Franco Piperno

attivista e saggista italiano (1943-2025)
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Franco Piperno, operaista, fisico, insegna all’Università della Calabria.

Inizialmente iscritto al Partito Comunista Italiano ne viene espulso (dovendo scegliere tra la classe e il partito) prima dei moti studenteschi del 1968, e, dopo l'anno della contestazione universitaria, cui partecipa da protagonista, è nel 1969 uno dei fondatori del gruppo Potere Operaio, di cui è leader riconosciuto insieme a Toni Negri, Oreste Scalzone, e in un primo tempo Sergio Bologna.

Vicino al gruppo che pubblica Classe operaia, rivista che si forma intorno alla figura di Mario Tronti (autore dell'importante "Operai e capitale") diventa ben presto uno dei più famosi leader studenteschi del Sessantotto romano. Durante l'estate del 1969 è nel vivo delle lotte alla Fiat, lotte delle quali è megafono la rivista La Classe. Alla fine dello stesso anno fonda Potere operaio, filiazione di Quaderni Rossi (di Raniero Panzieri) e, appunto, di Classe operaia (nel solco "aristocratico" dunque dell'operaismo italiano).

Nel 1973 un gruppo di Potere Operaio attuò un attentato noto come Rogo di Primavalle.

In seguito al "processo sette aprile" (1979) contro Autonomia Operaia viene accusato di essere uno dei fiancheggiatori del partito armato. Insieme ad altri tra cui Lanfranco Pace, con il quale aveva provato a tessere una delicata mediazione, umana e politica, attraverso il socialista Claudio Signorile nella speranza di ottenere la disponibilità al dialogo dal leader democristiano Amintore Fanfani al fine di salvare la vita del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, sequestrato nel marzo 1978, e per, altresì, evitare una criminalizzazione della lotta politica. Era in quel periodo vicino a "Metropoli", rivista in dialogo critico, con l'area dell'Autonomia (alla testata venne contestata tra l'altro la pubblicazione di un fumetto che ricostruiva nei minimi dettagli, a dire dell'accusa, il rapimento di Moro. Era successo infatti che, scioltosi Potere operaio, una buona parte del gruppo romano era entrato, dopo qualche anno, nelle Brigate rosse (con esclusione però proprio dei vertici di Potere Operaio). Interessante la ricostruzione, data da Piperno stesso, davanti alla Commissione parlamentare sul Caso Moro, di un fenomeno che, prima di essere di cronaca politica, e poi giudiziaria, è stato prettamente sociale. Piperno sostiene che in quegli anni si visse una piccola guerra civile, dove le parti contendenti erano, per usare il gergo marxista, il valore d'uso e il valore di scambio.

Come latitante ha trascorso molti anni di esilio in Francia e in Canada.

Interviene con impegno civile nei tanti dibattiti cui è chiamato a partecipare. Autore inoltre di molti articoli, ma di pochi libri (Manifestolibri ha pubblicato alla fine degli anni Novanta il suo Elogio dello spirito pubblico meridionale), è un attento osservatore di quel movimento che rappresenta oggi una forma di resistenza critica a un processo di globalizzazione non condiviso dal basso.

É stato assessore alla cultura del comune di Cosenza nel periodo a cavallo del millennio, periodo in cui la città è stata amministrata prima da Giacomo Mancini e poi da Eva Catizone.

Recentemente nel 2005 il nome di Piperno, in qualità di ex dirigente di Potere Operaio, è stato coinvolto (insieme a quelli di Lanfranco Pace e Valerio Morucci) nel cosiddetto Rogo di Primavalle.

Una curiosità : all' elezione del presidente della repubblica il 9 maggio 2006 riceve due voti durante il secondo scrutinio e tre durante il terzo.