Operazione El Dorado Canyon
Operazione El Dorado Canyon è il nome in codice che fu attribuito al bombardamento della Libia che gli Stati Uniti d'America eseguirono il 15 aprile 1986. L'attacco fu condotto da U.S. Air Force, U.S. Navy e U.S. Marine Corps dal cielo, in reazione all'attentato alla discoteca di Berlino del 1986. Risulta che vi siano stati 40 morti tra i libici ed un aereo USA abbattuto, che ha cagionato la morte di due aviatori.
Operazione El Dorado Canyon | |
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Data | 15 aprile 1986 |
Luogo | Libia |
Schieramenti | |
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Origini
La Libia era una priorità assoluta per Ronald Reagan sin dal suo insediamento nel 1981. Gheddafi era decisamente anti-Israele ed aveva appoggiato gruppi estremisti nei territori palestinesi ed in Siria. Secondo alcune informative la Libia tentava di diventare una potenza nucleare[1][2] e il fatto che Gheddafi avesse occupato il Ciad, ricco di uranio, destava enorme preoccupazione in America. Altrettanto allarmanti per gli USA erano l'allineamento di Gheddafi con l'Unione Sovietica e le sue ambizioni di creare in Nord Africa una federazione di stati arabi e musulmani. Inoltre, l'allora Segretario di Stato Alexander Haig voleva adottare misure proattive contro Gheddafi poiché aveva utilizzato ex operativi CIA per organizzare campi di terroristi (i nomi di spicco erano Edwin P. Wilson[3] e Frank E. Terpil).[4]
Dopo gli attacchi agli aeroporti di Roma e Vienna nel 1985, con 19 morti e 140 feriti, Gheddafi dichiarò che avrebbe continuato a sostenere Rote Armee Fraktion, Brigate Rosse ed IRA fintanto che i governi europei avessero sostenuto i dissidenti libici.[5] Il ministro degli esteri libico definì tra l'altro "atti eroici" le stragi in questione.[6]
Dopo anni di scaramucce occasionali con la Libia per le pretese che quest'ultima avanzava sul golfo della Sirte come proprio territorio, gli Stati Uniti presero in considerazione un un attacco militare verso obiettivi libici in terraferma. Nel marzo 1986, gli USA, per ribadire che il diritto internazionale fissa il limite delle acque territoriali in 12 miglia nautiche (22 km), inviarono nella regione una task force dotata di portaerei. La Libia reagì con aggressive contro-manovre, che il 24 marzo sfociarono nel cosiddetto "incidente del golfo della Sirte".[7]
Il 5 aprile 1986 agenti libici compirono l'attentato alla discoteca La Belle di Berlino, uccidendo tre persone e ferendone 229 tra i presenti nel locale. La Germania Ovest e gli USA ottennero trascrizioni di telegrammi inviati da agenti libici nella Germania Est, implicati nell'attacco.
Si trovarono informazioni più dettagliate alcuni anni dopo, quando la Germania riunificata poté indagare sugli archivi della Stasi. Gli agenti libici che avevano eseguito l'operazione dall'ambasciata libica in Germania Est furono identificati e perseguiti dalla Germania negli anni 1990.[8]
Dopo parecchi giorni di colloqui diplomatici con i partner europei ed arabi, il presidente Ronald Reagan ordinò un attacco alla Libia il 14 aprile. Diciotto aerei da attacco F-111F del 48th Tactical Fighter Wing, decollati dalla base RAF di Lakenheath, con l'appoggio di quattro EF-111A Raven del 20th Tactical Fighter Wing, dalla base RAF di Upper Heyford in Inghilterra, assieme a quindici aerei da attacco A-6, A-7, F/A-18 ed aerei per la guerra elettronica EA-6B Prowler dalle portaerei USS Saratoga, USS America e USS Coral Sea ferme nel golfo della Sirte, colpirono cinque obiettivi alle 02:00 del 15 aprile, con l'intento dichiarato di mandare un messaggio alla Libia e ridurne la capacità di sostenere e addestrare terroristi. Reagan avvisò che "se necessario, lo faranno ancora."[9]
La missione di attacco alla Libia vera era stata preceduta nell'ottobre 1985 da un'esercitazione in cui il 20th TFW di stanza a Upper Heyford, equipaggiato con gli F-111E, ricevette l'ordine segretissimo di lanciare una missione simulata di attacco il 18 ottobre, con dieci F-111E armati con bombe da esercitazione da 500 libbre, contro un campo d'aviazione simulato ubicato a Terranova (Canada) a sud della base canadese di Goose Bay. La missione ebbe il nome in codice Operation Ghost Rider. La missione era essenzialmente una prova generale dell'attacco a lungo raggio contro la Libia. Fu un successo completo, salvo per un aereo che riuscì a sganciare solo una delle otto bombe che portava sulle barre alari. Le lezioni apprese furono trasferite al 48th TFW, dotato della più recente versione "F" dell'F-111.[10]
Per il raid aereo sulla Libia furono messi in preallarme elementi dell'allora segreto 4450th Tactical Group (USAF). Al Tactical Air Command (USAF) erano già stati consegnati più di trenta F-117, che potevano entrare in azione da basi segrete nel Nevada. I comandanti nei teatri del Nord Africa o Mediterraneo nulla sapevano delle caratteristiche dell'F-117, di cui anzi ignoravano persino l'esistenza. Quando mancava un'ora al momento in cui era programmato il lancio degli F-117, il Segretario alla Difesa cancellò la missione stealth, temendo di compromettere l'aereo segreto e il suo piano di sviluppo. L'incursione fu realizzata con aerei convenzionali della marina ed aeronautica USA. L'F-117 sarebbe rimasto del tutto sconosciuto al mondo per diversi mesi: solo nel 1988 fu svelato, soprattutto per le ampie descrizioni giornalistiche in occasione della guerra del Golfo.
Francia, Spagna e Italia rifiutarono agli Stati Uniti tanto il diritto di sorvolo quanto l'uso di basi continentali europei per fare questo colpo di mano, costringendo l'Air Force a compiere la sua parte di missione aggirando Francia e Spagna, sopra il Portogallo ed attraverso lo stretto di Gibilterra, allungando ogni percorso di 1 300 miglia (2 100 km) ed imponendo un diffuso ricorso al rifornimento in volo. Il diniego della Francia aggiunse da solo 2 800 km complessivi, e fu opposto malgrado che proprio la Francia fosse stata bersaglio del terrorismo diretto dal governo libico di Gheddafi. Il presidente francese Mitterand non concesse il suo spazio aereo perché gli USA si erano rifiutati di dichiarare ai vertici militari di Parigi tutti i dettagli dell'operazione, ed egli non voleva permettere alcuna operazione straniera che non potesse essere analizzata da autorità francesi.
Il raid
L'attacco iniziò alle 02:00 (ora libica), e durò circa dodici minuti, con 60 tonnellate di munizioni sganciate. Diciotto bombardieri F-111 coadiuvati da quattro aerei per la guerra elettronica (ECM) EF-111 partiti dal Regno Unito bombardarono l'aeroporto di Tripoli, un centro addestramento subacquei presso l'accademia navale e le caserme di Bab al-Azizia a Tripoli. Durante il bombardamento un F-111 americano venne abbattuto da un missile terra-aria (SAM) libico sul golfo della Sirte. Alcune bombe andarono fuori bersaglio, colpendo siti civili e diplomatici di Tripoli, in cui fu sfiorata la stessa ambasciata francese. Alcuni soldati libici, confusi ed in preda al panico, abbandonarono le rispettive posizioni, mentre i loro ufficiali tardavano ad impartire gli ordini del caso. La contraerea libica non aprì il fuoco prima che gli aerei avessero già sorvolato gli i relativi obiettivi. Ventiquattro aerei, tra F/A-18 Hornet e A-6 Intruder, decollati da portaerei bombardarono radar ed installazioni antiaeree a Bengasi prima di colpire le caserme Benina e Jamahiriyya. Numerose bombe mancarono il bersaglio e raggiunsero aree residenziali, oltre che parecchie sedi diplomatiche occidentali a Bengasi.[11][12][13]
Forze USA e bersagli
Obiettivo | Programmati | Effettivi | ||||
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Aerei | Armamenti | Aerei | Centrati | Mancati | ||
Caserme di Bāb al-ʿAzīziyya | 9× F-111F | 36× GBU-10 2,000 lb (910 kg) LGB | 3× bombardati 1× mancati 4× rinunciati 1× smarriti |
13 | 3 | |
Murat Sidi Bilal camp | 3× F-111F | 12× GBU-10 2,000 lb LGB | tutti bombardati | 12 | – | |
Aeroporti di Tripoli (già Wheelus Air Base) |
6× F-111F | 72× Mk 82 500 lb (230 kg) RDB | 5× bombardati 1× rinunciati |
60 | – | |
Caserme di Jamahiriyya (Bengasi) | 7× A-6E | 84× Mk 82 500 lb RDB | 6× bombardati 1× rinunciati sul ponte |
70 | 2 | |
Aeroporto Benina | 8× A-6E | 72× Mk 20 500 lb CBU 24× Mk 82 500 lb RDB |
6× bombardati 2× rinunciati |
60× Mk 20 12× Mk 82 |
– | |
Reti di difesa aerea |
Tripoli | 6× A-7E | 8× Shrike 16× HARM |
tutti gli aerei colpiti | 8× Shrike 16× HARM | |
Bengasi | 6× F/A-18 | 4× Shrike 20× HARM |
tutti gli aerei colpiti | 4× Shrike 20× HARM | ||
Totali | 45 aerei | 300 bombe 48 missili |
35 bombardati 1 mancato 1 smarrito 8 rinunciati |
227 centrati 5 mancati 48 missili diretti al bersaglio |
Difese aeree libiche
La rete difensiva aerea libica era vasta, e comprendeva
- 4 unità a lungo raggio di missili antiaerei S-200 Vega con 24 lanciatori.
- 86 unità di missili antiaerei S-75 Volkhov e S-125 con 276 lanciatori.
La sola Tripoli era così presidiata:
- 7 unità di missili antiaerei S-75 Volkhov con 6 lanciamissili per unità (42 complessivi).
- 12 unità di missili antiaerei S-125 Neva con 4 lanciamissili per unità (48 complessivi).
- 3 unità di missili antiaerei 2K12 Kub con 48 lanciatori.
- 1 reggimento antiaereo 9K33 Osa-AK con 16 veicoli da lancio.
- 2 unità antiaeree Crotale II con 60 piattaforme di lancio.
Perdite
Libiche
Messo in allarme da una telefonata, il leader libico Gheddafi con la sua famiglia lasciò precipitosamente il proprio complesso residenziale di Bāb al-ʿAzīzīyya pochi istanti prima che le bombe iniziassero a cadere. Si è a lungo ritenuto che la chiamata provenisse dal primo ministro di Malta Carmelo Mifsud Bonnici.[15] Invece, stando a Giulio Andreotti e Abdel Rahman Shalgham (al tempo ambasciatore libico a Roma), sarebbe stato Bettino Craxi ad avvisare veramente Gheddafi.[16]
Secondo il personale dell'ospedale più vicino, le persone che vi affluirono furono una ventina fra i militari, più due civili. Sono stati calcolati 60 caduti libici, comprese le basi aeree bombardate. Più tardi ai giornalisti americani fu mostrato il cadavere di una ragazzina, che si volle identificare in Hana, da poco adottata da Gheddafi. La notizia fu accolta con scetticismo, che tuttora permane.[17][18][19][20][21]
Nel luglio 2008 fu annunciato da Saif al-Islam Gheddafi (figlio del dittatore) un accordo con gli USA che condizionava ogni futuro risarcimento alle vittime americane del terrorismo, al componimento delle richieste delle vittime libiche del bombardamento USA nel 1986.[22] Il 14 agosto 2008 l'accordo U.S.-Libya Comprehensive Claims Settlement Agreement fu firmato a Tripoli dal vice-segretario di Stato per gli affari mediorientali David Welch e dal segretario libico per gli affari americani, Ahmad Fituri.[23]
Nell'ottobre 2008 la Libia versò 1,5 miliardi di dollari, in tre rate da 300 milioni (9 ottobre), 600 milioni (30 ottobre) e 600 milioni (31 ottobre) in un fondo[24] che sarebbe stato impiegato per risarcire i parenti delle vittime:
- della strage di Lockerbie, aggiungendo 2 milioni a ciascuno, poiché ne erano già stati pagati 8 in precedenza;[24]
- dell'attentato alla discoteca La Belle (solo USA);[24]
- del volo UTA 772 (solo USA);[24]
- del bombardamento sulla Libia che commentiamo (solo libici).[24]
Per pagare il complesso degli indennizzi, la Libia domandò 1,5 miliardi di dollari alle multinazionali che estraevano petrolio dai giacimenti libici, sotto la minaccia di "serie conseguenze" ai rispettivi contratti di affitto. Il componimento in parola fu almeno in parte finanziato da alcune società, anche americane, che scelsero di aderire alle richieste libiche.[25]
Di conseguenza, George W. Bush firmò un executive order (una sorta del nostro decreto legge) ristabilendo l'immunità del governo libico riguardo a tutte le azioni legali connesse al terrorismo ed abbandonando tutte le cause di risarcimento pendenti negli Stati Uniti.[24]
Americane
Due capitani USAF — Fernando L. Ribas-Dominicci e Paul F. Lorence — persero la vita nell'abbattimento del loro cacciabombardiere F-111 sul golfo della Sirte. Secondo i giornali dell'epoca, lo schianto del cacciabombardiere USA fu causato da "disorientamento dei piloti" o "guasto dei sistemi".[senza fonte] In principio i vertici militari statunitensi non vollero ammettere la perdita dell'aereo, e il Segretario alla Difesa Caspar Weinberger ipotizzò un inconveniente alla radio di bordo, o un atterraggio di fortuna su un aeroporto non previsto.[26] Il 25 dicembre 1988 Gheddafi offrì di restituire alla famiglia il corpo di Lorence attraverso Papa Giovanni Paolo II. il corpo, restituito nel 1989, fu identificato come quello di Ribas-Dominicci da risultanze odontoiatriche. L'autopsia, eseguita in Spagna, confermò che era annegato dopo l'abbattimento del suo aereo sul golfo della Sirte. La Libia afferma di non detenere il corpo di Lorence. Però la madre ed il fratello di quest'ultimo dissero di aver visto un filmato televisivo in cui un libico teneva un casco bianco con la stampigliatura "Lorence" sul retro.[27] Inoltre, William C. Chasey, che visitò la caserma di Bāb al-ʿAzīzīyya, sostiene di aver visto due tute di volo ed elmetti con le scritte "Lorence" e "Ribas-Dominicci", ed anche il relitto del loro F-111.[28]
Nel 2001 il bibliotecario universitario del Miami-Dade College Theodore D. Karantsalis ottenne l'appoggio del parlamentare Wally Herger in una petizione alla Libia perché restituisse i resti di Lorence ai suoi cari. Karantsalis creò anche un sito i cui visitatori erano invitati a firmare una petizione per coinvolgere nell'iniziativa il parlamentare Lincoln Diaz-Balart. Il 27 dicembre 2005 Karantsalis avviò un ricorso ai sensi del Freedom of Information Act (FOIA) contro il Department of Defense ed il Department of the Air Force perché si "adoperassero a scoprire dove si trovino le spoglie del capitano Paul Lorence." Karantsalis aveva sperato di individuare i resti prima del ventesimo anniversario della morte di Lorence.[29]
Conseguenze
In Libia
Dichiarazioni di Gheddafi
Gheddafi annunciò di aver "conseguito una spettacolare vittoria contro gli Stati Uniti" e che il paese veniva ufficialmente rinominato la "Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare Socialista“.[30] In realtà, il discorso parve poco appassionato e pure il festeggiare la "vittoria" sembrò stravagante. Le incursioni contro il suo governo lo avevano portato al punto di maggior debolezza degli ultimi 17 anni.[30]
Voci correlate
Note
- ^ Libya Has Trouble Building the Most Deadly Weapons, in The Risk Report, vol. 1, 1º dicembre 1995.
- ^ 1968 to 1990: Program Beginnings, su nti.org, NTI.
- ^ Collegamenti esterni in punto:
- Opinion on Conviction (PDF) US District Judges opinion on the Wilson Conviction
- Judge dismisses Wilson's civil case
- justice denied article
- Peter Maas, Manhunt: The Incredible Pursuit of a CIA Agent Turned Terrorist, November 5, 2002, I Books, p. 320, ISBN 0-7434-5268-2.
- ^ Seymour M. Hersh, TARGET QADDAFI, in The New York Times, 22 February 1987.
- ^ Ronald Bruce St. John, Libyan terrorism: the case against Gaddafi, Contemporary Review, 1º dicembre 1992.
- ^ Seale, Patrick. Abu Nidal: A Gun for Hire. Hutchinson, 1992, p. 245.
- ^ Collegamenti esterni in punto:
- ^ Flashback: The Berlin disco bombing. BBC on 13 November 2001.
- ^ 1986 Year in Review: Strike on Qaddafi
- ^ Warren Thompson "To the Bay and Back" Air Forces Monthly May 2010 published by Key Publishing Ltd
- ^ Operation El Dorado Canyon
- ^ Bernard Weinraub, U.S. Jets Hit 'Terrorist Centers' in Libya; Reagan Warns of New Attacks If Needed, in NY Times, 15 April 1986.
- ^ Libya – Encounters with the United States
- ^ AIRPOWER VERSUS TERRORISM: THREE CASE STUDIES, Thesis, June 2003, p.20
- ^ http://www.timesofmalta.com/articles/view/20100121/local/libya-again-thanks-malta-for-warning-of-us-bombing.290611
- ^ Italy helped "save" Gaddafi by warning of US air raid, 30 October 2008. URL consultato il 25 February 2011.
- ^ Cliff Kincaid — 22 February 2011, See Accuracy in Media article here, su aim.org, 22 February 2011. URL consultato il 25 March 2012.
- ^ Curtis Wong, Hana Gaddafi, Libyan Leader's Presumed Dead Daughter, May Be Still Alive: Reports, in Huffington Post, 9 August 2011. URL consultato il 1º September 2011.
- ^ Dental records for Hana Gaddafi reopen mystery of Libyan leader's daughter, su feb17.info, 12 August 2011. URL consultato il 1º September 2011.
- ^ Anthony Shadid, Enigmatic in Power, Qaddafi Is Elusive at Large, 27 August 2011.
- ^ Dental Records for Hana Gaddafi reopen mystery of Muammar Gaddafi's daughter, in The Daily Telegraph, 12 August 2011. URL consultato il 30 August 2011.
- ^ Libya, Italy to sign compensation deal: Gaddafi son, Reuters, 24 July 2008. URL consultato il 25 February 2011.
- ^ Libya, US Sign Compensation Agreement, The Tripoli Post, 17 August 2008. URL consultato il 25 February 2011.
- ^ a b c d e f Libya compensates terror victims, BBC News, 31 October 2008. URL consultato il 25 February 2011.
- ^ Shady Dealings Helped Qaddafi Build Fortune and Regime, The New York Times, 24 March 2011. URL consultato il 29 March 2011.
- ^ One plane missing after raid. The Evening Independent, April 15, 1986
- ^ Jennifer Kay, Lost Over Libya, Associated Press, 29 April 2006.
- ^ Chasey, William C. – Pan Am 103: The Lockerbie Cover-Up (Chapter 18)
- ^ 2006 – One Pilot Still In Enemy Hands, Contra Costa Times, 11 March 2006. URL consultato il 7 agosto 2008.
- ^ a b Brian L. Davis, Qaddafi, terrorism, and the origins of the U.S. attack on Libya., New York, Praeger Publishers, 1990, p. 183, ISBN 0-275-93302-4.
Bibliografia
- Joseph T. Stanik, El Dorado Canyon: Reagan's Undeclared War With Qaddafi, Annapolis, Maryland, Naval Institute Press, 2003, ISBN 1-55750-983-2.
- Robert E. Venkus, Raid On Qaddafi, New York, St. Martin's Press, 1992, ISBN 0-312-07073-X.
Collegamenti esterni
- Flashback: 1986 Bombing of Libya – slideshow by Life magazine
- Margaret Thatcher's statement on US bombing of Libya
- Operation El Dorado Canyon from Air Force Association magazine
- Excerpt from Victor Ostrovsky's The Other Side of Deception HarperCollins 1994
- The Libyan Strike: How The Americans Did It (Operation El Dorado Canyon) at Air Power Australia (c) July 1986