Aiglun (Alpi Marittime)
Aiglun (ed Aiglun anche in italiano) è un comune francese di 92 abitanti situato nel dipartimento delle Alpi Marittime nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. I suoi abitanti sono chiamati Aiglenois in francese ed Aiglenesi in italiano.
Aiglun comune | |
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(dettagli)
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Dipartimento | ![]() |
Arrondissement | Grasse |
Cantone | Saint-Auban |
Territorio | |
Coordinate | 43°51′N 6°55′E |
Altitudine | 373, 1 541 e 811 m s.l.m. |
Superficie | 15,17 km² |
Abitanti | 92[1] (2009) |
Densità | 6,06 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 06910 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice INSEE | 06001 |
Nome abitanti | Aiglenois (FR), Aiglenesi (IT) |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Geografia
Aiglun è un villaggio dell'alto paese grassese (Alto Paese di Grasse (in italiano detta anche Grassa) situato nel centro-ovest delle Alpi Marittime, 20 Km a nord di Grasse ed 11 Km a sud di Puget-Théniers[2].
Il comune è servito dalla strada dipartimentale RD10 che l'attraversa da est ad ovest[3].
Le sommità principali del comune sono il Mont Saint-Martin a 1.258 metri ed una cima secondaria del Pic de Fourneuby a 1.541 metri d'altezza.
Il comune è servito dalla linea numero 430 della rete "Sillages" (Vascogne - Saint-Auban)[4].
Una parte del territorio comunale, circa la metà, che si trova sulla riva sinistra dell'Esterone, e la sede del comune di Aiglun appartengono geograficamente alla regione fisica italiana, come tutto l'ex Contado di Nizza, mentre il restante territorio comunale fa parte della regione fisica e geografica della Francia, od ex provincia romana della Gallia Narbonense, secondo la suddivisione dell'impero romano, eseguita da Ottaviano Augusto nel 27 a.C..
Toponomastica
Il nome del comune appare per la prima volta nei testi storici verso il 1200 sotto la forma Ayglezuni, che è costituita dalla parola latina Aquila, in francese "Aigle", e dal termine gallico "dunum", equivalente ad altezza, per cui significherebbe l' altura dell'aquila, da cui deriva il toponimo attuale di Aiglun[5].
Storia
In una charta del 1039, l'Abbazia di San Vittore di Marsiglia riceve dei beni situati ad Aiglun.
Non si trovano in seguito citazioni di Aiglesunum o di Aigledunum almeno fino al XIII secolo.
Isnardo di Bar, della Casa di Grassa, commendatario dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, priore di Capua, Gran Siniscalco di Provenza, ha ricevuto dalla regina Giovanna I di Napoli, della Casa d'Angiò contessa di Provenza e Forcalquier, in ricompensa dei suoi servizi, le terre di Le Mas e di Aiglun, il 7 luglio 1348.
Egli ha fatto poi donazione della terra d'Aiglun a suo cugino "Pons de Les Ferres", il 18 maggio 1349.
La famiglia di Grasse perdé provvisoriamente i suoi feudi nella contea di Nizza, al momento della dedizione del contado nizzardo alla Savoia, poiché essa è rimasta fedele ai conti di Provenza.
Nel 1388, il villaggio d'Aiglun si ritrova sotto la protezione plurisecolare, dalla fine del XIV secolo alla metà del XVIII secolo, della Casa Savoia, come il resto della regione orientale della Contea di Provenza, in occasione della Dedizione del Contado di Nizza alla Contea di Savoia dapprima, addì 28 settembre 1388, formando così le "Terre nuove di Provenza", che divengono più tardi la contea di Nizza, nel 1526]].
Aiglun appartiene poi dal 1416 al Ducato di Savoia, sotto il Conte Amedeo VIII, divenuto Duca in quell'anno, ed infine il paese entra a far parte, per circa mezzo secolo, del regno di Sardegna nel 1720.
La famiglia di Grassa vende il feudo d'Aiglun ai fratelli Giorgio e Claudio Malopera nel 1562.
I fratelli Vincenzo e Bartolomeo Caissotti acquisirono i feudi di Le Mas e d'Aiglun nel 1584[6].
Il feudo d'Aiglun passa in seguito ai Fabri nel 1634, ai Claretti nel 1670, ai Bonetto nel 1673, ai Bianchi di San Salvatore nel 1754.
Al tempo del Trattato di Torino del 24 marzo 1760, il paese diviene francese, poiché il Regno di Francia e quello di Piemonte-Sardegna procedettero ad alcune rettificazioni di frontiera e di conseguenza ha luogo uno scambio di territori.
Evoluzione demografica
Abitanti censiti

Luoghi e Monumenti
Il villaggio è conosciuto dagli scalatori per le sue ripide pareti, alte più di 200 metri, che offrono itinerari di alta difficoltà. La Chiusa d'Aiglun è ugualmente apprezzata dagli "amatori" della canoa estrema.
Personalità legate al Comune
- Fanny Robiane: figlia di Joseph Robin, che fu sindaco d'Aiglun all'inizio del XX secolo, attrice francese di teatro, è deceduta nel 1982 ad Aiglun, dove ella s'era ritirata e dove ha lasciato dei ricchi archivi con libri "dedicati", segnatamente da Armand Godoy, Jean Richard Bloch ed altri; documenti iconografici; "ritagli" di stampa, ecc.). Il suo ricordo resta vivo presso gli abitanti d'Aiglun (detti Aiglenois in francese ed Aiglenesi in italiano) che l'hanno conosciuta e dei progetti sono in corso per onorarla. Un'associazione culturale sovvenzionata fra gli altri dal Comune e dal Consiglio generale, ha lanciato dal 2004 dei «Rencontres Fanny Robiane», consacrati al teatro, alla poesia, alla musica e ad altre manifestazioni culturali puntuali, che si svolgono tutto l'anno. Talvolta, queste manifestazioni sono realizzate in collaborazione con l'Università di Nizza.
Scalata
Il comune d'Aiglun è reputato per i suoi siti di scalata. La "Paroi Dérobée" (Parete Derubata) è la più conosciuta, con grandi vie come Alì Babà od i "Quaranta Ladroni".
Araldica
Lo stemma del comune di Aiglun è un blasone d’azzurro all’aquila d’argento impiedante un pesce del medesimo (colore).
Note
- ^ INSEE popolazione legale totale 2009
- ^ ↑ Calcul de la distance entre Aiglun et d'autres communes [archive]
- ^ ↑ a et b Carte topographique d’Aiglun, IGN [archive] sur Géoportail
- ^ ↑ Horaire de la ligne Sillages à la demande n° 430 [archive]
- ^ ↑ Ernest Nègre, Toponymie générale de la France: étymologie de 35 000 noms de lieux, Genève: Librairie Droz, 1990. Collection Publications romanes et françaises, volume CVCIII. Volume I: Formations préceltiques, celtiques, romanes, § 2725, p. 173
- ^ Enrico Costamagna, Michel Derlange, Les Niçois dans l'histoire, p. 47, Privat, Toulouse, 1988; p. 295