London Beer Flood
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| London Beer Flood | |
|---|---|
| Data | 17 ottobre 1814 17:30 |
| Luogo | Londra |
| Stato | |
| Coordinate | 51°30′59.62″N 0°07′48.5″W |
| Motivazione | Cedimento di cisterne di birra |
| Conseguenze | |
| Morti | 8 |
Il London Beer Flood (in lingua inglese significa "allagamento di birra di Londra"), noto anche come Great Beer Flood of London ("grande allagamento di birra di Londra"), è stato un incidente avvenuto lunedì 17 ottobre 1814[1][2] nel distretto di St Giles in the Fields,[3] a Londra. Verso le 17:30 una grossa cisterna del birrificio Meux and Company Brewery (sito al numero 269 di Tottenham Court Road)[4][1] contenente oltre mezzo milione di litri di birra collassò, provocando la rottura di altre cisterne in un effetto domino. Circa un milione e mezzo di litri di birra sfondarono la parete dell'impianto e si riversarono per strada, distrugendo due abitazioni e un pub e causando la morte di almeno otto persone sul colpo[4][5], e una nona nei giorni successivi per intossicazione alcolica.[6]
Birrificio
La Horse Shoe Brewery era un birrificio gestito dalla Blackburn and Bywell:[7] presente dal 1764 all'intersezione della parte meridionale di Tottenham Court Road e Oxford Street rappresentava uno dei principali fornitori di birra dell'area.[8]
Il proprietario al momento del disastro, Sir Henry Meux, nominato baronetto nel 1831[7] e padre di un futuro membro del parlamento che portava il suo stesso nome, era figlio di Richard Meux, che aveva comprato con Mungo Murray la Jackson's Brewery di Mercer Street nel 1757. Distrutta quest'ultima dalle fiamme, nel 1763[9] con un nuovo partner commerciale la sua famiglia aveva comprato birreria Griffin in Liquorpond street, attualmente Clerkenwell Road, fondando quella che sarebbe divenuta la Reid, Meux and Co. Nel 1780 Murray aveva abbandonato l'impresa e a lui era subentrato tredici anni dopo il nuovo socio, Reid. Nel 1797 il primogenito Richard Meux jr era a sua volta entrato nell'impresa tre anni prima che il padre si ritirasse. Negli anni successivi si erano aggiunti gli altri figli di Richard Meux sr: il secondogenito Henry e il terzogenito Thomas.[9] Dopo una disputa nel 1807, tuttavia, Henry aveva abbandonato l'azienda di famiglia e aveva rilevato la Horse Shoe Brewery, all'epoca attività di piccole dimensioni, il cui logo del ferro di cavallo era divenuto poi parte anche di quello della nuova gestione.[8]
Il mercato londinese della birra porter era in fase di espansione dalla fine del Settecento, quando la guerra con la Francia aveva determinato un aumento delle tasse sul malto maggiore di quelle sul luppolo, sfavorendo il consume di pale ales (birre chiare e dolci) a vantaggio di birre più scure ed amare.[10] All'epoca era frequente che le birrerie cittadine sfruttassero lo spazio disponibile in verticale per costruire nuove porter vats o casks (delle botti, o delle cisterne) che permettesero di contenere più porter, una tendenza comune in un settore non solo in rapida trasformazione, come dimostrano i frequenti cambi di proprietari, ma anche in espansione e che all'inizio dell'Ottocento vedeva grandi capitali investiti nei decenni precedenti.[11]
Costruire grandi cisterne era divenuta fra le birrerie della città una sorta di gara. Come si può leggere sul Times del 1º aprile 1785, riferendosi alla precedente birreria in Liquorpond street:[12]
«C'è una botte al momento in costruzione alla spettabile birreria Meux's & Co in Liquorpond Street, in Gray's Inn Lane, la cui dimensione è inimmaginabile, essendo progettata per contenere 20 000 barili di birra; la spesa complessiva che si accompagna alla medesima sarà oltre 10 000 sterline»
La cisterna maggiore posseduta da Meux nella sua nuova birreria era invece più piccola: era alta oltre 22 piedi, tenuta assieme da 29 cerchi di ferro ma dalla capacità di circa 512 000 litri (3 150 barili britannici) di birra. Secondo altre fonti la capacità era invece di 3 750 barili britannici[6] (poco più di 610 000 litri), mentre una fonte del 1815, ripresa da altri autori,[13] riporta "approssimativamente 3 500 barili".[3]
Incidente
Verso le 16:30 del 17 ottobre un impiegato del birrificio, George Crick,[13] aveva notato che un cerchio metallico da circa 300 chilogrammi di una cisterna in legno contenente si stava allentando, ma il principale non riteneva che ciò costituisse un problema, in quanto si verificava frequentemente, e aveva pianificato la riparazione in un secondo momento.
Poche ore dopo, verso le sei,[3] uno dei cerchi della botte cedette, la botte esplose facendo a sua volta collassare altre cisterne e barili di birra,[14] fra cui una seconda di almeno 2 400 barili.[15] In totale, un'onda stimata fra 8 000 e 9 000 barili britannici si abbatté sulla zona circostante[6], nelle strade di New street e George street.[3][15]
Il birrificio si trovava nella parte povera di St. Giles, una zona sostanzialmente priva di pendenza naturale e contemporaneamente costituita da una grande densità abitativa di piccole case nelle quali vivevano ammassate intere famiglie.[3] Le piccole abitazioni si allagarono rapidamente: l'ondata distrusse un muro in mattoni nei paraggi, alto oltre sette metri, intrappolando tra le macerie Eleanor Cooper, giovane impiegata del Tavistock Arms Pub.[5] In pochi minuti George Street e New Street vennero investite dall'onda, che travolse senza risparmiarle anche una madre e sua figlia mentre prendevano il tè (l'high tea, la cena) in un appartamento in Russel Street e sommerse un locale nel quale una trentina di persone erano riunite per una veglia funebre, uccidendone cinque.[16] Vi furono sopravvisuti: tre dei lavoratori della birreria per esempio furono salvati dai colleghi,[3] mentre un certo Goodwin, un pollivendolo, fu trascinato indenne con la sua famiglia con cui stava cenando da un lato all'altro della casa, fino davanti alla porta del suo negozio in strada[17] Alla fine, due giorni dopo l'incidente, furono accertati otto decessi per annegamento o per traumi legati all'incidente.[18]
Le bare di tre vittime furono esposte in un cortile, e in una sala in prossimità del luogo del disastro fu allestita una camera ardente con cinque bare, sorvegliata da due agenti; le spese funebri furono sostenute con le offerte dei passanti.[16][14]
Vittime accertate
Le vittime accertate dirette dell'incidente furono le seguenti:[19] [3]
| Nome | Età |
|---|---|
| Ann Saville | 53 |
| Eleanor Cooper | 15–16 |
| Hannah Bamfield | 4 |
| Catherine Butler | 63 |
| Elizabeth Smith | 27 |
| Mary Mulvey | 30 |
| Thomas Mulvey | 3 |
| Sean Duggins | 29 |
Conseguenze del disastro
La birreria fu citata in giudizio, ma il disastro venne classificato dalla giuria e dal giudice come Act of God (disastro imprevedibile), per il quale non erano previste responsabilità.[1] La compagnia ebbe difficoltà a sostenere le conseguenze economiche del disastro, con un crollo delle vendite e il capitale perso con la perdita della birra nell'incidente ma, grazie anche ad un condono per 7 000 sterline di tasse dovute sulla birra perduta, l'impresa riuscì a mantenere l'attività.[20][18]
Storia successiva della birreria
Passata al figlio di Meux nel 1841, la birreria è stata demolita nel 1922 e oggi una porzione dello spazio precedentemente parte dall'impianto è occupato dal Dominion Theatre.[1] Una taverna del luogo dal 2012 commemora l'evento il 16 ottobre.[16]
Note
- ^ a b c d Rennison, p. 149
- ^ The Oxford Companion to Beer, p. 48.
- ^ a b c d e f g Burke, p. 94
- ^ a b Michael I. Greenberg, Disaster!: A Compendium of Terrorist, Natural, and Man-made Catastrophes, Jones & Bartlett Publishers, p. 156, ISBN 0-7637-3989-8.
- ^ a b London Beer Flood at Expages.com (archived version)
- ^ a b c Encyclopaedia of Brewing, p. 382
- ^ a b (EN) Edwin Beresford Chancellor, London's old Latin quarter: being an account of Tottenham Court road and its immediate surroundings, J.Cape, 1930, p. 177. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- ^ a b Cristopher, Meux's Brewery, su gracesguide.co.uk, 8 October 2012 (archiviato il 31 ottobre 2012).
- ^ a b Richmond, p.274
- ^ Brown, p. 94
- ^ (EN) Ronald Pattinson, London porter breweries in the 1830's (part two), in Beer!, Lulu.com, p. 84, ISBN isbn 9789490270148. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- ^ (EN) John Bickerdyke, The Curiosities of Ale & Beer: An Entertaining History, Field & Tuer, 1886, p. 372. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- ^ a b Brown, p. 97
- ^ a b Cristopher Klein, The London Beer Flood, 200 Years Ago, su history.com, 17 ottobre 2014 (archiviato il 21 ottobre 2014).
- ^ a b Brown, p. 98
- ^ a b c The London Beer Flood of 1814, su funlondontours.com (archiviato il 19 ottobre 2014).
- ^ Brown, p. 99
- ^ a b Brown, p. 100
- ^ The Times, 19 ottobre 1814.
- ^ Industries: Brewing, su british-history.ac.uk, British History Online. URL consultato il 19 ottobre 2014 (archiviato il 19 ottobre 2014).
Bibliografia
- (EN) Encyclopaedia of Brewing, John Wiley & Sons, ISBN isbn 9781118598122. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- (EN) Nick Rennison, Book of Lists London, Canongate Books, ISBN isbn 9781847676665. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- (EN) Edmund Burke, The Annual Register of World Events: A Review of the Year, Longsman, Green, 1815. URL consultato il 22 ottobre 2014.
- (EN) Lesley Richmond e Alison Turton, The Brewing Industry: A Guide to Historical Records, Manchester University Press, 1990, ISBN 0-7190-3032-3. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- (EN) Simon Leyland, The great beer flood of London, in A Curious Guide to London, Random House, 2014, ISBN isbn 9780593073230. URL consultato il 22 ottobre 2014.
- (EN) Pete Brown, Man Walks Into A Pub: A Sociable History of Beer, Pan Macmillan, ISBN 978-0330412209. URL consultato il 22 ottobre 2014.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Alan Bellows, Beer Flood Claims Nine Souls, su damninteresting.com. URL consultato il 28 settembre 2005.
- (EN) Barbara Mikkelson, A Brew to a Kill, su snopes.com.
- (EN) The London Beer Flood of 1814, su bbc.co.uk, BBC.
- (EN) MEUX'S BREWERY COMPANY LIMITED LMA/4435/A 1888 - 1985, su apps.nationalarchives.gov.uk, NationalArchives. URL consultato il 21 ottobre 2014.
- (EN) Rupert Millar, On this day… the London Beer Flood, su thedrinksbusiness.com, The Drinks Business, 17 ottobre 2013. URL consultato il 21 ottobre 2014.
