Gli ebrei marocchini sono una comunità molto antica. Si calcola che prima della fondazione dello Stato di Israele in Marocco ci fossero dai 250.000 ai 350.000 ebrei[1]. Oggi in Marocco rimangono circa 8.000 ebrei[2].

Ebrei a Fes nel 1900

Storia

Sotto i Romani

Quando gli ebrei iniziarono a disperdersi in tutto l'Impero romano dopo la distruzione del regno ebraico nel 70 dc, molti di essi si stabilirono nella regione romana della Mauretania che comprendeva anche quello che oggi è l'attuale Marocco. Iniziarono ad occuparsi principalmente di agricoltura, dell'artigianato e dell'allevamento di bestiame. Essi si divisero in clan simili a tribù, guidati dai rispettivi capi, che pagavano ai romani una capitolazione fiscale di 2 sicli.

Sotto il dominio dei Romani prima e dei Vandali dopo gli ebrei Mauretani aumentarono e prosperarono a tal punto che la Chiesa ritenne necessario prendere posizione contro di loro. Dopo che il generale Belisario rovesciò i Vandali in nord Africa, Giustiniano emanò un editto di persecuzione per il Nord Africa, diretto contro gli ebrei, gli ariani e altre minoranze[3].

Nonostante ciò nel VII secolo, la popolazione ebraica della Mauretania aumentò grazie all'arrivo dalla penisola iberica di ebrei in fuga dalle persecuzioni visigota. Alla fine dello stesso secolo, stando alle cronache degli storici arabi, al tempo delle grandi conquiste arabe in Africa, c'erano numerosi ebrei in nord Africa..

Conquista araba e Idrisidi

 
Monumento in Algeria dedicato a Kahina, la regina ebraica che si oppose all'invasione araba.

Si presume che fosse di religione ebraica Kahina, la regina berbera che cercò di resistere agli arabi[4] guidati da Hassan ibn al-Nu'man nell'Aurès. Dopo la conquista araba molti berberi si convertirono all'islam, ma allo stesso tempo molti ebrei arabi immigrarono in Marocco. Gli ebrei marocchini erano soggetti al Patto di Omar e avevano lo status di dhimmi. La dipendenza del Marocco dal Califfato di Baghdad cessò nel 788, quando, Idris ibn Abdallah (noto come Idris I), fondò la dinastia degli Idrisidi, discendenti di Ali. Idris I proclamò, quindi, il suo dominio indipendente sul Marocco. Gli ebrei svolsero un ruolo politico nella storia della sottomissione del Marocco a Idris I. Dopo aver conquistato Tangeri e Volubilis, volle indurre le tribù ebraiche, che erano inclini a rimanere fedeli al califfo di Baghdad, ad unirsi al suo esercito. Per terrorizzarli e renderli più docili alle sue richieste gli attaccò in alcune delle città da loro abitate, come a Temesna, Chellah e Magada, al che gli ebrei di Tadla, Fazaz e Shawiya guidati dal loro generale Benjamin Ben Giòsafat Ben Abiezer si unirono all'esercito di Idris I . Dopo che l'esercito islamo-ebraico ebbe alcuni successi, gli ebrei si ritirarono, perché inorriditi dallo spargimento di sangue dei loro correligionari che erano ostili al Sultano. Il vittorioso Idris I quindi si volle vendicare e attaccò ancora una volta le città ebraiche. Dopo una resistenza senza successo gli ebrei furono costretti a concludere un accordo con lui, in base al quale essi furono tenuti a pagare una tassa annuale.

Il successore di Idris I, Idriss II, trattò gli ebrei in maniera molto più pacifica del padre, permettendo loro di stabilirsi in un quartiere particolare della sua capitale, Fes (fondata nel 808 dal padre), in cambio di una tassa di 30.000 dinari. Inoltre, alla fine del VIII secolo, già sotto Idris I, gli ebrei poterono stabilirsi in diverse città del regno in cambio del pagamento di tasse annuali.

Sotto gli Almoravidi

A metà del XI secolo, berberi nomadi provenienti dal Sahara marocchino, gli Almoravidi, lanciarono una crociata militare e religiosa per imporre un islam ortodosso Malikita. Sotto il comando del loro capo Yūsuf Ibn Tāshfīn conquistarono Sijilmassa, fondarono la città di Marrakech (intorno al 1060), presero Fes, Tlemcen, Orano, Algeri. Nel 1086, i musulmani di Spagna chiesero aiuto al sovrano nord africano, che intervenne in Spagna e distrusse l'esercito di Alfonso VI di Castiglia nella Battaglia di al-Zallaqa. In seguito gli Almoravidi consolidarono il loro impero che si estendeva da Valencia al Sahara fino ad Algeri[5]. Gli ebrei furono tollerati nel loro status di dhimmi. Il rigore religioso Almoravide non portò a persecuzioni religiose e la diffusione della civiltà arabo-andalusa nel Maghreb occidentale contribuì alla tolleranza e l'armonia tra le religioni. I flussi commerciali verso la Spagna e soprattutto Cordova crebbero e contribuirono allo sviluppo intellettuale delle comunità ebraiche nord africane e spagnole[6]. Questo è l'epoca di importanti rabbini come Isaac ben Jacob Alfasi. Si tratta di un'età d'oro che fiorisce.

Le persecuzioni Almohadi e la riorganizzazione delle comunità

All'inizio del XII secolo apparse tra le tribù berbere di montagna sedentarie installate nell'Anti-Atlante, un personaggio carismatico che impose una teologia morale rigorosa, puritana e ferocemente monoteista. Usando la lingua berbera per la diffusione delle sue idee e basandosi su una piccola cerchia di credenti, il "Mahdi" Ibn Tumart rivoluzionò il rapporto dei berberi con la religione. Dopo la sua morte intorno al 1128, il suo fedele più vicino, 'Abd al-Mu'min prese il titolo di califfo in riferimento al primo compagno del Profeta, Abu Bakr, cinque secoli prima.

Sotto la direzione di Abd al-Mu'min, gli Almohadi in 20 anni, rovesciarono l'Impero Almoravide, estendendo il loro potere su tutto il Nord Africa e la Spagna musulmana ed imposero un Islam intollerante ed estremista[7]. La dottrina del Mahdi non poteva che rafforzare l'intolleranza verso le altre religioni. L'applicazione di questa politica creò un profondo terrore fra le comunità ebraiche e ci furono molte esecuzioni e conversioni forzate: c'è un documento che menziona l'esecuzione di 150 ebrei a Sigilmassa, il capo della comunità ebraica di Fes, Rabbi Judah ibn Hacohen Shoushan venne giustiziato nel 1165. Alcune famiglie ebraiche riuscirono a fuggire, tra cui quella di Maimonide che fuggì in Egitto. In altre parti del Nord Africa, gli ebrei vennero autorizzati ad andare in esilio[8].

Dopo le prime grandi ondate di conquista, l'atteggiamento degli Almohadi divenne meno intransigente. Molte sinagoghe precedentemente distrutte, chiuse o convertite in moschee vennero ricostruite o riaperte, molte famiglie convertite con la forza all'islam vennero autorizzate a riconvertirsi al giudaismo, alcune anche dopo due o tre generazioni[8].

Gli Almohadi vennero definitivamente deposti verso la fine del XIII secolo dalla più tollerante dinastia dei Merinidi.

Sotto i Merinidi

I Merinidi furono una dinastia di berberi appartenenti al gruppo dei B. Zanāta (nomadi originari del bacino dell'alto corso del fiume Mulūyā), che regnarono per due secoli sul Marocco e per un breve periodo imposero il proprio predominio su tutto il Maghreb e su parte della Spagna islamica. Originariamente erano nomadi che vivevano nel nord del Sahara. La desertificazione progressiva della regione e l'avanzata degli Hafsidi dell'Ifriqiya (che a partire dal 1229 sostituirono gli Almohadi in Tunisia, Algeria e nord ovest della Tripolitania) li spinsero verso l'est del Maghreb. Dopo che, nel 1212, gli Almohadi nella penisola iberica, furono sconfitti dall'unione degli eserciti castigliani, aragonesi-catalani, navarresi e portoghesi (non parteciparono alla battaglia solo le truppe del León), nella battaglia di Las Navas de Tolosa, dal 1215, i Merinidi iniziarono a combattere i loro correligionari per sostituirsi ad essi nel governo della parte occidentale del Maghreb, riuscendo nell'impresa in una quarantina d'anni. Il loro nuovo dominio si estendeva dal Mar Mediterraneo ai monti del Rif e dell'Atlante, all'Oceano Atlantico, con le città di Taza e Fès in posizione centrale. Nel 1269, posero fine alla dinastia almohade, con la presa di Marrakesh, ultimo loro baluardo.

I Merinidi si dimostrarono particolarmente tolleranti verso gli ebrei. Quando dei fanatici attaccarono il quartiere ebraico nel 1275, il sultano Merinide Abû Yusuf Yaqub intervenne personalmente alla guida dell'esercito per salvarli. I sovrani di questa dinastia ricevettero benevolmente gli ambasciatori ebrei dei re cristiani di Spagna e avevano degli ebrei tra i loro cortigiani più vicini. Di questi ebrei, Khalifa ibn Waqqāsa (Ruqqasa) divenne amministratore della famiglia del sultano Merinide Abu Yaqub e il suo consigliere intimo. Fu vittima di intrighi di corte, e venne messo a morte nel 1302. Suo nipote, che fu anch'esso nominato consigliere del sultano, subì la stessa sorte e venne messo a morte nel 1310. Tuttavia, non ci furono ripercussioni contro gli ebrei marocchini a seguito dell'esecuzione dei loro potenti correligionari. Nel periodo Merinide fiorirono tra le comunità ebraiche marocchine lo studio della Kabbalah, così come la filosofia. L'ultimo filosofo marocchino del Medioevo era Judah ibn Nissim ibn Malkah, che era ancora in vita nel 1365.[9]

Espulsione degli ebrei dalla Spagna

 
La casa del rabbino nella mellah di Fes
 
Cimitero ebraico nel mellah di Fes
 
Rovine nel mellah di Essaouira

Nel 1249, La Reconquista spagnola aveva concluso la sua fase principale. A causa dei massacri e le violenze anti-ebraiche che si verificarono nella Spagna riconquistata dai cristiani, gli ebrei sefarditi, iniziarono ad emigrare in massa nel Sultanato di Granada e in Nord Africa per sfuggire alle persecuzioni cristiane. Due secoli dopo, nel 1492, dopo la caduta dell'ultima città musulmana di Spagna, Granada, Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia decretarono l'Editto di espulsione degli ebrei. Gli ebrei furono quindi cacciati dalla Spagna nel 1492 e dal Portogallo nel 1496. La loro improvvisa incursione sul Marocco e su tutto il Nord Africa fu ripetuta per tutto il secolo su una scala molto più ampia.

Questo inaspettato flusso di immigrati spagnoli, che in poco tempo causò il sovraffollamento nelle grandi città del Marocco, suscitò inquietudine sia tra i musulmani, che temevano un aumento del prezzo dei beni di prima necessità, sia tra gli ebrei marocchini indigeni, che temevano la rivalità economica ed intellettuale dei nuovi arrivati[10]. A causa del sovraffollamento causato dell'immigrazione su larga scala degli ebrei spagnoli, a Fes scoppiò un incendio nel Mellah (quartiere ebraico), subito dopo ci fu una carestia, a causa di ciò molti ebrei morirono. Nonostante questi eventi spiacevoli, gli ebrei rimasti in Portogallo e in Spagna che in teoria si erano convertiti al cristianesimo, ma in realtà professavano la loro religione di nascosto (marrani) non esitavano a fuggire in Marocco alla prima occasione. Ad esempio quando Manuele I decretò il divieto ai marrani di poter lasciare il Portogallo nel 1499, molti raggiunsero lo stesso nord Africa, corrompendo i funzionari portoghesi. Un certo Gonçalo di Loulé fu pesantemente multato perché segretamente trasportava ebrei da Algarve in Portogallo a Larache in Marocco[11].

Un nuovo gruppo di ebrei portoghesi raggiunse il Marocco dopo la costituzione definitiva dell'Inquisizione in Portogallo, voluta da papa Paolo III nel 1536[12]. Gli ebrei di origini iberiche svolsero funzioni di ambasciatori e mediatori tra il Marocco e l'Europa. Ad esempio gli ebrei Avraham e Samuel Cabeça divennero ambasciatori marocchini in Portogallo[13]. Dopo la sconfitta dei portoghesi in Marocco nella Battaglia di Alcazarquivir i nobili e i soldati portoghesi catturati dai musulmani furono venduti agli ebrei di origini portoghesi di Fes. Gli ebrei ospitarono i cavalieri portoghesi, loro ex concittadini, nelle loro case e permisero a molti di loro di tornare in Portogallo, con la promessa che questi ultimi avrebbero mandato in Marocco il riscatto per la loro liberazione dal Portogallo[14]. I discendenti degli ebrei iberici che trovarono rifugio in Marocco continuarono ad utilizzare dialetti spagnoli, come il ladino e l'Haketia fino ai giorni nostri. Gli immigrati sefarditi sorpassarono gli ebrei marocchini indigeni nel campo dell'istruzione e nella vita intellettuale ebraica. Grazie alla loro abilità nel commercio con l'Europa, gli ebrei svilupparono in Marocco mestieri e artigianato, che prima erano sconosciuti ai musulmani, e con la loro ricchezza, gli ebrei contribuirono cospicuamente alla nascita e allo sviluppo della dinastia alawide dal suo inizio nel 1666, e che regna tuttora sul Marocco[15].

Nel periodo di tempo che va dal XIV secolo fino agli inizi del XVII secolo in Marocco si susseguirono al potere le dinastie Merinide, Wattaside e Sadiana. Tutte dinastie che furono tolleranti con gli ebrei.

Sotto i Sadiani

La Dinastia Sadiana[16] iniziò con il regno del Sultano Mohammed al-Shaykh nel 1554, quando riuscì a sconfiggere l'ultimo Sultano Wattaside nella Battaglia di Tadla.

Dal 1509 al 1554 hanno regnato solamente nel sud del Marocco, ufficialmente dal 1527, con il Trattato di Tadla. Il Sultanato Sadiano terminò nel 1659, con la fine del regno del Sultano Ahmad al-'Abbas.
La famiglia Sadiana rivendica la propria discendenza da Maometto attraverso la linea di sua figlia Fāṭima Zahrāʾ e di Ali ibn Abi Talib, cugino del Profeta. I Sadiaani provengono da Tagmadert, nella valle del fiume Draa.

Il Sultano più famoso fu Ahmad al-Mansur al-Dhahabi (1578–1603), contemporaneo di Elisabetta I d'Inghilterra che costruì il palazzo El Badi e conquistò l'Impero Songhai.

In un primo momento i Sadiani furono fanatici religiosi intolleranti con i non musulmani, Imposero pesanti tasse agli ebrei, ma via via che consolidavano la loro autorità sul Marocco iniziarono ad essere più tolleranti verso la minoranza ebraica. Come i loro predecessori Wattasidi, i sultani Sadiani impiegarono gli ebrei come medici, emissari diplomatici e tesorieri. Nel 1603, l'ebreo Abraham bin Wach e Judah Levi furono nominati dal sultano ministri del Tesoro. I membri delle aristocratiche famiglie ebraiche come i Cabessa e i Palache furono reclutati dai sultani come diplomatici, tesorieri e negoziatori con i mercanti europei. Durante il periodo di governo di questa dinastia le autorità si dimostrarono sempre tolleranti verso gli ebrei, lo stesso si potrebbe dire delle masse musulmane[17].

Nel 1567 il sultano Abdallah al-Ghalib fece costruire un Mellah (quartiere ebraico) a Marrakech[18].

Sotto Moulay Rachid e Moulay Ismail (Dinastia alawide)

File:Moulay ismail ben ali cherif.jpg
Moulay Ismail, sultano del Marocco dal 1672 al1727. Migliorò notevolmente le condizioni di vita degli ebrei marocchini.

Gli ebrei soffrirono molto durante il periodo delle grandi conquiste di Moulay Rachid uno dei primi sultani della Dinastia alawide che volle unificare le varie parti del Marocco (cadute nell'anarchia dopo la caduta della Dinastia Sadiana) e tutto il nord Africa sotto il suo regno. Secondo André Chénier quando Al-Raschid ha conquistato la città di Marrakech nel 1670, ha fatto bruciare pubblicamente il capo della comunità ebraica della città, insieme a tutta la sua famiglia, inoltre ha fatto demolire le sinagoghe della città[19], molti ebrei furono espulsi dalla regione berbera di Sus. Le sue richieste agli ebrei in termini di imposte erano enormi, che venivano raccolte e consegnate al sultano da Joshua ben Hamoshet, un ricco ebreo, che aveva ricevuto da Moulay Rachid il titolo di capo di tutti gli ebrei del Marocco. Il successore di Moulay Rachid fu suo fratello Ismail (Moulay Ismail), uno dei più famosi sultani del Marocco. Moulay Ismail nominò suo consigliere l'ebreo Joseph Toledano, figlio di Daniel Toledano, che fu consigliere di Moulay Raschid, Joseph concluse un trattato di pace tra il Marocco e l'Olanda, per questo motivo divenne un favorito del Sultano. Sotto il governo di Ismail le sinagoghe che furono distrutte dal fratello furono ricostruite, anche se le tasse imposte agli ebrei erano ancora opprimenti. Un giorno minacciò gli ebrei di convertirli con la forza al'Islam, se il loro Messia non si fosse presentato in un limite di tempo ben preciso da lui predefinito. Gli ebrei compresero cosa si nascondeva dietro lo zelo pio del sultano, e lo accontentarono con una grande somma di denaro, salvandosi dalla conversione[20]. Ismail tentò un altro modo per estorcere denaro dagli ebrei: per una certa somma di denaro avrebbe dato ad un aspirante ebreo il titolo di capo di tutti gli ebrei del Marocco. Un certo Maimaran, che già ricopriva tale carica, e temeva il rivale (di nome Moshe ibn 'Attar), offrì al sultano una certa somma per la testa del rivale. Ismail fece in modo che Moshe ibn 'Attar sapesse quanto era stato offerto per la sua testa, al che Ibn' Attar offrì il doppio della somma per la testa del suo avversario. Il sultano prese i soldi da entrambi, definendoli pazzi, e li riconciliò uno con l'altro, al che Ibn 'Attar sposò una figlia di Maimaran e condivise con l'ex rivale la carica di capo degli ebrei. Moshe ibn 'Attar fu anche ambasciatore in Gran Bretagna ed ottenne un trattato di pace tra i due regni nel 1721. Gli Ebrei operarono come esattori di imposte nelle città costiere.

Gli ebrei, inoltre, avevano il compito di fornire il vino agli schiavi cristiani.

XVIII secolo

 
Casa ebraica ad Essaouira, di Darondeau (1807-1841).

La condizione della comunità ebraica rimase invariato sotto Mohammed III (1757-1789), che tentò di modernizzare il suo regno. Si sa che suo figlio maggiore, Moulay Ali, governatore di Fes, coraggiosamente si oppose alla richiesta del padre di imporre una nuova tassa agli ebrei di quella città. Egli affermò che gli ebrei di Fes erano poveri e che non sarebbe stato disposto ad aumentare ancora di più la loro miseria[21]. Il consigliere più fidato di Mohammed III era l'ebreo Eliahu ha-Levi[22].

L'ascesa al trono di Moulay Yazid, alla morte di Mohammed III nel 1789, portò un terribile massacro di ebrei marocchini, volendo vendicarsi di loro per non averlo sostenuto mentre tentava di usurpare il trono al padre, come prima punizione gli ebrei più ricchi di Tétouan, al suo ingresso in città, furono legati alle code dei cavalli e trascinati per la città, inoltre il Mellah della città venne saccheggiato. Le comunità ebraiche di Larache, Assilah, Ksar El Kebir, Taza, Fes e Meknes subirono la stessa sorte. Gli ebrei di Tangeri, Assilah, Ksar El Kebir ed Essaouira furono condannati a pagare grosse somme di denaro. Tutti gli ebrei che avevano servito il precedente sultano, e sui quali Mulay al-Yazid poté mettere le mani, furono giustiziati a Meknes, dove rimasero appesi per i piedi per quindici giorni prima di venire uccisi. Mordekai Chriqui (Il tesoriere ebreo del precedente sultano), che rifiutò di convertirsi all'islam, venne consegnato al carnefice, mentre un altro cortigiano del precedente sultano, Yakob Attal, accettò l'offerta, tuttavia venne ucciso lo stesso, l'ebreo Sholomon Hazzan, ambasciatore del Marocco in Spagna, fu giustiziato per presunto tradimento, Eliahu ha-Levi, il consigliere del precedente sultano, che si era sempre opposto a Yazid, abbracciò l'Islam per evitare di essere perseguitato, ma morì poco dopo. I notabili e le masse musulmane cercarono di aiutare gli ebrei. Molti musulmani nascosero degli ebrei nelle loro case. A Rabat, il governatore Bargash salvò la comunità da qualsiasi violenza.[23]

L'ascesa al trono di Mulay Sulayman, fratello di Yazid, fu considerata una liberazione dagli ebrei.

 
Contratto di matrimonio ebraico della città di Tétouan, risalente all'anno 1837

Una buona parte dei negoziatori, tesorieri, consiglieri e amministratori della corte marocchina furono ebrei. Erano soprattutto gli ebrei di origini spagnole, i sefarditi, chiamati in Marocco megorashim, la cui ricchezza, ed istruzione, spianarono loro la strada alla corte marocchina, come già in quella spagnola prima dell'espulsione. Uno dei primi di questi ministri fu Shumel al-Barensi, che iniziò la carriera di corte nel XVI secolo a Fes, ed aprì la "carriera di stato" per una lunga successione di correligionari che terminò nel XIX secolo con Masado Ben Leaho, primo ministro e consigliere del Sultano negli affari esteri[24]. Ebrei marocchini sono stati impiegati anche come ambasciatori nelle potenze stranire. All'inizio del XVII secolo l'ebreo Pacheco fu ambasciatore marocchino nei Paesi Bassi; Shumel al-Farrashi semmpre nei Paesi Bassi nel 1610, nel 1675 Joseph Toledano, che, come detto sopra, concluse un trattato di pace con l'Olanda; suo figlio Haym Toledano fu ambasciatore in Inghilterra nel 1750. Nel 1780 Jacob ben Abraham Benider fu mandato come rappresentante del Sultano del Marocco al re Giorgio III, nel 1794 un Ebreo di nome Sumbal e nel 1828 Meïr Cohen Macnin furono inviati come ambasciatori marocchini alla corte inglese [25].

Il viaggio di Montefiore in Marocco

 
Matrimonio ebraico in Marocco di Eugène Delacroix
 
Ebrei berberi nel Monte Atlante, 1900.

Nel 1863 il Consiglio dei Deputati ebrei britannici ricevettero un telegramma dal Marocco, era una richiesta di aiuto per liberare un gruppo di ebrei detenuti a Safi con l'accusa di aver ucciso uno spagnolo. Due ebrei furono giustiziati su richiesta del console spagnolo nella città. Sir Moses Montefiore, sostenuto dal governo britannico, intraprese un viaggio in Marocco per chiedere la liberazione degli ebrei imprigionati e, per fare una richiesta al sultano, cioè la garanzia che gli ebrei avessero gli stessi diritti dei musulmani. Montefiore ebbe successo in entrambi i casi[26]. I prigionieri furono liberati, e il 15 febbraio 1864, il sultano Mohammed IV del Marocco emise un decreto che concedeva pari diritti di giustizia agli ebrei.

Questo editto di emancipazione è stato confermato dal figlio di Mohammed IV, Hassan I, lo stesso anno della sua ascesa al trono nel 1873 e di nuovo confermato il 18 settembre 1880.

Tempi moderni

 
La Aben Danan sinagoga a Fes
 
"Dahan Limor" Cimitero ebraico nel sud del Marocco.

Nel 1940, il governo di Vichy sotto controllo nazista, emise molti decreti per escludere gli ebrei dalle funzioni pubbliche. Il Sultano Mohamed V si rifiutò di far applicare le leggi antisemite in Marocco, e in segno di sfida nel 1941 invitò tutti gli ebrei del regno alle celebrazioni dell'anniversario della sua salita al trono[27]. Nel 1948, circa 350.000 ebrei vivevano in Marocco, la maggior parte dei quali è emigrata in israele, Stati Uniti, Canada e in Europa. Oggi circa 8.000 vivono ancora in Marocco, per lo più a Casablanca, ma anche a Fes, Rabat, Meknes e nelle altre città principali.



Voci correlate

Note

  1. ^ Template:Worldhistory
  2. ^ AXT entry, 1997.
  3. ^ E. Mercier, "Histoire de l'Afrique Septentrionale," i. 167, Paris, 1888
  4. ^ this is now widely thought to be a modern misinterpretation, see article on Kahina
  5. ^ Charles-André JULIEN, Template:Opcit, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)76-88.
  6. ^ André Chouraqui, Template:Opcit, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)116-117.
  7. ^ Charles-André JULIEN, Template:Opcit, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)92-131.
  8. ^ a b André Chouraqui, Template:Opcit, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)117-124.
  9. ^ [http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/vjw/Morocco.html#5.
  10. ^ l.c. pp. 185 et seq.
  11. ^ Meyer Kayserling, "Geschichte der Juden in Portugal," pp. 143 et seq., Berlin, 1865
  12. ^ ib. p. 217
  13. ^ ib. p. 161
  14. ^ ib. p. 260
  15. ^ See G. B. Ramusio in Leo Africanus, "The History and Description of Africa," ed. R. Brown, iii. 1004, London, 1896
  16. ^ Enciclopedia Treccani Dinastia Sadiana
  17. ^ http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/judaica/ejud_0002_0017_0_17267.html
  18. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore zytnicki
  19. ^ Chénier, "Recherches Historiques sur les Maures et Histoire de l'Empire de Maroc," ii. 351, Paris, 1787
  20. ^ Chénier, "The Present State of the Empire of Morocco," i. 354, London, 1788; comp. Jost, "Gesch. der Israeliten," viii. 42 et seq.
  21. ^ Chénier, l.c. i. 341
  22. ^ Jost, l.c. viii. 45
  23. ^ [http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/vjw/Morocco.html#5.
  24. ^ Chénier, l.c. i. 157
  25. ^ Picciotti, "Sketches of Anglo-Jewish History" p. 173, London, 1875; Meakin, "The Moors," London, 1902)
  26. ^ Parfitt, Tudor (2000) 'Dhimma versus Protection in 19th Century Morocco.' In: Parfitt, Tudor, (ed.), Israel and Ishmael : studies in Muslim-Jewish relations. London: Curzon-SOAS Near and Middle East Publications, pp. 142-166
  27. ^ Moroccan Jews pay homage to `protector' – Haaretz Daily Newspaper | Israel News. Haaretz.com. Retrieved on 2011-07-04.

(EN) Storia degli ebrei in Marocco, in Jewish Encyclopedia, New York, Funk & Wagnalls, 1901-1906.

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