Porto di Gioia Tauro

porto marittimo italiano

Il porto di Gioia Tauro, a nord di Reggio Calabria, è il più grande terminal per trasbordo del mar Mediterraneo[1], e il principale scalo commerciale marittimo situato in provincia di Reggio Calabria.

Porto di Gioia Tauro
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Calabria
Provincia  Reggio Calabria
ComuneGioia Tauro
MareMar Tirreno
Infrastrutture collegateAutostrada A3, Aeroporto di Lamezia Terme, Aeroporto di Reggio Calabria, Ferrovia Tirrenica Meridionale
TipoPorto commerciale e industriale
GestoriAutorità Portuale Gioia Tauro
Profondità fondalida 12,5 a 18,00 m
Rifornimento carburante
Assistenza
Coordinate38°27′07″N 15°54′22″E
Mappa di localizzazione: Italia
Porto di Gioia Tauro

Il gestore del terminal contenitori del Porto di Gioia Tauro è la società Medcenter Container Terminal S.p.A., partecipata pariteticamente da Contship Italia, Terminal Investments Limited, Apm Terminals[2][3][4]. Il porto fa parte dell'operazione Container Security Initiative (CSI) degli Stati Uniti per il controllo dei porti da parte di personale specializzato statunitense per i traffici in direzione americana. Potrebbe iniziare a far parte anche del programma Megaport, insieme al Porto di Genova[5].

Storia

Le origini progettuali del porto di Gioia Tauro sono riportabili alla confusa situazione politico-programmatica determinatasi in Calabria all'inizio degli anni settanta (fatti di Reggio) che prevedeva l'assegnazione delle sede del capoluogo della costituenda regione a Catanzaro.

L'area costiera della Piana di Gioia Tauro, tradizionalmente coltivata ad agrumi e ad oliveti, venne designata come sito adatto ospitare il porto del progettato polo siderurgico di Reggio Calabria (che sarebbe divenuto il quinto centro siderurgico italiano ma che non fu mai realizzato, al pari di altri fantomatici progetti del governo inclusi nel cosiddetto pacchetto Colombo). Il progetto era stato elaborato come misura compensativa rispetto alla mancata assegnazione della sede del capoluogo di regione da parte della città in seguito ai Fatti di Reggio. Dette soluzioni sul momento venivano ritenute importanti, ma fuorvianti rispetto ai problemi generali e strutturali della regione.

In quella circostanza, l'allora presidente del consiglio dei ministri Emilio Colombo inserì nel suo pacchetto: l'insediamento del quinto centro siderurgico a Reggio, la Liquichimica di Saline e la SIR di Lamezia Terme. Oggi è noto che nessuna di queste iniziative è andata a buon fine dato che la sovrapproduzione di acciaio ha reso del tutto inutile il progetto siderurgico e la Liquichimica di Saline Joniche è ridotta oggi ad un ammasso di ruggine mai entrato in funzione. L'area di Gioia Tauro venne in seguito designata come sede di una nuova centrale elettrica ENEL a carbone anch'essa mai realizzata ma l'area portuale interessata dai lavori, incompleti, fu infine ridestinata a grande porto commerciale, che vide la luce nel 1994. La trasformazione in scalo portuale di transhipment comportò l'istituzione di una Capitaneria di Porto, di una sede doganale, della Guardia di Finanza, di Vigili del Fuoco e di un posto di Polizia di Stato.

Il porto ha assunto molto presto un ruolo importantissimo con oltre 2 milioni di container/anno movimentati nel 1998 dalla società MCT (gruppo Contship) con l'impiego di migliaia di unità lavorative.[6] Nel 2006 lo scalo portuale risultava al 10º posto nella Lista dei porti italiani per flusso di merci. Nel 2007 la quota di container movimentati ha superato la cifra di 3 milioni di unità.

Nel gennaio 2014 è reso noto che nel porto transiteranno le armi chimiche della guerra in Siria.[5]

Caratteristiche

Gioia Tauro risulta attualmente il primo porto italiano per movimentazione contenitori, con 2.300.000 TEUs movimentati nel corso del 2011[7], distaccando largamente non solo i porti di trasbordo di Taranto e Cagliari, ma anche porti di destinazione finale come Genova e La Spezia.

Tale ragguardevole traguardo risulta tuttavia inferiore rispetto ai dati riportati negli anni precedenti, con punte pari a circa 3,5 milioni di Teus, in particolare negli anni successivi al formidabile decollo delle attività portuali basate sul Transhipment.

Le coordinate del porto sono: 38°27′07″N 15°54′22″E

  • Imboccatura: larghezza 280 m
  • Bacino di rotazione - Sud: diametro 750 m
  • Bacino di rotazione - Nord: diametro 450 m
  • Banchina per transhipment container: lunghezza 3380 m
  • Banchina per transhipment automobili: lunghezza 670 m
  • Banchina per traffico commerciale e passeggeri: lunghezza 991 m
  • Banchina per darsena di servizio: lunghezza 257 m
  • Banchina pontoni: lunghezza 200 m
  • Canale: larghezza 260 m
  • Profondità fondali: 12,50 - 18,00 m

Collegamenti intermodali

  • Collegamenti su strada: Il porto è servito dalla Strada Statale 18 e dall'Autostrada A3.
  • Collegamenti ferroviari: Gli impianti attuali rendono possibile l'effettuazione di 5 treni giornalieri.
  • Collegamenti aerei:

Traffici

Traffico Porto di Gioia Tauro anni 1995-2007:

Anno 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Navi (Num.) 50 1.331 2.729 3.254 3.058 3.060 3.000 3.400 3.065 2.850 2.851 2.806
Contenitori (Teu) 17.000 572.000 1.448.531 2.093.650 2.202.951 2.652.701 2.500.000 3.008.000 3.148.662 3.261.034 3.160.981 2.938.176 3.445.337 3.467.772 2.857.438 2.851.261 2.304.982

'Ndrangheta

«Un porto controllato dalla mafia e così facilmente usato come punto d'ingresso di droga e armi è soggetto a diventare porta d'ingresso per materiali ben più pericolosi»

Il porto, fin dalla sua nascita fu tenuto sotto controllo dalle cosche della regione, Piromalli e Molè. È un centro di arrivo fondamentale per la 'ndrangheta calabrese per il traffico di droga internazionale. Nell'Operazione Decollo, dalle forze dell'ordine fu rivelato un traffico di sostanze stupefacenti che andava dall'Europa al Sud America all'Australia e ogni anno vengono sequestrate ingenti quantità di droga. Il porto è anche crocevia di merci contraffatte di vario genere. [8][9][10]

Secondo una relazione del 2006, gli investigatori stimano che l' 80% della cocaina in Europa arrivi dalla Colombia via Gioia Tauro. Il porto è anche coinvolto nel traffico illegale di armi. Queste attività sono controllate dalla criminalità di famiglie calabresi note come 'ndrangheta.

Nel febbraio 2008 la Commissione parlamentare antimafia ha concluso che la 'ndrangheta "controlli o influenzi gran parte dell'attività economica intorno al porto e utilizza l'impianto come base per il traffico illegale". Nella sua relazione ha detto che "l'intera gamma di interni o in subappalto attività di mafia è influenzato, dalla gestione della distribuzione e della trasmissione al controllo doganale e contenitori di stoccaggio. "Il tentativo di estorsione a Ravano e a Contship, è stato parte di un progetto che" non ha comportato semplicemente questo, ma anche il controllo delle attività legate al porto, l'assunzione di lavoratori, e le relazioni con il porto sindacati e le istituzioni locali ", aggiunge la relazione. "E 'legittimo effettivamente affermare che la malavita ha eliminato la concorrenza di società non controllate o influenzate dalla mafia nella fornitura di beni e servizi, eseguire lavori di costruzione e di assunzione di personale. E che ha gettato un'ombra sul comportamento del governo locale e altri organismi pubblici[11][12].

Il clan Piromalli ha tentato di condizionare la gestione del nuovo terminal container. Stabilito nella metà degli anni 1990, divenne il più grande terminale del bacino del Mediterraneo, dove si spostano più di 2 milioni di container nel 1998. Dal 1994, quando Contship Italia affittò l'area portuale per avviare l'attività di trasbordo e la Medcenter Container Terminal è stato creato grazie a 138 miliardi di lire del finanziamento statale, i Piromalli mirano a obbligare la società Medcenter, attraverso il suo vice presidente Walter Lugli, Contship e la società, attraverso il suo presidente Enrico Ravano, a pagare un kickback di US $ 1,50 per ogni contenitore trasbordato, una somma che corrispondeva a circa la metà dei profitti netti acquisiti dalle due società.[13][14]

Nel dicembre 2009 sono state arrestate dai carabinieri del ROS 26 persone, stroncando un giro d'affari imponente e sequestrando beni per diversi milioni di euro.[15]

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Note

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