Aleksandre Ch'avch'avadze

poeta e generale georgiano

Alexander Chavchavadze (in georgiano ალექსანდრე ჭავჭავაძე?; in russo Александр Чавчавадзе?, traslitterato in Aleksandr Čavčavadze) (San Pietroburgo, 17866 novembre 1846) è stato un poeta e generale georgiano.

Alexander Chavchavadze

Considerato il "padre del romanticismo georgiano", fu anche un famoso aristocratico ed un generale al servizio dell'impero russo.

Gioventù

Alexander Chavchavadze era membro della nobile famiglia elevata al rango di principe dal re georgiano Costantino II di Cachezia nel 1726. La famiglia era originaria di Khevsureti, ma si era legata tramit matrimonio ad altre nobili famiglie georgiane.

Alexander nacque nel 1786 a San Pietroburgo, Russia, dove il padre Garsevan Chavchavadze era ambasciatore di Eraclio II, re di Kartli-Kakheti in Georgia orientale. La Zarina Caterina II di Russia fu madrina di battesimo del giovane Alexander.[1]

La prima educazione di Alexander fu russa. Vide per la prima volta la nativa Georgia all'età di 13 anni, quando la famiglia fece ritorno a Tbilisi dopo l'annessione russa della Georgia orientale (1801). All'età di 18 anni Alexander Chavchavadze si unì al principe Parnaoz, membro dell'ormai decaduta famiglia reale, nella ribellione che nel 1804 scoppiò sulle montagne georgiane dello Mtiuleti, nel tentativo di cacciare gli invasori russi. Dopo la soppressione della rivolta fu per breve tempo imprigionato, e qui compose le sue prime opere letterarie, compreso il primo poema radicale in georgiano, Guai a questo mondo ed ai suoi abitanti (ვაჰ, სოფელსა ამას და მისთა მდგმურთა). Il poema divenne popolare in poco tempo, e valse al suo giovane autore una notevole fama. I suoi manoscritti circolarono rapidamente, e le sue liriche d'amore o protesta, scritte con lo spirito del poeta georgiano del XVIII secolo Besiki o dell'illuminista francese enlightener Jean-Jacques Rousseau, furono cantate in tutta Tblisi e nel resto della Georgia.

 
Principe Alexander Chavchavadze in uniforme ussara

Dopo un anno di esilio passato a Tambov, Chavchavadze si riconciliò col nuovo regime e si arruolò in un reggimento di Ussari. Ironicamente, combatté con la divisa russa guidato da Filippo Paulucci quando nel 1812 scoppiò una nuova rivolta anti-russa in Cachezia. Quello stesso anno sposò la principessa georgiana Salome Orbeliani, discendente della dinastia Bagrationi.

Nel corso della guerra della sesta coalizione (1813-1814) contro Napoleone Bonaparte fu aiutante di campo del comandante russo Barclay de Tolly, e fu ferito alla gamba nella battaglia di Parigi del 31 marzo 1814. Ufficiale nelle forze russe, rimase a Parigi due anni, e la restaurata dinastia Borbone gli concesse la Legion d'onore. Aperto a nuove idee, in particolare a quelle del primo romanticismo francese, fu colpito da Alphonse de Lamartine e Victor Hugo, così come da Jean Racine e Pierre Corneille, che conobbero la letteratura georgiana grazie a Chavchavadze.

Carriera militare e politica

Nel 1817 il principe Chavchavadze divenne colonnello dell'esercito russo. Promosso maggior generale nel 1826, la sua carriera militare ottenne numerosi riconoscimenti nel corso delle guerre contro Persiani e Ottomani alla fine degli anni 1820. Partecipò alla conquista di Erevan dalla Persia nel 1827[2] e fu nominato, nel 1828, governatore militare del distretto militare armeno. Durante la guerra russo-turca (1828-1829), con un piccolo distaccamento, organizzò una vittoriosa difesa della provincia di Erevan dai Curdi ed entrò in Anatolia, rubando ai Turchi il controllo dell'intero pasciàto di Bajazet dal 25 agosto al 9 settembre 1828.[3] Nel 1829 fu nominato amministratore della base militare della Cachezia.

Tornato in Georgia, Alexander godette di un'ampia popolarità tra la popolazione e la nobiltà georgiana. Fu uno dei più raffinati, istruiti e ricchi aristocratici del XIX secolo, sapendo parlare fluentemente numerose lingue europee ed asiatiche. Il famoso diplomatico e drammaturgo russo Alexander Griboyedov ne sposò la figlia sedicenne Nino. Un'altra figlia, Ekaterine, sposò David Dadiani, principe di Mingrelia, ed ispirò in Nikoloz Baratashvili l'amore senza speranza che lo rese il più grande poeta del romanticismo georgiano.

Nella sua casa estiva di Tsinandali intrattenne spesso ospiti stranieri con musica, brio e, soprattutto il vino prodotto nella sua casa vinicola (marani). Conoscendo i metodi di imbottigliamento europei, Chavchavadze creò la più antica e grande casa vinicola georgiana. Il ricercato vino Tsinandali, un bianco secco, è tuttora prodotto.[4] Secondo l'amico Juan Van Halen, Chavchavadze era "un principe georgiano, educato in Europa,... che nonostante avesse servito nel nostro reggimento con il grado di colonnello, riuscì, senza sminuire le sue qualità militari, ad aumentare il suo patrimonio personale tanto che pochi nobili georgiani potevano competere con la sua ricchezza".[5]

 
LA moglie di Alexander Chavchavadze, Salome Orbeliani

Nonostgante il leale servizio alla corona russa, la nostalgia provata da Chavchavadze per l'indipendenza georgiana, la monarchia, e la chiesa lo spinsero ad una nuova ribellione, tanto che si unì alla cospirazione che nel 1832 scoppiò contro l'egemonia russa. Il colpo di stato fu disastroso per la letteratura georgiana: molte delle poesie scritte tra il 1820 ed il 1832, ispirate dal romanticismo e dalla ricerca dell'uguaglianza, furono bruciate dagli stessi autori in quanto prove che potevano essere usate contro di loro. Fu condannato ad un esilio di cinque anni a Tambov, ma lo zar, che aveva bisogno delle sue qualità nella guerra caucasica, lo perdonò. Chavchavadze si unì con piacere alla spedizione condotta contro i ribelli montani della Ciscaucasia. Come molti altri nobili georgiani, approfittò della guerra per vendicarsi dei costanti saccheggi perpetrati in passato dai ciscaucasici in Georgia.

Divenne tenente generale nel 1841, e continuò a servire l'esercito nel Caucaso, per breve tempo a capo dell'amministrazione civile della regione dal 1842 al 1843. Nel 1843 combatté al sua ultima guerra, comandando con successo una spedizione punitiva contro le tribù ribelli del Daghestan. In seguito entrò a far parte del Consiglio di amministrazione della Transcaucasia.

Nel 1846 Alexander Chavchavadze fu vittima di un incidente,[1] avvenuto in circostanze misteriose: tornando una notte al suo palazzo di Tsinandali, qualcuno uscì dal bosco e gli lanciò un secchio di acqua bollente mentre era al galoppo. Perse il controllo del cavallo e finì nel vicino fossato. Morì a causa delle gravi ferite riportate. Nonostante la tragedia fosse probabilmente un incidente, si disse che era stato ucciso da assassini russi. Fu sepolto presso il monastero Shuamta di Kakheti, in Georgia.

Chavchavadze lasciò un figlio, David, che seguì le orme del padre diventando tenente generale dell'esercito russo e partecipò alla guerra del Caucaso, e tre figlie, Nino, Ekaterine e Sofia.

Writings

 
Alexander Chavchavadze's house

Chavchavadze’s influence over Georgian literature was immense. He moved the Georgian poetic language closer to the vernacular, combining the elements of the formal wealth and somewhat artificial antiquated "high" style inherited from the 18th-century Georgian Renaissance literature, melody of Persian lyrical poetry, particularly Hafiz and Saadi, bohemian language of the streets of Tiflis and the moods and themes of European Romanticism. The subject of his works varied from purely anacreontic in his early period to deeply philosophic in his maturity.

Chavchavadze’s contradictory career – his participation in the struggle against the Russian control of Georgia, on one hand, and the loyal service to the tsar, including the suppression of Georgian peasant revolts, on the other hand – found a noticeable reflection in his writings. The year 1832, when the Georgian plot collapsed, divides his work into two principal periods. Prior to that event, his poetry was mostly impregnated with laments for the former grandeur of Georgia, the loss of national independence and his personal grievances connected with it; his native country under the Russian empire seemed to him a prison, and he pictured its present state in extremely gloomy colors. The death of his beloved friend and son-in-law, Griboyedov, also contributed to the depressive character of his writings of that time.

 
A corner of Chavchavadze's residence in Tsinandali where the still functioning famous winery serves today as a major tourist attraction in Kakheti.

In his Romantic poems, Chavchavadze dreamed of Georgia's glorious past, when "the breeze of life past" would "breathe sweetness" into his "dry soul." In poems Woe, time, time (ვაჰ, დრონი, დრონი), Listen, listener (ისმინეთ მსმენნო), and Caucasia (კავკასია), the "Golden Age" of medieval Georgia was contrasted with its unremarkable present.[6] As a social activist, however, he remained mostly a "cultural nationalist," defender of the native language, and an advocate of the interest of Georgian aristocratic and intellectual elites. In his letters, Alexander heavily criticized Russian treatment of Georgian national culture and even compared it with the pillaging by Ottomans and Persians who had invaded Georgia in the past.[3] In one of the letters he states: The damage which Russia has inflicted on our nation is disastrous. Even Persians and Turks could not abolish our Monarchy and deprive us of our statehood. We have exchanged one serpent for another.[2]

After 1832, his perception of the national problems became different. The poet unambiguously pointed out those positive results which had been brought about by the Russian annexation, though the liberation of his native land remained to be his most cherished dream.[7] Later his poetry became less romantic, even sentimental, but he never abandoned his optimistic steak that makes his writings so different from those of his predecessors. Some of the most original of his late poems are, Oh, my dream, why have you appealed to me again (ეჰა, ჩემო ოცნებავ, კვლავ რად წარმომედგინე), and The Ploughman (გუთნის დედა) written in the 1840s. The former, a rather sad poem, surprisingly ends with hope for the future in contemplation of the poet. The latter combines Chavchavadze’s elegy for his past years of youth with calm humorous farewell to lost sex-life and potency.[8]

Chavchavadze also composed a historic work, "The Short sketches of the history of Georgia from 1801 to 1831."

Honours and awards

Voci correlate

Note

  1. ^ a b Kveselava, M (2002), Anthology of Georgian Poetry, The Minerva Group, Inc., ISBN 0-89875-672-3, p. 181
  2. ^ a b Allen, WED (1971), A History of the Georgian people: From the Beginning Down to the Russian Conquest in the Nineteenth Century, New York: Barnes & Noble, p. 234.
  3. ^ a b Blanch, L (1995), Sabres of Paradise, Carroll & Graf Publishers, ISBN 0-88184-042-4 , p 54.
  4. ^ Goldstein, D (1999), The Georgian Feast: The Vibrant Culture and Savory Food of the Republic of Georgia, University of California Press, ISBN 0-520-21929-5, p. 53.
  5. ^ Don Juan Van Halen, Narrative of Don Juan Van Halen's Imprisonment in the Dungeons of the Inquisition at Madrid: And His Escape in 1817 and 1818, New York, J & J Harper, p. 269.
  6. ^ Suny, RG (1994), The Making of the Georgian Nation: 2nd edition, Indiana University Press, ISBN 0-253-20915-3, p. 124
  7. ^ Gamezardashvili, DM (2001), Georgian Literature, The Minerva Group, Inc. ISBN 0-89875-570-0, p. 50
  8. ^ Rayfield, D (2000), The Literature of Georgia: A History, Routledge (UK), ISBN 0-7007-1163-5, p. 148

Collegamenti esterni

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