Lingua sicula

lingua indoeuropea estinta, limitatamente attestata
Versione del 5 feb 2014 alle 17:17 di Mαρκος (discussione | contributi) (Classificazione: Semmai così, non di più)

La lingua sicula è una lingua indoeuropea estinta, scarsamente attestata. Era parlata da popolo dei Siculi nella Sicilia orientale a partire dall'inizio del II millennio a.C.[1][2]; comunente si ritiene che appartenga alle lingue latino-falische, cioè che sia membro della stessa famiglia linguistica indoeuropea del latino e del falisco[3], sebbene l'esiguità delle testimonianze renda l'effettiva classificazione filogenetica ancora oggetto di dibattito da parte degli indoeuropeisti.

Siculo
Parlato inSicilia orientale
Periododal II millennio a.C.
Parlanti
Classificaestinta
Altre informazioni
Scritturaalfabeto greco
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Latino-falisco (?)
  Siculo
Codici di classificazione
ISO 639-3scx (EN)

Classificazione

Il primo studioso ad assegnare il siculo alla medesima famiglia del latino fu Karl Julius Beloch a fine XIX secolo[4] e la sua ipotesi fu in seguito accolta, tra gli altri, da Giacomo Devoto, che considerava il siculo il ramo della famiglia protolatina insediato più a meridione, testimonianza di un antico continuum in seguito interrotto dalla più recente immigrazione nella Penisola italica delle genti osco-umbre[5]: «[i] dati linguistici [...] considerano la lingua dei Siculi come una lingua non solo indoeuropea ma di tipo latino e non italico[6], in base tra l'altro alla formazione dei nomi di persona»[1].

Altri studi (seppur altamente confutabili) affermano invece che la lingua sicula, pur da considerarsi indoeuropea, sia riconducibile ad un tipo distinto, non riconducibile al gruppo delle lingue latino-falische: secondo tali ipotesi il siculo deriverebbe, in via diretta, dal sanscrito[7].

Distribuzione geografica

Le testimonianze del siculo provengono dalla Sicilia orientale[8], in particolare dalle aree delle attuali Milazzo[2] e Centuripe[9], Adrano[10].

Il corpus dei testi siculi

I testi siculi, generalmente redatti in alfabeto greco o in caratteri da esso derivati, sono per lo più brevi iscrizioni di tipo onomastico[2][9] e di carattere privato e funerario. Fanno eccezione il guttus di Centuripe, un vaso dal collo stretto recante una più lunga iscrizione in scriptio continua di difficile interpretazione[9] e l'iscrizione della Porta di Mendolito, un blocco in arenaria, oggi conservato presso il Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa recante una scriptio continua graffita da destra a sinistra sulla faccia esterna del blocco e, ad oggi, unico reperto appurato relativo ad una iscrizione in lingua sicula di carattere pubblico nota. Sulla sua interpretazione ancora rimangono forti dubbi[10].

Note

  1. ^ a b Giacomo Devoto, Gli antichi italici, p. 68.
  2. ^ a b c Siculi, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, p. 478.
  4. ^ Devoto, p. 32.
  5. ^ Devoto, pp. 49-50; 53.
  6. ^ "Italico" da intendersi nell'accezione più ristretta, coincidente con le lingue osco-umbre.
  7. ^ Il Siciliano: dialetto o lingua?, su poiein.it. URL consultato il 5 febbraio 2014.
  8. ^ Villar, p. 474.
  9. ^ a b c Villar, p. 491.
  10. ^ a b Il centro indigeno del Mendolito - La cinta muraria, su Regione.sicilia.it

Bibliografia

Voci correlate