Giuseppe Solaro
Giuseppe Solaro (Torino, 1914 – Torino, 29 aprile 1945) è stato un politico italiano, segretario provinciale (federale) del Partito Fascista Repubblicano di Torino e comandante della I Brigata Nera "Ather Capelli".

Biografia
Di modesta famiglia, il padre è operaio alle ferrovie, prima prende il diploma di geometra e dopo riesce con sacrificio a conseguire la laurea in Economia e Commercio a pieni voti, da studente lavoratore, militando nel frattempo nel Gruppo Universitario Fascista (GUF) di Torino, del quale diventa in breve tempo fiduciario (responsabile cittadino).
Nel 1937, ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), parte come volontario nella Guerra civile spagnola. Dopo aver studiato economia e diritto corporativo con il prof. Pacces, fonda il Centro Studi Economici e Sociali insieme a Golzio e Canonica. Nel frattempo scrive sul quotidiano nazionale La Stampa e sul periodico della Federazione provinciale del Partito Nazionale Fascista (PNF).
Dal 1940 partecipa alla Seconda guerra mondiale come Ufficiale di complemento in artiglieria, continuando nel frattempo a scrivere articoli giornalistici e piccoli saggi di geopolitica.[1]
Repubblica Sociale Italiana
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e il 16 settembre 1943 fu nominato alla guida del Partito Fascista Repubblicano di Torino in un triumvirato composto dal console della MVSN Domenico Mittica e da Luigi Riva[2]. Intanto il 30 settembre Paolo Zerbino fu nominato capo della Provincia di Torino[3], assunse ufficialmente l'incarico il 21 ottobre[4]. La prima riunione a casa Littoria si svolse l'8 ottobre e furono assegnati gli incarichi: Solaro divenne commissario federale,, Riva comandante del Fascio di Torino e Mittica comandante della Gioventù con compito di collegamento con la MVSN[5]. Il 25 ottobre due membri dei GAP uccidono in un attentato il seniore della MVSN Domenico Giardina, catturati furono condannati a morte e fucilati il 21 dicembre[6].
Il 31 ottobre furono segnalate le prime azioni partigiane in val di Susa così una spedizione di squadristi, guidata dal conte Federico Gaschi, si recò a Borgone Susa dove iniziarono a perquisire le case e incendiando quelle dove furono trovate delle armi. La spedizione si risolse in un disastro. Nel pomeriggio avvennero i primi scontri in cui caddero anche dei civili. Feriti furono alcuni militi della milizia confinaria mentre cadde ucciso il vicefederale Luigi Riva[7]. Solaro che aveva vietato la spedizione e che poi informatone aveva inutilmente cercato di fermarla allertando i carabinieri fece porre agli arresti il conte Gaschi[8].
A partire dal 15 novembre alla FIAT iniziò uno sciopero contro il caro vita che presto si estese anche ad altre fabbriche. Solaro che sosteneva le richieste degli operai si recò direttamente alla FIAT Mirafiori per parlare con gli operai[9]. A margine degli scioperi i primi nuclei partigiani iniziano sequestrare civili che presumibilmente uccisi, non furono più ritrovati[10]. Nel dicembre, su richiesta del PFR, le autorità tedesche accobsentono ad un aumento dei salari del 30%[11]. A Torino il 23 dicembre il gappista Giovanni Pesce uccise nel suo negozio di orologi Aldo Morej il quale era amico personale di Mussolini[12]. Nonostante che gli iscritti al PFR reclamassero una rappresaglia Solaro e Zerbino riuscirono ad evitarla[13].
La socializzazione
In questo periodo segue con particolare attenzione l'attuazione dei decreti sulla socializzazione dei mezzi di produzione, promuovendo diverse iniziative tra i lavoratori (conferenze, stampa di opuscoli, ecc.) al fine di rendere noti i contenuti della nuova legislazione sociale di cui è convinto assertore. Nell'aprile 1944 avviò il "Corso di preparazione dei lavoratori alla socializzazione" da tenersi in undici lezioni[14]. Denuncia a Mussolini, insieme al prefetto Zerbino, supposti boicottaggi in accordo tra Fiat e tedeschi che boicottano ogni iniziativa volta verso la socializzazione dell'economia[15] mentre ritenne di riscontrare l'interesse dei lavoratori[16].
Il 2 dicembre 1944, nell'ambito della svolta socializzatrice Solaro, nominò l'operaio Michele Fassio nuovo podestà di Torino al posto dell'uscente Matteo Bonino.
Ispettore regionale
Il 23 aprile 1945 Solaro fu promosso Ispettore regionale per le Brigate Nere e a livello cittadino fu sostituito da Mario Pavia.
Quando la caduta della Repubblica Sociale Italiana si rivela imminente i vertici militari cittadini decisero di lasciare Torino par raaggiungere la Valtellina[18] mentre Solaro tentò inutilmente di convincerli a restare in città. Probabilmente, sottovalutando l'effettiva forza del movimento partigiano, Solaro sostenne la necessità di opporre almeno una resistenza simbolica in città[19]. La partenza dell'esercito fu decisa dal generale Enrico Adami Rossi che affidò il comando della colonna al colonnello Cabras[20]. Deciso a a rimanere in città proseguì nell'organizzazione dei franchi tiratori che avrebbero dovuto contrastare l'ingresso dei partigiani in città con l'obiettivo di "fare di Torino un Alcazar"[21] e resistere fino all'arrivo delle forze anglo-americane[22].
La mattina del 26 aprile Solaro dispose il prelevamento dalla Banca d'Italia di una somma sufficiente a pagare gli stipendi arretrati di tutti i militi[23]. Trovatala chiusa si diressero invece presso la Cassa di Risparmio dove ottenuto un rifiuto da parte del direttore sfondarono il cancello con un mezzo blindato e prelevarono diciassette milioni e mezzo di lire[24]. Il concentramento fu deciso presso la casa Littoria. La sera del 26 avvenne ancora un incontro con monsignor Garneri e Solaro che fu tentato tramite lo stesso federale Pavia ma non sortì alcun effetto[25]. A Solaro fu inoltre contestato dall'avvocato Salza, presente all'incontro, che il prelievo forzoso della mattinata aveva sfavorevolmente colpito il CLN a che Solaro rispose: "L'ho fatto io e ne assumo tutte le responsabilità... non potevo lasciare tutta questa gente alla mercè dell'uragano"[26].
La ormai irrevocabile decisione dei vertici militare di lasciare Torino vanificò i progetti di Solaro di difendere la città[27], pertanto la mattina del 27 Solaro decise la smobilitazione dei reparti delle Brigate Nere[28] ai cui furono consegnati tutti i soldi prelevati la mattina precedente come premio di smobilitazione[29].
Tutti i militi presenti a casa Littoria si diressero quindi alla caserma Podgora ancora tenuta dalla GNR[30] ma non si recò nella piazza in cui si stava organizzando la colonna per uscire da Torino. Nemmeno tutti famigliari furono a conoscenza della sua decisione, mentre il fratello Adriano che si era unito alla colonna fascista lo aspettò inutilmente fino all'ultimo[31], l'altro fratello Ferdinando, a conoscenza delle sue intenzioni, recatosi in federazione lo aveva scongiurato di unirsi alla colonna[32].Costituito un nucleo di quattro persone, persistette nella decisione di non lasciare Torino con la colonna in partenza[33] e si trasferì nelle cantine del consorzio agrario di via Mario Gioda 22 poco distanti sia da casa Littoria che dalla caserma Podgora[34]. Il mattino seguente, dopo una segnalazione, i quattro furono presi prigionieri da una squadra partigiana e portati alla caserma Bergia[35].
Nonostante l'avvenuta smobilitazione della Brigata Nera di Torino alcuni gruppi di franchi tiratori diedero egualmente vita al previsto piano di difesa ad oltranza della città[36], nel corso dei cui scontri persero la vita circa 300 partigiani, attirandosi il loro odio.[37].
Preso prigioniero fu riconosciuto e sottoposto ad un primo interrogatorio in cui secondo il dirigente comunista Osvaldo Negarville, in una testimonianza resa il 3 settembre 1946 in un processo contro l'ex federale Mario Pavia[38], Solaro nel tentativo di salvarsi avrebbe sostenuto di essere un elemento moderato se non comunista anch'esso e sempre secondo Negarville addossando la responsabilità dei franchi tiratori proprio al nuovo federale Pavia[39]. Le affermazioni di Negarville furono ampiamente smentite dagli altri testimoni[40] e respinte dallo stesso Pavia, nel corso dello stesso processo che lo vedeva imputato, il quale dichiarò di non credere alle affermazioni fatte "dubito che il Solaro avesse fatto il mio nome in tale circostanza, come voi mi avete detto poiché ritengo il Solaro uomo onesto e leale"[41].
La mattina del 29 seguì un sommario processo che terminò poco dopo con sentenza d'impiccagione[42][43]. Il dibattimento non fu reso noto dato che non fu stilato nessun verbale[44][45].
Sapendo di dover morire Solaro scrisse l'ultima lettera alla moglie:
La morte di Solaro
Il mattino seguente fu portato in processione per le vie cittadine dai partigiani per essere poi condotto in via Vinzaglio dove nove mesi prima erano stati impiccati quattro partigiani in rappresaglia al ferimento di un ufficiale della RSI[48]. A Solaro non poteva essere attribuita alcuna responsabilità circa i quattro partigiani che erano stati impiccati dato che l'ordine era stato dato direttamente dai tedeschi ed eseguito dalla GNR[49].
Solaro fu impiccato una prima volta ad un albero, ma il ramo si spezzò e lui, ormai in stato di semi-incoscienza, venne impiccato per una seconda volta. Il cadavere fu nuovamente portato in processione per le vie ed infine gettato nel fiume Po dal Ponte Isabella.[50][51]
Opere
- Giuseppe Solaro, Considerazioni politico-economiche sulla socializzazione dell'economia italiana, 1944.
Note
- ^ Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, Salò-Berlino. L'alleanza difficile, Mursia
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 33
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 40
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 51
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 44
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 55
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 57
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 57
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 66-67
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 69 e seguenti
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 70
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 82
- ^ Michele Tosca, vol I, p. 84
- ^ Luigi Ganapini, p. 414
- ^ Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, Salò-Berlino. L'alleanza difficile, Mursia
- ^ Luigi Ganapini, p. 414
- ^ Luigi Ganapini, p. 414
- ^ Nicola Adduci, p. 342
- ^ Nicola Adduci, p. 343
- ^ Nicola Adduci, p. 343
- ^ Nicola Adduci, p. 373
- ^ Nicola Adduci, p. 344
- ^ Nicola Adduci, p. 347
- ^ Nicola Adduci, p. 347
- ^ Nicola Adduci, p. 353-354
- ^ Nicola Adduci, p. 353-354
- ^ Nicola Adduci, p. 354
- ^ Nicola Adduci, p. 364
- ^ Nicola Adduci, p. 364
- ^ Nicola Adduci, p. 364-365
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 282
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 282
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 282
- ^ Nicola Adduci, p. 366
- ^ Nicola Adduci, p. 368
- ^ Nicola Adduci, p. 371
- ^ Pasquale Chessa; Guerra civile: 1943-1945-1948, una storia fotografica; Mondadori; 2005
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 288
- ^ Nicola Adduci, p. 369
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 289
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 278
- ^ Nicola Adduci, p. 369-370
- ^ Teodoro Francesconi, RSI e guerra civile nella bergamasca, Greco&Greco, Milano, 2006.
- ^ Fabrizio Vincenti, p. 289
- ^ Nicola Adduci, p. 370
- ^ Lettere dei condannati a morte della RSI, Edizioni Il Borghese e Ciarrapico Editori associati, Cassino, 1975, pag: 262
- ^ Come ha saputo morire Solaro, Edizioni La Legione, Milano, 1997
- ^ Comunicato della RSI, in Pier Luigi Bassignana, Torino in guerra, Edizioni del Capricorno, 2013,p 122:"La mattina del 21 luglio un valoroso ufficiale italiano appartenente alla gloriosa Divisione Leonessa - che in cinque anni di guerra ha scritto pagine di alto valore e di spirito di sacrificio non comune- è stato brigantescamente assalito mentre discendeva dal tram e gravemente ferito da un criminale fuori legge, al soldo di Londra e Mosca, che fuggì in bicicletta. Questo vile e odioso misfatto esigeva una decisa rappresaglia. Perciò stamattina sono stati impiccati quattro banditi catturati durante un'azione di rastrellamento e sorpresi in possesso di armi"
- ^ Nicola Adduci, p. 370-371
- ^ Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kumpfer
- ^ Teodoro Francesconi, RSI e guerra civile nella bergamasca, Greco&Greco, Milano, 2006.
Bibliografia
- Come ha saputo morire Solaro, Edizioni La Legione, Milano, 1997.
- Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti, Sperling & Kumpfer. ISBN 888274759X
- Giorgio Amendola, Lettere a Milano, Editori Riuniti, Roma, 1973.
- Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, Salò-Berlino. L'alleanza difficile, Mursia.
- Teodoro Francesconi, RSI e guerra civile nella bergamasca, Greco&Greco, Milano, 2006.
- Nino Arena, RSI: forze armate della Repubblica sociale italiana, Albertelli, 1999.
- Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia (1943-1945), 1965.
- Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Garzanti, Milano, 2010
- Nicola Adduci, "Gli altri, Fascismo repubblicano e comunità nel Torinese (1943-1945)", FrancoAngeli, Milano, 2014
- Fabrizio Vincenti, "Giuseppe Solaro, il fascista che sfidò la fiat e wall street", Ciclostile, Carrara, maggio 2014
- Michele Tosca, "I ribelli siamo noi, diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana. La crudele cronaca di una guerra civile 1943-1944", Volume I, Roberto Chiaramonte,