Sciopero del pane e delle rose

sciopero avvenuto negli Stati Uniti d'America nel 1912

Lo sciopero del pane e delle rose è lo sciopero dei lavoratori di un’industria tessile svoltosi nel 1912 a Lawrence (Massachusetts).

Truppe della milizia del Massachusetts circondano con baionette una pacifica manifestazione


Lo slogan

“ The workers must have bread, but she must have roses, too.”

“ I lavoratori devono avere il pane, ma anche le rose.”

Lo sciopero ha preso il famoso appellativo “del pane e delle rose” in seguito allo slogan che è stato adottato dagli operanti che protestavano. La frase è stata pronunciata da Rose Schneiderman, importante leader femminista e socialista facente parte della WTUL ( Woman Trade Union League), durante un discorso tenuto nel 1911 che rivendicava il diritto di voto femminile.

La frase ispirò poi il titolo della poesia “Bread and Roses” di James Oppenheim , pubblicata nel dicembre 1911 sulla rivista “The American Monthly”, appena un mese prima dell’inizio della protesta. In seguito, il poema di Oppenheim è stato messo in musica nel 1974 da Mimi Fariña ed è stato registrato da vari artisti, tra cui Judy Collins,Ani DiFranco , John Denver e Josh Lucker. La canzone e lo slogan sono ora parti importanti del movimento operaio e del movimento delle donne in tutto il mondo.

Le parole

As we go marching, marching

In the beauty of the day

A million darkened kitchens

A thousand mill lofts grey

Are touched with all the radiance

That a sudden sun discloses

For the people hear us singing

Bread and roses, bread and roses!

As we go marching, marching

We battle too for men

For they are women's children

And we mother them again

Our lives shall not be sweated

From birth until life closes

Hearts starve as well as bodies

Give us bread, but give us roses!


As we go marching, marching

Unnumbered women dead

Go crying through our singing

Their ancient call for bread

Small art and love and beauty

Their drudging spirits knew

Yes, it is bread we fight for

But we fight for roses too.


As we go marching, marching

We bring the greater days

The rising of the women

Means the rising of the race

No more the drudge and idler

Ten that toil where one reposes

But a sharing of life's glories

Bread and roses, bread and roses!

La situazione a Lawrence

Fondata nel 1845, Lawrence era una città tessile fiorente ma profondamente turbata. Nel 1900, la meccanizzazione e la dequalificazione del lavoro nel settore tessile permisero ai proprietari delle fabbriche di eliminare lavoratori qualificati e impiegare invece un gran numero di lavoratori immigrati non qualificati, la maggioranza dei quali donne e bambini, anche sotto i 14 anni. Il lavoro nelle industrie aveva un ritmo estenuante, era ripetitivo e pericoloso e le condizioni erano diventate ancora peggiori per gli operai nel decennio prima dello sciopero. L'aumento della produzione permise ai proprietari delle fabbriche di tagliare i salari dei loro dipendenti e licenziare gran numero di lavoratori. Coloro che mantennero il posto di lavoro guadagnavano meno di 9 dollari a settimana per 56 ore di lavoro.

I lavoratori a Lawrence vivevano in edifici affollati e appartamenti pericolanti, spesso le famiglie erano costrette a condividere le case. Erano comuni molte malattie mortali, come rachitismo, tubercolosi ed altre malattie respiratorie ed il tasso di mortalità per i bambini era del 50% prima dei 6 anni, ed oltre un terzo degli operai delle fabbriche non arrivavano ai 25 anni.

La storia

Lo sciopero tessile di Lawrence fu una protesta pubblica prevalentemente di lavoratori immigrati provenienti da diversi paesi, tra cui Austria, Belgio, Cuba, Canada, Francia, Inghilterra, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Russia, Scozia , Spagna, Siria, e Turchia.


Nel 1912, un nuova legge del Massachussets ridusse il numero massimo di ore di lavoro a settimana per le donne ed i bambini da 56 a 54, con entrata in vigore dal 1 gennaio 1912. L’11 gennaio i lavoratori scoprirono che, assieme alle ore di lavoro, la legge avrebbe ridotto anche la paga settimanale di 6 dollari, che corrispondeva a diverse forme di pane. Questa, per i lavoratori che vivevano sull’orlo della fame e che lavoravano in condizioni di sicurezza e di igiene praticamente inesistenti, fu la goccia che fece traboccare il vaso. A questo punto, i lavoratori, per la maggior

parte donne, fermarono i telai e al grido di “Short pay, short pay!” (“Breve paga, breve paga!”) si riversarono nelle strade protestando. Il giorno seguente si unirono operai/e provenienti da altre fabbriche, e, nel giro di una settimana 25.000 lavoratori erano in sciopero.

All’epoca esistevano alcune grandi associazioni sindacaliste, tra cui l’IWW (Industrial Workers of the World) e l’AFL (American Federation of Labor) . L’AFL si oppose allo sciopero di Lawrence, definendolo anarchico e rivoluzionario. L’IWW, al contrario, sostenne l’impresa: Joseph Ettor e Arturo Giovannitti, due dei maggiori esponenti dell’associazione, contribuirono a formare un comitato di sciopero composto da due rappresentanti per ogni gruppo etnico all’interno delle fabbriche. In questo modo, ogni incontro sindacale fu tradotto in 25 lingue differenti, per superare le barriere linguistiche e far sì che tutti gli operai potessero partecipare attivamente alla protesta.

Le richieste dei sindacalisti dei confronti dei datori di lavoro erano quattro: -un aumento de 15% dei salari -54 ore settimanali di lavoro (anziché 56) -la doppia retribuzione per gli straordinari -la riassunzione di tutti gli scioperanti, senza discriminazioni.


I lavoratori e i sindacalisti stessi si rivelarono molto solidali tra loro, e fecero uno sforzo cosciente per unire i lavoratori di tutte le nazionalità: lo sciopero era nato da una diminuzione dei salari, ma si trasformò ben presto in una lotta più ampia, si stava combattendo per ottenere migliori condizioni di vita. Gli scioperanti cantarono, organizzarono spettacoli, balli, dibattiti e sfilate, e proprio durante queste manifestazioni le donne lavoratrici portavano cartelli e urlavano a gran voce “Vogliamo il pane, ma anche le rose”: non rivendicavano solo una paga decente, ma anche la possibilità di godere delle cose buone della vita.


Gli scioperanti di Lawrence sono ricordati per aver inventato il picchetto in movimento. La polizia aveva intenzione di arrestare alcuni di loro per vagabondaggio, così questi legarono le armi e formarono una catena umana in movimento che manifestò per 24 ore intorno alle fabbriche. I poliziotti arrestarono le donne, ma queste si rifiutarono di pagare le multe e, non appena rilasciate, tornarono alle linee di picchetto.

Il 29 gennaio, le milizie misero con le spalle al muro un folto gruppo di manifestanti: dopo alcuni spintoni, partì uno sparo e morì Anna Lo Pizzo, una giovane donna di 34 anni. I testimoni sostennero che il proiettile fosse stato sparato dal poliziotto Oscar Benoit, ma quest’ultimo negò. Arturo Giovannitti e Joseph Ettor vengono arrestati con l’accusa di omicidio, nonostante essi non si trovassero a Lawrence quel giorno.

Elizabeth Gurley Flynn, attivista sindacalista dell’IWW, aveva allestito delle mense provvisorie, ma lo sciopero andava avanti da giorni e così furono stipulati degli accordi che prevedevano che molti bambini appartenenti alle famiglie dei lavoratori sarebbero stati mandati da famiglie in altre città che li avrebbero ospitati per tutta la durata della protesta. Questo attirò la pubblicità

 
Volantino distribuito a Lawrence nel settembre 1912

nazionale e internazionale e iniziarono ad arrivare anche numerose donazioni. I poliziotti risposero attaccando le donne e i loro figli alla stazione ferroviaria,in modo che i bambini non sarebbero potuti partire: li bastonarono e li trascinarono in camion militari.

Nonostante tutto, lo scioperò andò avanti fino al 14 marzo: i lavoratori ottennero un aumento del 25% per i lavoratori meno pagati e del 15% per quelli che erano più retribuiti, l’aumento per le ore di straordinario e la riassunzione degli scioperanti. I protestanti festeggiarono la vittoria cantando “The International”, l’inno comunista.


Ma la lotta non si fermò con la fine dello sciopero: l'IWW mantenne il comitato di sciopero per andare a combattere per la liberazione di Ettor e Giovanitti. Inoltre, nel mese di aprile fu arrestato anche un operaio scioperante, Joseph Caruso. I tre rimasero in carcere senza cauzione e furono processati nel settembre 1912. In tutto il paese si tennero dimostrazioni e riunioni di massa in loro sostegno, fu minacciato lo sciopero generale e l’IWW raccolse 60 mila dollari per la loro difesa. Quando vennero arrestati tutti i membri del Comitato di Difesa Ettor-Giovannitti, quindici mila lavoratori il 30 settembre 1912 a Lawrence scioperarono per il giorno interno, lavoratori svedesi e francesi minacciarono il boicottaggio di prodotti di lana provenienti dagli Stati Uniti e moltissimi sostenitori italiani dei due sindacalisti si radunarono davanti al consolato degli Stati Uniti a Roma. I tre imputati furono assolti il 26 novembre 1912.

Gli anni seguenti

Gli scioperanti negli anni seguenti persero molti dei diritti che avevano guadagnato con fatica: l’IWW disprezzava i contratti scritti, ritenendo che tali contratti incoraggiassero i lavoratori ad abbandonare la loro lotta quotidiana, così per i proprietari delle industrie non fu difficile lentamente ridurre gli aumenti che erano stati concessi e le condizioni di lavoro andarono peggiorando. La Chiesa Cattolica si unì ai padroni in una campagna per screditare l'IWW e molestare i membri del sindacato.

Nell’autunno del 1913, le adesioni all’IWW a Lawrence erano diminuite a sole 700 persone. Una recessione economica nel 1913-1914 ha portato tagli salariali e la disoccupazione ai lavoratori delle fabbriche. Tuttavia, lo sciopero di Lawrence aveva dimostrato che i lavoratori oppressi e di diverse nazionalità potevano unirsi, organizzarsi e condurre una potente lotta per ottenere concessioni da parte dei padroni.

Bibliografia

  • Bruce Watson, Bread and Roses: Mills, Migrants, and the Struggle for the American Dream (New York: Viking, 2005)
  • Joseph Robert Conlin, Bread & Roses Too: Studies of the Wobblies (Contributions in American History), Praeger, 1970

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