Maori
I Māori sono un popolo polinesiano, diffuso principalmente nel nord della Nuova Zelanda.
Māori | ||||||||
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Luogo d'origine | Polinesia | |||||||
Popolazione | 750000 | |||||||
Lingua | māori; inglese | |||||||
Religione | religione tribale; cristianesimo | |||||||
Distribuzione | ||||||||
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La loro lingua originale è detta Māori. Il māori è insegnato assieme all'inglese alla scuola dell'obbligo. Māori è una parola che significa "normale", in contrapposizione agli "invasori" inglesi definiti dagli autoctoni pakeha.
Sono generalmente alti, con la pelle di color bruno chiaro. Si ritiene che oggi la popolazione dei Māori si aggiri intorno alle 700 000 unità.
Cultura
La cultura dei Māori si divide in tre gruppi: Isole del Nord, Isole del Sud, Isole Chatham. Il perno della vita sociale e artistica è la Casa della Riunione, impreziosita di sculture molto grandi che descrivono un variegato pantheon di figli del Cielo e della Terra.
L'arte dei Māori assomiglia a quella della Papuasia. Tre sono gli stili artistici prevalenti: kaitaia, taranaki, hauraki. I motivi comuni sono il dio marino, il dio della guerra, e il padre degli uomini e degli dei.
Le loro abitazioni, in legno, sono spesso decorate con complessi intagli policromi. Artistica va considerata anche la pratica del tatuaggio del volto e del corpo, che rappresenta una delle tradizioni più importanti e resistenti di questo popolo. Tipica è anche la danza della Haka, resa celebre anche in Occidente dagli All Blacks, la nazionale di rugby neozelandese, che prima di ogni match intona la Ka Mate, una delle due versioni di Haka (l'altra, fatta solo prima di match importanti, è la Kapa o Pango).
Tradizionalmente la religione era gestita da ufficiali del culto e quindi si effettuavano celebrazioni di miti utilizzanti marionette. La scultura è prevalentemente guerriera e presenta alcune analogie con il bushido giapponese.[6] Un ottimo esempio è il temibile taihu, una testa dall'aspetto feroce che veniva fissata sulla prua delle imbarcazioni per intimidire i nemici.
La società māori è tradizionalmente suddivisa in caste.
I tatuaggi
Il moko è il tradizionale tatuaggio con cui i Maòri dipingono i loro volti. I guerrieri utilizzano il moko per raccontare la propria storia: ogni segno indica un diverso avvenimento della propria storia personale. Le donne riportano il tradizionale segno sul mento ad indicare che sono legate ad un guerriero Maòri.
Tra i tatuaggi, il kirituhi è la rappresentazione più decorativa (anche se comunque intrisa di significati legati alla felce "koru" come simbolo di nascita, rinascita spirituale e rigenerazione); a differenza del tatuaggio moko tutti possono tatuarsi questa tipologia di disegni, senza offendere la cultura. Servivano inoltre a far paura.
Storia
I Māori furono storicamente in forte opposizione rispetto ai coloni inglesi, che non riuscendo a sottometterli stipularono con loro un trattato (il Trattato di Waitangi). Anche dopo la nascita della colonia, e poi dello stato indipendente della Nuova Zelanda, i Māori non hanno mai cercato l'integrazione con le altre etnie del Paese, pur essendo da tempo convertiti al Cristianesimo. Il governo neozelandese ha negli ultimi anni dato inizio a un programma di integrazione razziale per facilitare l'integrazione dei Māori nella società, al tempo stesso proteggendone il bagaglio culturale. I rapporti fra la comunità Māori e i neozelandesi di origine europea sono comunque molto meno conflittuali di quanto siano in Australia fra aborigeni ed inglesi. Durante la battaglia di Verdun, ad Arras, gli Inglesi fecero venire i maori (abili scavatori) per scavare i migliaia di tunnel che sorgevano prima della linea tedesca per poi sorprenderli e attaccare di sorpresa.
Nello sport
I Māori si sono fatti conoscere nel mondo sportivo soprattutto grazie alla loro massiccia presenza nella famosissima squadra nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks i quali, all'inizio della partita, sono soliti eseguire l'haka, un antico canto mimato che, originariamente nato come un'invocazione al dio sole, si è evoluto nel tempo in un rituale più complesso per manifestazioni di gioia, o di dolore, o di quell'aggressività intimidatoria che, espressa a inizio partita dagli All Blacks, l'ha fatta spesso considerare esclusivamente una danza di guerra. L'haka, quale ci è stata fatta conoscere sui campi di rugby, ha più versioni: la Ka Mate (la più comunemente usata, attribuita a Te Rauparaha, guerriero della tribù Ngati Toa dell'Isola del Nord), la Peruperu, e la Kapa o Pango, creata a tavolino senza vera tradizione popolare per essere utilizzata in situazioni speciali ed eseguita la prima volta nel 2005 guidata da Tana Umaga, allora capitano degli All Blacks (pur avendo anche origini samoane), che ne diede una indimenticabile interpretazione. Quest'ultima è quella più esplicitamente riferita, nel testo, alla squadra di rugby neozelandese.
Ulteriori versioni sono eseguite dai cosiddetti Baby Blacks, ossia dalla squadra nazionale under 20 neozelandese di rugby, dai New Zealand Maori, selezione formata esclusivamente da giocatori di discendenza Maori, senza quindi giocatori "bianchi" o provenienti da altre zone della Polinesia, e dalla nazionale femminile.
Riferimenti nella cultura popolare
I Māori, e la loro cultura, sono stati spesso ispirazione per opere cinematografiche. Si possono segnalare tra gli altri:
- Lezioni di piano del 1993 diretto da Jane Campion.
- The Price of Milk del 2000 diretto da Harry Sinclair.
- La ragazza delle balene (Whale Rider) del 2002 diretto da Niki Caro, candidato all'Oscar per la Migliore attrice protagonista.
- Once Were Warriors del 1994 diretto da Lee Tamahori. Attraverso la storia di una famiglia si percorre la disgregazione sociale della comunità Māori.
Note
- ^ (EN) 2013 Census QuickStats About Māori, in Statistics New Zealand. URL consultato il 16-01-2014.
- ^ (EN) Paul Hammer, One in Six? The Rapid Growth of the Māori Population in Australia (PDF), in population.org.nz. URL consultato il 16-01-2014.
- ^ (EN) Carl Walrond, 'Māori overseas', in Te Ara: The Encyclopedia of New Zealand, 4 marzo 2009. URL consultato il 16-01-2014.
- ^ (EN) Table FBP-1. Profile of Selected Demographic and Social Characteristics: 2000 (PDF), in U.S. Census Bureau, Washington, D.C.. URL consultato il 16-01-2014.
- ^ (EN) Sex (3) and Single and Multiple Responses (3) for Population, for Canada, Provinces, Territories, Census Metropolitan Areas and Census Agglomerations, 2001 Census – 20% Sample Data, in Statistics Canada, Cat. No, Ottawa. URL consultato il 16-01-2014.
- ^ Mandel, pag. 121.
Bibliografia
- Gabriele Mandel, Arte etnica, Milano, Mondadori, 2001, ISBN 9788804447542.
- (EN) Richard S. Hill, Maori and State Policy, in Giselle Byrnes (a cura di), The New Oxford History of New Zealand, Oxford, Oxford University Press, 2009, ISBN 978-0-19-558471-4.
- (EN) Kerry R. Howe, The quest for origins: who first discovered and settled the Pacific islands?, Honolulu, University of Hawaii Press, 2003, ISBN 0-14-301857-4.
- (EN) Michael King, Maori: A Photographic and Social History, 2ª ed., Auckland, Reed Publishing, 1996, ISBN 0-7900-0500-X.
- (EN) Michael King, The Penguin History of New Zealand, Londra, Penguin Books, 2003, ISBN 0-14-301867-1.
- (EN) Hirini Moko Mead, Tikanga Māori: living by Māori values, Wellington, Huia Publishers, 2003, ISBN 1-877283-88-6.
- (EN) Claudia Orange, The Story of a Treaty, Allen & Unwin, 1989, ISBN 0-04-641053-8.
- (EN) M.P.K. Sorenson, Modern Māori: The Young Maori Party to Mana Motuhake, in Keith Sinclair (a cura di), The Oxford Illustrated History of New Zealand, 2ª ed., Oxford, Oxford University Press, 1997, ISBN 0-19-558381-7.
- Sarah Lark e H. Verardo (traduzione), Il canto dei Maori, 1ª ed., Milano, Sonzogno, 2013, ISBN 978-88-454-2559-2.
- (EN) Angela Ballara, Iwi: the dynamics of Māori tribal organisation from c. 1769 to c. 1945, Wellington, Victoria University Press, 1998, ISBN 0-86473-328-3.
- (EN) Douglas G. Sutton, The Origins of the First New Zealanders, Auckland, Auckland University Press, 1994, ISBN 1-86940-098-4.
Voci correlate
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