Ivan Barkov

scrittore, traduttore e poeta russo
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Ivan Semënovic Barkov Russo: Ива́н Семёнович Барко́в (Pietroburgo, 1732Pietroburgo, 1768) è stato uno scrittore, poeta, traduttore ed editore russo. Fu uno studente di Mikhail Lomonosov di cui parodiò diverse opere. È considerato il padre della poesia osceno-burlesca in Russia[1].

Ivan Semënovic Barkov

Biografia

Ivan Barkov, di famiglia ecclesiastica, comincia gli studi in seminario nel 1744 e nel 1748, su interessamento di Lomonosov, viene ammesso al collegio dell'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo da cui verrà espulso nel 1751 dopo una lunga serie di scandali (ubriachezza molesta, insolenza etc.).

Preso sotto la propria ala protettiva da Lomonosov e divenutone nel 1755 scrivano personale, viene riammesso all'Accademia e, grazie alle sue doti di poliglotta, dal 1762 ne diventa traduttore ufficiale. È durante questo primo periodo che comincia la sua attività di scrittore producendo "Una breve storia della Russia", pubblicata nel 1762.

Successivamente si fa notare, come editore e come traduttore, dando alla luce la prima pubblicazione delle satire di Kantemir (1762), e traducendo le satire di Orazio (1763), "Il mondo degli Eroi" di Ludovico Lazzaroni (1763) e le favole di Fedro (1764).

Nonostante la sua intensa attività di traduttore ed editore, la sua fama è indissolubilmente legata alla poesia osceno-burlesca, di cui è considerato il fondatore in Russia[2].

Definitivamente espulso dall'Accademia nel 1766 per ubriachezza e depravazione, morirà suicida nel 1768. La versione più accreditata riguardo alla modalità della sua morte riporta una fine degna del nome che si era fatto in vita: <<denudatosi, si mette carponi e, infilata la testa nella stufa, muore per soffocamento dopo aver lasciato, inserito nel proprio ano, l'epitaffio "Son vissuto peccando, son morto sghignazzando" (Жил грешно и умер смешно)>>.

La poetica

Pur non considerandosi un letterato nel senso moderno del termine (era prima di tutto un impiegato statale con compiti di traduttore), mantenne nei confronti della letteratura un atteggiamento più indipendente dall'immediato rapporto col potere politico e le consorterie di palazzo rispetto al suo "maestro" Lomonosov e più in generale rispetto ai poeti del Settecento russo. Paradossalmente, proprio in virtù di questa sua indipendenza che gli derivava dal considerare l'attività poetica come un'attività secondaria rispetto a quella che era la sua vera occupazione, il Barkov scrittore fu più simile alla figura del letterato di professione, che nascerà in Russia solo qualche decennio dopo, rispetto ai suoi contemporanei. Il fatto di ricevere uno stipendio per la sua attività di traduttore gli garantiva infatti il distacco necessario a volgere in burlesco quanto la letteratura "ufficiale" del tempo poteva offrire[3].

L'attività letteraria di Barkov si inserisce perfettamente nel contesto del Settecento russo, dove l'unità di misura della letteratura non era il singolo componimento ma il genere. La parodia barkoviana non nasce dall'esasperazione dei singoli tratti dell'opera originale ma infrangendone metodicamente e invariabilmente le norme secondo una precisa regola. È proprio la natura "regolare" del processo creativo di Barkov che porta alla nascita di un vero e proprio stile a sé stante[4]. Questo genere prenderà appunto il nome di parodia barkoviana (barkovshchiny)

Seguendo l'esempio dell'"Ode à Priape" di Alexis Piron (1710), Barkov costituisce una sorta di "sosia degradato" dei generi letterari ufficiali. Nelle sue composizioni mantiene un'imitazione dei tratti formali e stilistici dei generi utilizzati il più possibile fedele all'originale, applicandoli però ad un tema sessuale (il più delle volte sfociando nella pornografia vera e propria) e aggiungendovi una buona dose di espressioni oscene.

I punti di riferimento da cui Barkov parte per produrre le proprie parodie sono Lomonosov in campo odico e Sumarokov negli altri generi (epistola, elegia, tragedia), dove i personaggi principali vengono spesso sostituiti con turpi personificazioni degli organi sessuali.

Insieme alle opere effettivamente prodotte da Barkov, molti sono i componimenti apocrifamente attribuitigli, la maggior parte dei quali sono raccolti nel "Balocco della fanciulla" (Devič'ja igruška), opera da cui attingeranno molti poeti successivi. Degni di nota, il "Poema sulla vittoria della figlia di Priapo" (Poėma na pobedu Priapovoj dočeri) e "La battaglia fra il cazzo e la fica" (Sraženie meždu chujem i pizdoju) dove all'oscenità si aggiunge la blasfemia, dato che il casus belli della battaglia tra i due organi nasce dall'apostasia da parte della seconda, la quale decide di abbracciare la fede islamica. Sicuramente apocrifo ma comunemente attribuitogli, il poema "Luka Mudischev" narra la storia di un uomo a cui viene concesso un titolo nobiliare in virtù delle dimensioni del suo pene. Successivamente pagato per avere un rapporto con una nobile vedova annoiata, uccide accidentalmente quest'ultima proprio a causa delle sue "doti". Il poema è considerato una satira, seppur triviale, rivolta alle pratiche sociali della nobiltà del tempo.

L'influenza di Barkov sugli scrittori successivi sarà importante proprio in virtù della sua eterogeneità stilistica contrapposta alla rigida organizzazione in generi e stili che i poeti a lui contemporanei sentivano di dover rispettare in nome di una pretesa fedeltà ai canoni letterari del Classicismo. Questa eterogeneità sarà più tardi riconosciuta e ripresa da Deržavin che la estenderà alla poesia "seria". Di una certa rilevanza fu anche la sua capacità di coniare neologismi e introdurre nel linguaggio letterario e poetico forme gergali e scurrili. Tuttavia, a causa del carattere immorale dei suoi componimenti, le sue opere non vennero pubblicate per lungo tempo e la sua fama fu postuma.

Note

  1. ^ Guido Carpi, Storia della letteratura russa, Carocci Editore, 2010, p.106
  2. ^ Guido Carpi, Op. cit., p.106
  3. ^ Guido Carpi, Op. cit. p.106
  4. ^ Šapir M. I., Barkov i Deržavin: iz istorii russkogo burleska, 2002, p.417

Collegamenti esterni