Latino-falisci
Con il nome di Latino-falisci (o Protolatini o Latino-falischi)[1] si indica un insieme di popoli indoeuropei stanziati nell'antichità in Italia, caratterizzati dall'uso di un insieme di lingue tra loro strettamente imparentate: le lingue latino-falische. I più noti sono i Latini e i Falisci, ma è ritenuto probabile che a questo gruppo appartenessero anche i Siculi e i Veneti, per cui si parla anche di Veneto-latini.

Un tempo erano ritenuti parte dello stesso ceppo indoeuropeo degli Umbri, degli Osci e degli altri popoli a essi linguisticamente più affini (gli Osco-umbri). Vi era infatti l'ipotesi che la prima migrazione indoeuropea in Italia (dei Latino-falisci), e la seconda migrazione indoeuropea (degli Osco-umbri), avrebbero costituito rispettivamente la prima e la seconda ondata migratoria degli Italici, impiantatisi nella penisola in maniera massiccia[2]. Ma a partire dagli studi condotti da Vittore Pisani e Giacomo Devoto fin dagli anni trenta del XX secolo è emerso come in tale ipotetico ceppo, chiamato "italico", convergessero in realtà due diverse stirpi indoeuropee, giunte in Italia in momenti differenti e qui riavvicinate da una lunga convivenza. I precisi caratteri etnico-culturali di questi popoli, identificati soprattutto sul piano linguistico, continuano a essere oggetto di dibattito tra gli storici, così come le relazioni dei vari nuclei all'interno del gruppo e con altri popoli dell'area.
Etnonimo
Il composto "Latino-falisci", con il quale comunemente si indica questo gruppo di popoli, deriva dai due più ampiamente attestati, i Latini e i Falisci, ed è in stretta relazione con la famiglia linguistica corrispondente: le lingue latino-falische. L'insieme dei popoli latino-falisci è a volte identificato anche con altre espressioni[3]:
- Italici, in accezione ristretta. Il termine è tuttavia ambiguo, perché in accezione ampia. Benché meno rigorosa dal punto di vista storico-linguistico, tale parola abbraccia anche un'altra stirpe indoeuropea storicamente stanziata in territorio italico: quella osco-umbra[3].
- Veneto-latini, per sottolineare l'appartenenza, probabile ma non considerata ancora definitivamente acquisita, dei Veneti a questo ramo.
Theodor Mommsen, sulla base di elementi filologici nel XIX secolo, avanzò per primo l'ipotesi che gli Italici corrispondessero a due gruppi di genti indoeuropee distinte; quella dei Latini e quella degli Umbri-Sanniti[4]. Successivamente, nel 1917 Alois Walde, accostò i due ceppi, fino ad allora ritenuti una sola stirpe[5], a due differenti gruppi celtici, solo in un secondo momento riunitisi in territorio italico. Tale ipotesi, in sé scorretta[5], fu tuttavia ripresa negli anni trenta da Vittore Pisani; in seguito i tentativi di accostare dialettalmente l'uno o l'altro dei due ceppi ad altre famiglie indoeuropee non hanno superato lo stadio di ipotesi. Tuttavia, i successivi lavori di Giacomo Devoto consolidarono definitivamente la distinzione tra Osco-umbri e Latino-falisci, in un quadro ulteriormente contestualizzato di indoeuropeizzazione complessa dell'Italia, fatta di molteplici apporti, scaglionati lungo un processo plurisecolare, e di altrettanto molteplici fenomeni di sovrapposizione, fusione e convergenza tra i popoli e le loro lingue[3].
Le origini e l'insediamento in Italia
I Latino-falisci, attestati in epoca storica solamente in Italia, vi giunsero intorno al II millennio a.C., durante la tarda Età del bronzo, provenienti dall'Europa centrale o dall'area danubiana, dove si erano cristallizzati come popolo autonomo e avevano convissuto con altri gruppi indoeuropei, tra cui gli Osco-umbri. Intorno al XIII secolo a.C. i Latino-falisci, migrati in Italia, occuparono la costa tirrenica tra gli attuali Lazio e Calabria, e si sovrapposero o si mescolarono alle popolazioni neolitiche, pre-indeuropee. Praticanti la cremazione del defunto, possedevano buone conoscenze metallurgiche.
Tra i Latino-falisci sono noti: i Latini (definiti dalle fonti antiche come robusti contadini, svilupparono una civiltà agricola che mise a frutto molti terreni), stanziatisi nel Lazio insieme coi Capenati e i Falisci, questi ultimi attestati più a nord ed in stretto contatto, in epoca storica, con gli Etruschi; gli Enotri e gli Itali, che occuparono, rispettivamente, le attuali Basilicata e Calabria; gli Ausoni, gli Aurunci e gli Opici, che arrivarono in Campania (ma i primi, forse, occuparono anche le isole Eolie, nel mar Tirreno). Dal popolo degli Itali potrebbe aver avuto origine la tribù dei Siculi e dei Morgeti; altre fonti sostengono invece, riguardo al popolo siculo, la provenienza dal Latium, per cui furono strettamente imparentati con i Latini, se non costituissero addirittura con essi un unico popolo; partiti dal Lazio, avrebbero quindi percorso la costa tirrenica, per poi sciamare in Sicilia. I Veneti, invece, dovrebbero aver rappresentato la retroguardia migratoria dei Protolatini, arrestatasi nel Veneto.
Con la seconda migrazione degli Italici, giunsero nella Penisola gli Osco-umbri, che importarono la lavorazione del ferro e occuparono l'ampia zona appenninica, dalla Pianura Padana alla Calabria. Anche attraverso il rito del Ver sacrum, si sovrapposero o si mescolarono ai Protolatini trovantisi sulla loro via, nonché ai popoli neolitici. Gli Enotri sarebbero stati spinti nell'entroterra lucano dalle popolazioni osche, che occuparono poi la Calabria e si erano sovrapposte, in Campania, agli Opici. Da alcune fonti, potrebbe dedursi che gli antenati dei Siculi, scacciati dalla Penisola, migrarono in Sicilia, che da essi avrebbe preso il nome (sarà infatti occupata, respingendo man mano i già presenti Sicani nella parte occidentale). I Latini rimasero saldi nel Lazio, così come altri popoli discendenti dalla prima migrazione indoeuropea, che dalla seconda non subirono effetti.
I popoli latino-falisci nel I millennio a.C.
I Latini
I Falisci
I Veneti
I Siculi
Lingua
Le lingue parlate dai Latino-falisci sono considerate parte, insieme a quelle osco-umbre, della più ampia famiglia indoeuropea delle lingue italiche. Tra esse il Latino, probabilmente quello specificamente parlato a Roma, grazie alle conquiste romane divenne l'idioma egemone in Italia, sovrapponendosi alle altre parlate italiche indeuropee, così come all'Etrusco e ad altre di diversa origine. Recenti studi hanno rilevato le notevoli somiglianze delle lingue venetica e sicula con il Latino.
Note
- ^ Gli Italici: su epocadelbronzo.wordpress.com
- ^ Theodor Mommsen, Storia di Roma, Vol. I, cap. II, par. 2
- ^ a b c Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, pp. 478-782.
- ^ Theodor Mommsen, Storia di Roma, Vol. I, Cap.II, par. 4
- ^ a b Villar, p. 474.
Bibliografia
Fonti primarie
Letteratura storiografica
- Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, 2ª ed., Firenze, Vallecchi, 1951.
- Vittore Pisani, Lingue preromane d'Italia. Origini e fortune, 1978.
- (ES) Francisco Villar, Los Indoeuropeos y los origenes de Europa: lenguaje e historia, Madrid, Gredos, 1991, ISBN 8424914716. Trad. it.: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05708-0.
- Calvert Watkins, Il proto-indoeuropeo, in Anna Giacalone Ramat, Paolo Ramat (a cura di), Le lingue indoeuropee, Bologna, Il Mulino, 1993, ISBN 88-15-03354-8. Ora in: Enrico Campanile, Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005, ISBN 88-15-10763-0.
- Theodor Mommsen, Storia di Roma, Vol. I,