Videoregistrazione
La videoregistrazione è la registrazione in forma elettronica di immagini in movimento accompagnate anche da sonoro al fine della conservazione per una successiva fruizione.
La registrazione può avvenire su supporti removibili, quindi trasportabili e archiviabili, o su supporti non removibili. I supporti removibili possono essere il nastro magnetico, il disco ottico o la memoria a stato solido. I supporti non removibili possono essere invece l'hard disk o di nuovo la memoria a stato solido.
Terminologia
Le immagini in movimento in forma elettronica sono chiamate video. Il sonoro in forma elettronica è invece chiamato audio.
Videoregistrazione analogica e videoregistrazione digitale
Formati analogici
I formati che registrano il video in analogico vanno suddivisi per prima cosa in base al tipo di segnale registrato: si possono considerare due sistemi fondamentali, video composito o video a componenti. Il segnale in ingresso viene processato attraverso alcune delle seguenti fasi, o tutte:
- Compensazione del livello video in ingresso: Il segnale in ingresso viene amplificato per compensare la perdita di segnale dovuta alla lunghezza del cavo. L'amplificatore opera portando il livello dei sincronismi al livello standard di 300 mV, e applicando lo stesso guadagno al resto del segnale. Se il video in ingresso è a componenti, tutti e tre i segnali vengono amplificati allo stesso modo. Su macchine di qualità elevata, è presente un controllo di guadagno manuale, in caso il segnale da registrare sia particolarmente instabile.
- Suddivisione dei componenti: se necessario, un segnale composito viene separato nei suoi componenti. Alcuni sistemi processano separatamente la luminanza (ovvero la luce presente nell'immagine, l'equivalente del "bianco e nero") e la crominanza (ovvero il colore presente nell'immagine), mentre i sistemi a componenti separano anche la crominanza nelle sue componenti (ovvero i tre colori fondamentali rosso, verde e blu – RGB – oppure due segnali in combinazione con la luminanza che permettono di ricostruire il terzo colore – YPbPr). Quando possibile, la migliore qualità si ottiene collegando al videoregistratore i singoli segnali a componenti. La separazione avviene tramite filtri: tipicamente, un filtro passabasso taglia la luminanza (limitando la risoluzione però alla massima frequenza ammessa dal filtro), e un filtro passabanda separa la crominanza a 4.43 MHz (PAL) o 3.58 MHz (NTSC). I videoregistratori Betacam della categoria broadcast usano filtri ad autocorrelazione per una separazione ottimale, conservando così una buona larghezza di banda della luminanza.
- Sfasamento e conversione della sottoportante: la sottoportante colore viene convertita ad una frequenza inferiore (per esempio, 627 kHz nei sistemi U-matic, portati successivamente a 924 nella versione SP) per ridurre la banda occupata. Questa portante viene poi usata come bias della luminanza. Questo processo elimina la correlazione di fase tra la frequenza orizzontale del segnale video e la sottoportante, rendendo necessaria una ricodifica del segnale composito durante la successiva rilettura.
- Compressione dei componenti di differenza cromatica: nei sistemi che registrano il video a componenti, i segnali di differenza di colore vengono registrati insieme con diverse tecniche, tra cui il Chroma Time Division Multiplex (CTDM) usato dal Betacam che comprime i due segnali BY (differenza tra blu e luminanza) e RY (differenza tra rosso e luminanza) in senso temporale, registrandoli entrambi come metà di un singolo fotogramma.
- Modulazione di frequenza: per permettere la registrazione, il segnale video (che ha un'ampiezza superiore alle 18 ottave) modula una frequenza statica: il segnale registrabile è il risultato della modulazione. La frequenza statica del modulatore dipende dalla classe e dal tipo di videoregistratore.
Quali tecniche vengano applicate dipende dal livello qualitativo del formato di videoregistrazione: i sistemi 2 pollici Quadruplex e i vari standard da 1 pollice registrano il video composito direttamente dopo la modulazione in frequenza, tutti gli altri sistemi compositi usano la conversione della sottoportante. La suddivisione in componenti e la loro compressione vengono usati ovviamente solo dai sistemi a componenti, per i quali naturalmente la conversione della sottoportante non è necessaria.
Formati digitali
Anche per i videoregistratori digitali si può distinguere tra i formati che utilizzano il video composito e quelli che utilizzano il video a componenti: in pratica, però, esistono solo due formati compositi, il D2 e il D3, introdotti per motivi di riduzione dei costi e di uso piuttosto limitato. Questi due sistemi campionano un segnale composito PAL o NTSC e lo registrano senza ulteriore compressione (la stessa codifica in video composito è di per sé una forma di compressione sufficiente). Tutti gli altri formati utilizzano il video a componenti campionato secondo un ben determinato schema di codifica. Alcune fasi del procedimento di registrazione di un segnale sono le seguenti:
- Conversione del segnale: praticamente tutti i videoregistratori digitali possono accettare in ingresso un segnale analogico, sia a componenti che (in alcune macchine come opzione) composito. In questo caso il segnale viene separato nei suoi componenti e poi campionato. A partire dal 1993, l'adozione generalizzata dell'interfaccia SDI ha permesso di trasportare in un unico cavo coassiale il video digitale a componenti, semplificando i cablaggi a migliorando la qualità. In precedenza, era piuttosto comune l'uso di interfacce digitali parallele (con connettore DB25), come sul formato D1, piuttosto limitate nella lunghezza massima dei cavi (dai 30 ai 50 cm).
- Reclocking: se il segnale in ingresso è digitale, alcuni videoregistratori eseguono un procedimento detto reclocking che permette di ricostruire parti del segnale eventualmente degradate.
- Compressione del segnale video: un segnale video digitale a componenti occupa un'enorme larghezza di banda, per cui molti sistemi implementano tecniche di compressione del segnale. Tra le tecniche più usate ci sono la compressione DCT, utilizzata per esempio dal Digital Betacam, e la compressione MPEG-2 usata dall'IMX.
Gli standard di videoregistrazione su supporti removibili
Di seguito sono riportati gli standard di videoregistrazione su supporti removibili che sono stati sviluppati nel tempo ordinati per anno di introduzione sul mercato:
Nome dello standard | Azienda sviluppatrice | Ambito di utilizzo | Anno | Tecnologia | Supporto removibile |
---|---|---|---|---|---|
VERA | BBC | professionale | 1952 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine aperte |
2 pollici Quadruplex | Ampex | professionale | 1956 | analogica | nastro magnetico da 2 pollici in bobine aperte |
1 pollice standard A | Ampex | professionale | 1965 | analogica | nastro magnetico da 1 pollice in bobine aperte |
U-matic | Sony | professionale | 1969 | analogica | nastro magnetico da ¾ di pollice in bobine chiuse |
VCR | Philips | amatoriale | 1972 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
Betamax | Sony | amatoriale | 1975 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
1 pollice standard B | Bosch | professionale | 1976 | analogica | nastro magnetico da 1 pollice in bobine aperte |
1 pollice standard C | Ampex e Sony | professionale | 1976 | analogica | nastro magnetico da 1 pollice in bobine aperte |
VHS | JVC | amatoriale | 1976 | analogica | nastro magnetico da ¾ pollice in bobine chiuse |
Video2000 | Philips e Grundig | amatoriale | 1979 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
VHS-C | JVC | amatoriale | 1982 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
Betacam | Sony | professionale | 1982 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
M | Panasonic e RCA | professionale | 1982 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
Lineplex | Bosch | professionale | 1983 | analogica | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
8 | Sony | amatoriale | 1985 | analogica | nastro magnetico da 8 mm in bobine chiuse |
Betacam SP | Sony | professionale | 1986 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
MII | Panasonic | professionale | 1986 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
D1 | Sony | professionale | 1986 | digitale | nastro magnetico da ¾ di pollice in bobine chiuse |
S-VHS | JVC | amatoriale e professionale |
1987 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
S-VHS-C | JVC | amatoriale e professionale |
1987 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
D2 | Ampex | professionale | 1988 | digitale | nastro magnetico da ¾ di pollice in bobine chiuse |
Hi8 | Sony | amatoriale e professionale |
1989 | analogica | nastro magnetico da 8 mm in bobine chiuse |
D3 | NHK | professionale | 1991 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
DCT | Ampex | professionale | 1992 | digitale | nastro magnetico da ¾ pollice in bobine chiuse |
Digital Betacam | Sony | prefessionale | 1993 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
D5 | Panasonic | professionale | 1994 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
W-VHS | JVC | amatoriale | 1994 | analogica | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
DV | amatoriale e professionale |
1995 | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse | |
MiniDV | amatoriale e professionale |
1995 | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse | |
DVCAM | Sony | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
DVCPRO | Panasonic | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
DVCPRO50 | Panasonic | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
Betacam SX | Sony | professionale | 1996 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
HDCAM | Sony | professionale | 1997 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
DigitalS | JVC | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
D-VHS | JVC | amatoriale | 1998 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
Digital8 | Sony | amatoriale | 1999 | digitale | nastro magnetico da 8 mm in bobine chiuse |
D6 | Philips | professionale | 2000 | digitale | nastro magnetico da ¾ di pollice in bobine chiuse |
MicroMV | Sony | amatoriale | 2001 | digitale | nastro magnetico da ? in bobine chiuse |
MPEG IMX | Sony | professionale | 2001 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
HD D5 | Panasonic | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
DVCPRO HD | Panasonic | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
DVCPRO HD EX | Panasonic | professionale | ? | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
HDV | Sony e JVC | amatoriale e professionale |
2003 | digitale | nastro magnetico da ¼ pollice in bobine chiuse |
HDCAM SR | Sony | professionale | 2006 | digitale | nastro magnetico da ½ pollice in bobine chiuse |
Cenni storici
Ambito professionale
La videoregistrazione nasce come registrazione di segnali analogici su nastro, principalmente con lo scopo di poter preregistrare spettacoli televisivi e anche di poterli inviare in differita, esigenza sentita in particolare dalle emittenti americane che mandavano più volte lo stesso notiziario per servire i diversi fusi orari degli Stati Uniti. Il primo sistema sperimentalele di videoregistrazione deriva da esperimenti effettuati da Peter Axon della BBC a partire dal 1949, utilizzando un sistema simile a quello dei registratori sonori a nastro magnetico, caratterizzato cioè dalla presenza di testine magnetiche fisse di incisione e lettura di un nastro magnetico che scorreva a velocità costante. Questa tecnologia, denominata VERA (acronimo di Vision Electronic Recording Apparatus), presentava il grosso svantaggio che il nastro magnetico doveva girare ad una velocità elevatissima, circa 5 m/s (cioè 18 km/h), in quanto il segnale video essendo costituito da grandi quantità di informazione elettronica, di molto superiori a quelle dell'audio, occupava una notevole porzione di nastro magnetico. Ciò determinava gravi problemi di usura del nastro, che era soggetto a frequenti rotture.
Nel 1956 l'azienda americana Ampex superò brillantemente questo problema introducendo le testine magnetiche rotanti che incidevano sul nastro magnetico non più una traccia lineare ma verticale, segmentando l'informazione di un semiquadro televisivo su più tracce contigue. Ciò consentiva di ridurre drasticamente la velocità di scorrimento del nastro intorno ai 40 cm/s. Nacque così il primo videoregistratore commerciale. Lo standard fu denominato Quadruplex, per la presenza di 4 testine magnetiche montate su un tamburo rotante.
Il videoregistartore Quadruplex della Ampex era un apparecchio ingombrante, pesante e costosissimo. Le sue dimensioni erano simili a quelle di una cucina (adoperava infatti ancora le valvole termoioniche), e non era quindi assolutamente adatto al mercato domestico, ma solo a quello strettamente professionale delle grandi emittenti televisive dei vari Paesi (anche la RAI ne acquistò un esemplare nei primi anni sessanta).
L'introduzione di questo apparecchio rappresentò tuttavia una pietra miliare nella storia della televisione poiché consentiva agevolmente la trasmissione di programmi registrati in precedenza, cosa che fino ad allora era possibile soltanto con apparati di Telecinema, costituiti da una telecamera che riprendeva in maniera sincrona le immagini di un proiettore cinematografico. Era anche possibile effettuare un montaggio rudimentale, giuntando fisicamente i nastri, anche se questo comportava diversi problemi tecnici quali il danneggiamento del nastro o l'inceppamento del videoregistratore.
Inizialmente le trasmissioni videoregistrate si distinguevano da quelle in diretta per una qualità video inferiore (le cosiddette trasmissioni in "Ampex"), ma poi la tecnologia migliorò rapidamente e già nei primi anni '60 la differenza divenne gradualmente impercettibile. Oltre alla tecnica verticale, fu sperimentato l'utilizzo di tracce circolari, incise da una serie di testine montate sulla superficie di un disco invece che sul bordo di un cilindro (scansione arcuata), e infine fu trovata una soluzione ottimale, usata da allora in poi in tutti i formati di videoregistrazione, che consiste nella scansione elicoidale, dove il nastro viene avvolto attorno a un tamburo rotante su cui sono montate le testine video. Queste esplorano il nastro con lunghe tracce diagonali, in grado, con il progredire della tecnica, di memorizzare l'informazione di un intero semiquadro, senza quindi segmentare la registrazione. Questa tecnologia arriva al suo culmine con l'introduzione dello standard C nel 1978, che usa una sola testina rotante. Con la scansione elicoidale non è più possibile il montaggio effettuato giuntando i nastri, ma ormai il montaggio elettronico è di larga applicazione.
Sempre negli anni '60 le valvole elettroniche furono gradualmente sostituite dai transistor, analogamente a quanto avveniva per altri apparecchi elettronici, migliorando di molto l'affidabilità degli apparecchi e riducendo dimensioni e consumi.
Per l'uso sul campo e per il mercato industriale, verso la fine degli anni settanta venne introdotto l'uso di sistemi di qualità inferiore, ma più pratici nell'uso, utilizzando nastri in più pratiche videocassette. Il primo sistema di questo tipo si diffonde rapidamente: è il cosiddetto 3/4 di pollice (sistema U-matic della Sony); ciò consentì una certa riduzione delle dimensioni e dei costi.
Applicando la tecnologia dei disk pack di derivazione informatica, vennero prodotte anche complesse apparecchiature in grado di registrare il video per pochi secondi su una serie di dischi magnetici. Queste macchine vennero usate per effettuare i primi replay in tempo reale, molti anni prima dell'avvento dell'AST, dei videoregistratori digitali e dei video server.
Migliorando il sistema U-matic, nel 1982 la Sony mette in commercio il formato Betacam, rivolto al mercato delle riprese giornalistiche: per la prima volta, la telecamera e il videoregistratore possono essere riuniti in un singolo apparecchio, il camcorder. Questo contribuì molto alla diffusione del formato, passando in secondo piano la sua vera rivoluzione: il betacam fu infatti il primo esempio di registrazione del video a componenti, il che permetteva di aumentare molto la qualità delle copie di generazione multipla e anche di slegarsi dai problemi di montaggio dovuti al color framing.
Nel 1986 venne introdotto il primo formato digitale il D1 e, nel 1987, con il Betacam SP, la qualità di registrazione arrivò allo stesso livello dello standard C.
Ambito domestico
Sarà necessario attendere il 1972, perché la Philips producesse il primo videoregistratore per uso domestico, l'N1500; esso però non riscosse particolare successo, soprattutto per la scarsa capienza delle videocassette, che potevano registrare circa mezz'ora di trasmissioni.
Nel 1975 ci riprovò la Sony, che inventò il sistema Betamax, inizialmente solo nello standard televisivo NTSC in uso in Giappone e negli USA, e successivamente anche in quello PAL, adottato nell'Europa Occidentale (1977).
Nel 1976 la Matsushita (JVC) introdusse a sua volta un nuovo sistema di videoregistrazione, il VHS (Video Home System), tecnicamente inferiore al Betamax, ma che tuttavia si diffuse rapidamente grazie alla politica commerciale perseguita dalla Matsushita, che concesse liberamente la licenza del sistema a qualunque produttore lo desiderasse, creando così in breve tempo le condizioni per un'ampia disponibilità di modelli ed il conseguente abbattimento dei costi. A consolidarne la posizione, in questo formato vennero rapidamente rese disponibili molte opere cinematografiche, inizialmente soprattutto di genere pornografico. Il VHS ha rappresentato nell'industria un caso tipico di istituzione di standard de facto.
Nel 1979 anche la Philips entrò in questa competizione con il sistema Video2000, la cui particolarità consisteva nella possibilità di registrare le videocassette su entrambi i lati (analogamente alle cassette audio), ma anche esso fu rapidamente soppiantato dal VHS.
Questi nuovi videoregistratori si diffusero abbastanza rapidamente almeno nelle famiglie più agiate, a causa del costo ancora relativamente elevato, mentre la diffusione di massa avvenne gradualmente negli anni ottanta. Negli anni '90 oltre il 60% delle famiglie italiane possiede un videoregistratore.
Negli anni novanta, inoltre, il sistema VHS introduce la funzione Long Playing (LP) che, con il dimezzamento della velocità di scorrimento del nastro, permette di raddoppiare la durata delle registrazioni, al prezzo di un sensibile deterioramento della qualità d'immagine. Questa funzione è pensata per registrazioni in ambito domestico, infatti non vengono pubblicate videocassette pre-registrate con questo sistema; c'è da dire però che nonostante si la durata IMMEDIATA del nastro sia superiore la durata di VITA del nastro è molto inferiore, in quanto l'LP è uno sfruttamento "intensivo" del nastro che così si smagnetizza prima; anche per questo è un sistema tutt'oggi poco utilizzato.
Voci correlate
Bibliografia
- Carlo Solarino, "Per fare televisione", Vertical 1995
- Carlo Solarino, "Video produzione digitale", Vertical 1999