Boulé dei Quattrocento
La Boulé dei Quattrocento fu l'organismo che governò Atene dopo il colpo di stato oligarchico del 411 a.C.; a distanza di quattro mesi dal loro insediamento, dopo aver tentato di consegnare la città agli Spartani, i Quattrocento furono abbattuti da Teramene, che instaurò l'Assemblea dei Cinquemila.
Antefatti
Una delle cause scatenanti del colpo di stato che portò all'instaurazione della Boulé dei Quattrocento fu il tentativo di reazione oligarchica alla rivoluzione democratica che c'era stata a Samo nell'estate del 412 a.C.). Gli oligarchi avevano infatti fatto assassinare il loro avversario Iperbolo ma i nuovi strateghi che erano stati eletti quell'anno, Trasibulo e Trasillo, appoggiati dagli equipaggi della flotta di stanza nell'isola, quasi tutti appartenenti alla fazione democratica, avevano immediatamente soffocato la reazione degli oligarchi, che quindi, quidati da Antifonte, Frinico e Pisandro, iniziarono ad organizzarsi per un piano più strutturato per impadronirsi del potere sia in città che nell'isola.[1]
Inoltre, in seguito alla disastrosa spedizione ateniese in Sicilia, nella quale la gran parte della flotta e dell'esercito ateniesi erano stati annientati, si erano aperte le condizioni per incolpare la fazione democratica degli insuccessi militari e per favorire quindi un colpo di stato oligarchico.[1]
Infine Alcibiade, che si trovava in esilio presso il satrapo achemenide Tissaferne per le accuse che gli erano state mosse per lo scandalo delle erme,[2] tramava per tornare ad Atene e, secondo il racconto di Tucidide,[3] convinse alcuni triearchi della flotta ateniese di stanza a Samo ed alcuni politici, tra i quali lo stesso Pisandro e Teramene, a convincere l'assemblea dei cittadini a rinunciare al governo democratico, con la promessa che sarebbe riuscito persuadere Tissaferne a garantirgli l'appoggio nella guerra contro Sparta se Atene avesse rinunciato al regime democratico.
Nonostante Alcibiade non fosse riuscito a convincere il satrapo a garantirgli il suo appoggio, Pisandro e i suoi compagni, tra i quali Teramene,[4] si recarono a Samo,[5] dove si assicurarono l'appoggio della flotta e favorirono la formazione di un governo oligarchico sull'isola.[6]
La trasformazione istituzionale
Mentre Pisandro metteva in atto il piano oligarchico a Samo, ad Atene i suoi compagni presero il potere attraverso l'intimidazione e la forza, uccidendo chi si opponeva al colpo di Stato[7] e preparando il ritorno degli altri oligarchi.[4] che, una volta giunti ad Atene annunciarono una serie di misure, tra le quali la formale abolizione della democrazia e la sua sostituzione da parte di una "Boulé" composta da quattrocento ateniesi scelti da una lista più ampia di cinquemila cittadini[8] e la promulgazione di una nuova costituzione di stampo oligarchico che avrebbe soppiantato le leggi in vigore.[9][10]
In un clima di cupo terrore, nessun ateniese osa ribellarsi, perché ognuno teme che il proprio vicino di assemblea sia un congiurato e il colpo di stato procede articolandosi nelle seguenti fasi:
- L'assemblea generale, così controllata, decide la nomina di venti probuli con poteri straordinari, in aggiunta ai dieci già in carica: il decreto di Pitodoro che allarga la magistratura straordinaria conferisce ai probuli il diritto di riformare la legislazione; con un emendamento al decreto, Clitofonte invita i probuli a considerare, nella revisione costituzionale, le leggi di Clistene, che vengono sentite come poco democratiche e vicine a quelle di Solone.
- La successiva assemblea generale viene convocata non nella sua sede naturale, sulla collina della Pnice, a sudovest dell'agorà, ma nel recinto sacro di Poseidone nel demo di Colono, luogo che i congiurati ritengono più sicuro: in questa occasione si decide lo smantellamento del regime democratico, che si inizia con due provvedimenti che vanno ad intaccare le basi della democrazia e della partecipazione popolare alla vita politica. I probuli decretano innanzi tutto l'abolizione della graphé paranomon, dell'accusa di illegalità che qualunque cittadino poteva presentare contro chiunque proponesse una legge: la procedura era intesa quale salvaguardia contro la discussione di leggi antidemocratiche. Da questo momento chiunque poteva senza pericolo presentare una legge che colpisse al cuore le strutture democratiche di Atene. In secondo luogo, viene decisa la gratuità delle magistrature e di tutte le cariche pubbliche, ad eccezione dei nove arconti e dei pritani che si trovavano in quel momento in carica. Questo secondo provvedimento, annullando le indennità magistraturali istituite da Pericle al fine di permettere anche ai cittadini più poveri di ricoprire le più alte cariche dello Stato, riconsegnava la politica ateniese nelle mani dei ricchi. Di fronte all'assemblea di Colono i probuli stabiliscono inoltre che a partire da quel momento tutte le risorse economiche devono essere impiegate per la guerra e che il godimento dei diritti politici nella città deve essere limitato a 5000 cittadini selezionati da un collegio di 100 membri, scelti dieci per tribù, i katalogheis.
- I cinquemila cittadini di pieno diritto, selezionati dai katalogheis, scelgono al loro interno 100 anagrapheis con l'incarico di redigere due costituzioni, l'una provvisoria per il presente, l'altra definitiva per il futuro.
La costituzione per il futuro prevede l'istituzione di un Consiglio costituito dai cinquemila cittadini di pieno diritto, di età superiore ai 30 anni, divisi in quattro gruppi. Gli arconti cureranno il sorteggio dei cittadini all'interno di ciascun gruppo e il sorteggio del gruppo che effettivamente gestirà il potere per un anno. Dal consiglio saranno eletti, dal suo interno, gli strateghi, i nove arconti, lo ieromnemone, i tassiarchi, gli ipparchi, i filarchi, i magistrati finanziari, mentre le altre magistrature saranno sorteggiate e non controllate dal consiglio.
La costituzione provvisoria per il presente prevede, invece, la costituzione di una boulè di quattrocento membri scelti fra i candidati presentati dai fileti, i magistrati a capo delle tribù territoriali, che ha il compito di scegliere le magistrature principali.
Sciolta l'assemblea di Colono, i quattrocento, una volta scelti, si dirigono nel bouleuterion e prendono fisicamente il posto dei buleuti in carica, decretando la fine anticipata del consiglio e l'instaurazione di quello nuovo, il 9 giugno del 411 a.C.
Declino e scioglimento
Il progetto non viene applicato integralmente, sia per le esigenze della guerra, sia perché, verosimilmente, i congiurati hanno fin dall'inizio inteso la costituzione per il futuro, nella sostanza più ricca di garanzie verso la maggioranza, unicamente quale strumento per accattivarsi le simpatie dei moderati: secondo Aristotele i cinquemila non vengono mai chiamati a governare, ma il potere viene gestito unicamente dai quattrocento per pochi mesi, fino alla sconfitta di Eretria che causa la perdita dell'Eubea e la sollevazione della popolazione contro i congiurati. Non senza ragione la popolazione teme che gli oligarchi possano decidere non solo di ritirarsi dalla guerra, ma di favorire la parte spartana: le fortificazioni che si vanno costruendo a nord del Pireo, apparentemente a protezione della flotta, vengono interpretate come il tentativo di creare una base per l'invasione dell'esercito nemico. In questa situazione di caos, Frinico viene ucciso in piazza e Teramene si distacca dai quattrocento, criticandone l'operato, e adoperandosi per il trasferimento delle competenze ai cinquemila. Dopo un periodo di transizione, nel quale il potere vien gestito dai Cinquemila, e che, secondo Tucidide, coincide con la migliore amministrazione che Atene abbia mai avuto, la democrazia viene restaurata pienamente. Pisandro riesce a fuggire, mentre Antifonte, rimasto volontariamente ad Atene, viene processato e condannato a morte.
Note
Bibliografia
- Fonti primarie
- Fonti secondarie
- Domenico Musti, Storia greca, Laterza, 2008, pp. 435-438, ISBN 978-88-420-7514-1.
- Marta Sordi, Scritti di storia greca, Vita e pensiero, 2002, pp. 404-406, ISBN 88-343-0386-X.
- (EN) Donald Kagan, The Peloponnesian War, Penguin Books, 2003, ISBN 0-670-03211-5.
- Luciano Canfora, Il mondo di Atene, Laterza, 2013, ISBN 978-88-581-0708-9.
- Luciano Canfora, La guerra civile ateniese, Rizzoli, 2013.