Produzione

 
Shinichirō Watanabe, autore della serie.

Cowboy Bebop è stato prodotto dallo studio Sunrise sotto il noto pseudonimo di Hajime Yatate. Il direttore del team creativo dell'anime era il regista Shinichirō Watanabe, noto allora per Macross Plus e Mobile Suit Gundam 0083: Stardust Memory[1]; mentre gli altri membri erano lo sceneggiatore Keiko Nobumoto, il character designer Toshihiro Kawamoto, il mecha designer Kimitoshi Yamane e la compositrice Yoko Kanno. Molti dei componenti dello staff avevano già lavorato insieme precedentemente[2]: Nobumoto aveva sceneggiato Macross Plus, mentre Kawamoto aveva realizzato i personaggi di Gundam e Kanno aveva composto sia la colonna sonora di Macross Plus che quella de I cieli di Escaflowne. Yamane, invece, non aveva mai lavorato con Watanabe, nonostante avesse precedentemente preso parte allo sviluppo di Bubblegum Crisis e I cieli di Escaflowne[2].

Il progetto rappresenta la prima esperienza da Watanabe come regista dato che fino al 1997 aveva sempre svolto la mansione di aiuto regista. Inizialmente Cowboy Bebop aveva come sponsor la divisione giocattoli della Bandai nella speranza di vendere modellini delle astronavi presenti nello show[3]. Stando a Watanabe, la sua sola direttiva fu proprio: «Finché ci saranno delle astronavi [nella serie], potrai fare quello che vuoi.»; tuttavia dopo la realizzazione del materiale di prova diventò evidente che la visione del regista differiva da quella della compagnia, la quale accantonò il progetto ritenendo che non avrebbe mai prodotto del merchandise nel campo dei giocattoli[3]. Successivamente però, la Bandai Visual, recuperò l'idea conferendo a Watanabe piena libertà creativa[3].

L'intenzione del regista era di realizzare una serie che non fosse solo per adolescenti ma che si rivolgesse anche agli adulti[1]. Nonostante il linguaggio usato non si servisse mai di turpiloquio, le situazioni trattate furono rese adatte ad adulti in un ambiente criminale arrivando a trattare, in alcuni episodi, argomenti come la droga e l'omosessualità[4]. Cowboy Bebop è stato in seguito definito da Watanabe stesso come: «All'80% storia seria e al 20% umorismo.»[5]. Parlando dello sviluppo della storia, inoltre, il regista ha dichiarato di aver iniziato a realizzarla dai personaggi, spiegando: «La prima immagina che mi serviva era una di Spike, da lì ho provato di costruirgli attorno una storia, cercando di renderlo cool.»[3].

 
Yoko Kanno, compositrice delle colonne sonore di Cowboy Bebop.

Watanabe ha dichiarato che Yoko Kanno non ha realizzato esattamente le musiche che egli le richiese[5], affermando che: «È stata ispirata per conto suo, ha seguito la sua immaginazione, è venuta da me dicendo "queste sono le canzoni che ci occorrono per Cowboy Bebop" e ha composto qualcosa completamente di testa sua.», aggiungendo inoltre che, da queste canzoni, egli stesso si è ispirato per creare nuove scene per la serie[5] le quali a loro volta ispirarono la compositrice nella creazione di nuove musiche[5]. Per dare un esempio della cosa Watanabe ha dichiarato: «Alcune delle canzoni della seconda metà della serie non le avevamo nemmeno chieste, le ha semplicemente realizzate e ce le ha portate.»[5] comportamento che, sebbene Watanabe giudichi normalmente «Imperdonabile e inaccettabile» ritiene che contribuì al successo di Cowboy Bebop. Watanabe ha poi descritto la sua collaborazione con Kanno come: «Una partita a catch tra noi due nello sviluppare le musiche e creare la serie TV Cowboy Bebop[5] ed ha in seguito aggiunto che, nonostante il suo lavoro sia spesso influenzato dalla componente musicale[6][7], essa non ne sia il nucleo quanto piuttosto parte di una «fusione tra musica, azione e animazione.»[6].

L'atmosfera dei pianeti e dei gruppi etnici di Cowboy Bebop è stata concepita quasi integralmente da Watanabe con la collaborazione occasionale di Isamu Imakake, Shōji Kawamori e Dai Satō. Lo staff d'animazione decise l'atmosfera dei pianeti nelle prime fasi di produzione e solo successivamente si concentrò sul gruppo etnico che vi avrebbe abitato. La disomogeneità delle etnie presenti nella serie fu un esplicità volontà di Watanabe[8]. Nel corso delle vicende narrate in Cowboy Bebop, Marte è il pianeta usato più di frequente poiché, come spiegato dal responsabile delle scenografie Satoshi Toba, gli altri erano: «Inaspettatamente difficili da usare.»; difatti ogni pianeta aveva delle charatteristiche uniche che gli sceneggiatori dovevano tenere in considerazione nel corso della storia. Toba ha inoltre aggiunto che sebbene la drammatica scena finale dovesse avvenire su Venere lo staff, non potendo servirsi del pianeta, ha ripiegato su Marte anche in quell'occasione[8].

A proposito della longevità dell'opera, Watanabe ha dichiarato che, fin dalla prime fasi di produzione di Cowboy Bebop, ha cercato di motivarne il team creativo affermando che stavano lavorando a qualcosa che sarebbe stato ricordato da li ai prossimi 10, 20 o forse addirittura 30 anni. Sebbene molti fossero scettici allora, il regista si dice soddisfatto di aver dimostrato la veridicità della sua previsione ed ha ironizzato che, se allora la Bandai Visual non fosse intervenuta: «Ora starei lavorando dietro alla cassa di un supermercato.»[3].

Genere e riferimenti culturali

La principale fonte d'ispirazione di Watanabe per la realizzazione di Cowboy Bebop è stato il noto anime anni '70-'80 Lupin III[1]. Come affermato dal regista inoltre, nella serie sono stati inseriti numerosi tributi alle sue pellicole e serie TV americane preferite tra quelle trasmesse in giappone all'epoca, come: Butch Cassidy, i film di Bruce Lee, con colonne sonore blues o jazz e di blaxploitation. Inoltre sono presenti pastiche a film come Alien e Prima di mezzanotte[2][9].

Il genere dell'opera va dalla commedia, al noir passando per l'azione e perfino il thriller; mentre i vari generi musicali sono enfatizzati nei titoli degli episodi, rigorosamente in inglese ("Asteroid Blues", "Jupiter Jazz", "Waltz for Venus", ecc...)[2]. Lo stesso termine "bebop" nel titolo fa riferimento a un tipo di jazz nato negli anni '40. L'anime attinge pesantemente dalla cultura occidentale, in particolare gli western, la narrativa pulp e i film noir; vi sono però anche forti influenze dai film heroic bloodshed di Hong Kong, come The Killer[10][11] o Hard Boiled[12][13], entrambi di John Woo.

Il continuo prendere in prestito da generi e prodotti culturali occidentali ha garantito un accesso facilitato del pubblico europeo e americano allo show e ne spiega in parte la popolarità. Il senso di familiarità che aleggia nello show è enfatizzato dai continui riferimenti alla cultura popolare, tra cui i film di kung-fu: nella "Session 2: Stray Dog Strut" il combattimento finale tra Spike e Hakim si ispira a L'ultimo combattimento di Chen, mentre nella "Sesion 8: Waltz for Venus" la lezione di Jeet Kune Do fatta a Rocco Bonnaro è simile a quella de I 3 dell'Operazione Drago[10].

Il genere wester riveste comunque la maggiore influenza all'interno dello show, generando una perpetua sensazione di assenza di legge palpabile sia per i ricercati che per i membri stessi della ciurma del Bebop[10]. Gli esempi di tale influenza sono molteplici; in primo luogo Big Shot, inconcludente show televisivo per cacciatori di taglie seguito dai protagonisti in quasi ogni puntata; dopodiché vi è la costante presenza di saloon, paesaggi desertici, scontri all'arma da fuoco e stalli alla messicana[10].

Similmente, l'influenza fantascientifica gioca un ruolo importante in Cowboy Bebop, non soltanto per l'ambientazione o le astronavi; nella "Session 11: Toys in the Attic" ad esempio viene omaggiato Alien, mentre nella "Session 19: Wild Horses" prevale l'influenza di Guerre stellari[10].

I toni noir, infine, permeano Cowboy Bebop in particolare nel personaggio di Jet Black, disilluso ex-detective che si è battuto contro la corruzione nel suo dipartimento unicamente per ritrovarsi a preferire agire al di fuori della legge. La morale di quasi tutti i personaggi è quantomai ambigua, come evidente in particolar modo nella, spesso doppiogiochista, Faye Valentine. Nel paesaggio, l'influenza del genere noir si può notare principalmente con la città inquinata e piovosa della "Session 10: Ganymede Elegy" e nelle inquadrature della "Session 20: Pierrot Le Fou"[10][14].

Ambientazione futuristica e tecnologia lo inquadrano nel genere della fantascienza anche se lo stile è spesso retrò[15].

Tematiche trattate ed analisi

Cowboy Bebop saga noir influenza dal cinema noir americano apprezzata in America e in Giappone per la sua ironia, originalità e "sensibilità fatalistica"[16]. Susan Naper sottolinea il tema della mascolinità, "esplorato a livelli profondi ed emotivamente soddisfacenti"[17]. Nel corso di gran parte della serie i due protagonisti maschili, Spike e Jet sono maschili nel senso di una "stylish coolness". Negli ultimi episodi si assiste ad una interpretazione più tradizionale del concetto di mascolinità, in cui Spike si erge a "protettore delle donne e combattente contro l'ingiustizia", passando da antieroe ad una visione dell'eroe tradizionale. Afferma infine che "uno dei contributi maggiori di Cowboy Bebop alla costruzione della mascolinità è il modo in cui riesce a convincere il suo pubblico che l'eroismo e la cavalleria tradizionali possono ancora esistere in una crnice postmoderna"[18].

Stile

Nella serie diversi pianeti e stazioni spaziali sono stati realizzati ad immagine della Terra: le strade degli oggetti celesti, come Ganimede, somigliano alle moderne città portuali; mentre Marte è pieno di centri commerciali, parchi tematici, casinò e megalopoli. L'universo narrativo di Cowboy Bebop è costituito da numerosi video player, gate iperspaziali, eco-politica, fiere, astronavi e sciamani nativi americani. Elementi futuristici e moderni sono abilmente combinati «Permettendo allo spettatore di connettersi con facilità al mondo di Cowboy Bebop»[10].

In una recensione della serie, il capo redattore di iSugoi.com, Miguel Douglas, ne ha descritto lo stile dicendo:

«la serie si stabilisce chiaramente al di fuori del regno della tradizionale animazione giapponese scegliendo invece di creare il proprio percorso. Con un ambientazione di tipo fantascentifico, la serie offre saggiamente un mondo che appare del tutto realistico considerato il nostro tempo. Libera da molti degli elementi che generalmente accompagnano la fantascienza - che siano alieni, robot giganti o pistole laser - la serie stessa si delega di presentare un mondo molto simile al nostro sebbene con alcuni progressi tecnologici. Certamente non l'incontaminato futuro che avremmo visto in altre serie o film, Cowboy Bebop decide di consegnare un futuro che rispecchia da vicino quello del nostro tempo. Questo aspetto di familiarità fa miracoli in termini di relazione con lo spettatore, e presenta un mondo che assomiglia certamente al nostro[19]

Daryl Surat di Otaku USA ha commentato il fascino di ampio respiro della serie dandone merito al suo stile:

«Cowboy Bebop era quel raro tipo di fantascienza "accessibile". Al contrario di molti altri anime, non si si aspettava che gli spettatori conoscessero la cultura asiatica - i nomi dei personaggi, i segni, e simili erano principalmente in inglese per cominciare - o avessero già visto altre serie anime[20]

Susan J. Napier scrive, sul suo libro Anime from Akira to Princess Mononoke: Experiencing Contemporary Japanese Animation, che sempre di più gli anime «Esistono in un punto di connessione nella cultura globale... un amorfo, nuovo territorio mediatico che attraversa e intreccia i confini nazionali.», Napier ha inoltre aggiunto che diversi critici giapponesi si riferiscono agli anime col termine "mukokuseki" (ossia: apolidi)[21]. Ciò implica che molti anime non sono specificamente giapponesi e, per tanto, mancano di una distinta identità nazionale. Napier conclude che «Proprio questa qualità di apolidia esercità un attrazione crescente nella nostra cultura globale.», è stato stabilito che il riflettere questo fenomeno ha avuto una parte importante nell'attrattiva esercitata da Cowboy Bebop[10].

Vari critici si sono soffermati sui molteplici generi tra cui l'opera si dirama[22]; Watanabe stesso ha spesso dichiarato di aver dedicato la sua carriera alla realizzazione di anime non convenzionali[7][9], cosa che si rispecchia nel sistema solare presentato in Cowboy Bebop «un terzo diaspora cinese e due terzi selvaggio west»[23], con un sapiente accostamento di generi e stili diversi: grattacieli, kung fu, richiami a Blade Runner, elementi di dramma epico, di commedia slapstick ed azione allo John Woo; caratteristiche che portano la serie ben al di fuori della tradizionale fantascienza, rendono difficile classificarne il genere con esattezza e facendo si che molti fan abbiano coniato, per descriverla, il termine "space western"[22].

Eredità culturale

Nel 2007 l'Agenzia Giapponese per gli Affari Culturali, branca del Ministero dell'Educazione, ha inserito 'la serie nella lista dei 50 migliori anime di sempre[24]; mentre nel marzo 2009 il sito web A.V. Club, associato al periodico The Onion, ha definito Cowboy Bebop: «Giustamente un grande successo.», listandola come una serie indispensabile per comprendere il mondo degli anime nel suo complesso[25].

Il regista Rian Johnson ha citato la serie come una ispirazione visiva per il suo film del 2005 Brick - Dose mortale[26].

Fin dal termine della trasmissione originale dello show, i fan hanno molto speculato su un possibile seguito, complice il fatto che Shinichirō Watanabe non si sia mai sbilanciato su tale eventualità[27] ed in un intervista al The Daily Texan del 2006 alla domanda in questione abbia risposto: «Un giorno... forse, un giorno.»[28].

Note

  1. ^ a b c Fred Patten, 'Cowboy Bebop: The Movie'… At Last, Pag. 1, su awn.com, Animation World Network, 31 marzo 2003, p. 1. URL consultato il 19 aprile 2014.
  2. ^ a b c d Fred Patten, 'Cowboy Bebop: The Movie'… At Last, Pag. 2, su awn.com, Animation World Network, 31 marzo 2003, p. 2. URL consultato il 19 aprile 2014.
  3. ^ a b c d e Justin Sevakis, Shinichiro Watanabe focus panel - Otakon 2013, su animenewsnetwork.com, Anime News Network, 15 agosto 2013. URL consultato il 19 aprile 2014.
  4. ^ Fred Patten, 'Cowboy Bebop: The Movie'… At Last, Pag. 3, su awn.com, Animation World Network, 31 marzo 2003, p. 3. URL consultato il 19 aprile 2014.
  5. ^ a b c d e f Todd DuBois, Otakon 2013: Press Conference and Public Q&A With Director Shinichiro Watanabe, su toonzone.net, Toon Zone, 21 agosto 2013. URL consultato il 19 aprile 2014.
  6. ^ a b Thomas Silver, Animation in Translation: Shinichiro Watanabe on the world of anime, su jfilmpowwow.blogspot.co.at, blogspot.co, 19 giugno 2008. URL consultato il 29 maggio 2014.
  7. ^ a b An interview With Anime Director Shinichiro Watanabe, su otakunews.com, Otaku News, 27 luglio 2013. URL consultato il 29 maggio 2014.
  8. ^ a b Newtype, Cowboy Bebop Anime Guide Volume 4, Tokyopop, 21 maggio 2002, p. 64, ISBN 1-931514-08-9.
  9. ^ a b Hope Chapman, Interview: Shinichiro Watanabe, su animenewsnetwork.com, Anime News Network, 3 settembre 2013. URL consultato il 29 maggio 2014.
  10. ^ a b c d e f g h Robert Baigent, Cowboy Bebop: Complete Sessions Collection Review (PDF), su arts.auckland.ac.nz, Graduate Journal of Asia-Pacific Studies, 2004. URL consultato il 13 maggio 2012.
  11. ^ Dustin Blaine Javier, Cowboy Bebop Vol. #1, su mania.com, 7 febbraio 2002. URL consultato il 26 maggio 2012.
  12. ^ Deni, Review: Cowboy Bebop (2000), su heroic-cinema.com, Heroic Cinema, 25 gennaio 2006. URL consultato il 26 maggio 2012.
  13. ^ Saturday Epic Anime Scene - Final Shootout in Cowboy Bebop, su edmundyeo.com, 20 luglio 2008. URL consultato il 26 maggio 2012.
  14. ^ L. B. Jeffries, The Film Noir Roots of Cowboy Bebop, su popmatters.com, PopMatters, 19 gennaio 2010. URL consultato il 25 gennaio 2012.
  15. ^ Napier, p. 135
  16. ^ Napier, p. 139
  17. ^ Napier, p. XIII
  18. ^ Napier, p. 139
  19. ^ Miguel Douglas, Anime Review: Cowboy Bebop - カウボーイビバップ - Kaubōi Bibappu, su isugoi.com, iSugoi, 1° settembre 2010. URL consultato il 15 maggio 2012.
  20. ^ Daryl Surat, Cowboy Bebop: Reflections on a Modern-Day Anime Relic, su otakuusamagazine.com, Otaku USA, 16 dicembre 2010. URL consultato il 13 maggio 2012.
  21. ^ Susan J. Napier, Anime from Akira to Howl’s Moving Castle: Experiencing Japanese Animation, Palgrave Macmillan, 2001, pp. 22–23, ISBN 1-4039-7052-1.
  22. ^ a b (EN) Pete Harcoff, Cowboy Bebop, su animecritic.com, 26 maggio 2003. URL consultato il 27 maggio 2014.
  23. ^ Clements, McCarthy, p. 113
  24. ^ Planet Manga, I migliori di sempre (part 2), su paninicomics.it, 27 giugno 2007. URL consultato il 30 maggio 2014.
  25. ^ Tasha Robinson, Gateways To Geekery: Anime, su avclub.com, A.V. Club. URL consultato il 10 marzo 2009.
  26. ^ Rian Johnson, The Visuals of Brick, su rcjohnso.com, 19 aprile 2006. URL consultato il 9 marzo 2007.
  27. ^ Intervista a Shinichiro Watanabe, regista di Cowboy Bebop, su mangaforever.net, 26 maggio 2013. URL consultato il 26 maggio 2013.
  28. ^ Director Watanabe Talks Anime, su bebopattic.weebly.com, The Daily Texan, 2006.

Dati

Interviste