Vangelo
La parola Vangelo è usata nella letteratura ellenistica del I secolo, nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
Essa ha molte sfumature di significato, che quest'articolo vuol mettere in luce.
Più tardi la parola passa ad indicare il genere letterario degli scritti del Nuovo Testamento detti Vangeli.
Etimologia
"Vangelo" è una parola d'origine greca, εὐαγγέλιον, euangelion , che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium.
Vangelo significa letteralmente "lieto annuncio", "buona notizia".
Nell'Antico Testamento
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Nella letteratura ellenistica del I secolo
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Nel Nuovo Testamento
Vangelo come annuncio del Regno
Troviamo il termine nei vangeli sinottici, in bocca allo stesso Gesù:
- Il tempo è compiuto, e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete alla buona notizia (vangelo) (Marco 1,15).
Qui la parola indica l'irruzione di Dio nella storia degli uomini attraverso la persona di Gesù di Nazaret. Lo stesso significato si trova in san Paolo nella Lettera ai Filippesi, dove lungo tutta la lettera ritorna l'idea del vangelo-buona notizia che si è diffuso nella comunità di Filippi: parla della sua gioia per la loro "cooperazione alla diffusione del vangelo" (1,5) e della "grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo" (1,7); riconosce che le sue "vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo" (1,12); è cosciente di essere stato "posto per la difesa del vangelo" (1,16); invita i filippesi a comportarsi "da cittadini degni del vangelo" (1,27); ecc. ecc.
Lo stesso significato appare nella Lettera agli Efesini, dove risalta che il Vangelo è l'annunzio di Cristo, trasmesso dagli apostoli:
- In lui (Cristo) anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso (1,13).
- I pagani cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo (3,6).
Vangelo come kerigma
In altro contesto san Paolo usa invece la parola riferendosi all'annunzio fondamentale (kerigma)che egli faceva nelle comunità cristiane, annuncio incentrato nella Pasqua di Gesù. Nella Prima Lettera ai Corinzi (15,1-8) afferma:
- Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Appare già una leggera trasformazione semantica: dal messaggio della vicinanza di Dio e del suo regno siamo passati al contenuto della prima professione di fede, centrato sulla morte e risurrezione di Cristo.
Vangelo come forza di libertà in Cristo
Diversamente, nella Lettera ai Galati, nata nel contesto della lotta di Paolo contro l'obbligo della circoncisione, "vangelo" significa la condizione di libertà dalla legge che Cristo ha portato, libertà che è messa in pericolo dalle pretese dei giudaizzanti di imporre la circoncisione ai cristiani provenienti dal paganesimo:
- Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! (1,6-8).
Il genere letterario "Vangelo"
A partire dal II secolo poi Vangelo passa ad indicare il genere letterario che racconta la vita di Gesù, i suoi insegnamenti, le sue opere, la sua morte e resurrezione (vedi la voce Vangeli).
Questo genere letterario si distingue da quello delle biografie: queste hanno di mira fornire un'informazione completa sulla vita di una persona; invece nei vangeli la finalità è trasmettere la predicazione della chiesa dei tempi apostolici riguardante colui che considerava il suo Signore e Messia, Gesù di Nazareth, incarnato, morto e risorto per la salvezza degli uomini.
Non stupisce quindi il fatto che nei vangeli non compaiono le informazioni sui primi trent'anni di vita di Gesù. E dove Matteo e Luca riportano alcuni episodi della sua infanzia, lo fanno in funzione teologica, per far risaltare l'identità di Gesù come Signore (Luca), e il compimento in lui delle scritture (Matteo).