PopMart Tour
Il PopMart Tour (noto anche come PopMart) è un tour mondiale della rock band irlandese degli U2, nato per promuovere l'album Pop. Il tour ha avuto cinque leg, per un totale di 93 spettacoli e fu visto da circa 3,9 milioni di persone.[1] Del concerto tenuto a Città del Messico è stato realizzato anche il DVD PopMart: Live from Mexico City e il live, pubblicato solo per i membri del fanclub, Hasta la Vista Baby!.
PopMart Tour | |||
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Tour dei U2 | |||
Album | Pop | ||
Inizio | Las Vegas, Nevada Stati Uniti, Sam Boyd Stadium 25 aprile 1997 | ||
Fine | Johannesburg, Sudafrica, Johannesburg Stadium 21 marzo 1998 | ||
Tappe | 5 | ||
Spettacoli | 93 | ||
Cronologia dei tour dei U2 | |||
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Presentazione
La conferenza stampa di presentazione avviene al K-Mart di New York in cui, oltre ad esibirsi in alcuni brani, vengono svelati i piani degli U2. Il 3 marzo esce in tutto il mondo il nuovo album Pop. Durante la presentazione del tour, Bono ha dichiarato come il nuovo tour fosse come "se tutte le sere la gente si recasse ad un Superbowl o ad una finale del campionato del mondo di calcio".[2] Il tour vede due tappe italiane, la prima il 18 settembre all'aeroporto Roma Urbe e davanti a 56.000 persone. Questa data purtroppo è funestata dall'improvvisa morte di uno spettatore a causa di un malore. La seconda due giorni dopo a Reggio Emilia. Quest'ultimo concerto è un evento mondiale: il gruppo ha infatti raccolto ben 146.000 spettatori paganti, record assoluto per una band fino al 1997. Sarà battuto nel 2005 da Ligabue, sempre a Reggio Emilia, con 182.000 spettatori paganti. Durante l'esibizione Bono dedica la serata al fan deceduto a Roma, intonando per l'occasione MLK.
Scenografie
Il palco è sovrastato da un mega schermo delle dimensioni di 700 metri quadrati, che permette una visione ottimale solo da una certa lontananza. Il palco, inoltre, è sormontato da un imponente arco giallo alto 33 metri[2] ed è composto da uno schermo di 50 metri per 17, con 21 000 schede di circuiti, un arco dorato alto 30 metri, un'oliva illuminata di 4 metri impalata su uno stuzzicadenti di 30 metri. E ancora 1000 riflettori, una pedana da ballo in plexiglas, un limone motorizzato di 12 metri che si trasforma in una palla di specchi da discoteca e oltre a 100 luci stroboscopiche. Lo scopo è quello di ironizzare sul concetto del kitsch e del prodotto da supermarket, di carente qualità e dall'utilizzo immediato. Il risultato, non essendo all'altezza delle aspettative, costringe la band ad intervenire riprendendo in mano molti brani contenuti nell'album, smussandone le sonorità più techno in altre più consone allo stile U2. Il progetto di tutte queste scenografie è di Willie Williams.
Scaletta
I concerti del Popmart Tour erano composti tipicamente da 22-23 canzoni. Ad aprire tutti e 93 i concerti Mofo e I Will Follow, seguite solitamente da Gone, Even Better Than the Real Thing, Last Night on Earth, Until the End of the World, New Year's Day, Pride (In the Name of Love), I Still Haven't Found What I'm Looking For e All I Want Is You. Nella prima leg del tour la posizione delle canzoni era leggermente diversa, e al posto di New Year's Day gli U2 suonarono If God Will Send His Angels' e, per i primi otto concerti, Do You Feel Loved. Le scalette della prima leg erano una specie di prova per testare i nuovi brani provenienti da Pop e per farle convivere con i pezzi forti della band. Il tutto perché gli U2 non ebbero effettivamente tempo per fare delle vere e proprie prove prima dal tour, dal momento che l'album -e quindi le nuove canzoni- venne ultimato a ridosso della prima a Las Vegas. Dopo All I Want Is You c'era il set acustico sul B-Stage, con Bono e The Edge che eseguivano Staring at the Sun' e a volte Desire. Elemento caratteristico del PopMart Tour era il cosiddetto "Edge's Karaoke", in cui il chitarrista si esibiva in veri e propri karaoke di canzoni altrui, come Sweet Carolina, Singing in the rain', Born to Be Wild, Dancing Queen ed altre. Dal concerto di Sarajevo questo spazio venne sostituito da una versione acustica di Sunday Bloody Sunday eseguita sempre da The Edge. Il set proseguiva con Miami (fino alla quarta leg), Bullet the Blue Sky, Please' e Where the Streets Have No Name. Gli encores erano sempre composti da sei canzoni: Discothèque, If You Wear that Velvet Dress, With or Without You, Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me, Mysterious Ways e One. Come canzone di chiusura s'alternarono diverse canzoni, come la cover di Rain dei Beatles, Unchained Melody, Wake up Dead Man, 40 o MLK.[3]
Il concerto di Sarajevo
Nel 1993, durante i concerti dello Zoo TV Tour a Verona, gli U2 conobbero Bill Carter, un attivista umanitario che all'epoca operava nella Sarajevo dilaniata dall'assedio jugoslavo. Carter raccontò la realtà quotidiana della capitale bosniaca a Bono, il quale fu subito colpito. Chiese anche se gli U2 fossero disponibili a un concerto direttamente in un bunker della città, e l'idea fu presa in considerazione dalla band, che poi abbandonò per difficoltà organizzative dovute allo stato di guerra in cui versava Sarajevo. Così decisero di stabilire dei collegamenti televisivi con i cittadini di Sarajevo durante i concerti dello Zoo TV Tour[4]. Il primo collegamento andò in onda il 18 luglio 1993 a Bologna, l'ultimo l'8 agosto 1993 a Glasgow. Sebbene vennero criticati per questa loro scelta di unire la realtà di una guerra sanguinaria con lo svago di un concerto rock, la band promise ai cittadini della città assediata dal fuoco serbo che, una volta terminate le ostilità, vi sarebbero venuti per fare un concerto. L'occasione capitò col PopMart Tour e, in data 23 settembre 1997, gli U2 organizzarono il concerto di Sarajevo al Kosevo Stadion, che solo tredici anni prima aveva ospitato i Giochi olimpici invernali del 1984. Per stabilire la sicurezza all'interno dello stadio, visto che i 45.000 biglietti vennero acquistati da tutte le etnie in guerra fino a due anni prima, l'ONU stazionò diversi caschi blu per prevenire problemi di ordine pubblico.
La scaletta del concerto era quella tipo di tutti i concerti del tour, se non che Bono quel giorno ebbe gravi problemi alla voce che lo limitarono di tanto. Già a Gone la situazione era critica, in Until the End of the World, durante l'assolo di The Edge, il cantante urlò "help me! help me!" alla folla, e a Pride fu costretto a lasciare il ritornello al chitarrista. Sempre The Edge, dopo Staring at the Sun, suonò una toccante versione acustica di Sunday Bloody Sunday che fino a quel concerto non era mai stata suonata e che mancava dalle scalette U2 dal concerto di Napoli del 9 luglio 1993[5]. Negli encores, dopo With or Without You, gli U2 suonarono, insieme a Brian Eno, Miss Sarajevo, canzone scritta per il documentario omonimo di Bill Carter e che nella versione in studio (presente su Original Soundtracks 1) gode della partecipazione di Luciano Pavarotti. Finita l'esecuzione, Bono si scusò col pubblico dicendo: "Sarajevo, questa è una canzone scritta per voi. Spero che vi sia piaciuta, perché l'abbiamo proprio suonata alla c***o!". Verso la fine di One, invece, s'appellò alla volontà pacifica del popolo bosniaco, asserendo che "essere uniti è una grande cosa. Ma rispettare le differenze è una cosa ancora più grande".[6]
Di seguito la scaletta del concerto:
- Mofo
- I Will Follow
- Gone
- Even Better Than The Real Thing
- Last Night On Earth
- Until The End Of The World
- New Year's Day
- Pride (In The Name Of Love)
- I Still Haven't Found What I'm Looking For
- All I Want Is You
- Staring At The Sun
- Sunday Bloody Sunday
- Bullet The Blue Sky
- Please
- Where The Streets Have No Name
- Discothèque
- If You Wear That Velvet Dress
- With Or Without You
- Miss Sarajevo
- Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me
- Mysterious Ways
- One/Unchained Melody[7]
Date concerti
Introiti
Il tour non ha portato agli incassi sperati. Le vendite dei biglietti, infatti, sono stati del 20% inferiori alle aspettative e ciò ha portato a cancellare delle date in Nord America e nella propria città natale, Dublino. Lo stesso Bono ha dichiarato come il concerto di apertura, tenuto a Las Vegas, non fosse riuscito bene a causa dei suoi problemi con la voce, oltre al fatto di non aver avuto il tempo di provare bene le nuove canzoni.[12]
Note
- ^ Tratto da U2 Live: A Concert Documentary, p. 221
- ^ a b www.corriere.it
- ^ http://www.u2gigs.com/PopMart_Tour.html
- ^ Bill Flanagan, U2 At The End Of The World
- ^ http://www.u2gigs.com/Sunday_Bloody_Sunday-s11.html
- ^ Il bootleg del concerto è trovabile, gratis, a questo link: <a href="http://u2start.com/shows/1126/" style="font-size: 1em; line-height: 1.5em;">http://u2start.com/shows/1126/</a>
- ^ http://www.u2gigs.com/show731.html
- ^ de la Parra (2003), pp. 193–202
- ^ de la Parra (2003), pp. 202–213
- ^ de la Parra (2003), pp. 213–216
- ^ de la Parra (2003), pp. 217–219
- ^ www.corriere.it
Bibliografia
- De la Parra e Pimm Jal, U2 Live: A Concert Documentary, Londra, Omnibus Press, 2003. ISBN 0-7119-9198-7.
- Scrimgeour e Diana, U2 Show. New York: Riverhead Books, 2004. ISBN 1-57322-296-8.
Altri progetti
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