Adrienne von Speyr
Adrienne von Speyr (La Chaux-de-Fonds, 20 settembre 1902 – Basilea, 17 settembre 1967) è stata una mistica, medico e scrittrice svizzera.

Nota per il suo legame spirituale e di collaborazione con il teologo Hans Urs von Balthasar, coltivato a partire dalla propria conversione al cattolicesimo nel 1940, è considerata una fra le maggiori mistiche del XX secolo.[1]
Biografia
Infanzia e adolescenza
Adrienne von Speyr nasce nel 1902 a La Chaux-de-Fonds, città montana della Svizzera francese lungo il massiccio del Giura, seconda dei quattro figli di Laure Girard e dell'oculista basilese Theodor von Speyr. La madre proviene da un casato di orologiai e gioiellieri di successo; il padre ha fra i suoi antenati fonditori di campane e pittori d'arte sacra. I due figli minori, Wilhelm e Theodor, diventeranno rispettivamente medico e direttore di banca,[2] mentre la maggiore, Helen, è la preferita della madre. La famiglia è benestante, ma di rigido costume: i figli, crescendo sotto l'ègida di una bambinaia, possono vedere i genitori quasi solamente a pranzo, dove gli è concesso parlare unicamente se interrogati.[3] I von Speyr hanno un motto, "Fare senza dire" (Faire sans dire), che Adrienne terrà sempre in considerazione,[4] iniziando le proprie memorie Dalla mia vita con il ricordo di come sua madre, d'indole vivace, si sforzasse di tacere durante le ore che il marito poteva trascorrerle vicino. D'altra parte, alla fanciulla tocca abitualmente, prima della buonanotte, una ramanzina della madre, basata sulle "mancanze" riferite dalla bambinaia.[5]
A sei anni, mentre cammina da sola per strada nel Natale del 1908, ha un fugace incontro con un pover'uomo che la prende per mano e le chiede se vuole andare con lui. La bambina, spaventata, rifiuta e si allontana, ma successivamente penserà che avrebbe fatto meglio ad accettare, ritenendo che quell'individuo fosse Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti vissuto quattro secoli prima.[6] Un altro episodio significativo della sua fanciullezza, che ne illustra anche il rapporto con la madre,[7] è quando, a capodanno del 1911, mentre è in giro da sola, viene travolta in pieno da un cavallo e dalla sua slitta, sotto l'occhio dei passanti, ma rimane illesa e torna subito a casa, dove soltanto in serata la famiglia viene a sapere, dai cronisti, dell'incidente, che l'indomani viene narrato dal giornale. Alla bambina, però, non viene permesso di leggerlo, e ne scoprirà il motivo a distanza di anni: l'articolo parlava di una "incantevole piccola" e sua madre non voleva che si insuperbisse.[8]
Ella coltiva già dall'infanzia il proposito di dedicarsi alla cura dei sofferenti, con una speciale attenzione ai poveri, per seguire le orme del padre medico, volendo aiutare come lui le persone.[9] Un esempio di tale proposito è quando, gironzolando d'inverno nel quartiere dei poveri, si avvicina a un ubriaco che urla da solo, e lo prende per mano tentando di calmarlo, ma questi le risponde di tornare a casa e riferire a suo padre di non lasciarla più girare così.[10] Da bambina trascorre spesso il pomeriggio dalla nonna materna, che le permette di stare in silenzio vicino alla finestra, onde imparare a fare raccoglimento e a risolvere da sé i problemi,[11] oppure, se interrogata, risponde prontamente a ogni domanda della nipote, e le racconta storie illuminanti.[12] La nonna rappresenta per lei una figura di riferimento, insieme al padre, e ha un ruolo decisivo nello sviluppo umano e spirituale della ragazza.[13] Quando decede, nel 1913, Adrienne si chiude in se stessa per il dolore.[12]
Nel corso dell'adolescenza legge più volte una biografia dell'infermiera Florence Nightingale e un libro di Noëlle Roger, Docteur Germaine, sulle difficoltà familiari di una dottoressa che infine rinuncia a esercitare la professione medica.[14]
Benché la madre sia contraria, suo padre acconsente a che la figlia segua il ginnasio, dov'ella studia con entusiasmo e profitto, aspirando a diventare dottoressa. Trascorsi due anni, però, sua madre riesce a toglierla dal ginnasio, preoccupata di veder la figlia circondata da ragazzi, e per la stranezza del suo intento – come donna, a quell'epoca – di studiare medicina. Adrienne frequenta per un anno, con tristezza, la scuola superiore femminile, ma continua a studiare di nascosto anche le materie del ginnasio, per tenersi in pari.[15] Così, nell'inverno del 1917, prende l'abitudine di svegliarsi ogni notte verso l'una, per studiare greco e latino due ore, facendo poi molta fatica ad alzarsi al mattino.[16] Una volta il padre la sorprende, in piena notte e al gelo, mentre impara vocaboli di greco, allora le permette di tornare al ginnasio, dove viene accolta trionfalmente dai compagni: è l'unica ragazza, ed è considerata esemplare in quanto a tempra, oltreché per il suo humour.[15] In un'occasione, per esempio, l'insegnante di geografia colpisce in faccia, con una riga, un proprio alunno. Adrienne interviene, lo prende per il collo e, volgendo il docente verso la classe, chiede: "Avete mai visto un vile? Eccolo qui".[17]
In tali occasioni (già alle elementari aveva tirato un forte schiaffo alla maestra, dopo che questa aveva picchiato un'alunna) suo padre si mostrava comprensivo, appurato che la figlia aveva difeso un compagno, e rispondeva: "Queste cose andranno male ancora; benissimo".[17]
Nel novembre del 1917 si sveglia una mattina con una lunga visione, in camera propria, della Madonna circondata da angeli. Tali figure le appaiono come in un quadro, sulla parete, ma nel contempo risultano a lei "vive", in movimento, e non le trasmettono spavento, bensì meraviglia e gioia.[18] Fra loro, la giovane riconosce anche Ignazio e altri santi. Da allora, ella avrebbe custodito una ferita sul cuore, sotto la mammella, come simbolo di intima appartenenza a Dio.[19]
A questa fervida vita interiore – di cui fanno parte, stando al racconto che ne farà in seguito, le indicazioni che in varie occasioni riceve segretamente da un angelo – si contrappone un rapporto assai teso con la madre, che la considera una figlia "fallita", continuamente fonte di preoccupazioni, a cominciare dal travagliato parto.[20] La madre si chiedeva spesso se non avessero scambiato sua figlia nella culla, perché era diversa in tutto dagli altri membri della famiglia, e Adrienne ricorderà ad esempio che, all'età di quattordici anni, sua madre la definiva, quasi ogni giorno, "brutta in maniera ripugnante".[21] Eppure, già dalla prima giovinezza, la ragazza suscitava grande fascino, e scherzosamente affermerà di aver avuto tanti ammiratori da poterne sposare, se avesse voluto, uno alla settimana.[22]
Nel febbraio del 1918 suo padre, in procinto di assumere una cattedra a Basilea, muore per una perforazione allo stomaco,[23] mentre ella si stava preparando al suo primo ballo, dopo essersi fatta consigliare, proprio dal padre, di quale dei tanti cavalieri dovesse accettare l'invito. La madre, che ora le proibisce di vedere il padre morto, si era rifiutata di far venire un chirurgo da fuori città, e quello che lo aveva visitato era incorso in una diagnosi errata, sottovalutando il problema, come poi dimostrato dall'autopsia. Le ultime parole che il padre, la sera prima di morire, aveva rivolto alla figlia, erano state: "Grazie di tutto, mia piccola; la vita non è facile per te, ma rimani come sei".[24] In primavera, avendo ricevuto delle avance da un medico che era conoscente del padre – ed è corteggiatore della madre – la giovane è presa da un tale disgusto che per la prima volta ha la tentazione, non attuata, di togliersi la vita.[25]
Sebbene la famiglia venga aiutata economicamente dai parenti, sua madre licenzia la domestica e Adrienne si sobbarca i lavori di casa. Per accontentare la madre, frequenta oltre al ginnasio la scuola commerciale, e non smette di lavorare nonostante la febbre, finché viene ricoverata nel sanatorio di Langenbruck per una forma avanzata di tubercolosi. In estate, un medico le comunica che non ha speranza di sopravvivere fino alla successiva primavera. Pare invece resistere, e allora viene trasferita a Leysin, dove rimane in cura due anni.[23] Presso lo chalet Espérance organizza conferenze su argomenti filosofici e religiosi, mentre la madre sembra averla dimenticata, e nemmeno i cugini che versano la retta al sanatorio paiono interessarsi a lei, tanto che la ragazza non si vede assistita nelle esigenze primarie e, come scriverà, apprende "nel più profondo di me stessa cosa significa essere un mendicante".[26]
Non ancora del tutto guarita, alla fine del 1920 segue un corso da infermiera, temendo che la sua fragile salute non le avrebbe permesso di diventare dottoressa, nell'ospedale delle diaconesse di Saint-Loup, circondata da una spiritualità protestante verso la quale si sente estranea.[27] Assistendo per la prima volta a un intervento chirurgico, ella sviene, perciò – appena rinvenuta – viene costretta, per imparare a concentrarsi, a tenere alzata la gamba di un uomo, operato alla zona genitale, durante un altro intervento, avvertita di quanto sarebbe pericoloso lasciare la presa.[28] In seguito il sovraccarico di lavoro le produce una ricaduta, sicché trascorre sei mesi di riposo alla Waldau, la clinica psichiatrica bernese diretta da suo zio, Wilhelm von Speyr, dove ha passato sin da bambina dei periodi di ferie, intrattenendosi nel grande giardino e familiarizzando con i pazienti.[29] Qui conosce lo psichiatra Oscar Forel e la sua famiglia, con cui entra in confidenza.[30]
Studi a Basilea
A causa della malattia perde tre anni di presenza al ginnasio, ma ciò non le impedisce, finalmente guarita, di riprenderne la frequenza. Dall'agosto del 1921, nonostante abbia scarsa dimestichezza col tedesco, si adatta a vivere e studiare a Basilea, dove la madre si è trasferita in compagnia degli altri figli. Nella città renana fa amicizia col filosofo Heinrich Barth, fratello del teologo Karl Barth, e con la logopedista Eva Bernoulli. Nello stesso periodo inizia a prendere lezioni di pianoforte, per la cui pratica le vengono chieste tre ore almeno di esercizio quotidiano. Diventa inoltre confidente del rettore scolastico, e consigliera per le proprie coetanee.[27] Segue in proposito, con fatica, una dozzina di sermoni alla chiesa di San Matteo, dove predica il padre di una sua amica di scuola, poiché questa le ha confidato di non andare d'accordo con lui, e Adrienne vuole capire come aiutarla; infine le suggerisce, semplicemente, di andare a passeggio col genitore un pomeriggio intero, e la compagna le fa sapere: "Mi hai restituito mio padre, grazie!".[31] Benché la sua giovinezza sia ricca di esempi, come questo, di interesse verso i bisogni altrui,[32] Adrienne subisce un giorno una scenata della madre, che la pone di fronte all'idea di non aver compiuto ancora nulla di concreto nella vita, cosicché la ragazza medita di gettarsi nel Reno, dal ponte della ferrovia.[27] Mentre fissa i vortici del fiume, si convince che la decisione è irrevocabile, ma un improvviso raccapriccio la distoglie da essa, facendogliela apparire vile. Torna dunque a casa, dove non fa parola con nessuno, ma apprende dalla sorella Helen che proprio quel pomeriggio una donna si è gettata nel fiume dal ponte ferroviario, venendo ripescata morta.[33]
Conseguita la maturità in appena un anno e mezzo dalla guarigione, intraprende lo studio della medicina, per quanto sua madre la preghi di desistere, avendo in mente per lei un impiego come segretaria in banca, affinché guadagni lo stipendio, e poiché intende farla sposare con un impiegato bancario. La delusione della madre, alla fine, è tale che per molte settimane non rivolge la parola ad Adrienne, e proibisce agli altri figli di farlo.[27]
Sebbene in questo periodo la musica rappresenti per lei una strada verso Dio, che le appare sempre più lontano e distaccato,[27] la giovane rinuncia a suonare il pianoforte e comincia a dare lezioni private fino a tarda notte, dal momento che i parenti rifiutano di pagarle gli studi.[34]
La sala di anatomia le suscita inizialmente ripugnanza, ma la supera pregando per i defunti di cui deve sezionare i corpi.[34] All'Università di Basilea segue, fra le altre, le lezioni di Friedrich Zschokke e del suo assistente Adolf Portmann,[35] oltreché quelle di Gerhard Hotz e del suo allievo Franz Merke. La giovane instaura con Portmann e Merke un'intensa amicizia.[34] Durante l'estate del 1924 compie da sola, a mo' di vacanza, un giro della Svizzera in bicicletta.[22] A distanza di due anni, nel 1926, trascorre invece le ferie estive come assistente in ospedale, dopo averne fatto richiesta a Gerhard Hotz, che nella stessa occasione le fa promettere di non rinunciare alla medicina per niente al mondo. Ella sta infatti avendo dei ripensamenti dopo che un altro docente, Kurt von Neergard, ha causato di fronte a lei e ad altri studenti la morte improvvisa di un paziente, iniettandogli cocaina anziché novocaina, e accollando poi la colpa all'infermiera. Adrienne tenta di convincerlo ad assumersi le proprie responsabilità, finché, appurato che questi non intende farlo,[36] boicotta le sue lezioni a lungo, tanto che Neergard si trova infine costretto a rinunciare alla cattedra di Basilea. Nel frattempo Hotz muore prematuramente, e Adrienne ne rimane profondamente toccata.[34] Ella è inoltre alle prese con un corteggiatore molesto, il suo compagno di università Guénin, che continua a farsi avanti benché la giovane si prodighi a cacciarlo, non supportata però dalla madre, speranzosa che la figlia lo sposi.[37] Guénin continuerà a perseguitare Adrienne per anni, in maniera ciclica, pur quando questa sposerà Dürr.[38]
La sua autobiografia Dalla mia vita si conclude tornando con la mente al 1º agosto 1926, quando Franz Merke le chiese se poteva restare con lui quella sera in ambulatorio, dato che tutti gli altri intendevano andare a una festa. Il "sì", pronunciato in tale occasione, le sarebbe apparso in seguito di enorme importanza, per il senso di responsabilità di cui la investiva un suo insegnante, sicché, in continuazione di quel legame, ella avrebbe scelto più tardi proprio Merke come padrino di battesimo.[39]
Età adulta
Superato l'esame di Stato nel 1928,[40] svolge la professione dapprima in ospedale e poi, dal 1931, in un ambulatorio privato, costantemente affollato, presso il "ponte di mezzo" sul Reno, a Basilea, dove nel corso dei decenni andrà crescendo la sua fama, oltre che di medico, di presunta taumaturga.[41] Ne verrà dipinto il quadro di dottoressa eroica, alle prese con sessanta e più pazienti al giorno, attenta ai loro mali, non solo fisici, bensì morali: impegnata a dissuadere i coniugi dalla separazione, nonché le donne – a centinaia – dalla volontà di abortire, con un interesse spiccato verso le ragazze madri e i poveri, i quali rappresentavano la maggioranza e ricevevano cure gratuite.[42] È ritenuta da alcune fonti la "prima donna a esercitare la professione di medico in Svizzera"[1] o la "prima donna svizzera ammessa alla professione",[43] sebbene vi sia almeno il caso, degno di nota, della dottoressa russo-svizzera Charlotte Olivier, celebre per il suo impegno contro la tubercolosi, la quale, essendo anche parente della Speyr, si era occupata di lei a Leysin.[44]
Nel 1927 sposa Emil Dürr, docente di storia, vedovo con due figli piccoli, conosciuto nello stesso anno durante una vacanza estiva a San Bernardino. In seguito alla morte di Dürr, nel 1934, ella si trova nuovamente a un passo dal suicidio, ma il suo ex insegnante Franz Merke la distoglie da tale proposito. Rimasta sola con i due fanciulli – il cui nonno, Adolf Baumgartner, ha avuto Nietzsche e Burckhardt per amici – nel 1936 si rimarita con Werner Kaegi,[45] che era stato allievo e assistente di Dürr, e ora insegna presso la medesima cattedra all'Università di Basilea.[46] Per la Speyr non era ammissibile una terza strada fra vita religiosa e matrimonio, ovvero non concepiva teologicamente lo status dei non sposati;[47] inoltre la cerchia protestante in cui ancora si trovava non le presentava un'alternativa a un secondo matrimonio. Secondo il teologo Marcello Paradiso «amò molto il primo marito, si occupò fedelmente e maternamente del secondo per tutta la vita».[46]
Nel 1940, colpita da un grave infarto, trascorre l'estate in ospedale. La debolezza cardiaca l'accompagnerà per il resto dell'esistenza, limitandola nei movimenti.[48] Dopo la scomparsa di Dürr, Adrienne non era più riuscita a recitare il Pater Noster senza che le riuscisse insincera la domanda: "Sia fatta la tua volontà". In autunno ha un primo incontro con il teologo Hans Urs von Balthasar, mediato da un amico di entrambi: il critico letterario Albert Béguin. Balthasar le parla dei poeti Paul Claudel e Charles Péguy, che sta traducendo, e le spiega che col Pater ci si rende disponibili, nei confronti di Dio, «ad essere assunti dalla sua opera e sempre impegnati in essa»; parole che sciolgono le esitazioni di Adrienne. Nello stesso anno, alla festa di Ognissanti, ella riceve il battesimo cattolico, mentre l'amico Béguin viene battezzato due settimane dopo, avendo la Speyr per madrina, poi fungendo da padrino quando lei ottiene la confermazione, mentre la famiglia di Adrienne, scioccata dalla sua conversione, prende sul momento le distanze.[42]
A pochi mesi dal battesimo, ha luogo la prima delle sue "passioni", cioè il rivivere la passione di Gesù, che la mistica asserirà di sperimentare ogni anno durante la Settimana Santa, secondo quanto le avrebbe annunciato un angelo, nella primavera del 1941, con molta serietà e senza darle a intendere cosa l'aspettava: "Ora inizierà subito". Ciascuna di tali esperienze, sempre cangianti fra loro, culminano per lei con la discesa all'inferno nel giorno del Sabato Santo, e i loro resoconti, estratti dai diari della Speyr, verranno raccolti da Balthasar nel libro Croce e inferi (Kreuz und Hölle).[50] Questo testo ispirerà le pagine di Gloria (tomo VII, 1969) in cui Balthasar elabora la "teologia dei tre giorni", tematizzando poi nella TeoDrammatica (tomo V, 1983) una "dilatazione della speranza" fondata sul "subabbraccio" (Unterfassung) – concetto centrale nella riflessione di Balthasar come in quella della Speyr – che esprime l'amore trinitario di Dio, il quale, dopo la morte in croce, scende agli inferi per assumere su di sé il peccato, ovvero prenderlo (fassen) da sotto (unten) in sostituzione vicaria (Stellvertretung).[51] Balthasar scrive in proposito che «il subabbraccio di tutti i peccati per mezzo dell'infinità dell'amore di Dio avvalora l'idea che il peccato, il male, dev'essere limitato e finito, e che troverà pure la sua fine nell'amore che lo abbraccia».[52] Tale concezione escatologica, ripresa in un convegno del 1984 sulla figura di Adrienne von Speyr, causerà l'attribuzione a Balthasar della formula secondo cui "l'inferno esiste, ma è vuoto", benché egli preciserà di aver semplicemente affermato la liceità, già avvalorata da teologi antichi e moderni, di "sperare per tutti".[53] Una speranza, quella nella redenzione di tutti, che è forte nella Speyr.[54] Nelle sue visioni dell'inferno, costituite da un radicale vuoto, dove regna il nudo peccato senza il peccatore, ella pativa l'estremo senso di solitudine del Figlio "staccato" dal Padre, e attraversava gravi sofferenze fisiche, oltreché spirituali, palesate esteriormente da stigmate,[55] della cui autenticità, cioè del fatto che non avessero matrice psicologica, Balthasar era convinto, come del resto era persuaso che Adrienne non ponesse "mai personalmente un limite al suo assumersi il dolore altrui".[56] Le stigmate, che risalirebbero al 1942, si sarebbero in seguito rimarginate per preghiera di lei,[57] angosciata al pensiero che, nonostante le fasce, i segni fossero visibili.[50] Nel 1942 avrebbe inoltre udito, in preparazione a un'esistenza sul crinale tra la realtà mondana e celeste, la voce: "Tu vivrai in cielo e sulla terra" (Tu vivras au ciel et sur la terre) accompagnata da una luce che, trovandosi ella in automobile, sarebbe stata notata da un passante, preoccupato che la macchina della dottoressa stesse bruciando.[58]
A partire dalla conversione della Speyr, Balthasar intrattiene con lei, per ventisette anni, una stretto rapporto di collaborazione, vivendo per oltre quindici anni sotto il suo stesso tetto – dopo esser uscito dall'Ordine dei gesuiti dietro istruzione di Adrienne – e affermando in seguito di aver ricevuto, dal punto di vista teologico, più lui da lei che viceversa.[59] L'11 febbraio 1950, infatti, Balthasar esce dall'Ordine e, superato un breve periodo in cui non può restare a Basilea per l'ostilità del vescovo, vive ospite dei coniugi Kaegi, dal 1956 in maniera stabile, occupando una stanza vicina a quella di Adrienne, nella stessa casa in cui si erano trasferiti i figli di Dürr, per i quali Kaegi era stato un padre adottivo.[46]
Sin dall'inizio del trentennio di collaborazione, Adrienne medita, al ritorno dall'ambulatorio, su qualche versetto biblico, e detta "ciò che vede" a Balthasar per circa mezz'ora, mentre il celebre teologo, che ha imparato apposta il metodo stenografico, annota scrupolosamente ogni parola, conscio che solo lui può farlo, perché ella non riesce ad aprirsi di fronte a un'altra persona.[60] Dal gennaio del 1943, per due anni, indica a Balthasar come realizzare il progetto di un istituto secolare, che lei chiama "il bambino", da porre sotto il segno dell'apostolo Giovanni: la Johannesgemeinschaft (Comunità di San Giovanni), fondata ufficialmente l'8 dicembre 1944 a Basilea. La Speyr scrive una buona fetta delle Regole della Comunità, e tiene delle lezioni, in particolare sul Vangelo secondo Marco, alle giovani che ne fanno parte. Al principio del 1941, infatti, la Madonna le avrebbe raccomandato di "prendersi cura delle ragazze" e delle loro vocazioni. Alcune conferenze vengono tenute da Romano Guardini, De Lubac, Gertrud von Le Fort e altri amici di Balthasar.[61] Il 9 agosto 1945 Adrienne ha una lunga visione dell'Apocalisse di Giovanni, descritta a Balthasar e da questi raccolta, sotto forma di commento, in un libro.[62] Per poter dare alle stampe le opere della mistica, vista la difficoltà di trovare un editore bendisposto, Balthasar fonda nel 1947 la casa editrice Johannes Verlag, anch'essa intitolata al "discepolo che Gesù amava", la quale pubblica inoltre Storia di un'anima di Teresa di Lisieux nella traduzione in tedesco della Speyr.[63] Dalla Pasqua del 1948 ella si considera a tal punto addentro alle realtà ultraterrene da domandarsi se il mondo sensibile sia veramente reale.[64]
Dal 1950 le viene chiesto raramente di dettare, per via del suo progressivo peggioramento di salute, e nel 1953 la mole di scritti ha già raggiunto sessanta volumi; tuttavia ella si sente più che mai immersa nelle visioni divine, che desidera continuare a comunicare.[65] Il diabete le produce un vistoso aumento di peso e problemi alla vista, mentre l'artrosi le causa gravi difficoltà di locomozione, che nel 1954 la costringono a rinunciare a malincuore all'attività ambulatoriale. Nel 1955 i medici la considerano giunta alla fine, tanto da stupirsi che non muoia;[66] in compenso ella afferma di sperimentare, sin dagli anni quaranta, una successione di "morti mistiche", attraverso cui rivive costantemente l'esperienza della morte,[67] e di "viaggi", sia in luoghi santi, fra il silenzio dei conventi o laddove il Sacramento attende una preghiera, sia fra le atrocità della guerra, immersa negli stati d'animo delle vittime come dei carnefici.[68]
Nonostante il suo corpo sia esposto, per le precarie condizioni fisiche, a "tutti i registri del dolore", secondo la definizione di Balthasar, la mistica non disdegna anche atti di penitenza volontaria, che ritiene le siano indicati da Ignazio. Ad esempio, nel 1963, Balthasar parte in viaggio per una vacanza, ma si vede costretto a tornare dopo pochi giorni poiché Adrienne gli fa sapere per telefono che sono "richiesti molti atti di penitenza". Nel 1964 ella perde quasi completamente la vista, benché tenti ancora di scrivere da sé numerose lettere, che talvolta rimangono in bianco quando non le è possibile accorgersi della mancanza d'inchiostro.[65] Avendo perduto, già prima della vista, la sensibilità ai piedi, non ha più modo di camminare, nemmeno tastando, sicché le occorre essere trasportata.[48] Malgrado tutto, Adrienne non smarrisce mai, secondo Balthasar, la propria serenità, la fondamentale felicità – esprimente per lei l'autentico senso della vita – e l'umorismo. Ella ripeteva di aver provato del malumore solamente in un'occasione, durante l'arco dell'esistenza, quando s'era sfinita dopo aver guidato l'automobile per un'intera giornata. Sentendosi finalmente a un passo da Dio, l'espressione che caratterizza i suoi ultimi giorni diventa: "Com'è bello morire!" (Que c'est beau du mourir!), frase esclamata prima di ringraziare per ogni cosa, ripromettendosi di offrire aiuto dal cielo. Morta alla festa di Sant'Ildegarda, medico medievale che era stato da lei venerato, Adrienne viene sepolta nel giorno in cui avrebbe compiuto sessantacinque anni, con il simbolo trinitario apposto sulla propria tomba, scolpito da Albert Schilling.[69]
Pensiero
Fra le opere di Adrienne von Speyr, la parte più rilevante è costituita da commenti biblici, pubblicati per primi e con l'imprimatur ecclesiastico, poiché considerati validi, nel contenuto, a prescindere dalla misura in cui possano essere scaturiti da particolari carismi. Tali opere hanno origine dalla riflessione contemplativa di Adrienne, dalla sua preghiera, senza alcuna base di esegesi scientifica.[71] Ella, ad esempio, non si pone affatto il dilemma se l'autore del Vangelo secondo Giovanni sia il medesimo dell'Apocalisse, ma assume come pacifico che tutti gli scritti neotestamentari custoditi dalla tradizione sotto il nome dell'apostolo Giovanni siano effettivamente opera sua.[72] Nella Speyr è viva l'esigenza di ricondurre la contemplazione cristiana alla sua fonte biblica, nella convinzione che il mondo, espressione di Dio, risulti comprensibile solo tramite la parola di Dio.[73]
Balthasar evitò di far stampare le opere esplicitamente mistiche di Adrienne mentre questa era in vita, per non aggiungere preoccupazioni a lei e alla sua famiglia, cosicché esse vennero pubblicate successivamente, rispetto ai commenti biblici, nei dodici volumi degli Scritti postumi.[74]
Mistica trinitaria
Il mistero della Trinità cristiana può dirsi il cuore delle riflessioni, nonché delle visioni, di Adrienne von Speyr, a partire dalla sua opera principale, San Giovanni. Esposizione contemplativa del suo Vangelo, un commento in quattro tomi al Vangelo secondo Giovanni. Nel primo volume ella descrive la profusione d'amore del Padre verso il Figlio, ovvero la kenosis attraverso la quale il Padre si dona, svuotandosi, al Figlio. Lo Spirito Santo è questo legame d'amore fra Padre e Figlio, che, per mezzo di una seconda kenosis, vede il Figlio incarnarsi, subendo l'abbandono in croce e negli inferi, per redimere il creato e riconciliarlo col Padre. Non permettendo che il "no" sia l'ultima parola dell'uomo, il Figlio attraversa il rifiuto dell'essere umano, l'inferno, per annunziarvi il "sì" di Dio.[75] I due volumi di Croce e inferi, in cui sono raccolte le esperienze vissute dalla Speyr nelle Settimana Sante dal 1941 al 1965, mostrano, secondo il teologo Elio Guerriero, che «se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenze (per cui è assurdo parlare della sua inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto».[76] Tali esperienze della Settimana Santa costituiscono, a detta di Balthasar, «il più grande regalo teologico che Adrienne von Speyr ha ricevuto da Dio e lasciato in eredità alla Chiesa» e indicano come gli stessi inferi, di cui il Padre consegna le chiavi al Figlio, rappresentino il luogo di un evento trinitario. Adrienne vi patì in maniera tanto seria e "reale" da non lasciare che si parli di mera inesistenza dell'inferno, o di apocatastasi quale teoria sistematica, tuttavia, dall'atto estremo del Sabato Santo, compiuto dal Figlio per obbedienza al Padre, risulta viepiù giustificato che la speranza prevalga sul timore.[77]
Nel commentare l'incipit del Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 1,1[78]: "In principio era il Verbo...") la Speyr afferma che, se l'essenza di Dio è trinitaria, essa è costituita da amore, poiché l'amore è l'essenza della relazione fra persone, non un suo risultato. In altre parole, l'amore non va inteso come una semplice metafora per illustrare il rapporto fra le persone della Trinità, giacché esso è l'essenza del mistero trinitario, il suo fondamento ontologico. L'essenza di Dio non è statica, bensì continuamente dinamizzata dallo Spirito Santo, il quale rappresenta un "eterno più" che mantiene in costante rinnovamento la relazione fra Padre e Figlio. In quest'ottica, la mistica trinitaria della Speyr non punta a un'unione o fusione invariabile con Dio, né a un distacco dal mondo, quanto a una partecipazione contemplativa al dinamismo amorevole che lega il Verbo incarnato, ovvero il Figlio, al Padre.[79]
Il rapporto d'amore fra Padre e Figlio è indicativo, secondo la Speyr, di come alcuni sacramenti siano mossi da un intento educativo di Dio verso i suoi figli. Uno dei tasselli più originali della riflessione speyriana è, difatti, la concezione trinitaria della confessione, che vede Dio posto innanzi a se stesso, cioè di fronte al Figlio, in assoluta trasparenza. Nella loro relazione dinamica, Padre e Figlio comunicano a vicenda, l'uno la gioia di rivelare, l'altro la fiducia di accogliere. Il Figlio desidera trasmettere all'umanità questa apertura del Padre, perciò istituisce il sacramento della confessione, affinché gli uomini si pongano in trasparenza innanzi a Dio, e accusino quanto li divide da lui, ovverosia il peccato, ricevendo la consolazione della misericordia divina.[80]
Approdata al cattolicesimo proprio nella ricerca di una esperienza più viva della penitenza sacramentale, Adrienne descrive ne La confessione come il peccatore debba portare in luce le proprie colpe, mai completamente scindibili dai peccati del mondo, per ottenere l'assoluzione, poiché Gesù ha preso su di sé le colpe dell'uomo, onde far sì che il Padre le perdonasse.[81] Nel Trattato del purgatorio, secondo Balthasar teologicamente superiore all'omonima opera di Caterina da Genova, la Speyr spiega lo stato del purgatorio come un trovarsi in confessione verso il Signore, in maniera penosa e implacabile, finché l'anima viene mondata da ogni egoismo, compreso il daffare per la propria salvezza personale, onde preoccuparsi unicamente che Dio non riceva più l'offesa del peccato, non importa chi sia a commetterlo. L'anima liberata sarà pronta a penare ancora, per espiare le colpe del mondo, sviluppando così gli stessi sentimenti del Redentore, sì da salire in cielo con lui.[82]
Mistica ecclesiale
L'opera di Adrienne von Speyr è pervasa da un "atteggiamento fondamentale", come lo definisce Balthasar, ispirato all'assenso mariano. Il fiat pronunciato da Maria (Luca 1,38[83]: "mi sia fatto secondo la tua parola") rappresenta la sintesi perfetta tra obbedienza e carità – tra la carità di Giovanni e l'obbedienza di Ignazio – poiché manifesta la volontà di essere unicamente al servizio di Dio. Ne L'ancella del Signore Adrienne descrive l'umiltà di tale consenso, costituito di pura trasparenza: tutta la luce rimane su Dio e non cade su Maria, che si rende semplicemente disponibile nella lontananza-da-se-stessa (effacement). La concezione speyriana della mistica sta tutta qui: una missione per la Chiesa, la cui forma interiore è il "sì" di Maria, nella dimenticanza di sé, per lasciare spazio alla parola di Dio. Come si evince anche dallo scritto Teoria della mistica, è un misticismo anti-psicologico, in quanto esclude ogni riflessione su di sé, che ne sminuirebbe la portata "oggettiva", mentre assume il ruolo di carisma ecclesiale, cioè al servizio della Chiesa. In proposito è degno di nota, osserva Balthasar, che, quando Adrienne gli comunicava un "incarico", dopo averlo affidato «il problema per lei era del tutto finito, tanto che la maggior parte delle volte spariva completamente dalla sua coscienza. Non si ricordava ciò che stava nei suoi libri e non le sarebbe mai venuto in mente di cercarvi una parola».[84]
La preghiera è il centro della vita trinitaria: ciascuna delle tre persone vede nell'altra il "sempre maggiore", ossia Dio, come lo concepirono i Padri greci e Anselmo. In questa adorazione reciproca, la relazione trinitaria si fa preghiera; il primo capitolo de Il mondo della preghiera è difatti intitolato: "La preghiera nella Trinità". Ogni autentica orazione umana partecipa di tale preghiera originaria, traendo linfa vitale dal mistero trinitario. Il Figlio è in eterno dialogo col Padre nella preghiera, e chi lo segue ha per suo tramite accesso al Padre, ovvero alla vita eterna. L'essenziale compito ecclesiale della Speyr è appunto, noterà Balthasar, di vivificare la preghiera, sia comunitaria sia individuale. Per siffatta ragione ella intese far conoscere il "mondo della preghiera" anche attraverso le proprie visioni dei santi, misticamente colti da Adrienne nel loro atteggiamento orante, descritto nel Libro di tutti i santi, presentando poi in maniera simile alcune figure veterotestamentarie nel libretto La missione dei profeti.[85]
Opere
Di seguito si riporta un prospetto delle opere pubblicate.[86]
- Opere scritte
- Christiane. Lettere sull'amore e il matrimonio (Christiane. Briefe uber Liebe und Ehe,[87] 1947)
- Dalla mia vita. Autobiografia dell'eta giovanile (Aus meinem Leben. Fragment einer Autobiographie, 1968), Jaca Book, 1989. ISBN 88-16-30173-2.
- Aforismi (Lumina und Neue Lumina, 1969)
- Medico e paziente (Arzt und Patient, 1983)
- Opere dettate
- Il discorso della montagna. Riflessioni su Matteo 5/7 (Die Bergpredigt. Betrachtungen über Matthäus 5-7, 1948)
- L'ancella del Signore: Maria (Magd des Herrn, 1948), Jaca Book, 1986. ISBN 88-16-30131-7.
- San Giovanni. Esposizione contemplativa del suo Vangelo (Das Johannesevangelium, 4 voll., 1948-1949)
- La lettera agli Efesini (Kinder des Lichtes. Betrachtungen über den Epheserbrief, 1949)
- The Letter to the Ephesians, Ignatius, 1996. ISBN 978-0-89870-570-6.
- L'Apocalisse (Die Apokalypse, 2 voll., 1950), Jaca Book, 1983. ISBN 88-16-30102-3.
- Il mondo della preghiera (Die Welt des Gebetes, 1951), Jaca Book, 1982.
- The World of Prayer, Ignatius, 1985. ISBN 978-0-89870-033-6.
- La lettera ai Filippesi (Dienst der Freude. Betrachtungen über den Philipperbrief, 1951)
- Il mistero della morte (Das Geheimnis des Todes, 1953), Centro ambrosiano, 2011. ISBN 978-88-8025-820-9.
- The Mystery of Death, Ignatius, 1988. ISBN 0-89870-204-6.
- La missione dei profeti (Die Sendung der Propheten, 1953), Jaca Book, 2003. ISBN 88-16-30401-4.
- Le porte della vita eterna (Die Pforten des ewigen Lebens, 1953)
- The Gates of Eternal Life, Ignatius, 1983. ISBN 0-89870-025-6.
- Lettera ai Romani, cap. 8 (Der Sieg der Liebe. Betrachtung über Römer 8, 1953)
- The Victory of Love: A Meditation on Romans 8, Ignatius, 1990. ISBN 978-0-89870-304-7.
- E seguirono la sua chiamata. Vocazione e ascesi (Sie folgten seinem Ruf. Berufung und Askese, 1955), Centro Ambrosiano, 2010. ISBN 978-88-8025-774-5.
- They Followed His Call: Vocation and Asceticism, Ignatius, 1986. ISBN 978-0-89870-100-5.
- Il Dio senza confini (Der grenzenlose Gott, 1955), Morcelliana, 1976.
- Il volto del Padre. Meditazioni teologiche (Das Angesicht des Vaters, 1955), Morcelliana, 1975.
- The Countenance of the Father, Ignatius, 1997. ISBN 978-0-89870-620-8.
- La luce e le immagini. Elementi della contemplazione (Das Licht und die Bilder. Elemente der Kontemplation, 1955), Jaca Book, 1995. ISBN 88-16-30290-9.
- La prima lettera ai Corinti (Der erste Korintherbrief, 1956)
- Stato cristiano (Christlicher Stand, 1956)
- The Christian State of Life, Ignatius, 1986. ISBN 978-0-89870-044-2.
- Diciotto salmi (Achtzehn Psalben, 1957)
- La lettera ai Colossesi (Der Kolosserbrief, 1957)
- The Letter to the Colossians, Ignatius, 1998. ISBN 978-0-89870-661-1.
- Parole della Croce e Sacramenti. Meditazioni teologiche (Kreuzeswort und Sakrament, 1957), Morcelliana, 1976.
- The Cross: Word and Sacrament, Ignatius, 1983. ISBN 978-0-89870-021-3.
- Passione secondo Matteo (Passion nach Matthäus, 1957)
- Isaia (Isaias, 1958)
- La confessione (Die Beichte, 1960), Jaca Book, 1978.
- Le lettere cattoliche (Die Katholischen Briefe, 2 voll., 1961)
- Esperienza di preghiera (Gebetserfahrung, 1965), Jaca Book, 1977.
- Croce e inferi (Kreuz und Holle, 2 voll., 1966-1972)
- Il libro dell'obbedienza (Das Buch vom Gehorsam, 1966), Messaggero, 1983. ISBN 88-7026-481-5.
- Il libro di tutti i santi (Das Allerheiligenbuch, 1966)
- Book of All Saints, Ignatius, 2008. ISBN 978-1-58617-192-6.
- Il mistero della giovinezza (Geheimnis der Jugend, 1966)
- L'uomo di fronte a Dio (Der Mensch vor Gott, 1966), Jaca Book, 1977 (2ª ed. 1991). ISBN 88-16-30217-8.
- Le parabole del Signore (Gleichnisse des Herrn, 1966), Jaca Book, 2008. ISBN 978-88-16-30459-8.
- Affermazioni su se stessa (Aussagen uber sich selbst, in Erster Blick auf Adrienne von Speyr, 1968)
- Preghiere (Gebete, in Erster Blick auf Adrienne von Speyr, 1968)
- With God and with Men: Prayers, Ignatius, 1995. ISBN 978-0-89870-563-8.
- La rete da pesca (Das Fischernetz, 1969)
- Teologia del sesso (Theologie der Geschlechter, 1969)
- La parola e la mistica (Das Wort und die Mystik, 2 voll., 1970)
- Marco (Markus. Betrachtungspunkte für eine Gemeinschaft, 1971)
- Mark: Meditations on the Gospel of Mark, Ignatius, 2012. ISBN 978-1-58617-776-8.
- Elia (Elija, 1972)
- Elijah, Ignatius, 1990. ISBN 978-0-89870-270-5.
- Ignazio di Loyola (Ignatius von Loyola, 1974)
- Diari (Tagebucher, 2 voll., 1975-1976)
- Tre donne e il Signore (Drei Frauen und der Herr, 1978), Jaca Book, 1983.
- Three Women and the Lord, Ignatius, 1986. ISBN 978-0-89870-059-6.
- Maria nella redenzione (Maria in der Erlösung, 1979), Jaca Book, 2001. ISBN 88-16-30376-X.
- La santa messa (Die heilige Messe, 1980)
- The Holy Mass, Ignatius, 1999. ISBN 978-0-89870-730-4.
- La Passione dall'interno (Passion von innen, 1981)
- The Passion from Within, Ignatius, 1998. ISBN 0-89870-594-0.
Note
- ^ a b Come Gesù lavora costantemente nelle nostre vite. Le parole della mistica cattolica che collaborò con Hans Urs von Balthasar (PDF), su vatican.va, L'Osservatore Romano, 2 ottobre 2013, p. 9. URL consultato il 10 marzo 2014.
- ^ Balthasar, La vita..., p. 14.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, p. 110.
- ^ Balthasar, introd. a Dalla mia vita, p. 10.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 13-14.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 26-27.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 110-111.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 28-30.
- ^ Balthasar, La vita..., p. 15.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 68.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 16.
- ^ a b Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 111-112.
- ^ Paradiso, Il blu e il giallo, pp. 26, 28.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 129, 132-133.
- ^ a b Balthasar, La vita..., p. 16.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 120.
- ^ a b Speyr, Dalla mia vita, p. 65.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 130.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 16, 19.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 14-15.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 118.
- ^ a b Paradiso, Il blu e il giallo, p. 21.
- ^ a b Balthasar, La vita..., p. 17.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 137-139.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 143-144.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 7.
- ^ a b c d e Balthasar, La vita..., p. 18.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 177.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 15-16, 18.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 156.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, p. 187.
- ^ Balthasar, La vita..., p. 26.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 190-191.
- ^ a b c d Balthasar, La vita..., p. 19.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 210-211.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 265-273.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 284-286; Paradiso, Il blu e il giallo, pp. 22-23.
- ^ Balthasar, postfazione a Dalla mia vita, p. 297.
- ^ Speyr, Dalla mia vita, pp. 294-295.
- ^ Dizionario storico della Svizzera
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 9.
- ^ a b Balthasar, La vita..., pp. 20-21.
- ^ Di Nicola, Come Chiara e Francesco, p. 147.
- ^ Militello, Il volto femminile della storia, p. 332.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 19-20.
- ^ a b c Paradiso, Il blu e il giallo, p. 25.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, p. 120.
- ^ a b Balthasar, La vita..., p. 24.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 20, 24.
- ^ a b Balthasar, La vita..., pp. 22-23.
- ^ Gibellini, La teologia del XX secolo, pp. 261, 267-268.
- ^ Balthasar, TeoDrammatica, V, 242; cit. in Gibellini, La teologia del XX secolo, p. 268.
- ^ Giandomenico Mucci, L'inferno vuoto, su chiesa.espresso.repubblica.it, La Civiltà Cattolica, 19 aprile 2008. URL consultato il 20 marzo 2014.
- ^ Jacques Servais, cit. in Filippo Rizzi, Adrienne: e la mistica si fa «moderna», su fidesvita.org, Avvenire, 13 settembre 2007. URL consultato il 22 marzo 2014.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 16.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 23, 27.
- ^ Militello, Il volto femminile della storia, p. 333.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 5.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 11-12.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 15.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 120, 126-127, 136, 138.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 53-55.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 140-141.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 78.
- ^ a b Balthasar, La vita..., p. 28.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, p. 17.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 27-28.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, pp. 12, 17.
- ^ Balthasar, La vita..., p. 29.
- ^ 28 settembre 1985; cit. in Paradiso, Il blu e il giallo, p. 4.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 57, 59.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, p. 122n.
- ^ Sindoni, Filosofia e preghiera mistica nel Novecento, p. 35.
- ^ Balthasar, La vita..., p. 58.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 121-123.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, p. 131.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 39-40.
- ^ Giovanni 1,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, pp. 85-87.
- ^ Sindoni, Adrienne von Speyr, pp. 91-92.
- ^ Guerriero, Hans Urs von Balthasar, pp. 125-126.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 34-35.
- ^ Lc 1,38, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Balthasar, La vita..., pp. 23, 32-33, 51.
Oltre a non rammentare quel che aveva dettato, ella spesso non teneva d'occhio in quale ordine Balthasar lo riordinasse; ad esempio, ormai anziana, ripeteva: "Come avrei scritto volentieri una dogmatica!", senza immaginare che il suo direttore spirituale fosse in procinto di pubblicare una vasta opera intitolata Dogmatica sperimentale sotto il nome di lei. In questa Dogmatica confluirà il già citato Trattato del purgatorio. (ivi, pp. 34, 50-51) - ^ Balthasar, La vita..., pp. 37-38, 43-45.
- ^ Avendo come riferimento la bibliografia in La vita..., pp. 60-65, e in First Glance..., parte I, cap. III.
- ^ Questo è l'unico libro la cui edizione originale fu pubblicata dall'editore J. Stocker (Lucerna), e non dalla Johannes Verlag, che ha invece pubblicato tutti gli altri libri.
Bibliografia
- La missione ecclesiale di Adrienne Von Speyr. Atti del II° Colloquio Internazionale del pensiero cristiano, introduzione di Hans Urs von Balthasar, traduzione di Maria Tosetto, Luca Doninelli e Carlo Fedeli, Milano, Jaca Book, 1986, ISBN 88-16-30140-6.
- (EN) Hans Urs von Balthasar, First Glance at Adrienne Von Speyr, 2ª ed., San Francisco, Ignatius Press, 1986, ISBN 978-0-89870-003-9.
- Hans Urs von Balthasar, La vita, la missione teologica e l'opera di Adrienne von Speyr in Adrienne von Speyr, Mistica oggettiva, a cura di Barbara Albrecth, traduzione di Benedetto Testa, Milano, Jaca Book, 1989, ISBN 88-16-30175-9.
- Hans Urs von Balthasar, Il nostro compito. Resoconto e progetto, traduzione di Guido Sommavilla, Milano, Jaca Book, 1991, ISBN 88-16-30223-2.
- Giulia Paola Di Nicola, Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar, in Come Chiara e Francesco. Storie di amicizie spirituali, a cura di Maria Chiaia e Franco Incampo, Milano, Àncora, 2007, ISBN 978-88-514-0437-6.
- Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo, 4ª ed., Brescia, Queriniana, 1999, ISBN 88-399-0369-0.
- Elio Guerriero, Hans Urs von Balthasar, Cinisello Balsamo, Edizioni paoline, 1991, ISBN 88-215-2301-2.
- Cettina Militello, Una vedova anomala: Adrienne von Speyr (1902-1967), in Il volto femminile della storia, Casale Monferrato, Piemme, 1995, ISBN 88-384-2392-X.
- Marcello Paradiso, Il blu e il giallo. Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr: un'avventura spirituale, Cantalupa, Effatà, 2009, ISBN 978-88-7402-511-4.
- Marcello Paradiso, Le intuizioni di Adrienne von Speyr (1902-1967), in Nell'intimo di Dio. La teologia trinitaria di Hans Urs von Balthasar, Roma, Città Nuova, 2009, ISBN 978-88-311-3370-8.
- Paola Ricci Sindoni, Adrienne von Speyr (1902-1967). Storia di una esistenza teologica, Torino, Società Editrice Internazionale, 1996, ISBN 88-05-05527-1.
- Paola Ricci Sindoni, Filosofia e preghiera mistica nel Novecento. Edith Stein, Simone Weil e Adrienne von Speyr, Bologna, EDB, 1997, ISBN 88-10-41112-9.
- Adrienne von Speyr, Dalla mia vita. Autobiografia dell'eta giovanile, introduzione e cura di Hans Urs von Balthasar, traduzione di Guido Sommavilla, Milano, Jaca Book, 1989, ISBN 88-16-30173-2.
- Anton Strukelj, Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr. L'unità di due opere, in Hans Urs von Balthasar. Cento anni dalla nascita, traduzione di Bruno Pistocchi, Milano, Jaca Book, 2005, ISBN 88-16-70204-4.
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Collegamenti esterni
- Victor Conzemius, Speyr, Adrienne von, in Dizionario storico della Svizzera, 14 ottobre 2013.
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