Rizzo (famiglia)

famiglia nobile italiana

I Rizzo sono un'antica famiglia nobile campana, la cui ascendenza è attestata dalla fine del secolo XIII[1] sino ai nostri giorni[2].

Stemma dei Rizzo nella chiesa di Santa Maria Egiziaca in Napoli

Storia

Il cognome ha subito modifiche ortografiche a seconda dell'epoca e dei rami: in antichità erano anche denominati Riccio seu Ricci oppure Ritii[3] (pron. Rizii). L'unica linea ora superstite, quella cilentana, ha modificato il cognome in Rizzo dei Ritii con R.D. 14/06/1941[4]. I Rizzo discenderebbero secondo la tradizione dai Patrizi romani Ritius, i quali, a seguito delle invasioni barbariche, presero nuova dimora sulla costiera amalfitana, da dove originarono il ramo napoletano[5] (poi cilentano), da esso quello molisano ed abruzzese, e la linea siciliana. Lo storico Carlo Padiglione attribuì l'arme della discendenza di Trinacria come stemma alternativo del Casato partenopeo[6]. I Rizzo di Sicilia furono presenti nell'isola dal secolo XIV all'inizio del XX, quando si estinsero nei Conti Riolo[7] del Piano. Anche i Rizzoli di Piacenza deriverebbero dal comune ceppo dei Ricci. La prima attestazione storica dei Rizzo campani la abbiamo con Giovanni, il quale fu tra i Baroni del principato Citra che prestarono denaro a re Carlo I d'Angiò nell'anno 1276 (Registro della Zecca di Napoli del 1276 e del 1277 – foglio 46). La famiglia fu molto attiva con i sovrani angioini prima e quelli aragonesi poi, rivestendo cariche importanti nella magistratura e nell'esercito, con conseguente elargizione di feudi e privilegi. Uberto fu Ciambellano della Nappa della Regina Giovanna I di Napoli (Napoli ca. 1327 m. Muro Lucano 12 maggio 1382), da cui ebbe il Castello delle Franche; i suoi figli Baldovino e Uberto divennero rispettivamente Regio Consigliere e Maestro Giustiziere. Pietro fu siniscalco di re Ladislao I di Napoli, conosciuto come Ladislao d'Angiò o di Durazzo (Napoli 11 luglio 1376 m. ivi 6 agosto 1414) divenendo Conte di Buccino in Abruzzo e Regio familiare nell'anno 1392. Qualche decennio dopo Pietro assunse il ruolo di viceré della Provincia di Abruzzo nel 1430 per la regina Giovanna II di Napoli, nota come Giovanna II d'Angiò (Zara 25 giugno 1373 m. Napoli 2 febbraio 1435). Ritornando sull'origine dei Rizzo, abbiamo altre due ipotesi:

  • essi deriverebbero dai Ricci di Firenze (come ricorda il De Lellis nella prefazione della ristampa all'opera del conte Michele Riccio di Cariati[8]).
Secondo Francesco Alvino[9], Cristoforo Landino (Firenze 1424 m. Pratovecchio 24 settembre 1498) definisce i Ricci come Casato originario di Firenze, ma senza fornirne alcuna documentazione: "Disse già il Landino esser essi venuti dà Ricci di Firenze, e ciò asserì senza addurre alcun documento".
  • Sempre secondo l'Alvino[9] Altri li dissero venuti da Amalfi, e tal assertiva manca anch'essa di fondamento. Più certa cosa è che i Ricci fossero napoletani, priaché Uberto Ciamberlano di Giovanna Ia passasse ad abitare in Castellammare per aver ottenuto colà molte terre in rimunerazione di servigi renduti, ed avessene quindi dimandata la cittadinanza.

Storicamente abbiamo l'iscrizione della famiglia tra i Patrizi Napoletani del Seggio[10], di Forcella nel 1444 e tra i Patrizi Napoletani del Seggio[10] di Nido nel 1501, ramo che continua sino a oggi, anche se all'inizio del secolo XVIII la famiglia perse gli onori del Patriziato, in quanto abbandonò la Capitale per trasferirsi definitivamente nei feudi cilentani. Francesco Alvino[9] riporta come il citato Uberto (Ciamberlano di Giovanna I) si fosse trasferito da Napoli a Castellammare di Stabia per prendere possesso delle terre ottenute per i servigi resi, divenendone Patrizio. Altro discendente fu Francesco, Doganiere e Regio Tesoriere sia dell'avita Castellammare che di Napoli, il quale procreò cinque illustri figli, ognuno a suo modo portatore di notorietà e fortuna ai Rizzo.

Il primogenito fu Michele Senior (per differenziarlo dall’altrettanto celebre nipote ex fratre), il quale fu eletto Intimo Consigliere da Re Alfonso I di Napoli (Medina del Campo 1396 m. Napoli 27 giugno 1458) nell’anno 1445, arrivando egli a descriverlo in un diploma Virum Profecto omni studio, omnique doctrina refertum, et sua clara virtute, atque celeberrima fama fulgentem.
Michele senior U.J.D.[11] si occupò di magistratura e diplomazia ai più alti livelli, attività perseguite da un grande numero di discendenti. Re Alfonso lo incaricò di trattare con il pontefice Niccolò V nel 1453 sulla pace in Italia. Nel corso di una missione in Germania per discutere con le potenze coeve per una guerra contro i turchi che avevano conquistato Costantinopoli e minacciavano tutto l'Impero Bizantino, Michele venne citato nei suoi commentari dal futuro papa Pio II: Michael Ritius Alphonsi Regis Siciliae, et Aragonum in vituperando quam in laudando Orator vehementior.
Michele senior fu un personaggio cruciale nella storia dei nobili Rizzo in quanto, entrato nelle grazie dell'Imperatore Federico III (giunto a Napoli con la consorte Eleonora d'Aviz nell’anno 1452), venne creato conte palatino nell’anno 1454, essendo divenuto dieci anni prima Patrizio Napolitano del Sedile[10] di Forcella: ebbe la concessione di aggiungere sullo stemma l'aquila imperiale, ed ebbe riconosciuto altresì per sé ed il figlio Pierluigi U.J.D.[11] di legittimare i figli spuri. Tra le pregresse e future onorificenze di Michele ricordiamo l’essere stato Presidente del Sacro Regio Consiglio (1445), Vice Protonotaro Luogotenente del Gran Camerario, Conservatore del Real Patrimonio e dei Suggelli della Gran Corte della Vicaria.

Lo stemma Rizzo non subirà più modifiche dal citato 1454 sino al Decreto di Riconoscimento di antica nobiltà nel 1938 (validato dalla Consulta Araldica del Regno d'Italia).

Tra i numerosi personaggi ricordiamo anche:

  • Riccio di Montechiaro: che fu consigliere di re Alfonso I di Napoli e uomo d'arme, combattendo tra il 1432 ed il 1443 a fianco del consanguineo Tuccio, al Caldora e ad altri Capitani coevi.
  • L'ultimo dei quattro fratelli di Michele senior fu Nicola, citato dal De Lellis come letterato nonché uomo d'armi. Ebbe come consorte la Nobile amalfitana Muliella Correale, con cui procreò il grande Michele junior U.J.D.[11], l'esponente più importante della famiglia.
  • Da segnalare infine:

Michele Riccio[12] di Cariati

Figlio di Nicola de Ritii e di Muliella Correale nacque a Castellammare di Stabia intorno all'anno 1445. Ebbe come precettore Pietro Summonte; intraprese anch'egli la carriera giuridica, divenendone un luminare. Re Ferdinando gli assegnò con onore nel 1487 la cattedra di Legge nella prestigiosa Università della Capitale. Con l'arrivo in Napoli di re Carlo VIII di Francia, Michele U.J.D.[11] tradì gli Aragonesi dedicandosi ai servigi dell'Angioino, il quale lo nominò Intimo Consigliere, Avvocato Fiscale del Real Patrimonio, Maestro Razionale della Regia Zecca. Lo investì inoltre della Contea di Cariati (1498), e della Terra di Giugliano. Con la cacciata di Carlo VIII le cronache non chiariscono se lo seguì subito a Parigi, oppure se rimase a Napoli. A testimonianza del permanere di Michele e dei Rizzo in Napoli (senza divenire oggetto di ripicche aragonesi), il Martucci riporta come sarebbe stato impossibile per i Patrizi Rizzo erigere il monumento funebre presso la Cappella dei Ricci in San Domenico Maggiore (destinato a Michele stesso ed al figlio Geronimo U.J.D.[11]) nell'anno 1500. Nel corso dei conflitti tra aragonesi ed angioini, il Regno venne diviso. Luigi XII di Francia ebbe insieme con altre Provincie la Città di Napoli. Michele venne quindi nominato Consigliere Intimo del Re, Presidente del Sacro Regio Consiglio di Santa Chiara, luogotenente del Gran Protonotaro di Napoli e Regio Senatore di Milano. Inoltre Roberto Sanseverino, Principe di Salerno, gli donò la terra di Trecchina. Infine gli altri nobili napolitani della Piazza di Nido[10] aggregarono al detto Sedile Patrizio lui e tutti i discendenti in linea retta mascolina. La pace tra i due contendenti reali durò poco, ed iniziarono le battaglie militari e legali, alle quali contribuì Michele. Alla fine prevalse Re Ferdinando il Cattolico; i francesi lasciarono il regno, e questa volta Michele li seguì a Parigi, lasciando in Napoli moglie e figli. In Francia Michele di Cariati continuò a macinare onori divenendo consigliere del Supremo Consiglio di Parigi, della Curia del Gran Parlamento di Borgogna e primo presidente del Parlamento della Provenza. In seguito re Luigi XII lo inviò come ambasciatore da papa Giulio II. A quest'epoca si ebbe la redazione del suo capolavoro storico, il De Regibus Hispaniae, Hierusalem, Galliae, Utriusque Siciliae et Ungariae Historia. Dopo il soggiorno triennale in Roma, Michele continuò la sua missione diplomatica a Genova (1506), e quindi a Firenze (1508). Rientrato in Parigi, venne nominato Maestro delle Inchieste (ovvero Segretario di Stato), e presidente del Parlamento di Parigi. Godeva di una tale stima del Sovrano da essere comunemente denominato l'Avvocato Napoletano. Con ogni probabilità una figura così importante e scomoda, (dobbiamo ricordare che era pur sempre straniero in terra di Francia), si attirò invidie, gelosie e sospetti: con molta probabilità sarebbe divenuto Ministro della Corona, se non fosse deceduto improvvisamente, con forti indizi di avvelenamento per intrighi di corte nell'anno 1515. Michele sposò nel 1487 la nobile Mariella Carbone, la quale morì anch'essa per crimine violento, trucidata in Pozzuoli per mano di pirati turchi (5 giugno 1520). Sepolti entrambi in San Domenico Maggiore di Napoli presso la tomba di famiglia, la lapide sepolcrale dell'Avvocato Napoletano (all'interno dell'altare di San Girolamo, realizzato da Tommaso Malvito) riporta la seguente iscrizione: Michaeli Riccio Civilis Pontificiique Juris Consultissimo in Italia et Gallia amplissimis honoribus functo Sebastianus Patri B. M. Anno MDXV. In terra di Francia sono tuttora conservati scritti del Riccio, consultabili tramite la Bibliothèque Nationale de France[13]. Riportiamo i principali testi, firmati "Michel du Rit" (traduzione in francese delle generalità dello storico[14]): A consilio et ab requaestis (ut aiunt) regiis, compendiosi et veridici de Regibus christianis fere libelli - Parigi - 1507[15], Le bon François, ou De la foy des Gaulois - Lione - 1589[16] ed Oratio ad Julium II. in obedientia illi praestita per Ludovico XII - Roma[17].

Titoli nobiliari

Tra i numerosi feudi e i conseguenti titoli nobiliari di cui godette in passato la famiglia, ricordiamo i principali:

Patriziato: Patrizio (Patricius Romanorum) Napolitano (Sedile di Forcella e Seggio di Nido[18]) - maschi.
Nobile: Nobile (del Regno d'Italia) - maschi e femmine. Unica linea superstite.
Signorie: Badia di San Vincenzo al Volturno[19], Bojano[20], Castelpizzuto[21], Giugliano[21], Grottolella/ Grotta Castagnara[21], Latronico, Polignano, Roccamandolfi[22] e Trecchina[23]).
Baronie: Camposano, delli Colli [oggi Colli al Volturno][23][24], acquistato da Giovanni Loise (morto 6 novembre 1568) nel 1530 da Federico Pandone (barone di Cerro al Volturno), e venduto da Ottavio il 22 maggio 1570 al nobile Carlo Greco di Isernia)[21], Contursi, Finocchito, Oratino, Pietraferrazzana[25], Postiglione[26], Rocchetta[21], Santo Stefano[21], Tortorella, Trentola (odierna Trentola Ducenta)[27] e Trentinara[21][23].
Contee: Buccino, Cariati, ed il titolo di Conti Palatini.
Marchesati: Castrovetere (1648) sulla terra di Castelvecchio[28], e titolo di marchese sul cognome (27 giugno 1770)[29].

Altri esponenti

Tra gli altri esponenti del Casato ricordiamo:

Nicola U.j.d.[11], figlio di Francesco, che venne valutato nel 1479 come famoso medico e filosofo (ulteriori informazioni su di lui si trovano nella Biblioteca di Montecassino nel Lexikon hebraico chaldeo biblicum).
Il giureconsulto Barone Giovanni Sebastiano U.j.d.[11]
Il barone Giovanni Luigi, capitano di re Filippo II di Spagna.
Giuseppe, vivente nel 1645, fu Cappellano del Tesoro di San Gennaro.
Un omonimo celebre giureconsulto Giovanni Luigi U.j.d.[11] (deceduto sessantacinquenne il 10 gennaio 1643), che fu canonico della Cattedrale di Napoli, Consulente della Congregazione dell'Ordinario, ed infine vescovo di Vico Equense dal 20 dicembre 1627.

Sul finire del secolo XVII, il ramo primigenio, tuttora fiorente, perse il diritto al Patriziato Napoletano avendo trasferito la propria dimora nei feudi cilentani. La famiglia ha avuto numerosi cavalieri gerosolimitani: il primo fu Fra' Emanuele Rizzo nell'anno 1434, cui seguirono Giuseppe (n. 16 settembre 1660), Ottavio (n. 3 maggio 1662) e altri.

Alleanze matrimoniali

I Rizzo si imparentarono con le principali famiglie patrizie di Napoli, e della nobiltà meridionale, come i d'Alessandro[30], Billotta[31], Brancaccio[32], Caldora[33], Capece Aprano[30], Caracciolo[34] (cui confluirono per eredità i feudi molisani) e Caracciolo di Santobuono[35], Carafa[33], Carbone[33], Carmignano[31], Correale e Macedonio[36], Domini Martini[30], Fontanarosa[35], Franchi[34], Galeota[35], Galluccio, de Liguoro[30], Longo[31], Niglio[37], Pandone di Venafro[38], Saraceno[35], Seripando[35], del Tufo[34], Zurlo e molte altre. Nell'ultimo secolo citiamo l'alleanza matrimoniale con l'influente famiglia di armatori statunitensi Shewan.

Stemma[39]

 
Stemma dei Rizzo - Monumento funebre di Michele Riccio nella chiesa di San Domenico maggiore in Napoli

Da studi sulle sepolture nel Duomo di Amalfi sembra che lo stemma antico fosse un troncato al 1° d'argento al riccio al naturale (o di nero), al 2° a tre fasce contro innestate di nero (del tutto simile allo stemma originario dei Rizzo di Sicilia, ramo Amalfi/Napoli). Come accennato, il 24 dicembre 1454 l'imperatore Federico III ricompensò i Rizzi per i loro meriti definendo la composizione dello stemma: interzato in fascia:

al 1° d'oro all’aquila di nero con il volo abbassato coronata d'oro, nascente dalla partizione (intelletto molto rigoroso)
al 2° d'oro al riccio (porcospino) di nero (essere pronti a difendersi ed astuzia nell'attacco);
al 3° d'oro a due fasce ondate d'azzurro come simbolo dei due principali Capitani militari della famiglia.
Cimiero: un'aquila nera coronata d'oro (concessione dell’Imperatore Federico III nell'anno 1454).
Svolazzi: d'oro, di nero e d'azzurro.

Attuale titolo nobiliare dei discendenti: Nobile (maschi e femmine) con D M. di Riconoscimento del 12 agosto 1938.

Motto

MELIORA LATENT

Monumenti

Mentre il principale palazzo di famiglia presso l'antico Sedile[10] di Nido in Napoli non è più esistente (come l'altro presso San Giorgio Maggiore, come ricordato dal De Lellis), permangono tombe di esponenti del Casato e monumenti funebri di celebri artisti in varie chiese di Napoli. Segnaliamo tra le altre le basiliche di Santa Chiara, di San Domenico Maggiore, le chiese di Sant'Anna dei Lombardi (monumento funebre di Maddalena, figlia del conte Michele senior, nella cappella d'Alessandro accanto a quello del consorte, il celebre giureconsulto barone Antonio d'Alessandro di Cardito), di Santa Maria della Stella (vescovo Giovanni Luigi) ed in alcune cappelle di famiglie collegate.
Ricordiamo infine fra molti altri:
nella basilica di Santa Maria la Nova a Napoli (busto del barone Giuliano del 1452: Haec est sepultura Magnifici Militis Domini Iuliani Riccii de Neap. & suorum antiquitatem deleta anno Domini 1452);
lastra tombale nella chiesa arcivescovile di Sant'Andrea ad Amalfi;
la cappella dei Rizzo di Galdo Cilento nella chiesa di San Nicola di Bari;
il palazzo-casaforte Rizzo di Galdo Cilento;
il palazzo Riccio a Torchiara.

Note

  1. ^ De Lellis Carlo, Auctoris Vita a Carolo De Lellis … conscripta in De regibus Hispaniae, Hierusalem, Galliae, vtriusque Siciliae, & Vngariae, historia, auctore Michaele Riccio - Neapoli: ex regia typographia Egidij Longhi, 1645 – p. 8.
  2. ^ A.A.V.V., Libro d’Oro della Nobiltà Italiana - Ed. XXIII (Vol. XXVIII, 2005-09), Collegio Araldico – Roma (voce Rizzo dei Ritii).
  3. ^ A.A.V.V., Libro d'Oro della Nobiltà Italiana - Ed. IX (Vol. X, 1937-39), Collegio Araldico – Roma (voce Rizzo).
  4. ^ A.A.V.V., Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, Ed. X (Vol. XI, 1940-49), Collegio Araldico, Roma (voce Rizzo dei Ritii).
  5. ^ Mugnos Filadelfo, Teatro genologico delle famiglie nobili titolate feudatarie ed antiche nobili del fidelissimo Regno di Sicilia viuenti ed estinte, Palermo: per Pietro Coppola, 1647-70 (voce Rizzo).
  6. ^ Carlo Padiglione, Trenta centurie di armi gentilizie, Napoli: Bideri, 1914 (v. ad vocem: lo stemma indicato come alias è quello della Linea comitale di Sicilia, non della Linea napoletana).
  7. ^ Spreti Vittorio, Enciclopedia storico-nobiliare italiana (Voll. 9), Milano 1928-36 – voce Riccio o Rizzo.
  8. ^ Riccio Michele, De regibus Hispaniae, Hierusalem, Galliae, vtriusque Siciliae, & Vngariae, historia (inizio secolo XVI). Nel 1517 venne data postuma alle stampe un'opera di Michaelis Rith (il Riccio), presso Inclytam Basilean, un'opera sui Rizzi, che si trova nella Biblioteca Nazionale Marciana a Venezia.
  9. ^ a b c Alvino Francesco, Viaggio da Napoli a Castellammare con 42 vedute incise all'acqua forte, Napoli - Stamperia dell'Iride, 1845 – p. 128.
  10. ^ a b c d e I Seggi, o Sedili Napoletani erano 29, ognuno portava il nome della famiglia di maggior spicco, oppure di una chiesa, o anche di un monumento presente nel quartiere. Tradizionalmente erano i luoghi di riunione dei Nobili per la discussione di leggi, cause ed in generale ciò che riguardava l'amministrazione del territorio ad essi soggiacente. I Seggi di maggior spicco erano quelli di Capuana, di Forcella, di Montagna, di Nilo (poi detto Nido), del Popolo, di Portanova e di Porto.
  11. ^ a b c d e f g h U.J.D., Dal latino Utriusque Juris Doctor (anche doctor utriusque iuris, oppure iuris utriusque doctor, o anche doctor iuris utriusque), Dottore in entrambe le leggi, intendendo il dottorato sia in diritto canonico sia in diritto civile.
  12. ^ Alvino Francesco, op. cit., pp. 130-133.
  13. ^ http://www.bnf.fr
  14. ^ BnF catalogue général - Fonctionnalité indisponible
  15. ^ BnF catalogue général - Notice bibliographique
  16. ^ BnF catalogue général - Notice bibliographique
  17. ^ BnF catalogue général - Notice bibliographique
  18. ^ Francesco Capecelatro elenca la famiglia tra quelle fiorenti di detto Sedile nella sua opera Istoria della città e Regno di Napoli del 1769 - pag. 166.
  19. ^ http://www.disanzadalena.it/Molise.htm
  20. ^ ASN, Regia Camera della Sommaria. Segreteria. Partium. Inventari. Inventario 5. Folio 378 r. Anni 1574-75
  21. ^ a b c d e f g De Lellis, op. cit.
  22. ^ Sito Ufficiale del Comune di Roccamandolfi
  23. ^ a b c Francesco Capecelatro, op. citata - pag. 72.
  24. ^ Popoff Michel, Royaume de Naples, Le Léopard d'Or - Paris, 2010, pg. 87.
  25. ^ Popoff Michel, Royaume de Naples, Le Léopard d'Or - Paris, 2010, pg. 101.
  26. ^ STORIA
  27. ^ Popoff Michel, Royaume de Naples, Le Léopard d'Or - Paris, 2010, pg. 88.
  28. ^ Archivio di Simancas, vol. 512 fog. 262, ed Archivio di Stato di Napoli, Reg. Quinternione 271 (135)
  29. ^ Serra di Gerace Livio, Manoscritti Araldici, Archivio di Stato di Napoli.
  30. ^ a b c d De Lellis, op. cit., p. 12.
  31. ^ a b c De Lellis, op. cit., p. 26.
  32. ^ Serra di Gerace Livio, Manoscritti Araldici.
  33. ^ a b c De Lellis, op. cit., p. 24.
  34. ^ a b c De Lellis, op. cit., p. 13.
  35. ^ a b c d e De Lellis, op. cit., p. 25.
  36. ^ De Lellis, op. cit., pp. 11, 13.
  37. ^ Consulta Araldica, Libro d'Oro della Nobiltà Italiana.
  38. ^ De Lellis, op. cit., p. 25
  39. ^ Consulta Araldica del Regno d'Italia, Libro d'Oro della Nobiltà Italiana (voce Rizzo dei Ritii) - ora depositato presso l'Archivio Centrale di Stato in Roma; A.A.V.V., Collegio Araldico, Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, Ed. XXIII (Vol. XXVIII, 2005-09); Borella Andrea, Annuario della Nobiltà Italiana (XXX edizione), SAGI, Teglio, 2006 ed Elenco storico della nobiltà italiana: compilato in conformita dei Decreti e delle Lettere Patenti originali e sugli Atti Ufficiali di Archivio della Consulta Araldica dello Stato Italiano - Roma: Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta, 1960.

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