Raffaele Menici
Raffaele Menici (Temù, 13 dicembre 1895 – Passo dell'Aprica, 10 novembre 1944) è stato un militare, partigiano, e bancario italiano.
Biografia
Durante la prima guerra mondiale aveva combattuto come alpino, richiamato nel secondo conflitto fu inviato sul fronte greco-albanese, come tenente colonnello del 6º alpini, dopo l'armistizio fu catturato dai tedeschi a Zara, riuscì a fuggire e a ritornare in Val Camonica.
Attività nella resistenza
Fu tra gli organizzatori della resistenza e comandante delle brigate dell'alta valle, nel 1944 fu incaricato da Ferruccio Parri di prendere contatto con i dirigenti Edison per difendere gli impianti idroelettrici della zona dai nazifascisti.
Rifiutò l'adesione alle brigate cattoliche Fiamme Verdi per evitare frizioni con le Brigate Garibaldi, costretto a prendere una decisione confluì nella 54ª Brigata Garibaldi attiva in Val Saviore e alta Val Camonica, il 5 ottobre 1944.
Dopo pochi giorni, le SS di stanza ad Edolo fanno irruzione nella sua casa e prelevano la moglie, la figlia, sua sorella e i nipoti Idilia e Zefferino Ballardini, il quale verrà giustiziato nel campo di Edolo. La moglie e la figlia furono deportate nel campo di campo di transito di Gries vicino a Bolzano. Il 18 ottobre, avendo fissato un incontro con i tedeschi per il rilascio della moglie, nel luogo dell'appuntamento trova i partigiani delle Fiamme Verdi, che lo accusano di tradimento e lo costringono a seguirli in Val Brandet sede del comando della Brigata Schivardi. Sottoposto a processo dal tribunale della brigata, riesce a provar la propria lealtà ma è forzatamente obbligato all'espatrio in Svizzera.[1].
Non arrivò mai in Svizzera: scortato da un partigiano, era diretto verso il passo dell'Aprica quando fu raggiunto da una pattuglia tedesca in auto, dalla quale partì una raffica di mitragliatrice che lo uccise.
Controversie dopo la morte
Mimmo Franzinelli nel 1995 pubblicherà sui "Quaderni della fondazioni Micheletti" un monografico dal titolo Un dramma partigiano. Fiamme verdi, garibaldini e tedeschi in Alta Val Camonica, nel quale sostiene la responsabilità delle Fiamme verdi; Ermes Gatti presidente dell'organizzazione ex partigiani cattolici nel 2002 pubblica un libro dal titolo Difendo le Fiamme Verdi. L'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia nella sua biografia definisce la sua morte come un agguato orchestrato dalle Fiamme Verdi e dai nazisti[2]. Anche lo storico Paolo Pezzino riferendosi a casi confrontabili con quello di Dante Castellucci nella presentazione del libro il piombo e l'argento di Carlo Spartaco Capogreco cita il caso di Raffaele Menici:
Note
- ^ [1] Lettera inviata a Venanzio Ballardini il 17 novembre 1944, Val Brandet
- ^ [2] Biografia di Raffaele Menici dal sito di INSMLI
- ^ Trascrizione della Relazione pronunciata dal Prof. Paolo Pezzino a Sarzana, il 16 marzo 2007,per la presentazione, in prima nazionale, del volume Il piombo e l'argento di Carlo Spartaco Capogreco
Bibliografia
- Ercole Verzeletti, Fazzoletti rossi, fazzoletti verdi: dissidio nella resistenza in val Camonica, Edizioni di cultura popolare, 1975
- Ermes Gatti, Protagonista e testimone, una vita dedicata all'affermazione dei valori della libertà, LED Liberedizioni, 56pag
Voci correlate
Collegamenti esterni
- [3] Scheda su sito dell'ANPI