Kurt Mälzer
Kurt Mälzer, talvolta citato nelle fonti in italiano come Maeltzer o Maltzer (Altenburg, 2 agosto 1894 – Werl, 24 marzo 1952), è stato un generale tedesco. Con il grado di Generalleutnant (tenente generale) della Luftwaffe, durante la seconda guerra mondiale fu il comandante della piazza di Roma nel periodo dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Kurt Mälzer | |
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Nascita | Altenburg, Germania, 2 agosto 1894 |
Morte | Werl, Germania, 24 marzo 1952 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() ![]() ![]() |
Forza armata | Deutsches Heer Reichswehr Luftwaffe |
Anni di servizio | 1914-1945 |
Grado | Generalleutnant |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
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Biografia
Nel 1914, ancora prima dello scoppio della prima guerra mondiale, Mälzer si arruolò nell'esercito sassone come allievo ufficiale. Nello stesso anno fu decorato con la croce di ferro di 1ª e 2ª classe. Durante la guerra completò l'addestramento da pilota d'aereo. Dopo la fine del conflitto, col grado di Leutnant, transitò nella Reichswehr e prestò servizio dapprima come comandante di plotone nel 4. Kraftfahr-Abteilung (4° battaglione trasporti). Tra il 1923 e il 1924 frequentò i corsi della scuola d'artiglieria di Jüterbog. Nel 1925, promosso al grado di Oberleutnant, assunse il comando di una batteria del 4° reggimento d'artiglieria. Tra il 1928 e il 1933 studiò alla Technische Hochschule Charlottenburg, dove conseguì la laurea in ingegneria. In seguito prestò servizio al ministero della difesa (Reichswehrministerium).
Nel 1934 Mälzer fu trasferito nella Luftwaffe, all'epoca ancora in fase di formazione. Insegnò per breve tempo alla scuola tecnica di Jüterbog e fu uno dei primi addestratori della nuova accademia aeronautica di Berlino-Gatow. Nel 1937, col grado di Oberstleutnant, assunse il comando del Kampfgeschwader 255 (255° stormo) e dell'aeroporto militare di Landsberg am Lech.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Mälzer era aggregato allo stato maggiore della Luftflotte 2. Durante la campagna di Francia prestò servizio al comando del distretto aereo Belgio-Francia settententrionale con sede a Bruxelles. Promosso Generalmajor nel 1941, nel biennio 1942-1943 fu capodipartimento al ministero dell'aeronautica (Reichsluftfahrtministerium) e nel settembre 1943 divenne comandante del Sanitäts-Flugbereitschaft 17 a Vienna. Promosso Generalleutnant il 1º ottobre 1943, il 30 dello stesso mese fu trasferito a Roma in qualità di comandante della città. In quanto tale era un sottoposto del generale Eberhard von Mackensen, comandante della 14ª armata, che in un'occasione lo definì wirrer Kopf, ovvero "confusionario".
Nella sua funzione di comandante della piazza di Roma fu corresponsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine avvenuto il 24 marzo 1944. Dato che Roma si trovava vicino al fronte, la facoltà di decidere eventuali misure di rappresaglia in caso di attacchi contro soldati tedeschi spettava alla catena di comando della Wehrmacht, in Itlia composta dai generali Mälzer, Mackensen e Albert Kesselring. Il capo dello SD a Roma, l'Obersturmbannführer Herbert Kappler, era quindi alle dipendenze di Mälzer. Il 23 marzo 1944, quando in via Rasella fu compiuto un attentato dinamitardo contro una compagnia del Polizeiregiment "Bozen", Mälzer era impegnato in un pranzo all'Hotel Excelsior. Giunto sul posto sotto gli effetti dell'alcol, apparve sconvolto ed estremamente irritato: in un primo momentò parlò di fucilare tutti i residenti in zona e di far saltare in aria gli edifici intorno alla strada con la dinamite[1]. L'ufficiale che ricevette quest'ordine tuttavia non lo eseguì, appellandosi al feldmaresciallo Kesselring.[2] Mälzer, di comune accordo con Kappler e Kesselring, adducendo a motivazione un ordine di Hitler (avvertito dell'attentato nel primo pomeriggio), decise la fucilazione di dieci ostaggi per ogni tedesco ucciso; lo stesso Führer aveva richiesto una rappresaglia immediata[3] nella misura uccidere di trenta-cinquanta italiani per ogni soldato tedesco morto in via Rasella, ma non esistono documenti che provino l'esistenza di un ordine diretto di Hitler con la precisa determinazione dell'entità della rappresaglia[4]. Sarebbero stati Kesselring e von Mackensen che decisero di ridurre le proporzioni della rappresaglia. In 24 marzo 1944 furono uccise complessivamente 335 persone, tra civili, prigioniori politici ed ebrei.
Mälzer, a causa di questo crimine di guerra, fu tratto dinanzi a un tribunale militare britannico nel novembre 1946 insieme a von Mackensen e condannato a morte.[5] Già nel settembre 1946 un tribunale americano aveva condannato Mälzer a 10 anni di reclusione, ridotti poi a tre, poiché il 2 febbraio 1944, in occasione di una parata, aveva esibito in pubblico alcuni prigionieri di guerra.[6] Il 29 giugno 1947 la pena di morte venne commutata in ergastolo, sia per Mälzer che per von Mackensen. I britannici addussero a motivazione il fatto che Kesselring non era stato condannato a morte dal tribunale italiano.[7] Von Mackensen e Mälzer scontarono la pena a partire dal 1947 nel carcere di Werl. Mentre il primo fu liberato nell'ottobre 1952, Mälzer morì in prigione. Il suo funerale fu trasformato in una manifestazione di solidarietà da parte del Verband deutscher Soldaten, cui si aggregarono la croce rossa tedesca, lo Stahlhelm, Bund der Frontsoldaten, il partito liberale e Die Falken[8]
Note
- ^ L'attentato di via Rasella, da historiamilitaria.it.
- ^ Staron, Fosse Ardeatine, pag. 51-53, 139.
- ^ R. Katz, Roma città aperta, pp. 264-265.
- ^ C. Fracassi, La battaglia di Roma, p. 391.
- ^ TRIAL OF GENERAL VON MACKENSEN AND GENERAL MAELZER BRITISH MILITARY COURT, ROME, 18TH-30TH NOVEMBER, 1945
- ^ "Tried by a U.S. military court at Florence, Italy, and sentenced to 10 years imprisonment on 14. September 1946 (7 years remitted), for parading U.S. prisoners of war through the streets of Rome" History of the United Nations War Crimes Commission and the Development of the Laws of War. United Nations War Crimes Commission. London: HMSO, 1948
- ^ Filippo Focardi: Das Kalkül des "Bumerangs". Politik und Rechtsfragen im Umgang mit deutschen Kriegsverbrechen in Italien. In: Norbert Frei (Hrsg.): Transnationale Vergangenheitspolitik. Der Umgang mit deutschen Kriegsverbrechern in Europa nach dem Zweiten Weltkrieg. Wallstein, Göttingen 2006, S. 545, 558.
- ^ Bert-Oliver Manig: Die Politik der Ehre. Die Rehabilitierung der Berufssoldaten in der frühen Bundesrepublik. Göttingen 2004, S. 456
Bibliografia
- Joachim Staron: Fosse Ardeatine und Marzabotto. Deutsche Kriegsverbrechen und Resistenza. Geschichte und nationale Mythenbildung in Deutschland und Italien (1944–1999). Paderborn 2002.