Abdel Fattah al-Sisi
ʿAbd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, noto generalmente come al-Sisi (in arabo عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي?, ʕæbdel.fætˈtæːħ sæˈʕiːd ħeˈseːn xæˈliːl esˈsiːsi; Il Cairo, 19 novembre 1954), è un militare e politico egiziano, sesto Presidente dell'Egitto[3] dall'8 giugno 2014[4], nonché guida ideologica del colpo di Stato militare che il 3 luglio 2013 mise fine alla breve quanto disastrosa esperienza governativa dei Fratelli Musulmani (accusati di "incitamento alla violenza e disturbo della sicurezza generale e della pace"[5]). In precedenza è stato comandante in capo delle Forze armate egiziane, Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) e ministro della Difesa e della produzione bellica, dal 12 agosto 2012 al 26 marzo 2014[6].
ʿAbd al-Fattāḥ Khalīl al-Sīsī | |
---|---|
![]() | |
Presidente dell'Egitto | |
In carica | |
Inizio mandato | 8 giugno 2014 |
Capo del governo | Ibrahim Mahlab (ad interim) |
Predecessore | ʿAdlī Manṣūr (ad interim) |
Vice Primo Ministro dell'Egitto[1] | |
Durata mandato | 16 luglio 2013 – 26 marzo 2014 |
Presidente | ʿAdlī Manṣūr (ad interim) |
Capo del governo | Hazem al-Beblawi (ad interim) Ibrahim Mahlab (ad interim) |
Predecessore | Mumtaz al-Sa'id |
Successore | vacante |
44° Ministro della Difesa[2] | |
Durata mandato | 12 agosto 2012 – 26 marzo 2014 |
Presidente | Mohamed Morsi ʿAdlī Manṣūr (ad interim) |
Capo del governo | Hisham Muhammad Qandil Hazem al-Beblawi (ad interim) Ibrahim Mahlab (ad interim) |
Predecessore | Mohammed Hoseyn Tantawi |
Successore | Sedki Sobhi |
Comandante in Capo delle Forze armate egiziane | |
Durata mandato | 12 agosto 2012 – 26 marzo 2014 |
Presidente | Mohamed Morsi ʿAdlī Manṣūr |
Capo del governo | Hisham Muhammad Qandil Hazem al-Beblawi Ibrahim Mahlab |
Predecessore | Mohammed Hoseyn Tantawi |
Successore | Sedki Sobhi |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente |
Firma | ![]() |
Abd al-Fattah Khalil al-Sisi | |
---|---|
Soprannome | Generale al-Sisi |
Nascita | Il Cairo, 19 novembre 1954 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Esercito egiziano |
Anni di servizio | 1º aprile 1977 - 2014 |
Grado | ![]() |
Guerre | Seconda guerra del Golfo Insurrezione del Sinai |
Comandante di | 23ª Divisione meccanizzata Forze armate egiziane |
Studi militari | Accademia Militare Egiziana Accademia egiziana di Stato Maggiore Accademia di Stato Maggiore e comando congiunto (UK) Accademia di scienze militari "Nasr" "Scuola di guerra (USA) |
Altri incarichi | Ministro della Difesa e della produzione bellica Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate |
Fonti nel testo | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Gioventù
Al-Sīsī è nato nel quartiere popolare di Gamaliya, nel cuore della Cairo islamica, il 19 novembre del 1954[7]. La sua famiglia proviene dal Governatorato di al-Manūfiyya[8], ed era nota per la sua disciplina, lo zelo e la discreta ricchezza. Egli è il secondo di otto fratelli (il padre in seguito ebbe sei figli supplementari con una seconda moglie). Suo padre, un musulmano conservatore, ma non radicale, aveva un negozio di antiquariato in legno per i turisti nello storico suq di Khān el-Khalīlī. Spesso descritto come disciplinato, silenzioso e devoto, al-Sīsī preferì concentrarsi sui suoi studi o nell'aiutare suo padre, piuttosto che giocare a calcio con i bambini del quartiere. Lui e i suoi fratelli avrebbero studiato presso la vicina biblioteca di al-Azhar. A differenza dei suoi fratelli - uno dei quali è un giudice a riposo, un altro funzionario civile - al-Sīsī frequentò una scuola superiore militare, dove in concomitanza iniziò a svilupparsi la sua relazione amorosa con la cugina materna Entissar Amer. Si sono sposati dopo che al-Sīsī si è diplomato nell'Accademia Militare Egiziana nel 1977[9]. La sua carriera militare è stata caratterizzata dalla partecipazione ad alcuni dei più rilevanti corsi di addestramento presso lo Stato Maggiore e la Scuola di Guerra, sia in patria, sia nel Regno Unito, sia negli Stati Uniti.
Al-Sīsī è diventato ufficiale nel 1977, e ha servito inizialmente nella fanteria meccanizzata, specializzandosi nelle tecniche di artiglieria controcarro e nell'impiego tattico del mortaio.
È stato comandante della 16ª Brigata di fanteria meccanizzata, della 23ª Divisione meccanizzata, nel 2008 divenne Comandante della Regione militare settentrionale di Alessandria e poi direttore dell'Intelligence militare (Mukhābarāt al-ḥarbiyya).
Ascesa al potere
Dopo la rivoluzione egiziana del 2011 e le dimissioni del presidente Ḥosnī Mubārak, al-Sīsī divenne il più giovane membro del Consiglio supremo delle forze armate, l'organo che esercitava il potere.
Dopo le elezioni, il Presidente della Repubblica egiziana, Mohamed Morsi, il 12 agosto 2012, prese la decisione di sostituire il Feldmaresciallo Mohammed Hoseyn Tantawi, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate egiziane e Presidente provvisorio nel periodo 2011-2012, con l'allora Generale al-Sīsī. La sua nomina fu, alquanto ingenuamente, favorita dai Fratelli Musulmani perché considerato uomo di fiducia in quanto musulmano devoto.[10]
Al-Sīsī, oltre che capo del Consiglio supremo delle forze armate, fu anche nominato ministro della Difesa e della Produzione bellica (Intāj al-ḥarbī) nel governo del Primo ministro Hisham Qandil.
Ben presto però, iniziò ad emergere un diffuso malcontento popolare contro il governo di Morsi, accusato da più parti di condurre una politica settaria e corrotta, nonché totalmente incapace di far fronte alla disastrosa situazione economica del Paese; l'insofferenza crebbe a partire dal novembre 2012, cioè dopo l'auto-attribuzione, mediante decreto, di Morsi di ampi poteri nel campo del potere giudiziario.[11][12] A causa di questo clima di disordine, iniziarono a serpeggiare crescenti malumori in seno all'Esercito che, forte del suo tradizionale ruolo di garante della stabilità e in virtù dei suoi valori secolaristi e nazionalisti, mal sopportava di dovere sottostare ad un Governo a guida islamista.
Il golpe militare
Dal 30 giugno 2013, a un anno dall'elezione del presidente Morsi, milioni di manifestanti, secondo i dati del movimento di opposizione Tamarod, scesero nelle piazze per chiedere la destituzione di Morsi e ottenere elezioni anticipate. Il 1º luglio 2013 le Forze Armate egiziane, che da mesi attendevano l'occasione propizia per sbarazzarsi una volta per tutte dei Fratelli Musulmani, rivolsero un ultimatum al Presidente della Repubblica, imponendo a Mohamed Morsi di avviare a soluzione entro 48 ore la gravissima crisi politica e finanziaria che si trascinava da tempo nel Paese.[13]
Quando il Presidente Mohamed Morsi e il leader di fatto, la guida spirituale dei Fratelli Musulmani Muḥammad Badīʿ, capirono il tradimento che si stava ordendo ai loro danni dalle Forze Armate, era troppo tardi. Il 3 luglio 2013, non avendo avuto riscontri, ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī rapidamente attuò il cosiddetto Golpe egiziano del 2013, deponendo Mohamed Morsi e insediando provvisoriamente al suo posto ʿAdlī Manṣūr, e ordinò l'arresto di numerosi componenti della Fratellanza Musulmana con l'imputazione di "incitamento alla violenza e disturbo della sicurezza generale e della pace"[5]. Lo stesso giorno al-Sīsī, uomo forte del regime, comparve in televisione annunciando che il Presidente Morsi aveva "fallito nel venire incontro alle richieste del popolo egiziano" e dichiarò la sospensione della Costituzione. L'intero apparato statale fu sottoposto a una dura epurazione, Morsi e Badi' gettati in prigione e i fedeli di al-Sīsī inseriti nei posti-chiave dell'amministrazione.
Il 17 luglio Hazem al-Beblawi fu nominato Premier e al-Sisi mantenne la carica di ministro della Difesa, pur avendo ormai assunto de facto il ruolo di guida effettiva del paese.
Il 27 gennaio 2014 al-Sisi, promosso al massimo grado di Feldmaresciallo (Mushīr)[14], venne indicato dal Consiglio supremo delle forze armate come candidato alle elezioni per il presidente della Repubblica[15] e il 26 marzo 2014 ufficializzò le dimissioni dall'esercito necessarie per candidarsi[16].
Le elezioni presidenziali del 2014 videro plebiscitariamente vincitore al-Sīsī con il 96,91% dei voti[17].
Presidenza dell'Egitto
Il presidente Sīsī ha giurato in carica l'8 giugno 2014. La giornata fu proclamata vacanza pubblica in concomitanza con feste organizzate a livello nazionale. Piazza Tahrir fu preparata alla ricezione di milioni di egiziani per celebrare il nuovo Raʾīs, descritto come un "soldato ribelle" e un "eroe rivoluzionario", mentre la polizia e le truppe dell'esercito avevano presidiato e chiuso le uscite della piazza con filo spinato e barricate[18]. In quell'occasione, spiccò l'assenza delle delegazioni di Turchia, Tunisia e Qatar, che non furono invitate a causa delle loro posizioni critiche in materia degli allora recenti avvenimenti in Egitto. Israele inoltre non fu invitato.
Politica interna
Lo Stato di polizia
Al-Sīsī ereditò la guida di un paese messo in ginocchio da da tre anni di instabilità politica e sociale, il che gli consentì di presentarsi con l'immagine autoritaria e rassicurante di "restauratore dell'ordine". Lasciò intatto il multi-partitismo, ma sottoponendolo al controllo di uno schieramento dominante, facente capo ai militari. Con lui la situazione politica, quindi, non è mutata ma anzi peggiorata, con la repressione sempre più efficiente delle opposizioni e il condizionamento dell'economia e della società in ogni suo settore, con vasto impiego di polizia e di servizi d'informazione (Mukhābarāt). Sotto al-Sīsī si è sviluppato al massimo anche il culto della personalità che propone in modo pervasivo il Presidente come un saggio, giusto e forte leader dell'Egitto e del mondo arabo in generale; questa visione laica e nazionalista della società egiziana, fa sì che molti vedano in lui la reincarnazione di Gamāl ʿAbd al-Nāṣer(che al-Sīsī afferma essere per molti versi il suo "ispiratore" politico).
Stabilità e riforme
Per quanto autoritario, il governo di al-Sīsī ha ottenuto qualche popolarità nel rendere l'Egitto un paese nuovamente stabile (dopo tre anni di turbolenze dal 2011 al 2013). Sono state avviate riforme sociali ed economiche, pur attraverso l'aumento dei prezzi del carburante del 78 per cento come introduzione per tagliare i sussidi sui generi alimentari di base e energia che mangiano quasi un quarto del bilancio dello Stato. Tagliare le sovvenzioni per l'energia farà risparmiare 51 miliardi di sterline egiziane dalle nuove misure. Della decisione del governo potranno beneficiare i servizi quali la sanità e l'istruzione. Il taglio dei sussidi è stato consigliato da istituzioni finanziarie internazionali, anche se nessun leader egiziano è riuscito ad affrontare la questione, temendo disordini in un paese dove quasi il 50 per cento della popolazione vive in povertà e conta su aiuti pubblici. Il presidente Sīsī ha difeso la decisione di aumentare i prezzi del carburante definendola una "medicina amara", che avrebbe dovuto essere presa prima ed era "50 anni in ritardo". Egli stesso ha dimezzato il suo stipendio e ha invitato gli egiziani a fare sacrifici, promettendo di risanare un'economia che cresce al ritmo più lento in due decenni.
Il secolarismo del governo comporta che molti membri delle minoranze religiose egiziane, specialmente i copti ortodossi, appoggino al-Sīsī per timore del ritorno di un governo dominato dai Fratelli Musulmani, sotto il quale in passato si erano verificate gravi forme di intolleranza religiosa ai loro danni.
Al-Sīsī ha garantito ovviamente la conservazione dei privilegi alla classe militare da cui egli stesso proviene. I bilanci dello Stato le riservano quindi ampie risorse finanziarie, mentre a livello internazionale è in atto una sorta di competizione tra Stati Uniti e Russia nell'assicurare all'Egitto tutto il materiale militare e le relative tecnologie di cui esso crede di aver bisogno.
L'insurrezione della Fratellanza Musulmana
A seguito del colpo di Stato del 3 luglio 2013, per settimane, i sostenitori del presidente deposto Morsi della Fratellanza musulmana e occuparono due piazze - Rabaa al-Adawiya a Nasr, al Cairo e al-Nahda a Giza - per protestare contro la sua estromissione, giurando di rimanere fino a che Morsi non fosse stato reintegrato. Secondo i militari, i sit-in erano punti di ispirazione per episodi di violenza e scontri sanguinosi tra pro-Morsi, i manifestanti anti-Morsi e forze di sicurezza. Gli accampamenti diventarono presto un simbolo potente di impasse dell'Egitto, e le Autorità vedevano i campi come destabilizzanti e distruttivi e rappresentanti di "una minaccia per la sicurezza nazionale egiziana e un inaccettabile modo di terrorizzare i cittadini". Il governo aveva minacciato un raid contro i campi di protesta in diverse occasioni. Presumibilmente, un ultimatum è stato rilasciato prima del 14 agosto, anche se Al-Azhar , l'autorità ufficiale islamica dell'Egitto, ha negato che un tale avvertimento era stato dato. I fondamentalisti religiosi ritrassero ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī come un "nemico di Allah", un "ateo". Ben presto l'opposizione sotterranea diventò violenta, arrivando al livello d'insurrezione e aspre rappresaglie militari presto realizzarono un'escalation violenta. La Fratellanza musulmana organizzò una serie di attacchi dinamitardi contro il governo e i suoi rappresentanti, inclusi due attentati quasi riusciti per assassinare al-Sīsī il 4 e il 18 luglio 2013, nel corso della cerimonia di insediamento del Presidente ad interim Adli Mansur. Miracolosamente sfuggito agli attentati, la vendetta di al-Sīsī fu rapida e spietata: a cavallo tra il 14 e il 15 agosto varie centinaia di integralisti furono stretti d'assedio e uccisi in un massacro condotto dalle forze di polizia durante lo sgombero forzato del sit-in di Rabaa al-Adawiya, la cui moschea, che era diventata rifugio di centinaia di islamisti, fu rasa al suolo. Il bilancio finale contò più di 600 morti e 2000 feriti [19], in quello che Human Rights Watch ha descritto come il peggiore omicidio di massa della storia moderna dell'Egitto[20].
Agli occhi di al-Sīsī, quella condotta dai Fratelli Musulmani era una guerra totale contro la sopravvivenza stessa dello Stato. L'esercito fu mobilitato, e il 20 agosto al-Sīsī mandò gli agenti dei Mukhabarāt ad arrestare la guida spirituale della Fratellanza Muḥammad Badīʿ. Dopo la strage di Rabaa al-Adawiya, il movimento fondamentalista fu spezzato, il governo introdusse lo stato d'emergenza e il 3 dicembre la Fratellanza fu dichiarata fuorilegge e costretta ad operare in esilio. La feroce repressione governativa in Egitto si accrebbe considerevolmente, tramite arresti di massa, torture e pene capitali (si stima che il regime di al-Sīsī abbia ucciso oltre 2.500 manifestanti appartenenti ai Fratelli Musulmani e ne abbia imprigionato più di 20mila). Nei primi mesi del 2014 circa 1200 sostenitori e dirigenti del movimento, fra cui lo stesso Muḥammad Badīʿ, sono stati processati e condannati a morte in massa, suscitando lo sdegno della comunità internazionale[21].
Vita personale
Convinzioni religiose
Al-Sīsī proviene da una famiglia fortemente religiosa ed è noto per la sua adesione alle tradizioni islamiche (spesso cita il Corano a memoria nelle conversazioni, e sua moglie indossa l’hijab)[22], ma non crede che l’Islam debba imporsi nella vita moderna o alle altre credenze religiose; il suo credo è «Siamo prima di tutto egiziani, e poi musulmani e cristiani»[23]. Ha sempre mantenuto ottimi rapporti con i copti ortodossi.
Famiglia
Tenendo forse presente l’irritazione provocata nel Paese dal comportamento della famiglia di Ḥosnī Mubārak, in particolare di suo figlio Gamāl, al-Sīsī tiene prudentemente la sua famiglia al di fuori della politica e degli affari. È sposato con Entissar Amer ed è padre di tre figli e una figlia (Mustafa, Mahmoud e Hassan, e Aya), di cui si sa poco. Dal temperamento calmo e silenzioso, ama l’ordine e la disciplina e chi lo circonda fin dall’infanzia lo chiama "generale"[24]. I suoi interessi comprendono la lettura di storia e di diritto.
Curiosità
Nelle fonti di propaganda, il Raʾīs è sovente definito "leone d'Egitto", "salvatore della patria", "uomo del destino",[25], e "figlio del popolo"[26] sottolineando le umili origini per esaltarne la vicinanza alle classi sociali più disagiate.
Nel suo stile di leadership tipicamente personalistico, al-Sīsī ha detto che i suoi progetti ambiziosi richiederanno i sacrifici di tutti gli egiziani. Usa spesso un’espressione, ormai tipica dei suoi discorsi, «Non dormirò, e neppure voi lo farete», per evidenziare lo sforzo richiesto[27].
Onorificenze
Onorificenze egiziane
Onorificenze straniere
Note
- ^ Associated Press. Hosted2.ap.org. Retrieved on 2013-08-15.
- ^ Abdel Fattah al Sisi: New commander of the armed forces, in Egypt Independent. URL consultato il 7 October 2012.
- ^ Tenendo presente i Presidenti a qualsiasi titolo eletti, che furono: 1) Muḥammad Nagīb, 2) Gamāl ʿAbd al-Nāṣer, 3) Anwār al-Sādāt, 4) Ḥosnī Mubārak e 5) bMuḥammad Mursī. Ad essi si possono comunque aggiungere altri Presidenti ad interim, che furono A) Ṣūfī Abū Ṭāleb, B) Muḥammad Ḥusayn Ṭanṭāwī e C) ʿAdlī Manṣūr, nel qual caso al-Sīsī sarebbe il nono Presidente della Repubblica egiziana.
- ^ http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/egitto-elezioni-sisi-presidente-con-969-voti/news-dettaglio/4508276
- ^ a b Egypt Orders Mass Arrests Of Muslim Brotherhood Members, in Al Jazeera, 3 luglio 2013. URL consultato il 3 luglio 2013.
- ^ Al-Sisi si candida alle presidenziali in Egitto, Il Post, 26 marzo 2014.
- ^ Profile: Egypt armed forces chief Abdul Fattah al-Sisi, in BBC, 21 agosto 2012. URL consultato il 21 agosto 2012.
- ^ http://www.thepost.co.il/news/new.aspx?pn6Vq=E&0r9VQ=EMDIM
- ^ Egypt's new defense minister seen as U.S.-friendly, in Daily Star, 10 settembre 2012. URL consultato il 18 giugno 2013.
- ^ Al-Sisi si candida alle presidenziali in Egitto, Il Post, 26 marzo 2014.
- ^ Rita Fenini, Egitto: un morto e 20 feriti nei disordini scoppiati dopo le misure del presidente Morsi, su news.panorama.it, Panorama, 26 novembre 2012. URL consultato il 5 luglio 2013.
- ^ (EN) Yolande Knell, Egypt's President Mursi assumes sweeping powers, su bbc.co.uk, BBC, 22 novembre 2012. URL consultato il 5 luglio 2013.
- ^ Profile: General Abdel Fattah Al Sisi, in Al Jazeera, 3 luglio 2013. URL consultato il 3 luglio 2013.
- ^ Il generale promosso al grado di maresciallo. I militari lo invitano a candidarsi. La Stampa - Egitto, parte la corsa di Al Sisi per diventare Capo dello Stato
- ^ Egitto, esercito: sì a candidatura di al-Sisi alla presidenza. "Lo vuole il popolo" - Repubblica.it
- ^ Al-Sisi si candida alle presidenziali in Egitto, Il Post, 26 marzo 2014.
- ^ http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/egitto-elezioni-sisi-presidente-con-969-voti/news-dettaglio/4508276
- ^ http://allafrica.com/stories/201406041297.html/
- ^ http://www1.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-nel-caos-centinaia-di-morti-Stato-di-emergenza-per-un-mese_32492089057.html/
- ^ http://www.adnkronos.com/aki-it/sicurezza/2014/07/09/proclamato-egitto-rabaa-day-agosto-sara-commemorato-massacro-dei-sostenitori-morsi-cairo_Wl7DR7uXE8LwxgFSMhEDgI.html/
- ^ http://www.articolo21.org/2014/04/egitto-1200-condanne-a-morte-in-un-mese/
- ^ http://www.foreignaffairs.com/articles/139605/robert-springborg/sisis-islamist-agenda-for-egypt/
- ^ http://www.diocesi.torino.it/pls/diocesitorino/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=46914/
- ^ http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dal%2Bsisi%26es_sm%3D93&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://mag.newsweek.com/2013/08/16/general-al-sisi-the-man-who-now-runs-egypt.html&usg=ALkJrhi4Ymnm8sDxry8hS-B0HmYdtEUnRQt/
- ^ http://www.europaquotidiano.it/2014/03/26/chi-e-abdel-fattah-al-sisi-il-prossimo-faraone-degitto/
- ^ http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/incoronato-faraone-egitto-generale-sisi-ancora-mistero-78588.htmo/
- ^ http://www.lindro.it/politica/2014-07-09/134362-gli-egiziani-le-loro-speranze-e-il-nuovo-presidente/
Collegamenti esterni
- Wikiquote contiene citazioni di o su Abd al-Fattah al-Sisi
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Abd al-Fattah al-Sisi
- (EN) Al-Sisi è il nuovo comandante in capo delle Forze Armate egiziane
- (AR) Curriculum Vitae del Generale al-Sisi (in lingua araba)