Utente:Skyfall/Sandbox

Orco (Orcus) era il Dio degli Inferi nella prima mitologia romana. Come con Ade, il nome del Dio è stato utilizzato anche per indicare gli Inferi stessi. Nella tradizione, la sua figura fu spesso confusa con Dite, per poi confluire in Plutone .
Origini
L’origine di tale divinità è probabilmente etrusca: Orco è ritratto in alcuni affreschi nelle tombe etrusche come un gigante peloso e barbuto. Un tempio di Orco può essere stato presente sul Palatino a Roma. Il termine che lo indica, però, potrebbe essere stato traslitterato dal greco Horkos (ὅρκος,"giuramento"), figlio di Eris, demone punitore dei giuramenti mancati.[1] La cosiddetta Tomba dell'Orco, un sito etrusco a Tarquinia, deve il suo nome da un’attribuzione impropria dei suoi primi scopritori, riconoscendo come tale la figura di un peloso e barbuto gigante che era in realtà un Ciclope.
Presso la mitologia romana la figura di Orco è associata a quella Dite e di Plutone con i quali è confuso, in parte causa il lento disuso di tale divinità (fino a quasi cadere nell’oblio in epoca imperiale) in parte quale funzione invocativa: Plutone, Dio del sottosuolo, delle ricchezze celate in esso e dei morti, poteva essere visto come generoso padre dispensatore di ricchezze, dunque come Dis Pater (o Pluto), oppure come oscuro e brutale Signore degli Inferi, quindi come Orco (o Ade).
Orco era venerato principalmente nelle zone rurali e non si hanno notizie certe del suo culto ufficiale nelle città.[2]. Questa lontananza gli ha permesso di sopravvivere in campagna molto tempo dopo la cessazione dell’adorazione degli Dei principali. Sopravvisse come una figura popolare nel Medioevo, nel quale gli aspetti del suo culto sono stati trasmutato nella figura del selvaggio, con feste organizzate nelle zone rurali d'Europa, perdurate fino ai tempi moderni.[2] Infatti, gran parte di ciò che è noto circa le celebrazioni associati Orco provengono da fonti medievali.[2]
Note
- ^ (EL) Esiodo, Ἔργα καὶ ἡμέραι (Le opere e i giorni), a cura di F. Solmsen e M. L. West, Kessinger Publishing, 1970.
- ^ a b c (EN) Richard Bernheimer, Wild men in the Middle Ages, New York, Octagon books, 1979, p. 43, ISBN 0-374-90616-5.