Crocifisso di San Benedetto

dipinto di Giunta Pisano

Il Crocifisso di San Benedetto è una croce sagomata e dipinta su entrambi i lati a tempera e oro su tavola attribuito a Giunta Pisano, databile al 1250 circa e conservata nel Museo nazionale di San Matteo a Pisa.

Crocifisso di San Benedetto
AutoreGiunta Pisano
Data1250 circa
Tecnicatempera e oro su tavola
Dimensioni113×83 cm
UbicazioneMuseo nazionale di San Matteo, Pisa

Storia

L'opera proviene dal monastero delle vallombrosane di Pisa, poi detto di San Benedetto, situato accanto a San Paolo in Ripa d'Arno e soppresso nel 1866. Il crocifisso fu quindi conservato nella cappella di Sant'Agata e poi nel nuovo monastero delle monache. Successivamente venduta, fu acquistata da Sigismono Jonasson, che ne fece dono nel 1940 al museo pisano.

A quell'epoca la facciata anteriore era completamente ridipinta. Un restauro accurato del 1949 ha riportato in luce il disegno e la cromia originari.

L'attribuzione a Giunta fu formulata per la prima volta da Peleo Bacci nel 1924, confermata da Teosca (1927), Vavalà (1929), Longhi (1948), Caleca (1986). Garrison (1949) parlò invece di scuola, con una datazione più tarda al 1260-70; Enzo Carli di opera di bottega, seguiti da Boskovits (1973) e Tartuferi (1991), che vi leggevano la mano di un seguace stretto e dotato, ma non del maestro.

Descrizione e stile

Il crocifisso, un doppio Christus patiens (Cristo sofferente sulla croce) è inarcato sul recto verso sinistra, scantonando sui tabelloni che, come di consueto nelle opere da Giunta in poi, non riportano ormai più scene di corredo, ma un motivo geometrico desunto dalle arti tessili. I piedi sono già trafitti da un solo chiodo, facendo supportare l'idea di una datazione successiva al 1250 (a differenza ad esempio di opere giudicate anteriori come la Croce processionale del Duomo di Pisa).

Le due facce sono speculari: sul retro infatti il nazareno pende verso destra. le dimensioni ridotte dell'opera e la pittura su entrambi i lati fa pensare di trovarsi davanti a una croce procesisonale, con il verso che si distingue per l'uso di materiali meno preziosi (il fondo oro è ad esempio sostituito da una tinta rossa).

Sui tabelloni si trovano i busti dei dolenti (Maria e san Giovanni), mentre in alto, sopra l'iscrizione INRI per esteso, si trova Dio padre benedicente.

Bibliografia

  • Mariagiulia Burresi (a cura di), Cimabue a Pisa: la pittura pisana del Duecento da Giunta a Giotto, catalogo della mostra, Pacini editore, Pisa 2005.