Edgardo Sogno

diplomatico, scrittore e politico antifascista ed anticomunista, massone italiano (1915-2000)
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Template:Membro delle istituzioni italiane Il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino di Ponzone (Camandona, 29 dicembre 1915Torino, 5 agosto 2000) è stato un diplomatico, scrittore, politico, partigiano, militare e agente segreto italiano.

Edgardo Sogno
Sogno con la divisa del Regio esercito, ad un raduno di ex militari nel dopoguerra
SoprannomeComandante Franchi
NascitaCamandona, 29 dicembre 1915
MorteTorino, 5 agosto 2000
Cause della mortenaturale (infarto cardiaco)
Luogo di sepolturaCimitero comunale di Camandona
Dati militari
Paese servito Italia
Forza armataRegio esercito, Resistenza partigiana
CorpoCavalleria
Unità"Nizza Cavalleria"
Anni di servizio1933 - 1945
GradoTenente
ComandantiBenito Mussolini (fino al 1943), Pietro Badoglio
GuerreGuerra di Spagna, Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna d'Italia (1943-1945)
Comandante diOrganizzazione Franchi
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
PubblicazioniDalla Resistenza al Golpe bianco. Testamento di un anticomunista con Aldo Cazzullo
Altre carichediplomatico, partigiano, politico
nel testo
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Eroe della Resistenza, di fede politica monarchica e liberale, Medaglia d'oro al Valor Militare nonché membro dei Padri costituenti della Repubblica[1], quella di Edgardo Sogno è una biografia singolare e controversa che tuttora suscita dibattito e valutazioni discordi.[2] Descritto come uomo impulsivo e spericolato[3], avventuroso e coraggioso fino all'incoscienza[4], il suo viscerale anticomunismo[5] e le sue iniziative politiche gli attirarono numerosi nemici ed accuse, mai giudizialmente accertate, di cospirazione volta a sovvertire l'ordinamento democratico. Malgrado ciò, Sogno si descrisse sempre come democratico, liberale, prima monarchico e poi presidenzialista.[6]

Biografia

I primi anni

Discendente da una famiglia di antica nobiltà sabauda originaria di Camandona, dopo aver ottenuto la maturità classica, nel 1933 entrò nell'esercito e venne nominato sottotenente nel Reggimento "Nizza Cavalleria". Laureatosi in giurisprudenza e in scienze politiche, nel 1938 per anticomunismo prese parte alla Guerra civile spagnola. Benché servisse tra le file dei franchisti non fu fascista, ma liberal-nazionale. Nel 1940 entrò in diplomazia. A Roma frequentò alcuni circoli antifascisti, tra cui quelli di Benedetto Croce e Giaime Pintor.

Nel 1942 venne richiamato alle armi e trasferito in Francia, ma un anno più tardi fu arrestato con l'accusa di alto tradimento per aver auspicato pubblicamente la vittoria militare degli Stati Uniti d'America.

La Resistenza

Monarchico, prese parte alla Resistenza, venendo insignito della Medaglia d'oro al valor militare. Vicino al Partito Liberale Italiano, all'epoca in clandestinità, lo rappresentò nel CLNAI.

 
Ferruccio Parri

Dopo l'8 settembre, l'allora tenente Edgardo Sogno attraversò il fronte, prendendo contatti con il Regio Esercito che presidiava le regioni del Mezzogiorno e qui, stabilito un contatto con il governo di Vittorio Emanuele III, prese parte attiva nell'organizzare una rete spionistica al fine di liberare le regioni settentrionali in mano ai tedeschi. Fece dunque ritorno al Nord grazie all'appoggio dell'esercito britannico[7], per creare e dirigere l'Organizzazione Franchi, formazione militare badogliana legata all'Intelligence Service, attiva dall'inverno del 1944. Nel medesimo periodo, il tenente Sogno, nel tessere la sua rete spionistica, prese contatti anche con la Brigata Osoppo e, quando le sorti delle forze tedesche parevano oramai segnate, dall'inizio del 1945 avrebbe tentato di avviare una trattativa con la Xª Flottiglia M.A.S. del principe Junio Valerio Borghese al fine di coordinare ed unire gli sforzi in un fronte comune per fermare l'avanzata delle milizie jugoslave guidate da Tito nei territori orientali dell'Istria e dell'area giuliana.

Tra le imprese più brillanti - anche se poi sfortunata - fu la tentata liberazione di Ferruccio Parri, allora detenuto nell'albergo di via Santa Margherita, a Milano, dove le SS avevano stabilito il loro quartier generale. Sogno si presentò nell'albergo indossando un'uniforme della milizia tedesca, fingendosi latore di messaggi speciali: ma fu riconosciuto, catturato e mandato in campo di prigionia in provincia di Bolzano, dove sopravvisse fino alla fine del conflitto. Secondo alcuni, Sogno fu arrestato nel gennaio 1945, quindi nel febbraio non tentò alcuna trattativa con il principe Borghese che per altro non ha mai conosciuto.[8]

La politica durante la repubblica

Tra il 1945 ed il 1946 fondò e diresse le testate Corriere Lombardo e Costume. Eletto deputato all'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito Liberale Italiano, dopo il referendum del 2 giugno che aveva visto l'affermazione della Repubblica fece senza successo numerosi appelli alla Corte di Cassazione, al fine di rovesciare il risultato delle urne.

All'inizio degli anni cinquanta pubblicò un giornale anticomunista intitolato "Pace e libertà", che nel 1953 si trasformò, con finanziamenti USA, nell'omonimo movimento, filiazione italiana del francese "Paix et liberté", direttamente collegato alla CIA, sostenuto finanziariamente dalla NATO e presieduto dal deputato radical-socialista Jean Paul David.[9] Al gruppo aderirono anche Luigi Cavallo, ex partigiano ed ex corrispondente de L’Unità da Parigi, il colonnello Ottorino Bonessa, ex partigiano monarchico, e altri. Del movimento faceva parte anche il commissario Dides, uomo dei servizi USA, responsabile della costruzione di una rete parallela alla polizia francese (Rete Dides), di cui facevano parte i commissari e gli ispettori epurati dopo la caduta del regime di Vichy e reintegrati ap­positamente, alla quale si ispirò Mario Scelba per la riorganizzazione della Polizia italiana[10]

Quando gli ungheresi insorsero a Budapest nell'autunno del 1956, si gettò nella mischia e mise in piedi un'associazione che operava da Vienna per accogliere i profughi in fuga dalla repressione sovietica.

La carriera diplomatica

In dissenso con i liberali, lasciò la politica per dedicarsi alla diplomazia. Nel 1938 aveva vinto il concorso per la carriera diplomatica, ma il posto gli era stato tolto all'ultimo momento, a causa di un cambiamento di graduatoria. Ricorse al Consiglio di Stato, ed ebbe il posto di cui era stato privato.

Grazie al suo passato militare, fu nominato nel 1951 membro del Planning Coordination Group della NATO, cosa che comportò il suo trasferimento a Londra alla segreteria dell'Alleanza Atlantica[11]. L'anno successivo frequentò i corsi al Defense College della NATO a Parigi[11], un organismo creato da Eisenhower per formare quadri destinati alla guerra psicologica contro il comunismo.

Prestò servizio a Buenos Aires, Parigi, Londra e negli Stati Uniti, quindi fu nominato ambasciatore d'Italia in Birmania ma, non approvando il giudizio negativo del governo di centrosinistra sulla guerra del Vietnam, decise di dimettersi.

Il presunto progetto di colpo di stato ("Golpe bianco")

Nel 1971 rientrò in Italia e diede vita ai Comitati di Resistenza Democratica[11], una serie di centri politici nati in funzione anticomunista.

 
Randolfo Pacciardi

Negli anni settanta Sogno si convinse che l'Italia necessitava di una repubblica presidenziale e quindi di una riforma costituzionale simile a quella che il generale Charles de Gaulle aveva ottenuto in Francia con l'instaurazione della Quinta Repubblica. Strinse amicizia con Randolfo Pacciardi, fautore della repubblica presidenziale, e si affiliò alla massoneria del Grande Oriente d'Italia, associandosi alla loggia massonica P2.[12]

Prese contatti con diversi generali e preparò un progetto di governo. Nelle sue intenzioni, doveva svolgersi «un'operazione largamente rappresentativa sul piano politico e della massima efficienza sul piano militare», come scrive lo stesso Sogno[13] e lo scopo era spingere il presidente della Repubblica Giovanni Leone a nominare un nuovo governo capace di modificare la costituzione in senso presidenzialista, con a capo Pacciardi, il quale avrebbe dovuto essere "il de Gaulle italiano".

Al ministro della Difesa Giulio Andreotti si attribuisce il merito di aver fatto trasferire i vertici militari coinvolti, ostacolando il progetto golpista, che comunque non andò mai oltre la fase dell'ideazione. Paolo Emilio Taviani, all'epoca Ministro degli Interni, scrisse, dopo la morte di Sogno, di averne avuto informazione e di aver dato disposizioni al Capo della Polizia di indagare; Taviani suppone che in tal modo tali informazioni siano giunte in possesso della Procura della Repubblica di Torino[14].

Nel 1974 il magistrato Luciano Violante lo accusò di aver pianificato insieme a Randolfo Pacciardi e a Luigi Cavallo il cosiddetto Golpe bianco «al fine di mutare la Costituzione dello Stato e la forma di governo con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale»: finì per un mese e mezzo in carcere a Regina Coeli insieme a Luigi Cavallo, ritenuto dal giudice Violante il vero ideatore del Golpe bianco.

 
Sogno con il Presidente statunitense Ronald Reagan

Randolfo Pacciardi e Luigi Cavallo smentirono in numerose rettifiche e in emissioni televisive qualsiasi tentativo di colpo di stato. Contemporaneamente Violante prendeva atto del trasferimento a Roma delle istruttorie e si dichiarava territorialmente incompetente a proseguire l'indagine, che si concluse qualche anno dopo con un proscioglimento pieno per non aver commesso il fatto.

In Dalla Resistenza al golpe bianco. Testamento di un anticomunista, di Aldo Cazzullo, Mondadori, Sogno ha spiegato nel capitolo 4 - redatto secondo Cazzullo dallo stesso Sogno - che poiché «sull'Italia si allungava l'ombra cecoslovacca» e «un governo con ministri comunisti sarebbe stata la premessa della trasformazione dell'Italia in una repubblica popolare», non si sarebbe più sentito vincolato dalla legalità di fronte all'impossibilità di formare un governo «espresso da una maggioranza autenticamente democratica». Di qui i contatti con chi avrebbe dovuto organizzare un intervento militare per indurre il presidente Leone a scegliere un governo capace di riformare la Costituzione in senso presidenzialista. Sogno sostenne che la violenza andasse utilizzata solo per difesa da un'offensiva comunista manovrata dall'URSS.[15]

Oltre essere stati rettificati dei "passi" del libro di Cazzullo e Sogno nella seconda edizione, su richiesta di Luigi Cavallo, è stata anche diffusa una lunga smentita redatta da Luigi Cavallo in merito a quanto contenuto nel testo.[16][17]

Nel 1997 Sogno ha rivelato l'elenco del governo che avrebbe dovuto nascere e dei generali che aderirono al progetto.[18]

Gli ultimi anni

 
Edgardo Sogno

Uomo scomodo e ingombrante, era detestato da una larga parte della sinistra, ma poco amato anche dalla destra. Riottenne una certa notorietà negli ultimi anni della sua vita.

Negli anni novanta Tangentopoli e il collasso del vecchio sistema politico gli dettero la sensazione che la sua speranza di un'Italia gollista avrebbe potuto finalmente avverarsi. Si rimise perciò a scrivere con grande entusiasmo, pubblicò alcuni libri e fece altre battaglie.

Tornò infine sulla scena politica nel 1996, candidandosi al Senato con Alleanza Nazionale a Cuneo: non eletto, si ritirò a vita privata.

Cardiopatico, morì nel 2000 dopo avere scritto una Lettera agli amici, che fu il suo testamento politico. Gli furono decretati funerali di Stato, che si svolsero a Torino (parteciparono anche esponenti del governo di centrosinistra, della cui maggioranza parlamentare era membro il Presidente della Camera Violante, il magistrato che lo accusò di golpismo) ed al termine dei quali la salma fu tumulata a Camandona.[19]

Tra le dichiarazioni di ammirazione e ricordo dei politici, vi fu quella dell'allora Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che lo descrisse, tra l'altro, come una "figura di grande patriota, un liberale che ha onorato le tradizioni risorgimentali".[20]

Opere

  • Guerra senza bandiera, Milano, Rizzoli, 1950; Milano, Mursia, 1970; Bologna, il Mulino, 1995. ISBN 88-15-04838-3.
  • La minaccia comunista in Italia, Milano, Pace e libertà, 1953.
  • L'insidia comunista della coesistenza. Discorso pronunciato a Reggio Emilia l'8 dicembre 1955, Milano, Pace e libertà, 1956.
  • L'esperimento italiano di democrazia protetta. Conferenza tenuta il 6 aprile 1956 al Circolo dell'Unione di Milano, Milano, Pace e libertà, 1956.
  • La pietra e la polvere, Milano, Mursia, 1971.
  • La croce e il rogo. Storia di fra Dolcino e Margherita, Milano, Mursia, 1974.
  • La seconda repubblica, Firenze, Sansoni, 1974; 1975; 1977.
  • Controffensiva liberale per salvare la democrazia, Torino, Italia libera, 1975.
  • Il golpe bianco, Milano, Edizioni dello Scorpione, 1978; Macerata, Liberilibri, 2012. ISBN 978-88-95481-84-5.
  • La grande utopia. I confini dell'economia, della natura, della morale, Milano, SugarCo, 1982.
  • La missione del CLNAI al Sud e gli accordi di Roma, in La cobelligeranza italiana nella lotta di liberazione dell'Europa. Atti del Convegno internazionale. Milano, 17-19 maggio 1984, Roma, FUSA, 1986.
  • Fuga da Brindisi e altri saggi. Un'interpretazione del secolo XX, Cuneo, L'Arciere, 1990.
  • Il falso storico dell'antifascismo comunista. Sulla revisione critica della storiografia resistenziale in Italia, Bologna, Analisi, 1994.
  • La Ricostruzione dell'esecutivo, Torino, Analisi, 1995.
  • Per la libertà. Il contributo militare italiano al servizio informazioni alleato (8 settembre 1943-25 aprile 1945), con Luigi Marchesi e Carlo Milan, Milano, Mursia, 1995. ISBN 88-425-1822-0.
  • La grande svolta, Torino, Analisi, 1996.
  • La Franchi. Storia di un'organizzazione partigiana Bologna, il Mulino, 1996. ISBN 88-15-05177-5.
  • De Gaulle. La spada appesa al filo, Milano, Bietti, 1997. ISBN 88-8248-005-4.
  • Due fronti. La grande polemica sulla guerra di Spagna, con Nino Isaia, Firenze, Liberal Libri, 1998. ISBN 88-8270-004-6.
  • La storia, la politica, la istituzioni. Scritti sull'antifascismo, sulla storiografia contemporanea e sulle riforme costituzionali, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1999. ISBN 88-7284-788-5.
  • Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al "golpe bianco", con Aldo Cazzullo, Milano, Mondadori, 2000. ISBN 88-04-48824-7.

Onorificenze

«Spinto da generoso impulso fin dall'8 settembre 1943 si schierava contro i nazifascisti. Attraversate le linee di combattimento sollecitava di compiere una delicata e rischiosissima missione nel territorio italiano occupato dai tedeschi. Aviolanciato nelle retrovie nemiche, sfidava ogni rischio ed in breve tempo dava vita ad una complessa organizzazione clandestina di grande importanza militare e politica. Individuato e attivamente ricercato dalla polizia nemica, moltiplicava le sue energie e la sua attività contribuendo sensibilmente al potenziamento del movimento di liberazione dell'Italia Nord Occidentale. Due volte arrestato dai nazifascisti, riusciva ad evadere ed incurante dei pericoli sempre maggiori che lo minacciavano, riprendeva con rinnovato fervore la sua audace missione. Per scopi informativi e per accompagnare influenti membri del Clnai si portava tre volte nell'Italia liberata dopo audaci e fortunose vicissitudini. Caduto in mano nemica in drammatiche circostanze, nel generoso e disperato tentativo di salvare un influentissimo membro del movimento di liberazione, pur conscio di essere irrevocabilmente perduto, manteneva l'abituale serenità e sopportava virilmente la prigionia ove lo colse il giorno della liberazione alla quale aveva tanto valorosamente contribuito.»
— Italia Nord Occidentale, 8 settembre 1943 - 2 maggio 1945
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri.[21]»
— Roma, 2 giugno 1974

Note

  1. ^ Nesuno ristampi il "j'accuse" di Sogno Il Giornale.it
  2. ^ Sogno, la controversa utopia del partigiano anti-comunista
  3. ^ Sergio Romano, Le altre facce della storia: dietro le quinte dei grandi eventi
  4. ^ Indro Montanelli, Il mio amico Edgardo Sogno
  5. ^ Sogno: La sinistra? È ancora comunista
  6. ^ Edgardo Sogno, Torino litiga su una targa
  7. ^ Assieme a due compagni, Sogno fu paracadutato con un'azione notturna nei pressi del lago di Viverone da un aereo inglese decollato dalla Tunisia
  8. ^ "Guerra senza Bandiera" Edizioni "Il quaderno democratico, Milano, 1971
  9. ^ cfr. COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA E SULLE CAUSE DELLA MANCATA INDIVIDUAZIONE DEI RESPONSABILI DELLE STRAGI: IL TERRORISMO, LE STRAGI ED IL CONTESTO STORICO-POLITICO PROPOSTA DI RELAZIONE; cap. 1 par. 5
  10. ^ Dal sito Senti le rane che cantano..., anno 1953.
  11. ^ a b c I funerali di un golpista - Un uomo di stato, su ecn.org. URL consultato il 9 giugno 2013.Da "Umanità Nova" n.26 del 3 settembre 2000
  12. ^ Edgardo Sogno: tutta la verità sul golpe bianco
  13. ^ Messori-Cazzullo, Il mistero Torino, pag. 423
  14. ^ Cfr. Paolo Emilio Taviani, Politica a memoria d' uomo, Il Mulino, Bologna, 2002
  15. ^ Sogno, confessioni di un golpista mancato, in Corriere della Sera, 2 dicembre 2000. URL consultato il 10 gennaio 2010.
  16. ^ Agenzia A (ISSN-0998-447X) «Rettifica al falso Testamento di un anticomunista» di Luigi Cavallo - Febbraio 2001 - deposito legale alla BNF di Parigi
  17. ^ Trasmissione televisiva «Vincitori e Vinti» 2 febbraio 1991- conduttore Gad Lerner, invitati Edgardo Sogno, Luigi Cavallo in diretta da Parigi, Luciano Violante, Diego Novelli
  18. ^ Italia '74, a un passo dal tintinnar di sciabole, in la Repubblica, 15 marzo 1997. URL consultato il 10 gennaio 2010.
  19. ^ Il Governo ai funerali di Sogno, in la Repubblica, 9 agosto 2000, p. 3. URL consultato il 10 gennaio 2010.
  20. ^ È morto Edgardo Sogno
  21. ^ Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana Sogno Rata del Vallino di Ponzone Dott. Edgardo, su quirinale.it. URL consultato il 7 agosto 2011.

Bibliografia

  • Luciano Garibaldi, L'altro italiano: Edgardo Sogno, sessant'anni di antifascismo e di anticomunismo, Ares, 1992.
  • Gianni Flamini, I pretoriani di Pace e Libertà. Storie di guerra fredda in Italia, Editori Riuniti, Milano, 2001.
  • Tullio Contino L'operazione Pace e libertà di Edgardo Sogno: una pagina dimenticata della storia politica italiana: 1953-1958, Collegno (Torino), R. Chiaramonte, 2004.
  • Rettifica di Luigi Cavallo (Parigi 2001, BNF) al "Testamento di un anticomunista" di Sogno - Cazzullo; Mondadori 2000
  • Rettifica di Lorenza Cavallo (Béziers, 2010 vedi Archives Lorenza & Luigi Cavallo presso Istoreto, Torino) alla ristampa del "Testamento di un anticomunista"(Sperling & Kupfer, 2010)

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