Nel 1091 al-Muʿtamid fu imprigionato dagli Almoravidi ed esiliato ad Aghmat, in Marocco dove morì nel 1095. La sua tomba si trova nella periferia di Aghmat.[1]

Note

  1. ^ Lisan Al Din Ibn Al Khatib, Nafadhat al-jirab (Il posacenere dei calzini), XIV secolo, p. 9.

Matteo Schilizzi fu un banchiere livornese trasferitosi a Napoli, ove fece costruire il Mausoleo Schilizzi per ospitarvi le tombe dei suoi familiari.

«per essersi reso in modo eminente benemerito della pubblica salute durante la recente epidemia colerica»
— 15 novembre 1884[1]

Note

  1. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 293 del 26 novembre 1884
End of the Trail
 
AutoreJames Earle Fraser
Data1915
Materialegesso
Dimensioni520×430×150 cm
UbicazioneNational Cowboy & Western Heritage Museum, Oklahoma City

End of the Trail è una delle più famose statue americane, raffigura un guerriero indiano americano accasciato sul suo cavallo, è stata realizzata da James Earle Fraser.

Genesi

In questa come in molte delle sue opere sono espresse memorie dell'infanzia di James Fraser che, da bambino, era stato esposto alla vita di frontiera e all'esperienza dei nativi americani, che venivano spinti sempre più a ovest o confinati nelle Riserve indiane.

L'autore aveva solo diciassette anni quando, nel 1894, creò una prima versione in bronzo dell'opera[1], alta solo 18 pollici (46 cm)[converti: opzione non valida].

Nel 1987 Fraser si recò a parigi, in Francia, per continuare i suoi studi come artista e portò con se una piccola versione in bronzo di The End of the Trail con la quale nel 1898 vinse il Premio John Wanamaker alla mostra dell'American Artists Association a Parigi.

Questo prestigioso riconoscimento gli diede la possibilità di studiare presso l'École des Beaux-Arts di Parigi e di diventare l'assistente di Augustus Saint-Gaudens, prominente scultore negli Stati Uniti, che ebbe una forte influenza sullo sviluppo dello stile di Fraser.

A proposito dell'opera

Per la Panama Pacific International Exposition di San Francisco del 1915 fu chiesta a Fraser una versione monumentale del suo capolavoro.

Per quest'opera Fraser apportò diverse modifiche al suo piccolo bronzo: sostituì lo scudo con un sacchetto per le medicine che, insieme con il forte vento che soffia da dietro sulla figura e il suo cavallo, rappresentano la spiritualità del popolo dei nativi americani. Un altro cambiamento di rilievo fu la rimozione di una parte del manto di pelle di bufalo per esporre la muscolatura della figura e rappresentarne la forza.

Posta all'ingresso dell'esposizione, l'opera di Fraser ebbe grande successo e guadagnò rapidamente una vasta fama.

La statua in gesso era stata concepita per essere fusa in bronzo, ma non fu possibile per la carenza del metallo causata dalla Prima guerra mondiale, così, insieme ad altre sculture in gesso, fu gettata in un pozzo di fango. Nel 1919 fu recuperata e trasferita a Visalia, nel Mooney's Grove Park dove, esposta alle intemperie, si è lentamente deteriorata fino al 1968, quando è stata acquisita e restaurata dal National Cowboy & Western Heritage Museum, nel cui ingresso è attualmente esposta. A Visalia la statua è stata sostituita con una fusione in bronzo dell'opera stessa.

Nel 1928 l'industriale Clarence Shaler commissionò a Fraser la prima fusione in bronzo della sua opera, per donarla alla città di Waupun, dove fu inaugurata il 23 giugno 1929; nel 1980 questa statua è stata inserita nel National Register of Historic Places[1].

Una copia in bronzo più piccola della statua si trova nel campus della Winona State University nella città natale di Fraser, Winona, in Minnesota.

Nel 1971 un dipinto della statua apparve sulla copertina originale dell'album Surf's Up dei Beach Boys.

Note

  1. ^ a b [LandmarkHunter.com LandmarkHunter.com].

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Collegamenti esterni

  • (EN) End of the Trail, su landmarkhunter.com, 14 giugno 2013. URL consultato il 19 luglio 2014.
Reggimento di chevalier-garde
 
Chevalier Guard Regiment in the Battaglia di Austerlitz.
Descrizione generale
Nazione  - Impero russo
ServizioEsercito
TipoCavalleria
DimensioneReggimento
Guarnigione/QGSan Pietroburgo
Parte di
Prima Divisione di Cavalleria della Guardia
Simboli
Il distintivo del reggimento "In memoria del venticinquesimo patrocinio di Sua Maestà Imperiale l'imperatrice Maria Feodorovna nel Reggimento di Cavalleria" 
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il Reggimento di chevalier-garde (in russo Кавалергардский полк?) fu un reggimento della guardia di russo,

Les chevaliers-gardes sono un'unità di cavalleria della Guardia imperiale russa, costituito solo da nobili, e recluta i più grandi nomi dell'aristocrazia russa..

Come gli altri reggimenti di cavalleria pesante della guardia russi (Reggimento delle guardie a cavallo, Reggimento dei corazzieri della guardia di Sua maestà lo Zar e Reggimento dei corazzieri della guardia di Sua maestà la Zarina) le Chevalier-garde erano equipaggiati come corazzieri con alcune differenze nell'uniforme e nell'equipaggiamento rispetto ai corazzieri dell'esercito e agli altri reggimenti di corazzieri della guardia.

Storia

  • 1724 : creazione di un'unità di scorta a Caterina I, formata da nobili, chiamata Chevalier-garde
  • tra il 1724 ed il 1740 : ricostituita in occasione delle incoronazioni, poi sciolta
  • 1799 : l'11 gennaio l’unità divenne permanente sotto il nome di Guardia-del-Corpo (=Kavalergardia)
  • 1800 : l'11 gennaio, l'unità duvenne il reggimento dei Chevalier-garde con tre squadre

creato nel 1800 dalla riforma del Corpo dei chevalier-gard, che era stato creato nel 1764 da Caterina la Grande.


  • 1894 : le 2 novembre, l'unité est renommée: régiment des Chevaliers-Gardes de Sa Majesté l'Impératrice
  • 1918 The regiment was disbanded in 1918.

Campagne

  • 1812 - Il reggimento si distinse durante la guerra patriottica del 1812. I Chevalier-gard persero il loro colonnello all'inizio della Battaglia di Borodino ma, di concerto con il Reggimento delle guardie a cavallo, di fatto fermarono la carica decisiva dei Reggimenti di corazzieri sassoni e sconfissero i Carabinieri a cavallo francesi.

Membres célèbres

 
Officers of the Chevalier Guard. In left (1-2) is Gustaf Mannerheim.

Many famous men served as Chevalier Guards, among them:

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Salkhad
Città
in arabo صلخد?
Localizzazione
Stato  Siria
Governatoratoal-Suwayda
DistrettoSalkhad
Territorio
Coordinate32°29′30″N 36°42′40″E
Altitudine1,350 m s.l.m.
Abitanti15 000
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+2
Cartografia
 
Salkhad

Salkhad (in arabo صلخد?, Ṣalḫad) è una città della Siria meridionale, si trova nel Governatorato di al-Suwayda, nella parte centrale dell'altopiano del Gebel Druso, a 1350 metri sopra il livello del mare.

È la capitale dell'omonimo Distretto ed ha una popolazione di 15.000 abitanti.

Storia

Menzionata più volte nella Bibbia come "Salcah", un insediamento nella biblica Bashan che, durante il II secolo a.C. Salcah divenne una fiorente città nabatea, dove erano venerati gli dei Dushara e Allat. Successivamente fu incorporata nella Provincia romana di Arabia Petrea. Durante le epoche romana e poi bizantina fu una importante città dell'Hauran. Salkhad e indicata nella Mappa di Terrasanta del VI secolo.

La città si affaccia sulla pianura dell'Hauran ad ovest, in posizione strategica, per cui gli Ayyubidi vi costruirono una fortezza, tra il 1214 e il 1247, per contrastare un eventuale attacco dei Crociati verso il cuore dell'Hauran. È stato anche detto che lo zio e il fratello di Al-Afdal lo esiliarono qui.

L'importanza della città diminuì dopo le Crociate, occasionalmente fu invasa da beduini in cerca di pascolo estivo per le loro greggi.

Nel 1596 Salkhad appare nei registri fiscali ottomani come Salhad (Sarhad); faceva parte del nahiya di Bani Malik as-Sadir nel Qada dell'Hauran. Aveva una popolazione musulmana composta da 55 famiglie e 25 scapoli, mentre 50 famiglie e 20 scapoli erano cristiani. Le tasse erano pagate su grano, orzo, colture estive, capre e alveari[1].

Successivamente nella regione si stabilì un certo numero di cristiani greco-ortodossi, discendenti dei Ghassanidi. Alla fine del XVII secolo e nel XVIII e XIX secolo Salkhad e la regione adiacente furono ripopolate da famiglie di Drusi provenienti dal Monte Libano.

Durante il periodo ottomano la città, come gran parte dell'area del Gebel Druso, conobbe un'autonomia di tipo feudale sotto il predominio della famiglia Al-Hamdan e più tardi, della famiglia Al-Atrash; la gente del posto combatté molte battaglie contro i turchi ottomani, in questa regione, per difendere la propria autonomia.

Durante la prima parte del XX secolo la città era parte dello stato druso esistito tra il 1921 e il 1936 sotto il Mandato francese della Siria e che fu gradualmente incorporato nella Siria dopo la Rivoluzione Siriana (1925-1927) guidata da Sultan al-Atrash.

La città è oggi il centro del Distretto di Salkhad, il più meridionale della Siria, nel Governatorato di As Suwayda.

Archeologia

Il monumento più importante, situato su una collina all'interno della città, è la fortezza di Salkhad, costruita tra il 1214 e il 1247 dalla dinastia degli Ayyubidi come parte delle loro difese contro i crociati. Si dice che questa fortezza sia stata costruita sul sito di antiche fortificazioni romane.

Un minareto esagonale di basalto si erge ancora intatto nella piazza principale della città.

Many Roman old time houses, still partially inhabited by locals. Nabatean, Roman and Ayyubid Tombs are also there with decorative motifs.

Note

  1. ^ Hütteroth & Abdulfattah, 1977, p. 211.

Bibliografia

  • Wolf-Dieter Hütteroth e Kamal Abdulfattah, Historical Geography of Palestine, Transjordan and Southern Syria in the Late 16th Century, Erlanger Geographische Arbeiten, Sonderband 5. Erlangen, Germany: Vorstand der Fränkischen Geographischen Gesellschaft, 1977.


  • (EN) R. Stephen Humphreys, From Saladin to the Mongols: The Ayyubids of Damascus, 1193-1260, SUNY Press, 1977, ISBN 0-87395-263-4.


Battaglia di Iconio
parte Terza crociata
 
La Battaglia di Iconio, di Wislicensus (c. 1890)
Data18 maggio 1190
LuogoIconio (l'odierna Konya), Turchia
EsitoVittoria dei crociati
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
sconosciutisconosciuti
Perdite
lievipesanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia


Casa di Lacon Gunale

lasciò il governo a suo figlio
Prese in moglie Nivatta (o Nibatta) che diede alla luce Torbeno, figlio maggiore e suo successore.
sposò Anna de Lacon, gli succedette suo figlio Orzocco
La moglie di Orzocorre era Maria Orvu (od Orrù) e suo figlio, nonché sucessore fu Comita I.
Senza eredi maschi, con Comita I termina la casata dei Lacon-Zori; Ebbe una figlia di nome Eleonora nel 1110 circa che sposerà il successore Gonnario II dando inizio alla potente stirpe dei Lacon-Serra.

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A bayonet mount
 
A bayonet mount before and after insertion
 
Early-19th century socket bayonet
 
Socket of a bayonet


Nella tecnica, innesto a b., tipo particolare di innesto, cioè di dispositivo per la giunzione di due pezzi, adoperato, tra l’altro, in elettronica come combinazione spina-presa bipolare, e in elettrotecnica per certi tipi di lampade a incandescenza.

Un innesto a baionetta (mainly as a method of mechanical attachment, as for fitting a lens to a fotocamera) or bayonet connector (for electrical use) is a dispositivo di giunzione consisting of a cylindrical male side with one or more radial pins, and a female receptor with matching L-shaped slot(s) and with spring(s) to keep the two parts locked together. The slots are shaped like a capital letter L with serif (a short upward segment at the end of the horizontal arm); the pin slides into the vertical arm of the L, rotates across the horizontal arm, then is pushed slightly upwards into the short vertical "serif" by the spring; the connector is no longer free to rotate unless pushed down against the spring until the pin is out of the "serif".

To couple the two parts, the pin(s) on the male are aligned with the slot(s) on the female and the two pushed together. Once the pins reach the bottom of the slot, one or both parts are rotated so that the pin slides along the horizontal arm of the L until it reaches the "serif". The spring then pushes the male connector up into the "serif" to keep the pin locked into place. A practised user can connect them quickly and, unlike screw connectors, they are not subject to cross-threading. To disconnect, the two parts are pushed together to move the pin out of the "serif" while twisting in the opposite direction than for connecting, and then pulling apart.

The strength of the joint comes from the strength of the pins and the L slots, and the spring. To disengage unintentionally, the pins must break, the sleeve into which the connector slides must be distorted or torn enough to free the pins, or the spring must fail and allow the connector to be pushed down and rotate due to, say, vibration.

It is often possible to push down the connector and rotate it, but not far enough to engage and lock; it will stay in place temporarily, but accidental disconnection is very likely.

Uses

The first documented use of this type of fitting (without the name "bayonet") may be by Al-Jazari in the 13th century, who used it to mount candles into his candle-clocks.[1] This type of fitting was later used for soldiers who needed to quickly mount bayonets to the ends of their rifles, whence the name.

Many cameras with interchangeable lenses use a bayonet lens mount to allow lenses to be changed rapidly and locked accurately in position. Camera lens mounts usually employ stronger flattened tabs rather than pins, though their function is the same.

Bayonet electrical connectors are used in the same applications where other connectors are used, to transmit either power or signals. Bayonet connections can be made faster than screw connections, and more securely than push-fit connections; they are more resistant to vibration than both these types. They may be used to connect two cables, or to connect a cable to a connector on the panel of a piece of equipment.

The coupling system is usually made of 2 bayonet ramps machined on the external side of the receptacle connector and 2 stainless steel studs mounted inside the plug connector’s coupling nut. Several classes of electrical cable connectors, including audio, video, and data cables use bayonet connectors. Examples include BNC, C, and ST connectors. (The BNC connector is not exactly as described in this article, as the male, not female, connector has the slots and spring.)

Many types of light bulb are fitted with integral bayonet connectors.

Light bulb bayonet mounts

 
LED lamps with GU10 bi-pin twist-lock mount

[[:Image:Bulb-bayonet-male.png|thumb|150px|Compact fluorescent lamp with double contact B22d bayonet mount]]

 
Incandescent light bulb with double contact B22d bayonet mount, and corresponding socket with sprung connectors
 
Preceding bulb mounted in the socket
 
Incandescent 40 W BA15d bulb
  Lo stesso argomento in dettaglio: Automotive lamp types.

Template:For

The bayonet light bulb mount is the standard fitting in many former members of the British Empire including the United Kingdom, Australia, India, Ireland, and New Zealand, as well as parts of the Middle East and Africa (although not Canada, which primarily uses Edison screw sockets along with the United States and Mexico). The standard size is B22d-2, often referred to in the context of lighting as simply BC. Older installations in some other countries, including France use this base. Standard bulbs have two pins on opposite sides of the cap; however, some specialized bulbs have three pins (cap designation B22d-3) to prevent use in domestic light fittings. Examples of three-pin bulbs are found in mercury street lamps and fireglow bulbs in some older models of electric radiative heater. Bayonet cap bulbs are also very common worldwide in applications where vibration may loosen screw-mount bulbs, such as automotive lighting and other small indicators, and in many flashlights. In many other countries the Edison screw (E) base is used for lighting.

Some bulbs may have slightly offset lugs to ensure they can be only inserted in one orientation, for example the 1157 automobile tail-light which has two different filaments to act as both a running light and a signal light. In this bulb each filament has a different brightness and is connected to a separate contact on the bottom of the base; the two contacts are symmetrically positioned about the axis of the base, but the pins are offset so that the bulb can only be fitted in the correct orientation. Newer bulbs use a wedge base which can be inserted either way with no issues. Some special-purpose bulbs, such as infrared, have 3 pins 120 degrees apart to prevent them being used in any but the intended socket.

Bayonet bases or caps are often abbreviated to BC, often with a number after. The number refers to the diameter of the base (e.g., BC22 is a 22 mm diameter bayonet cap lamp). BC15, a 15 mm base, can also be referred to as SBC standing for small bayonet cap. The lower-case letter s or d specifies whether the bulb has single or double contacts.

Type IEC DIN ANSI
B15d IEC 60061-1 (7004-11) DIN 49721
BA15d IEC 7004-11 A DIN 49720
BA15s IEC 7004-11 A DIN 49720
BA20d IEC 7004-12 DIN 49730
B21s-4
B22d IEC 60061-1 (7004-10)
BY22d
B24s-3
GU10 IEC 60061-1 (7004-121)
GZ10 IEC 60061-1 (7004-120)
GU24 Pending (Mar 2007)

While G actually indicates bi-pin, those listed above have a twist-lock, but with parallel pins from the end instead of opposing pins on the side.

These are the available sizes in the UK:[2]

Designation Alternative designation Contacts Dimension, etc.
BA5s 1 5 mm
BA7s 1 7 mm
BAX9s 1 9 mm
BA9s Miniature bayonet cap (MBC) 1 9 mm
BA15d Small bayonet cap (SBC) 2 15 mm
BAX15s 1 15 mm
BA15s Single centre contact (SCC) 1 15 mm
BA20s 1 20 mm
BA20d 2 20 mm
BA21d 2 21 mm
B21-4 21 mm 4 pin
BA22d Bayonet cap (BC) 2 22 mm
BC-3 Bayonet cap (BC) 2 22 mm 3 bayonet pins
B22d-3 2 22 mm double ended (railway)
BX22d 2 22 mm

Of these, only the BC (BA22d) is widely used in homes. The BA20d (sometimes confusingly called a Bosch fitting) was once a common automotive (twin filament) headlamp fitting but has largely been superseded by more modern, higher-rated H-series sockets and is only used for some lower-powered applications such as combined automotive tail and stop lamps.

See also

References

  1. ^ [[Ancient Discoveries]], Episode 12: Machines of the East, History Channel. URL consultato il 7 settembre 2008. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  2. ^ see http://technical.greenstock.co.uk/KYBLampBases.htm
  • IEC 61184: Bayonet lampholders, International Electrotechnical Commission, 1997. (also: BS EN 61184) – specifies requirements and tests for the B15 and B22 bayonet holders for light bulbs used in some Commonwealth countries
Consiglio per l'Unità Economica Araba
(EN) Council of Arab Economic Unity
AbbreviazioneCAEU
TipoComunità economica
Fondazione3 giugno 1957
Sede centrale  Cairo
Sito web

Il Consiglio per l'Unità Economica Araba (o CAEU dall'inglese Council of Arab Economic Unity) fu istituito il 3 giugno 1957[1] da Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libia, Mauritania, Palestina, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Tunisia, Siria, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Ha iniziato ad operare il 30 maggio 1964, con l'obiettivo finale di raggiungere una integrazione economica completa tra i suoi stati membri.

composto dai ministri dell'Economia

Note

  1. ^ (EN) Greater Arab Free Trade Area (GAFTA), su mit.gov.jo, Jordan Ministry of Industry and Trade. URL consultato il 24 luglio 2012.

Collegamenti esterni


Voci correlate

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