Nudo artistico
Il nudo artistico è la rappresentazione del corpo umano in stato di nudità nelle varie discipline artistiche. La nudità nel campo dell'arte - nella pittura, nella scultura e più recentemente nella fotografia - ha generalmente rispecchiato, con alcune eccezioni, i livelli sociali di estetica e di moralità dell'epoca.

La figura del nudo è principalmente una tradizione dell'arte occidentale ed è stata utilizzata per esprime gli ideali di bellezza maschile e femminile e di altre qualità umane. Il nudo artistico è stato uno dei principali interessi dell'antica arte greca, e dopo un lungo periodo di quasi totale scomparsa durante i secoli medioevali, risorge tornando nuovamente ad assumere una posizione centrale con il Rinascimento italiano.
Atleti, danzatori e guerrieri sono raffigurati nudi per rappresentare tutta la loro energia fisica e vigore, e le varie pose in cui si trovano giungono ad esprimere una vasta gamma di emozioni, basilari e complesse (pathos)[1]. In un certo senso il nudo è un'opera d'arte che ha come suo scopo primario quello di sottoporre all'attenzione dello sguardo dello spettatore la nudità essenziale ed originale del corpo umano[2] il quale forma in quest'occasione l'oggetto unico del genere artistico, allo stesso modo della pittura paesaggistica e della natura morta.
Spesso figure di nudo possono avere un loro ruolo anche in altri tipi di arte, come la pittura storica, tra cui l'arte sacra e allegorica, la ritrattistica o le arti decorative.
Anche se di solito associato con l'erotismo, il nudo può avere diverse interpretazioni e significati, che vanno dalla mitologia alla religione, allo studio dell'anatomia, o come rappresentazione simbolica della bellezza e l'ideale estetico di perfezione, come è stato ad esempio nell'antica Grecia. Lo studio e la rappresentazione artistica del corpo umano è stata una costante in tutta la storia dell'arte, dalla preistoria (con la Venere di Willendorf) fino ai giorni nostri.
Questioni
Nudità e nudo
Nel suo libro sul nudo nella storia dell'arte ("The Nude: a Study in Ideal", pubblicato per la prima volta nel 1956) Lord Kenneth Clark nell'introduzione distingue[3] tra la semplice nudità di un corpo e il nudo come rappresentazione artistica; l'autore afferma che esser del tutto privi di vestiti, cioè completamente spogli di una "copertura", implica inevitabilmente una situazione d'imbarazzo e vergogna, mentre un nudo in quanto opera d'arte non ha mai in sé tali connotazioni. Questa separazione della forma artistica dalle questioni socio-culturali riferite alla nudità, rimane ancora a tutt'oggi non esaminata dagli storici dell'arte classica.
Una delle caratteristiche distintive dell'epoca contemporanea nell'ambito dell'arte visiva è proprio l'offuscamento della linea di confine tra la nudità, la cui interpretazione sottostà al personale sentire d'ognuno, ed il nudo come creazione espressiva di un artista; questo s'è verificato probabilmente per la prima volta nel 1797 col doppio dipinto di Francisco Goya intitolato Maja vestida e maja desnuda il quale nel 1815 finì addirittura con l'attirare l'attenzione dell'inquisizione spagnola[4].
Gli elementi più scioccanti per l'epoca erano che veniva mostrata una donna normalissima (non una figura mitologica quindi) in un ambiente moderno completamente nuda, non avendo l'autore neppure la remora di evidenziarne il pelo pubico.
Alcune di queste stesse caratteristiche risulteranno scandalose quasi 70 anni dopo, quando Édouard Manet espose la sua Olympia, non a causa di questioni religiose bensì per la sua modernità tutta profana: piuttosto che essere un'odalisca fuori del tempo che avrebbe potuto venir visualizzata in modo sicuro e con distacco, l'immagine del pittore era invece quella di una prostituta della sua epoca, che poteva pertanto riferirsi con allusione implicita alle abitudini sessuali degli spettatori maschili[5].
Gli artisti contemporanei paiono non esser più interessati agli ideali e alle tradizioni del passato, preferendo invece affrontare - quando non aggredire - lo spettatore con tutta l'ansia, il disagio e la carta erotica che il corpo nudo (femminile o maschile che sia) riesce ad esprimere, forse eliminando del tutto il distinguo fatto da Clark tra nudità e nudo[6]: la Performance art giunge al suo ultimo e più alto gradino presentando corpi reali nudi come opera d'arte[7].
Sessualità
Clark ha sottolineato che la tensione sessuale è parte dell'attrazione nei confronti del nudo come soggetto d'arte; le sculture erotiche del X secolo nei templi induisti sono grandissime opere d'arte, in quanto la sensualità che emanano è parte integrante della filosofia che vogliono rappresentare. In conclusione, la grande arte può avere anche contenuti sessuali forti senza per questo risultare necessariamente oscena[8].
Tuttavia le opere d'arte dai contenuti sessualmente espliciti prodotte in occidente prima del XX secolo, come L'origine du monde (1866) di Gustave Courbet, non erano destinate all'esposizione pubblica[9][10]. Il giudizio se un particolare lavoro è più artistico o più pornografico rimane del tutto soggettivo ed è cambiato anche in maniera significativa nel corso della storia e da una cultura all'altra; alcuni individui giudicano ogni manifestazione del corpo nudo come inaccettabile[11], mentre altri possono trovare grandi meriti artistici nei contenuti sessuali espliciti dell'arte erotica. Il giudizio artistico pubblico a tal proposito può o meno affrontare la questione[12].
Molte culture tollerano la nudità nell'arte di più rispetto alla nudità "dal vivo", con diversi gradi di accettabilità. Per esempio in un museo dove ci sono opere d'arte di nudi, la nudità di un visitatore viene considerata inaccettabile. In certi casi la nudità dal vivo può essere considerata accettabile, ad esempio nel caso in cui i modelli non si muovano. In altre culture, come quella giapponese, la nudità non ha cattive connotazioni.
Reazioni
Mentre il nudo, e in particolare quello del corpo femminile, è sempre stato uno dei soggetti più presenti ed evidenti delle opere esposte nei musei, il nudo artistico nella società statunitense è un argomento ancora al giorno d'oggi controverso quando giunge all'attenzione del pubblico in generale, sia per quanto riguarda gli eventuali finanziamenti da elargire che le sedi da concedere per l'esposizione[13][14].
Il puritanesimo prevalente negli Stati Uniti continua ad influenzare la selezione delle opere d'arte da esporre in musei e gallerie; allo stesso tempo i critici possono rifiutare un lavoro di nudo che non sia o ionico o feticista, quindi all'avanguardia: gli artisti che si rifiutano di aggredire il corpo con uno stile deformato che rappresenti le perversioni fisiche e psicologiche sono di solito respinti in quanto irrimediabilmente in sintonia col mondo dell'arte contemporanea[15].
Le opere che celebrano il corpo umano sono suscettibili d'esser interpretate come troppo erotiche da una certa categoria di persone, e magari kitsch da un'altra. Secondo il critico Bram Dijkstra, molti nudi interessanti di artisti americani sono stati relegati nei magazzini dei musei, con mostre o pubblicazioni speciali molto rare negli ultimi decenni; i nudi relativamente "addomesticati" tendono ad esser prescelti per venire mostrati nei musei, mentre le opere di valore più scioccante (come quelle di Jeff Koons[16]) sono esposti solo in gallerie d'avanguardia.
Dijkstra conclude dicendo che il modo dell'arte oggi svaluta la semplice bellezza ed il piacere che emana, anche se questi valori sono sempre stati ben presenti nell'arte del passato ed in varie opere contemporanee[17].
Nudo giovanile
Nelle opere classiche i bambini sono stati molto raramente rappresentati nudi, tranne per quanto riguarda i neonati o la figura del putto. Prima dell'avvento di Sigmund Freud e della sua teoria sulla sessualità infantile, veniva dato per scontato che i bambini non provassero alcun sentimento erotico prima della pubertà, difatti il bimbo era mostrato spogliato proprio in quanto simbolo di purezza ed innocenza assoluta. Bambini che nuotano nudi vengono mostrati in diversi dipinti di John Singer Sargent, George Bellows e altri. In seguito vi sono state opere di nudi giovanili-adolescenziali sia simbolicamente che esplicitamente più erotiche[18][19].
Differenze di genere
Nudo maschile: dei e guerrieri
La storia dell'arte più accademica tende ad ignorare la sessualità del nudo maschile, limitandosi invece a considerarne solo la forma e composizione[20]. Per gran parte della storia gli uomini nudi potevano rappresentare o martiri o guerrieri.
Sono state alcune artiste donne, come Alice Neel - ma anche Lucian Freud (nipote di Sigmund) a dipingere il maschio moderno nudo nella classica posa reclinata ma con i genitali prominenti ed esposti allo sguardo (sottolineando così per la prima volta un ruolo attivo anche allo "sguardo femminile"); Sylvia Sleigh poi ha dipinto molte figure di maschio nudo fortemente effeminato.
Il nudo artistico maschile si è maggiormente espresso nella statuaria, con la scultura greca antica, ed ha raffigurato prevalentemente figure mitiche, divine o religiose: questo fino alla metà del XIX secolo, con l'irrompere della novità assoluta data dal nudo maschile nella fotografia.
Nudo femminile: veneri e odalische
Le dee greche sono state inizialmente scolpite adorne di vesti piuttosto che nude. La prima scultura a grandezza naturale di una donna completamente nuda in piedi è l'Afrodite di Cnido, scolpita nel 360 a.C. circa da Prassitele[21]; ma è stato nel più tardo periodo ellenistico che il nudo femminile è divenuto molto più comune.
Quasi completamente scomparso durante il medioevo il nudo femminile riappare in Italia nel XV secolo; successivamente l'erotismo che lo accompagna è diventato più enfatico in dipinti come la Venere dormiente (1510) di Giorgione e nella serie di cinque quadri dedicata alla figura di Danae di Tiziano (1553-56). Queste opere hanno ispirato numerosi nudi femminili sdraiati dei secoli seguenti[21].
L'eccesso di dipinti di donne nude idealizzate presenti nel 19° annuale Salon (mostra) parigino ha subito la satira di Honoré Daumier in una litografia del 1864.
Nel corso del XIX secolo il movimento che si richiamava all'orientalismo (arte) aggiunse un'altra tipologia figurativa al nudo femminile, oltre a quelle che già erano presenti, come possibile soggetto dei dipinti europei, quella dell'odalisca (la giovane donna schiava all'interno dell'harem): uno dei più famosi è stato La grande odalisca dipinta da Jean-Auguste-Dominique Ingres nel 1814[22] (vedi orientalismo (corrente pittorica).
Per Lynda Nead il nudo artistico femminile è una questione di contenimento della sessualità; nel caso invece del punto di vista dell'arte classica storica (rappresentato da Kenneth Clark) si tratta di un'idealizzazione della sensualità palese esteriore, mentre la visione moderna riconosce che il corpo umano è disordinato, illimitato e in definitiva assai problematico[23]. Dalle immagini dell'arte classica che avevano assunto la figura di donna virtuosa debole e dipendente, si è passati ad una donna forte ed indipendente che non può in alcun modo essere definita come virtuosa[24].
Rivisitazioni moderne
Fino al 1960 la storia dell'arte e la critica hanno rifletto raramente partendo da un punto di vista non strettamente maschile; il movimento artistico femminista ha cominciato a cambiare questo stato di cose. Lo scrittore, poeta e critico d'arte John Berger nel 1972 ha sostenuto che il nudo femminile riflette e rafforza il rapporto di potere esistente tra le donne ritratte nell'arte ed il pubblico prevalentemente maschile.
L'anno seguente la teorica del cinema femminista Laura Mulvey ha scritto in critica cinematografica femminista che il concetto stesso di sguardo maschile afferma implicitamente che tutti i nudi femminili sono intrinsecamente voyeuristici[25].
Critica sociale
Il nudo è stato anche utilizzato per produrre forti dichiarazioni politico-sociali; un esempio di ciò è dato da "The Barricade" di George Bellows, che rappresenta i cittadini belgi utilizzati come scudi umani dai tedeschi durante la prima guerra mondiale. Anche se sulla base dei rapporti sul vero e proprio incidente viene provato che le vittime non erano nude, averle raffigurate in tal modo nella pittura ne sottolinea la loro vulnerabilità e universale umanità[26].
Fondamenti
L'ideale di perfezione del corpo umano giunge direttamente dall'antica Grecia e questo fatto è evidente in tutte le sue opere, anche se non vi è alcun riferimento al modo in cui gli scultori greci esprimessero le proporzioni ideali del corpo umano; vi sono riferimenti e scarne notizie a riguardo di un "Canone di Policleto", anche se non si sa bene in cosa consistesse.
Una delle più celebri espressioni delle proporzioni del corpo umano ci proviene dall'architetto romano Marco Vitruvio Pollione, che nel terzo libro del suo De architectura stabilisce che le proporzioni ideali in architettura dovrebbero essere basate sulla misurazione del corpo umano: modello perfetto in quanto con le braccia e le gambe estese s'inserisce perfettamente nelle due forme principali - considerate più perfette - della geometria, ossia il cerchio e il quadrato.
Ha delineato in tal modo il cosiddetto uomo vitruviano, che ha avuto grandissima importanza nella teoria artistica di tutto il Rinascimento[27].
Si può concludere che il fattore estetico dato dal nudo dipende sia da alcune regole circa la proporzione e la simmetria come un insieme diversificato di valori soggettivi, dalla spontaneità ed esuberanza della natura alla componente psichica della percezione estetica, senza scartare il carattere individuale di ogni giudizio di gusto. Secondo Kenneth Clark, il nudo rappresenta l'equilibrio tra uno schema ideale e le esigenze funzionali e questi sono tutti i fattori che danno vita e credibilità al nudo artistico[28].
Le prime riflessioni teoriche sul nudo hanno avuto luogo proprio durante l'epoca rinascimentale: il De pictura (1435), trattato sulla pittura di Leon Battista Alberti ritiene che lo studio del nudo sia stato la base di tutta la procedura della pittura accademica, affermando che la pittura del nudo ha inizio dallo scheletro; si aggiungono quindi i muscoli per ricoprire il corpo di carne, di modo che ne rimanga visibile il posizionamento: "Si può obiettare che un pittore non dovrebbe rappresentare ciò che non si vede, ma questa procedura è analoga a disegnare un nudo e poi coprirlo con i vestiti."
Questa pratica accademica è giunta quasi fino ai giorni nostri, assieme allo studio del 'naturale', verificabile agli inizi del XV secolo nei disegni di Pisanello, primo autore di cui si siano conservati schizzi di questo tipo. La prospettiva e il nudo sono stati i due principali fattori strutturali della composizione pittorica rinascimentale e a partire dalla seconda metà del '400 era un test comune per l'apprendimento di qualsiasi aspirante artista, come si nota anche dalle opere conservate nei lavori di Filippino Lippi, Domenico Ghirlandaio, e dei fratelli Antonio del Pollaiolo e Piero del Pollaiolo; ed è anche ben documentato nelle Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550) di Giorgio Vasari[29].
Il nudo rinascimentale ha basato lo studio del corpo umano per l'insegnamento accademico dell'arte fin quasi al XX secolo. Una componente inscindibile del nudo è l'erotismo che emana, elemento ineluttabile in quanto la visione del corpo umano nudo genera di per sé attrazione, desiderio, appetito sessuale. Il difficile compito di definire il nudo artistico al confine tra erotismo e idealismo, sensuale e spirituale, ha portato sia artisti che filosofi a proporre diverse teorie per giustificare l'esistenza di questi differenti campi.
Platone nel Simposio parla di due distinte nature appartenenti alla dea Afrodite, una mondana ed un'altra celeste; la prima rappresenta l'attrazione materiale legata alla carne e ai sensi, il desiderio e la sensualità; la seconda invece significherebbe la bellezza spirituale, legata alla bontà e alle virtù immateriali, espressione
dell'anima e dell'intelletto.
Questo concetto era in vigore durante il Medioevo ed è stato ripreso dal
neoplatonismo, diventando la formula del nudo classicista ed accademico, com'è perfettamente esemplificato nella tavola Amor sacro e Amor profano di Tiziano Vecellio. In tempi più recenti è stata riformulata in termini simili da Friedrich Nietzsche, che in La Nascita della Tragedia (dallo spirito della Musica) (1872) distingue tra spirito apollineo e spirito dionisiaco, cioè tra equilibrio mentale e disintegrazione orgiastica[30].
Nudo sgradevole
Di solito s'identifica il nudo con la bellezza, ma invero non tutti i nudi artistici sono gradevoli; vi sono raffigurazioni di personaggi nudi che per vari motivi sono brutti o disgustosi o privi di qualsiasi attrattiva fisica, sia per bruttezza di nascita che per deformità o malformazioni, o di esseri rappresentati nella loro vecchiezza, o di figure malvagie o depravate, infine perché si tratta di mostri o creature fantastiche della mitologia (come i satiri e i sileni) o della religione (demoni e streghe).
Come nel caso della bellezza, così anche la bruttezza è una percezione relativa e differente da una cultura all'altra, da un tempo all'altro e da un luogo all'altro: per l'uomo occidentale una maschera africana può sembrare orribile, ma per i suoi adoratori rappresenta un dio benevolo; ad alcuni l'immagine sanguinolenta e mortuaria di un uomo crocifisso può apparire sgradevole, pur essendo il simbolo cristiano per eccellenza della redenzione e della salvezza.
La bruttezza può essere fisica o spirituale e si può riconoscere nelle deformità, nell'asimmetria e mancanza di armonia; può inoltre rappresentare concetti morali malvagi come bassezza e meschinità, insieme ad altre categorie come scortesia, nausea, repellenza, il grottesco e l'abominevole, il disgustoso, l'osceno e il sinistro.
Nel campo filosofico uno dei primi a rompere col concetto di bellezza classica è stato Gotthold Ephraim Lessing, che nel suo "Laocoonte" (1766) ha respinto l'idea di perfezione classica fattane da Johann Joachim Winckelmann, dicendo che non vi può essere un concetto di perfezione universale per tutti i tempi e tutte le arti. Anche se non ha respinto la possibilità di trovare un sistema che colleghi la totalità delle espressioni artistiche, ha però fortemente criticato le analogie assolute come la formula di Orazio "ut pictura poesis" (La pittura come la poesia). Per Lessing pittura e poesia, esaminati nei loro contesti imitativi, sono cose differenti[31].
Successivamente Johann Karl Friedrich Rosenkranz ha introdotto nel suo "Estetica della bruttezza" (1853) propriamente il concetto di bruttezza come categoria estetica
Storia
Fin dalla preistoria, la rappresentazione del corpo umano fu uno dei maggiori temi dell'arte. Le figure di nudi femminili chiamate Veneri paleolitiche appaiono già in epoca remota, durante il Gravettiano tra il 28 e il 22 mila a.C.; in tempi storici immagini simili rappresentano divinità della fertilità[32].
La rappresentazione di dei e dee nell'arte egizia e arte babilonese sono i precursori delle opere dell'antichità occidentale. Altre tradizioni significative non occidentali di raffigurazione di nudi provengono da India e Giappone, mentre invece on costituisce un aspetto importante dell'arte cinese.
Sculture templari e pitture rupestri, alcune molto esplicite, sono parte integrante della tradizione indù che valorizza la sessualità e come in molte altre regioni dai climi caldi la nudità parziale o completa era comune anche nella vita quotidiana e non costituiva un problema.
Il Giappone ha una lunga tradizione di bagni pubblici in cui ci si lava in comune, anche misti, spesso raffigurata in xilografie fino a poco tempo fa.
Antica Grecia
La prima scultura greca, risalente agl'inizi della civiltà cicladica dell'età del bronzo è costituita principalmente da figure maschili stilizzate che sono presumibilmente nude. Questo è certamente il caso del kouros, una grande figura di nudo maschile in piedi che era il fondamento della scultura della Grecia arcaica; i kouroi sono le prime sculture realistiche di maschi nudi e raffigurano giovani che stanno rigidamente posati con un piedi in avanti[21].
Nel V secolo a.C. la padronanza degli scultori nei confronti dell'anatomia ha portato ad una maggiore naturalezza e ad una maggior varietà di pose; una delle novità più importanti del periodo è stato il contrapposto, cioè la postura asimmetrica di una figura in piedi con una gamba che porta l'intero peso del corpo mentre l'altra rimane rilassata. Un primo esempio di ciò è la scultura del Doriforo di Policleto (440 a.C. circa)[21].
Nella convenzione costituita dalla nudità eroica, dei ed eroi sono sempre stati mostrati nudi, mentre per i comuni mortali vi è una minor probabilità di essere rappresentati spogliati, ad eccezione degli atleti e dei guerrieri in combattimento che erano spesso raffigurati nudi o seminudi.
Nell'antica Grecia, dove il clima mite favoriva un abbigliamento leggero più comodo e sciolto, gli atleti di sesso maschile gareggiavano durante le festività religiose completamente nudi: la celebrazione del corpo umano era un fatto perfettamente naturale per i Greci ed il modello nudo maschile era associato col trionfo, la gloria e finanche con l'eccellenza morale[33].
La dea Afrodite era una divinità che i greci preferivano inizialmente vedere vestita, questo almeno fino alla metà del IV secolo a.C. quando lo scultore Prassitele fece un nudo della patrona dell'amore e della bellezza chiamato Knidian, che ha istituito una nuova tradizione per quanto riguarda il nudo femminile, avendo questa proporzioni idealizzate basate su rapporti matematici come le statue maschili.
I nudi dell'arte greco-romana sono concettualmente delle personificazioni ideali, ognuno rappresentando una visione generale della salute, della giovinezza, della chiarezza geometrica e anche dell'equilibrio biologico: il corpo umano reso perfetto. Il critico Kenneth Clark considera quest'idealizzazione del corpo proprio come il segno distintivo dei veri nudi artistici, al contrario della semplice riproduzione della nudità. La sua enfasi sull'idealizzazione punta ad una questione essenziale: più risulta essere seducente ed accattivante e più il nudo artistico è destinato a suscitare nella mente la passione[34]
Medioevo
L'atteggiamento cristiano molto dubbioso sul valore da dare al corpo e tutta l'enfasi nei riguardi di castità e celibato scoraggiò notevolmente la rappresentazione della nudità durante tutti i secoli del Medioevo, anche nei rari esempi di precoce arte profana sopravvissuti di quel periodo.
Figure completamente svestite sono rarissime nell'arte medioevale, eccezioni notevoli sono quelle raffiguranti Adamo ed Eva dannati e cacciati dal paradiso terrestre nelle scene del giudizio universale; ma anche qui le forme ideali dei nudi greco-romani sono completamente perdute, essendo la nudità trasformata in simbolo di vergogna e peccato, debolezza morale e fisica[35]. Ciò è vero non solo nell'Europa occidentale, ma anche nell'arte bizantina[36].
Sempre più spesso Cristo è stato mostrato in gran parte nudo nelle scene della Passione, soprattutto nelle raffigurazioni della Crocifissione[37] ; ma anche quando, dopo essere risorto veniva glorificato nell'alto dei cieli: questo per consentire per lo più la visualizzazione delle ferite fisiche che gli erano state inferte e così sottolineare le sofferenze che aveva subito per la salvezza dell'umanità intera.
Le numerose iconografia della Madonna del Latte o i "nudi penitenti" raffiguranti Maria Maddalena, così come quelli del bambino Gesù in cui ne veniva a volte sottolineata la circoncisione per ragioni teologiche, sono altre eccezioni nell'arte religiosa medioevale di rappresentazioni con elementi di nudità.
Verso la fine del periodo medioevale nudi femminili destinati ad essere attraenti danno un taglio nuovo alla creazione artistica, soprattutto nei manoscritti miniati destinati ad un pubblico privato e molto limitato; oltre che in contesti classici come quelli dei segni dello Zodiaco e delle illustrazioni delle opere di Publio Ovidio Nasone.
La forma del "nudo gotico" femminile era molto differente dall'ideale classico: le linee del corpo sono allungate e modellate da curve dolci, con un torace stretto e la vita alta, piccoli seni tondi, ed un rigonfiamento in primo piano nei pressi dello stomaco (come in Hugo van der Goes). I nudi maschili tendono invece ad avere una figura sottile e leggera, sempre osservati con la massima precisione; qui probabilmente l'artista attingeva dagli apprendisti che venivano utilizzati come modelli.
La raffigurazione della nudità nell'arte, ad esempio nel Medioevo, veniva considerata blasfema; ciò ha talvolta condotto a conflitti sull'arte che non è più conforme agli standard prevalenti. Ad esempio, la Chiesa Cattolica Romana nei secoli successivi organizzò la cosiddetta campagna della foglia di fico per coprire la nudità nell'arte, iniziando dalle opere michelangiolesche.
Rinascimento
La riscoperta della cultura classica nel Rinascimento ha ripristinato in tutto il suo fulgore il nudo artistico: Donatello eseguì due statue dell'ero biblico Davide, simbolo per la Repubblica fiorentina. La prima in marmo e datata 1408-09 mostra una figura vestita, mentre la seconda (probabilmente del 1440) è la prima statua di un nudo integrale artistico dai tempi antichi[38];sessant'anni prima del massiccio David di Michelangelo Buonarroti.
I nudi michelangioleschi dipinti sulla Volta della Cappella Sistina ristabilisce una tradizione di nudo maschile nelle raffigurazioni delle storie bibliche; mentre il tema del martirio di San Sebastiano visualizzato seminudo era già diventato molto popolare.
Il nudo femminile monumentale torna alla ribalta nell'arte occidentale nel 1486 con La nascita di Venere di Sandro Botticelli ed eseguito per la famiglia Medici, che possedeva già la Venere Medici e dalla cui posa prese spunto Botticelli per adattarla al suo quadro.
La Venere di Dresda del Giorgione (1510 circa) attinge anche ai modelli classici e mostra un nudo femminile disteso in un paesaggio; questa posa ha dato il via ad una lunga serie di dipinti famosi, tra cui la Venere di Urbino di Tiziano Vecellio (1538), la Venere Rokeby di Diego Velázquez(1650), fino a giungere alla Maja vestida e maja desnuda di Francisco Goya (1798) e all'Olympia (Manet) (1863).
Seppur rispettanto le proporzioni della statuaria antica, figure come quelle tizianesche della Venere e il suonatore di liuto e della Venere di Urbino vengono ad evidenziare tutta la sensualità del corpo femminile, piuttosto che la sua geometria ideale. Oltre alle figure di nudi adulti maschili e femminili, la rappresentazione classica di Eros divenne uno dei modelli per rappresentare il bambino Gesù nudo[39].
Raffaello Sanzio nei suoi ultimi anni di solito viene accreditato come l'esser stato il primo artista ad utilizzare costantemente modelli femminili reali per i suoi disegni di nudo, piuttosto che gli apprendisti adolescenti dello studio o di altri ragazzi che posavano nudi con dei seni posticci utilizzati in precedenza. Il sospettosamente androgino e fanciullesco "Studio di ragazza nuda inginocchio per la Deposizione" (1500, Louvre) di Michelangelo e che di solito è detto essere il primo nudo femminile in uno studio figurativo, precede di poco quelli di Raffaello ed è un'esempio di come le figure mostrate finite a lavoro finito erano spesso prodotte in studio come nudi.
Il disegno della figura nuda o figura in studio di un modello dal vivo è diventato rapidamente parte importante della pratica e della formazione di ogni artista, e tale rimane fino al XX secolo.
Barocco
Durante tutto il periodo dell'arte barocca è continuata la fascinazione nei confronti dell'antichità classica la quale ha influenzato gli artisti stimolandoli a rinnovare il loro approccio al nudo, ma con raffigurazioni meno idealizzate e più naturalistiche, lavorando sempre più frequentemente con modelli dal vivo[32].
Entrambi i sessi sono rappresentati; il maschio sotto forma di eroi come Ercole e Sansone, la femmina in forma di Venere e delle Grazie. Peter Paul Rubens soprattutto dipinge nudi femminili dalle forme generose e in carne.
Nel Barocco, ma anche nel successivo Rococò, emerse uno stile più decorativo e gioioso, esemplificato dal dipinto "Vénus consolant l'amour" di François Boucher, commissionatogli probabilmente da Madame de Pompadour.
Nei secoli XVIII e XIX i soggetti più eminentemente classici rimasero popolari, insieme ai nudi dei dipinti di genere storico. Nel tardo '800, i pittori accademici hanno proseguito con temi classici, ma hanno cominciato ad esser sempre più contestati dai fautori dell'Impressionismo: Eduard Manet ha scioccato il pubblico del suo tempo dipingendo donne nude in situazioni contemporanee nei suoi Colazione sull'erba (Manet) (1863) e Olympia (Manet) (1865), mentre da par suo Gustave Courbet si è attirato molte critiche per aver rappresentato nella sua "La Femme au perroquet" (Donna con un pappagallo) una prostituta nuda che non rimandava ad alcuna figura divina o mitologica.
Edgar Degas dipinse molti nudi femminili in circostanze del tutto normali, mentre si fanno il bagno ad esempio[40]; Auguste Rodin ha sfidato i canoni classici dell'idealizzazione con la sua figura espressivamente distorta di Adamo[41]. Con l'invenzione della fotografia infine, gli artisti hanno cominciato ad usare il nuovo mezzo come fonte e base per i loro quadri futuri, ed Eugène Delacroix è stato uno dei primi a farlo[32].
Moderno
Sebbene sia la tradizione accademica che l'impressionismo abbiano perso la propria supremazia culturale agli inizi del XX secolo, il nudo è rimasto ben presente, seppur trasformato dalle idee del modernismo. La Venere idealizzata è stata sostituita dalla donna raffigurata intimamente in ambienti privati, come nel lavoro di Egon Schiele[32].
Le forme moderne semplificate di Jean Metzinger, Amedeo Modigliani, Gaston Lachaise e Aristide Maillol ricordano le forme originali delle divinità della fertilità piuttosto che le divinità greche[42]. Nei loro dipinti astratti il corpo parrebbe essere frammentato quando non addirittura smembrato, come in Les demoiselles d'Avignon di Pablo Picasso, ma vi sono anche versioni astratte di temi più classici, come ad esempio le varie ballerine e le bagnanti di Henri Matisse.
Nella seconda metà del '900 l'espressionismo astratto ha spostato il centro dell'arte occidentale da Parigi a New York; una delle influenze primarie è stata l'ascesa dell'astrazione, così come aveva sostenuto il critico Clement Greenberg riferendosi ai primi lavori astratti di Willem de Kooning; ma nonostante i consigli ricevuti l'artista, che aveva iniziato come pittore figurativo, è tornato alla rappresentazione della forma umana nel 1950 con la sua "Serie delle donne".
Pur mantenendo alcuni riferimenti alle tradizioni delle singole figure femminili, qui le donne erano ritratti distorti e semi-astratti e l'artista, per sua stessa ammissione, ha voluto "creare l'umore arrabbiato della tragedia"; avendo il mondo l'aspetto frenetico dell'era atomica, un mondo in subbuglio che ha bisogno di sollievo comico. Più tardi, ha detto: "Forse... stavo dipingendo la donna in me. L'arte non è una professione totalmente maschile. Sono consapevole che alcuni critici potrebbero prendere questo come un'ammissione di omosessualità latente... Mi piacciono le belle donne, sia nella carne, che nei modelli sulle riviste. Mi irritano a volte. Ho dipinto l'irritazione nella mia "serie Woman""[43]Nonostante ciò alcuni critici vedono la serie come intrisa di misoginia[44].
Altri artisti newyorkesi di quel periodo conservano la figura umana come soggetto primario. Alice Neel dipinse nudi, tra cui il proprio autoritratto, nello stesso stile semplice usato per i ritratti vestiti[45], essendo i contenuti principali dati dall'uso del colore e dall'emozione che emanano[46].
Philip Pearlstein utilizza il ritaglio e la prospettiva unica per esplorare le qualità astratte del nudo; come giovane artista negli anni '50 aveva esposto sia figure che arte astratta, ma era stato proprio de Kooning a consigliargli di continuare con il lavoro figurativo[47].
Intorno ai primi anni '70, in pieno femminismo, Sylvia Sleigh dipinse tutta una sere di opere di retroguardia con tematiche artistiche stereotipate, con uomini nudi in posa di solito assieme a delle donne[48].
Contemporaneo
Lucian Freud è stato uno degli appartenenti al gruppo di pittori che comprendeva anche Francis Bacon e conosciuto come "The School of London", che ha creato negli anni '709 un proprio lavoro figurativo quando ormai questo sembrava passato definitivamente di moda[49]. Tuttavia, verso il termine della vita le sue opere erano entrate a far parte del Postmoderno: rappresentazione del corpo umano senza alcuna traccia di idealizzazione, come nella sua serie di donne obese[50].
Una delle opere di Freud è intitolata "Ritratto nudo" che implica l'immagine realistica di una donna nuda piuttosto che un nudo convenzionale[51]. Nel necrologio che gli ha fatto il New York Times si legge che i dsuoi dipinti forti e rivelatori hanno rifondato l'arte del ritratto offrendo così un nuovo ed originale approccio all'arte figurativa[52].
I dipinti di Jenny Saville includono ritratti familiari, autoritratti e nudi: spesso proposti in prospettive estreme, cercando di bilanciare il realismo con l'astrazione
La nudità era accettata dal pubblico francese del XIX secolo, ma solo fino a quando veniva espressa secondo un'impostazione chiaramente "classica", raffigurante personaggi in una cultura dove la nudità era stata comune, come si può vedere nel dipinto Combattimento di galli di Jean-Léon Gérôme (1847).
Censura
La rappresentazione artistica del nudo ha oscillato più volte nella storia dell'arte dal permissivismo e dalla tolleranza di quelle civiltà e culture che lo vedevano come qualcosa di assolutamente naturale, perfino incoraggiandolo in quanto ideale di bellezza (questo nell'antichità greca) fino al rifiuto e al divieto emesso dalle culture più moraliste e puritane, giungendo fino alla persecuzione e distruzione delle opere incriminate.
In particolare, il cristianesimo è una religione che non ha mai permesso facilmente la rappresentazione del corpo umano nudo, fatta eccezione per quelle immagini di contenuto più fortemente religioso e giustificate da un'intento teologico, come nei casi di Adamo ed Eva o della crocifissione di Gesù, o ancora la rappresentazione delle anime dannate sofferenti nel profondo dell'inferno.
Con la rivalutazione della cultura classica ed un ritorno all'antropocentrismo nell'arte avvenuto durante il Rinascimento, giustificato da motivi sia allegorici che mitologici, si è avuta una netta contrapposizione con la Chiesa la quale ne ha rigettato in toto il pensiero: il Concilio di Trento (1563), che ha attuato tutte le teorizzazioni della Controriforma, ha postulato un ruolo di primo piano da dare all'arte come mezzo di diffusione dell'educazione religiosa, vincolandola inoltre alla rigorosa interpretazione delle Sacre Scritture, dando al contempo al clero il compito di controllare la corretta osservanza dei precetti cattolici da parte degli artisti[53].
La nudità nel mondo cattolico cominciò così a venire sempre più censurata. Un chiaro esempio di ciò è l'ordine dato dal Papa Paolo IV nel 1559 a Daniele di Volterra di coprire con dei pantaloni le parti intime delle figure del Giudizio universale michelangiolesco della Cappella Sistina; il Volterra per questo fatto è stato da allora in poi chiamato "il braghettone".
Poco dopo un altro papa, Pio V, affidò lo stesso compito a Girolamo da Fano ma, non contento del risultato ottenuto, a Clemente VIII nacque il desiderio di rimuovere completamente la vernice dall'intera Volta della Cappella Sistina: fortunatamente per la storia dell'arte venne dissuaso dal far ciò dai membri dell'accademia nazionale di San Luca[55].
Da allora in poi si sono viste ricoprire accuratamente le nudità di numerose opere d'arte, con tessuti pregiati o col disegno del vitigno, la pianta con cui Adamo ed Eva si sono nascosti i genitali per la vergogna a seguito del peccato originale. Un altro esempio di rifiuto del nudo nell'arte è stato quello in principio subito dalla famosa stata del David (Michelangelo): appena fu istallata in piazza della Signoria subì un tentativo di lapidazione pubblica, prima di conquistarsi il pieno affetto dei fiorentni[56].
Esempi di censura e persecuzione di nudi artistici abbondano in tutta la recente storia del'arte occidentale; nel XVIII secolo Luigi di Borbone-Orléans (soprannominato il pio) aggredì con un coltello il quadro rappresentante Leda con il cigno di Correggio in quanto considerato troppo sfrenato e lascivo. La testa di Leda, irrimediabilmente distrutta, venne ridipinta solo in seguito[57].
Il regime inquisitorio ha toccato anche un artista come Francisco Goya, che venne denunciato al Sant'Uffizio per la sua "Maja desnuda"; il quadro arrivò ad essere sequestrato dal tribunale nel 1814 quando l'inquisizione spagnola lo definì osceno. L'assoluzione dell'artista giunse grazie all'intervento provvidenziale del cardinale spagnolo Luis Maria de Borbon y Vallabriga[58][59][60]; tuttavia l'opera rimase fuori dagli occhi del pubblico fino all'inizio del '900.
Su espressa richiesta della Regina Vittoria venne applicata un'enorme foglia di fico per coprire il sesso di una replica del David di Michelangelo a tutt'oggi conservata al Victoria and Albert Museum[56].
Anche nel XX secolo vi sono stati numerosi casi di censura e attacchi al nudo artistico; nel 1914 una suffragetta inglese di nome Mary Richardson aggredì a colpi di mannaia la Venere Rokeby di Velasquez accusandola d'offrire un'immagine distorta della donna, considerata come mero oggetto di sensualità: il vandalismo provocò sette profondi tagli, causando i danni maggiori nella zona delle spalle della figura, ma riparati con successo dal restauratore capo della National Gallery Helmut Ruhemann. La Richardson è stata condannata a sei mesi di carcere, il massimo consentito per la distruzione di un'opera d'arte[61].
Nel 1917 la polizia fece chiudere una mostra di Amedeo Modigliani nella galleria Berthe Weill il giorno medesimo dell'inaugurazione per aver esposto nudità che mostravano il pelo pubico[62].
Rappresentazioni generali
Il nudo è diventato una specie di arte rappresentativa, in particolare nella pittura, nella scultura, e nella fotografia. Raffigura persone senza indumenti, di solito con stili che distinguono gli elementi artistici dell'essere nudo senza essere provocatorio. In particolare nelle arti figurative si distingue il "nudo artistico" dal "nudo erotico", nel primo caso si tende a mostrare la bellezza, mentre nel secondo viene messa in evidenza la sensualità.
La nudità nell'arte, anche quando mostrata pubblicamente, per esempio, una statua o un dipinto che rappresentino una persona nuda, viene accettata con più facilità rispetto a persone nude in un luogo pubblico dove la nudità non è ammessa. Comunque, c'è anche molta arte che raffigura una persona nuda con un pezzo di tessuto che a stento copre i genitali. Uno sketch degli anni sessanta che ha per protagonisti i comici inglesi Peter Cook e Dudley Moore che ammirano Le grandi bagnanti 2 di Cézanne alla Galleria Nazionale di Londra ironicamente suggeriscono che ci devono essere centinaia di dipinti che non sono esposti pubblicamente perché i pochi vestiti non erano al posto giusto mentre gli artisti li dipingevano.[63]
Disegno
Nell'ambito dell'arte figurativa il disegno è uno studio della figura umana nelle sue varie forme e posture corporee, che ha la composizione della linea come suo obiettivo primario, piuttosto che la persona nel suo complesso.
Incisione
La stampa giapponese è una delle poche tradizioni non occidentali a cui può esser ricondotta una storia di nudo artistico, pur con risultati molto differenti rispetto all'arte occidentale.
Pittura
La pittura a olio è stata storicamente il mezzo ideale per raffigurare il nudo; con la miscelazione e la stratificazione della vernice, la superficie può diventare molto simile alla pelle.
Scultura
Grazie alla sua lunga durata è l'opera scultore quella che possiamo maggiormente ammirare quasi ininterrottamente lungo il corso della storia dal'età della pietra fino ai giorni nostri. Varie figure, di solito nudi femminili risalenti ad almeno il 7° millennio a.C. sono stati ritrovati nella regione balcanica
Fotografia
Il nudo è stato uno dei temi della fotografia fin dai suoi inizi. I primi fotografi spesso sceglievano pose che imitavano i nudi classici del passato. Il lavoro di molti fotografi è stato stabilito come esser artisticamente raffinato; alcuni di essi sono Ruth Bernhard, Imogen Cunningham, Anne Brigman, Edward Weston e Alfred Stieglitz.
Note
- ^ Clark, Ch.1 The Naked and the Nude
- ^ Clark
- ^ Nead, p.14
- ^ Goya, F., Tomlinson, J. A., Calvo, S. F., Museo del Prado., & National Gallery of Art (U.S.). (2002). Goya: Images of women. Washington, D.C: National Gallery of Art. p. 228. ISBN 0894682938
- ^ Charles Bernheimer, Manet's Olympia: The Figuration of Scandal, in Poetics Today, vol. 10, n. 2, Duke University Press, Summer 1989, pp. 255–277, DOI:10.2307/1773024. URL consultato il 30 ottobre 2013.
- ^ Borzello, Introduction
- ^ Borzello, Chapter 2 - Body Art: the Journey into Nakedness
- ^ Clark, pp. 8-9
- ^ Leppert p. 247
- ^ Linda Nochlin, Courbet's "L'origine du monde": The Origin without an Original, in October, vol. 37, The MIT Press, 1986, pp. 76–86. URL consultato il 23 febbraio 2013.
- ^ Smith, Timothy R. and Weil, Martin, National Gallery visitor attacks Gauguin painting, The Washington Post, 3 aprile 2011. URL consultato il 22 ottobre 2012.
- ^ Blake Gopnik, In Art We Lust, in The Washington Post, 8 novembre 2009. URL consultato il 23 febbraio 2013.
- ^ Nead
- ^ The Nude in Contemporary Art, The Aldrich Museum of Contemporary Art, 1999.
- ^ Dijkstra, p. 11
- ^ Peter Schjeldahl, Funhouse:A Jeff Koons retrospective, in The New Yorker, June 9, 2008. URL consultato il 24 febbraio 2013.
- ^ Dijkstra, Introduction
- ^ Dijkstra, Ch. 5 - Retreat to the Dream
- ^ Leppert, Ch. 2 - Representing the Young
- ^ Leppert, p. 166
- ^ a b c d Rodgers, David and Plantzos, Dimitris. "Nude." Grove Art Online. Oxford Art Online. Oxford University Press. Web. Retrieved 2 November 2013.
- ^ Ingres' La Grand Odalisque, su smarthistory.khanacademy.org.
- ^ Nead, Part I - Theorizing the Female Nude
- ^ Dijkstra, Ch. 3 - The “New Woman”: Fading Flower or Scourge of Nature?
- ^ Leppert, pp. 9-11
- ^ Dijkstra, pp. 246-247
- ^ Clark, 1996, p=27
- ^ Clark, 1996, pp=31-32
- ^ Clark, 1996, pp=338-340
- ^ Calvo Serraller, 2005, p=59
- ^ Beardsley e Hospers, 1990, p=49
- ^ a b c d Graves
- ^ Aileen Goodson, Nudity in Ancient to Modern Cultures, su primitivism.com. URL consultato il 03/09/2013.
- ^ Sorabella, Jean, The Nude in Western Art and its Beginnings in Antiquity, In Heilbrunn Timeline of Art History, su metmuseum.org, The Metropolitan Museum of Art, January 2008. URL consultato il 25 October 2012.
- ^ Clark, pp. 300-309
- ^ Ryder
- ^ Clark, pp. 221-226
- ^ Clark, pp. 48-50
- ^ Sorabella, Jean, The Nude in the Middle Ages and the Renaissance, In Heilbrunn Timeline of Art History, su metmuseum.org, The Metropolitan Museum of Art, January 2008. URL consultato il 25 October 2012.
- ^ Degas and the Nude, su mfa.org, Museum of Fine Arts, Boston. URL consultato il 10 November 2012.
- ^ Sorabella, Jean, The Nude in Baroque and Later Art, In Heilbrunn Timeline of Art History, su metmuseum.org, The Metropolitan Museum of Art, January 2008. URL consultato il 25 October 2012.
- ^ Borzello, p. 30
- ^ Scala, Ch 2. "The Influence of Anxiety" by Susan H. Edwards
- ^ Peter Monaghan, Unveiling the American Nude, Jan 2, 2011.
- ^ Leppert, pp. 154-155
- ^ Borzello, Chapter 2 - The Changing Room: Female Perspectives
- ^ Borzello, p. 90
- ^ Leppert, pp. 221-223
- ^ ALAN RIDING, The School of London, Mordantly Messy as Ever, September 25, 1995. URL consultato il 16 febbraio 2013.
- ^ Lucien Freud, The Guardian, 8 February 2012. URL consultato il 10 November 2012.
- ^ Naked Portrait 1972-3, su tate.org.uk, The Tate Modern. URL consultato il 17 febbraio 2013.
- ^ William Grimes, Lucian Freud, Figurative Painter Who Redefined Portraiture, Is Dead at 88, Jul 22, 2011.
- ^ Wittkower, 2002, p=21
- ^ w10.bcn.cat, http://w10.bcn.cat/APPS/gmocataleg_monum/CambiaIdiomaAc.do?idioma=ca&pagina=welcome .
- ^ lineaserpentinata.blogspot.com, http://lineaserpentinata.blogspot.com/2009/05/algunos-ejemplos-de-la-censura-en-el.html .
- ^ a b bbc.co.uk, http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2011/03/110207_hoja_de_parra_arte_pintura_escultura.shtml .
- ^ Clark, 1996, p=284
- ^ museodelprado.es, http://www.museodelprado.es/enciclopedia/enciclopedia-on-line/voz/majas-las-goya/ .
- ^ culturizando.com, http://www.culturizando.com/2011/08/conoces-este-cuadro-la-maja-desnuda.html .
- ^ eolapaz.es, http://www.eolapaz.es/domo-arte/1pin-goya-maja.htm .
- ^ Aguilera, 1972, p=226
- ^ aliciaporamoralarte.blogspot.com, http://aliciaporamoralarte.blogspot.com/2011/04/los-desnudos-de-amedeo-modigliani.html .
- ^ Della Ragione
Bibliografia
Libri
- Marco Bussagli, Il nudo nell'arte, Giunti, 2001, ISBN 88-09-02300-5.
- Achille della Ragione, Il nudo sdraiato nell'arte dall'antichità ai nostri giorni, Napoli, 2008.
- Berry, William A., Drawing the Human Form: A Guide to Drawing from Life, New York, Van Nortrand Reinhold Co., 1977, ISBN 0-442-20717-4.
- Frances Borzello, The Naked Nude, New York, Thames & Hudson Inc., 2012, ISBN 978-0-500-23892-9.
- Clark, Kenneth, The Nude: A Study in Ideal Form, Princeton, Princeton University Press, 1956, ISBN 0-691-01788-3.
- Dawes, Richard (a cura di), John Hedgecoe's Nude Phtotgraphy, New York, Simon and Schuster, 1984.
- Bram Dijkstra, Naked : The Nude in America, New York, Rizzoli, 2010, ISBN 978-0-8478-3366-5.
- Dutton, Denis, The Art Instinct: Beauty, Pleasure, and Human Evolution, New York, Bloomsbury Press, 2009, ISBN 1-59691-401-7.
- Gill, Michael, Image of the Body, New York, Doubleday, 1989, ISBN 0-385-26072-5.
- Hughes, Robert, Lucian Freud Paintings, Thames & Hudson, 1997, ISBN 0-500-27535-1.
- Jacobs, Ted Seth, Drawing with an Open Mind, New York, Watson-Guptill Publications, 1986, ISBN 0-8230-1464-9.
- King, Ross, The Judgement of Paris:The Revolutionary Decade that Gave the World Impressionism, PIML, 2007, ISBN 1-84413-407-5.
- Richard Leppert, The Nude: The Cultural Rhetoric of the Body in the Art of Western Modernity, Cambridge, Westview Press, 2007, ISBN 0-8133-4350-X.
- Mullins, Charlotte (2006). Painting People: Figure Painting Today. New York: D.A.P. ISBN 978-1-933045-38-2
- Nead, Lynda, The Female Nude, New York, Routledge, 1992, ISBN 0-415-02677-6.
- Nicolaides, Kimon, The Natural Way to Draw, Boston, Houghton Mifflin Co., 1975, ISBN 0-395-20548-4.
- Postle, M. & Vaughn,W., The Artist's Model: from Etty to Spencer, London, Merrell Holberton, 1999, ISBN 1-85894-084-2.
- Rosenblum, Robert, John Currin, Harry N. Abrams, 2003, ISBN 0-8109-9188-8.
- Saunders, Gill, The Nude: A New Perspective, Rugby, Warwickshire, England, Jolly & Barber, Ltd, 1989, ISBN 0-06-438508-6.
- Scala, Mark (a cura di), Paint Made Flesh, Vanderbilt University Press, 2009, ISBN 978-0-8265-1622-0.
- Steiner, Wendy, Venus in Exile: The Rejection of Beauty in Twentieth-century Art, The Free Press, 2001, ISBN 0-684-85781-2.
- Steinhart, Peter, The Undressed Art: Why We Draw, New York, Alfred A. Knopf, 2004, ISBN 1-4000-4184-8.
Riviste
- Larissa Bonfante, Nudity as a Costume in Classical Art, in American Journal of Archaeology, vol. 93, n. 4, Archaeological Institute of America, Oct 1989, pp. 543–570. URL consultato il 06/03/2013.
Web
- Graves, Ellen, The Nude in Art - a Brief History, su dundee.ac.uk, University of Dundee, 2003. URL consultato il 12 November 2012.
- Corey Postiglione, The Postmodern Nude, su bradcoopergallery.com. URL consultato il 22 febbraio 2013.
- Ryder, Edmund C, Nudity and Classical Themes in Byzantine Art, In Heilbrunn Timeline of Art History, su metmuseum.org, The Metropolitan Museum of Art, January 2008. URL consultato il 25 October 2012.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su nudo artistico