Con Verschiedene Canones über die ersten acht Fundamental-Noten vorheriger Arie (tedesco, "Diversi canoni sulle prime otto note fondamentali dell'aria precedente") BWV 1087 ci si riferisce a un insieme di quattordici canoni composti da Johann Sebastian Bach intorno al 1747.

Il manoscritto con i quattordici canoni.
Dall'alto: il Canon triplex. a 6 nel ritratto di Bach eseguito da Elias Gottlob Haussmann; il canone nel quaderno del 1747; lo stesso canone nel manoscritto rinvenuto fra le pagine delle Variazioni Goldberg.

Storia

Nel 1741 l'editore Balthasar Schmid di Norimberga pubblicò le Variazioni Goldberg BWV 988, quarta e ultima parte del Clavier-Übung di Johann Sebastian Bach. Di questa edizione a stampa sopravvissero fino al XX secolo diciotto esemplari.[1]

Nel 1974, nell'ultima pagina della copia presente nella collezione di Paul Blumenroeder, un docente del conservatorio di Strasburgo, il musicologo Olivier Alain ritrovò un foglio manoscritto sfuggito all'attenzione di Blumenroeder. Il manoscritto, dopo perizie tecniche e calligrafiche, venne attribuito senza ombra di dubbio a Johann Sebastian Bach.[1]

Il foglio, insieme alle correzioni dei diversi errori commessi dall'incisore durante la stampa delle Goldberg, permise di capire che quell'esemplare era la copia a stampa che l'editore aveva donato a Bach dopo la pubblicazione dell'opera.[1] La pagina manoscritta conteneva quattordici pezzi in forma di canone, composti da Bach utilizzando le prime otto note fondamentali del basso dell'aria iniziale delle Variazioni Goldberg.[2]

Di questi canoni, i numeri 11 e 13 non erano inediti: il primo, ora catalogato come BWV 1077, era già apparso nel 1747 nel quaderno di Johann Gottfried Fulda (o Fulde), uno studente di teologia di Lipsia, mentre il secondo, ora conosciuto come BWV 1076, era il famoso Canon triplex à 6 Voc., che Bach tiene in mano nel famoso ritratto eseguito da Elias Gottlob Haussmann nel 1746.[2][1] La scoperta di questi canoni destò grande attenzione nel mondo musicale ed ebbe vasta eco sulla stampa mondiale.[3][4]

Eseguiti per la prima volta nel dicembre 1974, i quattordici canoni vennero pubblicati per la prima volta dalla casa editrice Bärenreiter nella primavera 1976. Nel 1977 il musicologo Christoph Wolff li presentò nella Neue Bach-Ausgabe, l'edizione completa delle composizioni di Johann Sebastian Bach.[5]

La copia a stampa delle Variazioni Goldberg appartenuta a Bach e l'appendice manoscritta con i quattordici canoni vennero acquistati dalla Bibliothèque nationale de France di Parigi, dove sono tuttora conservati, nel novembre 1975, dietro il pagamento di 700.000 franchi francesi.[5][1]

Struttura

La disposizione dei canoni, così come quella dei pezzi che compongono le Variazioni Goldberg, segue un preciso criterio di progressione matematica.[6]

Canon simplex

 
Manoscritto.

Il primo canone, naturalmente, è quello più basilare. Consiste in un solo pentagramma in chiave di basso. Il tempo è segnato in 2/4 e l'armatura di chiave, come per tutti i canoni successivi, indica il fa♯. Il basso delle variazioni Goldberg è presentato in movimento diretto. Al termine del pentagramma sono presenti l'armatura e l'indicazione 2/4 rovesciate e un'altra chiave di basso, vista però in maniera speculare.[7]

Si tratta, evidentemente, di un canone per moto retrogrado, detto anche cancrizzante, nel quale la seconda voce inizia dall'ultima nota della voce precedente e continua all'indietro, terminando con quella iniziale.[8][9] L'assenza di segni per indicare l'ingresso della seconda voce indica che si deve farla entrare contemporaneamente alla prima.[7]

 
Possibile soluzione.

all'roverscio.

 
Manoscritto.

Nel secondo canone viene presentato un pentagramma in chiave di tenore e l'indicazione 2/4. Il tema è esposto per moto contrario. La presenza di chiave, armatura e tempo rovesciati, al termine del pentagramma, indica che, come per il canone precedente, la seconda voce sia il retrogrado del tema esposto per moto contrario.[8][10]

 
Possibile soluzione.

Beede vorigen Canones zugleich. motu recto e contrario

 
Manoscritto.

Il titolo, in tedesco, dice "I due canoni precedenti contemporaneamente". Il terzo canone presenta una chiave di baritono, una chiave di basso e il tempo 2/4. La seconda voce, evidentemente, è da suonare in chiave di baritono, deducendola per movimento diretto e per movimento contrario. Ulteriore indizio di ciò è la posizione del fa♯, indicato nel terzo spazio dopo la chiave di baritono.[10] Il segno, posto a metà sopra il pentagramma, indica che la seconda voce debba entrare da quel punto.[11]

 
Possibile soluzione.

Motu contrario e recto.

 
Manoscritto.

Il quarto canone inizia con una chiave di contralto, il ♯ nel primo spazio, la chiave di tenore, il ♯ sul secondo rigo e l'indicazione 2/4. Il soggetto del canone è esposto per moto contrario. La presenza del segno, a metà sopra il pentagramma, indica che la seconda voce deve entrare in quel punto, procedento per movimento diretto.[10][12]

 
Possibile soluzione.

Canon duplex à 4.

 
Manoscritto.

In questo canone le otto note fondamentali del basso delle Variazioni Goldberg sono utilizzate sia da sole, come per i pezzi precedenti, sia come ostinato per costruzioni contrappuntistiche.[12] Il pezzo, in questo caso, è costituito da due pentagrammi, uno in chiave di contralto e uno in chiave di basso. Il termine duplex indica la presenza di due temi differenti. La terza e la quarta voce sono deducibili per movimento contrario ed entrano a partire dal segno sopra il pentagramma.[10] La struttura di questo canone ricorda la Variatio 12 delle Variazioni Goldberg.

 
Possibile soluzione.

Canon duplex. über besagtes Fundament. à 3.

 
Manoscritto.

Anche il sesto canone è diviso su due pentagrammi, quello superiore in chiave di contralto e quello inferiore in chiave di basso. Come indicato dal titolo, si tratta di un canone a tre voci con due temi. La terza voce, che entra dal segno indicato sopra il pentagramma, è da dedurre per movimento contrario.[13][10]

 
Possibile soluzione.

Idem. a 3

 
Manoscritto.

Il settimo canone della raccolta, come il precedente, è su due pentagrammi, in chiavi di contralto e di basso. Anche in questo caso, la terza voce entra dal segno posto al di sopra del pentagramma superiore ed è da dedurre per movimento contrario.[14][10]

 
Possibile soluzione.

Canon simplex. il soggetto in Alto. à 3

 
Manoscritto.

L'ottavo canone presenta due pentagrammi, anche questa volta con le chiavi di contralto e di basso. Il tema fondamentale delle Variazioni Goldberg, come specifica anche il titolo, è presentato dal contralto. Il segno, posto fra i due pentagrammi, indica dove deve entrare la terza voce. Le modulazioni presenti fanno sembrare il canone il re minore anziché nella consueta tonalità di sol maggiore.[14][10]

 
Possibile soluzione.

Canon in unisono post semifusam. à 3.

 
Manoscritto.

Il nono canone è in due pentagrammi, rispettivamente in chiave di soprano e di basso. Come specificato dal titolo, si tratta di un canone a tre voci all'unisono, a una semicroma di distanza. Le due voci del canone, sopra il basso fondamentale, entrano perciò a distanza molto ravvicinata l'una dall'altra. Ciò è possibile solo perché le voci sono formate quasi completamente da accordi spezzati.[15][10]

 
Soluzione.

10. Alio modo. per syncopationes et per ligaturas. a 2 - Evolutio.

 
Manoscritto.
 
Manoscritto.

In questo caso Bach non compose un vero e proprio canone, bensì un contrappunto del nuovo tema, con sincopi e legature di valore, e delle otto note del basso delle Variazioni Goldberg, che sono curiosamente annotate in intavolatura.[10] A differenza dei pezzi precedenti, qui non è da aggiungere alcuna altra voce. Le due voci si presentano prima in movimento diretto, e poi in movimento contrario.[16][17]

 
Soluzione.
 
Soluzione.

Canon duplex übers Fundament. a 5

 
Manoscritto.

L'undicesimo canone è il primo scritto in tre pentagrammi ed è fra quelli più complessi. Si tratta del primo dei due canoni non inediti: il 15 ottobre 1747, infatti, Johann Sebastian Bach annotò questo canone sul quaderno da studio di Johann Gottlieb Fulda, uno studente di teologia di Lipsia.[1]

Insieme al canone, Bach scrisse due indicazione enigmatiche: «Symbolum. Christus Coronabit Crucigeros» (latino: "Simbolo. Cristo coronerà chi porta la croce"), e «Domino Possessori hisce notulis commendare se volebat J. S. Bach» ("Johann Sebastian Bach volle consegnare queste note al signor proprietario").[18]

L'enigma, risolto, è un canone doppio in movimento contrario sopra le prime sette delle otto note del basso delle Variazioni Goldberg. Il significato della prima frase latina è celato nei cinque semitoni discendenti della voce superiore, che rappresentano le cinque piaghe di Cristo. La figura è riflessa specularmente in una relativa linea di note ascendenti, mentre un altro passaggio di note ascendenti è riflesso in maniera discendente. Mettendo in relazione le battute sullo spartito si ottiene il simbolo  , che rappresenta Cristo e la croce.[18]

Il canone, pertanto, simboleggia Cristo con il simbolo  , quelli che portano la croce (i cinque semitoni discendenti) e la corona (i cinque semitoni ascendenti). Bach mise perciò in musica il passaggio evangelico Mt 16, 24-25: «Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà"», alludendo al fatto che solo chi porterà la croce potrà indossare, come premio, una corona.[18]

Un simbolismo simile è presente anche nel sigillo personale di Johann Sebastian Bach, nel quale le lettere JSB sono intrecciate specularmente fino a formare il simbolo  .[18] La versione presente nella raccolta dei quattordici canoni è leggermente diversa, e forse anteriore, a quella nel quaderno di Fulda, conosciuta come canone BWV 1077.[19][20]

 
Possibile soluzione.

Canon duplex über besagte Fundamental Noten a 5

 
Manoscritto.

Il dodicesimo canone è in tre pentagrammi, rispettivamente in chiave di basso, contralto e soprano. Si tratta di un canone duplex, quindi con due temi, a cinque voci. Il tempo è indicato come C. Le note fondamentali delle Variazioni Goldberg sono presentate nel pentagramma del basso, mentre le altre quattro voci sono costituite dalla sovrapposizione di due canoni, entrambi con movimento contrario.[21] Il secondo tema è formato dalle stesse note del basso delle Goldberg, diminuite però in crome e biscrome.[19]

 
Possibile soluzione.

Canon triplex. a 6.

 
Manoscritto.

Si tratta del secondo canone "non inedito" della raccolta, in quanto era già conosciuto come BWV 1076 ed era apparso, in mano a Bach, nel celebre ritratto realizzato da Elias Gottlob Haussmann nel 1746. Il canone è su tre pentagrammi (basso, tenore e contralto) e presenta tre voci. Le altre tre devono essere dedotte specularmente e devono entrare in corrispondenza dei relativi segni posti sui pentagrammi stessi.[19]

Il tempo è indicato come ¢. Bach fornì un indizio per la risoluzione di questo enigma: tutte le minime e le semiminime poste sul terzo rigo dei pentagrammi hanno l'asta rivolta verso l'alto, contrariamente alle abitudini del compositore. Le tre voci mancanti, pertanto, si ottengono ponendo lo spartito davanti a uno specchio.[22] Le voci, inoltre, sono invertibili fra loro, generando perciò centinaia di combinazioni possibili.[23]

 
Possibile soluzione.

Canon à 4. per Augmentationem et Diminutionem -

 
Manoscritto.

L'ultimo canone è costituito da un unico pentagramma, in chiave di soprano, e un'unica linea melodica. Fra tutti si tratta del canone più enigmatico: a parte l'indicazione per Augmentationem et Diminutionem, infatti, Bach non fornisce alcun suggerimento circa le tre voci mancanti.[19]

Il pentagramma, inoltre, non contiene particolari indizi che possano essere utilizzati per arrivare alla soluzione dell'enigma. A prima vista non sono neanche presenti le otto note fondamentali delle Variazioni Goldberg, che appaiono soltanto eseguendo il canone per movimento contrario.[24][25]

 
Possibile soluzione.

Il foglio si conclude con la sigla etc. Appare improbabile che ci fossero altri canoni oltre a questi in quanto Bach era estremamente attento alla numerologia, e il numero 14 è la somma delle quattro lettere del suo cognome (B 2 + A 1 + C 3 + H 8 = 14). La sigla potrebbe semplicemente indicare il fatto che, sul basso fondamentale delle Variazioni Goldberg, sarebbe potenzialmente possibile comporre numerosi altri canoni.[26]

Note

  1. ^ a b c d e f Buscaroli, p. 1070.
  2. ^ a b Basso, p. 691.
  3. ^ L.J., L'incroyable découverte d'un inédit de Bach, su Le Monde del 15 gennaio 1976.
  4. ^ A.B., Vierzehn Kanons von Bach, in Neue Zürcher Zeitug del 16 giugno 1978.
  5. ^ a b Basso, p. 793.
  6. ^ Candé, p. 694.
  7. ^ a b Candé, p. 377.
  8. ^ a b Dammann, p. 252.
  9. ^ Wolff, p. 234.
  10. ^ a b c d e f g h i Candé, p. 378.
  11. ^ Dammann, p. 253.
  12. ^ a b Dammann, p. 254.
  13. ^ Dammann, p. 255.
  14. ^ a b Dammann, p. 256.
  15. ^ Dammann, p. 257.
  16. ^ Dammann, p. 258.
  17. ^ Wolff, p. 235.
  18. ^ a b c d That Crown of Thorns, su jan.ucc.nau.edu. URL consultato il 4 dicembre 2013.
  19. ^ a b c d Candé, p. 379.
  20. ^ Dammann, p. 259.
  21. ^ Dammann, p. 260.
  22. ^ Il segreto del canone, su sectioaurea.com. URL consultato il 4 dicembre 2013.
  23. ^ Dammann, p. 262.
  24. ^ Dammann, p. 264.
  25. ^ Wolff, p. 236.
  26. ^ Dammann, p. 268.

Bibliografia

  • Alberto Basso, Frau Musika, La vita e le opere di J.S. Bach, volume I, Torino, EDT, 1979, ISBN 978-88-7063-011-4.
  • Piero Buscaroli, Bach, Milano, Arnaldo Mondadori, 1998, ISBN 978-88-04-43190-9.
  • Roland de Candé, Johann Sebastian Bach, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1990, ISBN 88-7692-205-9.
  • Rolf Dammann, Johann Sebastian Bachs "Goldberg-Variationen", Magonza, Schott, 1986, ISBN 9783795717926.
  • Christoph Wolff, Bach's Handexemplar of the Goldberg-Variations: A New Source, in Journal of the American Musicological Society, Berkeley, University of California Press, 1976, ISSN 0003-0139.

Collegamenti esterni

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