeo) è il titolo di una fabula cothurnata di Lucio Accio quasi completamente perduta. Parte della copiosa produzione del poeta di Pisaurum, quest'opera fu scritta ad imitazione dell'omonima tragedia di Eschilo. È questo assieme a un lacerto del Giudizio delle armi l'unico brano di tragedia sicuramente connesso a Eschilo, in quanto la produzione ellenizzante della fine del II secolo a.C. gradiva maggiormente le sottigliezze del dramma Euripideo, ma da particolari biografici riferitici da Aulo Gellio (Noctes Atticae XIII, 2, 1) Accio volle confrontarsi con la tradizione del predecessore all'epoca più in vista, Marco Pacuvio, prima di cimentarsi su nuove strade. Questo spiega la frequenza di frammenti a lui attribuiti derivanti da fabulae cothurnatae di argomento greco rispetto alle praetextae di argomento romano che pure contribuì non poco a far rappresentare in Roma.
| Prometeo | |
|---|---|
| tragedia | |
| Autore | Lucio Accio |
| Titolo originale | Prometheus |
| Lingua originale | Latino |
| Genere | Tragedia |
| Fonti letterarie | Eschilo: Prometeo incatenato |
| Ambientazione | Monte Sommo della Scizia |
| Composto nel | I secolo a.C. |
| Personaggi | |
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Trama
Basandosi sul modello di Eschilo è possibile rintracciare la trama.
Quando Giove (Zeus) crea la Terra, gli animali, le piante e tutti gli altri organismi della Natura, lascia incompiuto qualcosa che tocca al titano Prometeo portare a termine: l'uomo stesso. Infatti Giove vuole che il mondo sia popolato da creature che non osino essere più intelligenti di lui e che non osino mettersi contro il potere degli Dei dell'Olimpo. Nato l'uomo e tutta la sua cerchia che diventeranno tribù, Prometeo si accorge che le sue creature mancano di mezzi con cui proteggersi dalle intemperie e dagli attacchi nemici. Inoltre l'uomo non ha neanche il mezzo per riscaldarsi e per cuocere i cibi: il fuoco. Prometeo pensa che con il fuoco l'uomo possa dominare tutte le altre bestie, considerate inferiori rispetto all'intelligenza dell'uomo. Un giorno egli, corrotta la dea Minerva, si reca sull'Olimpo e ruba una fiammella per donarla all'uomo, ma viene subito scoperto da Giove che ordina a Vulcano (cugino di Prometeo) e ad Ermes di incatenarlo sulla rupe del monte più alto della Scizia. Prometeo si infuria e si arrabbia con sé stesso, perché è condannato a vivere per l'eternità legato con un'aquila che gli mangia il fegato ogni giorno. Infatti l'organo ricresce di notte per poter essere straziato il giorno dopo.
Giove, immaginandosi che ben presto Prometeo si piegherà allo strazio e che chiederà perdono, un giorno scende dall'Olimpo e chiede al titano se è disposto a chiedere scusa e a prostrarsi come un servo qualsiasi. Prometeo, prevedendo che un giorno verrà sulla Terra un redentore dell'uomo, insulta Giove il quale, irato, lo scaraventa nell'Inferno, precisamente nella zona del Tartaro
Frammenti
Della tragedia ci rimangono per tradizione indiretta due frammenti:
Il primo è citato da Nonio Marcello (XVII, 2),
pinnata cauda nostrum adulat sanguinem |
e mentre spicca il volo verso l'alto lambisce con la coda il nostro sangue. |
Questi versi sono stati liberamente riutilizzati da Marco Tullio Cicerone nel tradurre un passo dal Prometeo liberato di Eschilo, laddove è descritta la tortura inflitta a Prometeo da Giove: un rapace si nutre quotidianamente con il fegato del titano, destinato a ricrescergli per essere nuovamente dilaniato il giorno successivo.
Il secondo frammento, citato dal grammatico Prisciano (GLK, II, 210, 14), recita
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...tum profusus flamine hiberno gelus |
allora, battuto da raffiche di gelo invernale |
In cui la citazione documenta un uso anomalo del verbo profundo ("verso, spargo") che insieme all'aggettivo hiberno attribuito a flamine invece che al più logico gelus rende avvertibile la figura retorica dell'ipallage.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene il testo completo del Prometeo di Lucio Accio
Bibliografia
I testi dei frammenti di Accio sono raccolti in
- Scaenicae Romanorum Poesis fragmenta, Vol. 1 ed. Otto Ribbeck, Olms, Hildesheim 1962 (= Lipsia 1871/1873)
La traduzione del primo frammento proviene da
