Max David

giornalista italiano
Versione del 15 nov 2014 alle 21:49 di 151.25.62.43 (discussione) (Ho tolto la frase "di origine ebraica" in quanto falsa. La famiglia David, ravennate, è una famiglia della piccola nobiltà pontificia. Inoltre, la famiglia David non è compresa fra le famiglie italiane di origine ebraica.)

Max David (Cervia, 1908Milano, 24 marzo 1980) è stato un giornalista italiano.

Biografia

Nato a Cervia da antica famiglia ravennate col nome di Massimo David, passò l’infanzia tra Cervia e Ravenna, dove il padre Attilio gestiva una farmacia. I nonni erano stati animatori della vita culturale della città negli anni in cui muoveva i primi passi Corrado Ricci, uno dei fondatori del sistema di tutela dei beni culturali nell'Italia postunitaria. Lo zio Ulderico era uno dei più valenti fotografi degli anni dieci e venti.

A 17 anni si imbarcò come mozzo su un mercantile in partenza per il Nord Europa. Al ritorno, si iscrisse alla rinomata scuola di enologia di Conegliano Veneto, dove si diplomò. Nel 1931, dopo il servizio di leva, si trasferì a Milano per tentare la carriera di giornalista. Cominciò come cronista di nera, ma si occupò anche di cronache sportive e di interviste a personaggi dello sport e dello spettacolo, firmandosi fin dai primi articoli Max David.

L’inviato speciale

La notorietà venne a David dal suo lavoro di inviato speciale, spedito in tutto il mondo a scrivere di guerre, rivoluzioni, colpi di Stato, da Addis Abeba a Calcutta, da Atene a Barcellona. Nel 1937, come inviato del «Corriere della Sera», seguì la guerra civile spagnola. Nel 1938, dopo le leggi razziali, fu richiamato in patria e licenziato perché ebreo. Si trasferì in Spagna fino alla fine della guerra.

Rientrò in Italia nel 1945. Nel 1948 fu in Medio Oriente per seguire la nascita dello Stato di Israele; poi in Cina, dove raccontò la ritirata di Chiang Kai-shek; poi, ancora, in Pakistan, in Kenya (dove narrò le imprese terroristiche dei Mau-Mau) e in Argentina, per la caduta di Juan Domingo Perón.

Max David fu per oltre vent’anni inviato speciale del «Corriere della Sera» e della «Domenica del Corriere», che abbandonò a seguito della svolta di Piero Ottone. Nel 1974 fu assunto dal «Resto del Carlino», dove rimase fino agli ultimi anni della carriera.

Si sposò due volte e dall'unione con la seconda moglie nacque Massimiliano David (1959).

Lo scrittore

David fu un giornalista di successo, con un grande fiuto per le notizie e una scrittura limpida, rapida e senza fronzoli. Ebbe una particolare predilezione per l'Africa e per il mondo degli animali. Fu anche autore di libri dotati di notevole freschezza, vivacità e senso dell’umorismo, a cominciare dal romanzo Volapié (1955), lodato da Ernest Hemingway e vincitore del Premio Bagutta. Tra le altre sue opere: Gli Inglesi in spiccioli (1967), Il romanzo del Passatore (1977) e Giornalaccio romagnolo (1978). Nel 1966, insieme ad Alteo Dolcini, fondò il Tribunato dei vini di Romagna, del quale fu Primo Tribuno dal 1967 al 1975. Morì in seguito ad un ictus a Milano nel 1980 [1] ed è sepolto nel cimitero di Cervia. Lasciò i suoi libri in eredità alla Biblioteca Comunale di Cervia.

Bibliografia

  • V. Talentoni, Vita di Max David, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2000.
  • N. Cicognini e M. David (a cura di), Sulle orme di Lawrence d'Arabia. Corrispondenze dal deserto di Max David, Milano, Edizioni ET, 2007.
  • G. Mazzuca, Max David, in “Il Tribuno”, 2008, 3.
  • A. Speziali, Il Novecento di Matteo Focaccia: Eclettico architetto tra Liberty e Razionalismo, Edizioni Risguardi, 2013.

Note