Complesso monumentale dell'Anfiteatro
Resti delle arcate dell'ambulacro
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneUmbria
LocalitàSpoleto
IndirizzoVia dell'Anfiteatro
Informazioni generali
CondizioniNon agibile
CostruzioneI - II secolo d.C.
UsoIn attesa di ristrutturazione
Area calpestabile20.000 mq.
Realizzazione
ProprietarioComune di Spoleto

Il complesso monumentale dell'Anfiteatro è situato in un'ampia zona a nord di Spoleto, fuori dalla prima cinta muraria, sulla sponda sinistra del torrente Tessino. Occupa un'area di circa 17.000 mq. che comprende i resti di un anfiteatro romano, due grandi chiostri e due ex monasteri con le rispettive chiese: la chiesa dei SS. Stefano e Tommaso e la chiesa di San Gregorio Minore o de griptis.

Per molti anni è rimasto un blocco isolato dalla città, dimenticato e non considerato, pur costituendo un buon 10% del centro storico cittadino. Attualmente (dicembre 2014) la ex chiesa dei SS. Stefano e Tommaso è stata restaurata e, nominata comunemente Auditorium della Stella, viene utilizzata per spettacoli e concerti; il resto è in attesa di ristrutturazione. L'amministrazione comunale nel 2007 ha quantificato in 36 milioni di euro la spesa per il recupero dell'intero complesso[1].

Storia

L'anfiteatro

La sua edificazione si può collocare fra il I e il II secolo d.C.,

«nel tempo della prospera pace, che durò ventitre anni, sotto l’impero di Antonino (138-161)[2]»

L'opera era di notevoli proporzioni: le misure approssimative stimate da Achille Sansi durante alcuni scavi furono di 119 m. x 80 m., misure in seguito corrette da Carlo Pietrangeli in m. 115 x 84[3]. La sua grandiosità ci informa sul ruolo che la città di Spoletium aveva in quel periodo storico: sicuramente doveva trattarsi di un centro popoloso, caratterizzato da un'intensa vita culturale, artistica e politica. La circonferenza, circa la metà di quella del Colosseo, fece stimare una capienza di circa 30.000 spettatori. A forma di ellisse, era in parte circondato dal torrente Tessino, che all'epoca si poteva attraversare grazie al Ponte Sanguinario, parte dell'importante arteria stradale della via Flaminia. L'anfiteatro venne costruito su due ordini sovrapposti terminanti forse con un attico e circondato da ambulacri che si aprivano verso l'esterno, cioè verso il torrente e le campagne circostanti, con 64 arcate. La struttura muraria era in opus vittatum, muro a secco, probabilmente rivestito da un paramento in pietra. Per circa tre secoli fu utilizzato per la realizzazione di spettacoli circensi, gladatorii e, secondo gli agiografi medioevali, per i martirii di alcuni santi spoletini uccisi con l'impiego di animali feroci[4].

 
Resti delle arcate messe in sicurezza

Rimasto fuori dalla cinta muraria, dopo decenni di abbandono, venne occupato da Totila che nel 545 ne cambiò la destinazione d'uso: furono chiusi alcuni ambulacri verso il torrente e gli accessi all'arena e alla cavea verso la città; l'anfiteatro divenne quindi un presidio fortificato, base per l'occupazione della città[5] [6]. L'area fu uno spazio di grande utilità anche per la cavalleria longobarda, in quanto consentiva l'alloggiamento e l'addestramento dell'esercito a cavallo. Si può ipotizzare che l'anfiteatro sia stato luogo di primaria importanza per l'organizzazione della sede del ducato.

Nel XII secolo le arcate dell’ambulacro furono adibite a botteghe di commercianti, mentre sopra la cavea e l’arena cominciavano a sorgere la chiesa di San Gregorio Minore ed il Monastero del Palazzo. Nel secolo seguente l'intero edificio divenne una cava di pietre a beneficio della costruenda Rocca Albornoziana[7]. Venne inoltre abbondantemente depauperato dei marmi di rivestimento per la costruzione di altri edifici cittadini, di campanili e fondamenta. Successivamente anche le arcate sud furono tamponate per ricavarne abitazioni. L'intero complesso venne inglobato all'interno della nuova cinta muraria eretta dopo il 1297; la zona, comprensiva della chiesa di San Gregorio, da vecchio suburbio nord-occidentale, si trasformò in quartiere residenziale, nuovo borgo della città[8].

Attualmente dell'anfiteatro rimangono buona parte di un piano e avanzi di un piano superiore. Il tratto ancora visibile dell'ambulacro comprende 17 arcate, uno dei due corridoi d'ingresso largo 3,80 m. e un altro piccolo corridoio d'accesso alle gradinate, largo 2,30 m.[9]. Venne scoperto nei primissimi anni del novecento all'interno della Caserma Minervio da Giuseppe Sordini, che si adoperò costantemente per proteggere e valorizzare l'antico monumento[10],

 
Monastero della Stella

L'ex monastero della Stella

Per molti anni è stato la residenza della più ricca comunità monastica spoletina, nata per accogliere un grande ospizio in sostituzione dell'antico ospedale, non più adeguato, già esistente dal 1178 presso la chiesa di san Gregorio Maggiore. Fu il vescovo Bartolomeo Accoramboni nel 1254 a patrocinare l'istituzione di un nuovo ospedale, dopo la scoperta di alcuni cadaveri di neonati in un pozzo, secondo la tradizione, a lui segnalato da una luce divina. Dispose quindi che vi fossero accolti non solo i poveri e gli infermi, ma soprattutto i neonati esposti[7].

La gestione fu affidata alle monache agostiniane di clausura provenienti dal monastero di San Tommaso, sull'omonimo colle, e a laici oblati il cui distintivo era una stella bianca, da cui il nome di Santa Maria della Stella alla chiesa e di Santo Stefano della Stella all'oratorio, pertinente all'ospedale, eretto nel 1259[11].

L'attività benefica continuò florida per almeno due secoli, poi le agostiniane nel 1443, grazie all'intercessione di papa Eugenio IV, dimisero la cura e l'assistenza degli infermi e degli esposti per concentrarsi sul monastero che vollero ingrandire ed arricchire. Divenne così una spaziosa e aristocratica residenza per religiose di distinta estrazione, che trovavano nel monastero dimora confortevole quanto quella di provenienza; dedicavano il loro tempo alle attività musicali, letterarie e di ricamo, godendo di speciali privilegi in totale indipendenza anche nei confronti del vescovo.

L'antico emblema della stella impresso in ogni luogo, nei muri e nei mobili, divenne un ricercato blasone appannaggio di una eletta casta[12].

 
Particolare della tribuna della chiesa dei SS. Tommaso e Stefano

Gli ampliamenti da loro promossi furono notevoli: le architetture si fecero più grandiose con la realizzazione di porticati e chiostri e di nuovi edifici adibiti a dormitori. Nello stesso periodo venne ampliata la chiesa di Santo Stefano che nell'occasione venne rinominata chiesa dei SS. Stefano e Tommaso.

 
L'oratorio. Sono visibili le liste dei caduti

Mentre il piano terra ha conservato elementi cinquecenteschi, ai piani superiori si sono verificati ulteriori rimaneggiamenti nel XVIII secolo, quando gli ambienti sono stati adattati a caserma. La grande sala di circa 250 mq., antico refettorio, è stato attrezzato ed utilizzato come lavanderia. L'antica cucina è stata suddivisa per ottenere magazzini e vani per stoccaggio merci. Le celle monastiche sono state trasformate in abitazioni dai militari. Il monumentale camino della cucina occupa un'intera stanza. Un secondo chiostro è di epoca tardo rinascimentale.

L'ex chiesa dei SS. Stefano e Tommaso

La chiesa, comunemente chiamata Santa Maria della Stella ma consacrata ai santi Stefano e Tommaso, fu ristrutturata su disegno di Battista Dotti tra il 1786 e il 1793. L’interno è caratterizzato da una grande aula luminosa ripartita da un ordine unico di lesene che scandiscono nicchie rincassate, dove un tempo si trovavano altari rivestiti in marmo. È ornata con raffinate decorazioni in stucco nella zona del presbiterio e dell'abside. Gli altari marmorei delle nicchie ed alcune tele settecentesche che ornavano l’ambiente sono stati trasferiti nel Palazzo Comunale.

 
La cupola a ottagono dell'oratorio

Accanto all'ingresso della chiesa si trova l'accesso al primo chiostro; il lato destro del XIV secolo circa, presenta una serie di archi a sesto ribassato. L'ordine superiore è diviso dall'inferiore da una cornice ad archi trilobati ed ha come l'inferiore archi ribassati. Gli altri due lati sono cinquecenteschi e presentano archi a tutto sesto divisi da pilastri in cotto di forma ottagonale con capitelli in pietra. Al piano terra un passaggio conduce al secondo chiostro (a due ordini, terminato nel 1596), poi all'oratorio e quindi ad un'ala del monastero rinnovata nel '700. L'oratorio fu ristrutturato per farne il sacrario ai caduti della prima guerra mondiale. Sono ancora visibili nell'ottagono le iscrizioni dedicate alle varie battaglie, gli affreschi agiografici e le liste dei caduti; il tutto versa in un pessimo stato di conservazione e non è agibile.

L'ex monastero del Palazzo

Il monastero sorto sopra l'anfiteatro venne chiamato del Palazzo, cioè del palatium, inteso come costruzione monumentale e maestosa[13]. Intorno agli anni cinquanta venne occupato dalle famiglie indigenti che abusivamente si insediarono nei locali del convento.

La chiesa di San Gregorio minore o de griptis

La chiesa romanica di san Gregorio Minore o de griptis, già esistente nel 1115, è stata costruita sulla cavea dell'anfiteatro; la denominazione de griptis fu adottata a causa della vicinanza dei ruderi dell'anfiteatro, le cui arcate ormai spoglie e smembrate somigliavano a grotte rocciose. È una delle tre chiese spoletine dedicate al prete martire Gregorio. La decisione di costruirla in quel punto fu dei cristiani spoletini che volevano ricordare i santi locali uccisi proprio in quell'edificio dagli imperatori Massimiano e Diocleziano. Sotto conservava un ambiente, probabilmente pertinente all'anfiteatro, convertito in cappella e denominato "camposanto", forse il luogo preciso del martirio di San Gregorio.

Rifatta nel 1725, presenta un unica navata, con nicchie e presbiterio ornato di stucchi. Di lato alla facciata c'è l'ingresso al monastero del Palazzo che occupò gran parte dell'anfiteatro. Una serie di archeggiature segue l'andamento curvilineo del sottostante muro dell'anfiteatro e delimita un vasto cortile che occupa circa un quarto della superficie dell'arena e della cavea. Il fabbricato è composto da un bel portico del seicento con cornici e modanature in cotto e un fregio graffito.

 
Chiesa di San Gregorio de griptis

Dopo le trasformazioni medioevali, l'area divenne sede di insediamenti monastici, prima di sacerdoti, poi nel 1403 delle monache clarisse provenienti da Santa Maria inter Angelos sul colle Ciciano.

La chiesa come si presenta attualmente fu eretta nel 1725 in posizione più avanzata rispetto all'edificio romanico precedente.

Dopo il 1860

Nel luglio 1866 in seguito alla concessione di un reggimento alla città di Spoleto e alla soppressione delle corporazioni e degli ordini religiosi, molti conventi passarono ai comuni e furono occupati per uso militare, compresi i monasteri della Stella e del Palazzo che furono prima adibiti a collegio per i figli dei militari dal Ministero della Guerra, poi a sede del Reggimento di Fanteria assegnato stabilmente alla città e alloggiato nei due monasteri, nominati poi comunemente caserma Severo Minervio[14].

La caserma Severo Minervio

Spoleto si trasformò in uno dei principali centri militari di rilevanza nazionale, tanto da diventare nel 1876 sede del Distretto militare competente anche per i territori di Terni e Foligno[15]. Le strutture subirono gravi danni in occasione del terremoto del 1895: la guglia del campanile della chiesa, divenuta pericolante, fu demolita[16]. Nel 1917 in parte dell'edificio venne allestito un ospedale militare riservato ai prigionieri di guerra feriti. Intorno al 1930 numerosi militari, ufficiali e sottoufficiali popolavano la città, pertanto intorno ai due monasteri sorsero locande, trattorie, osterie, botteghe di barbieri, il tutto strettamente collegato alla vita della caserma.

Tuttavia la sua nascita determinò la chiusura e la separazione dell'intero complesso dalla città, chiusura che è durata fino all'anno 2000. Negli anni gli edifici vennero manomessi in base alle esigenze del reggimento militare, cambiamenti strutturali interessarono sia gli spazi interni sia quelli esterni; il piano terra della chiesa dei SS. Stefano e Tommaso venne utilizzata dapprima come magazzino, poi nel 1940 come palestra grande circa 360 mq.; i piani superiori vennero attrezzati a camerate per accogliere il 52º Reggimento fanteria "Alpi". Lo stato di degrado avanzò inesorabile quando alcuni edifici vennero abbandonati dal distretto militare nel 1947 e consegnati all'amministrazione comunale che aveva urgenza di sistemare gli sfollati. La questione dei senza tetto per lungo tempo compromise la natura e il recupero degli edifici della caserma; il Ministero della difesa ne rivendicò l'uso per oltre 20 anni, solo nel 1962 il comune riconsegnò i locali[17].

Nell'atrio dell'ingresso principale, in Via Anfiteatro, c'è una targa in bronzo che riporta il testo del telegramma datato 4 novembre 1918 inviato dal generale Armando Diaz per annunciare la fine del primo conflitto mondiale e la sconfitta dell'esercito austroungarico.

Dopo il 2000

Dal 1962 per almeno 30 anni il Comune non intervenne nemmeno per la semplice manutenzione, poiché tutto il fabbricato era di pertinenza dell'autorità militare. La prima richiesta ufficiale di restituzione dell'area da parte del Comune al Comando Militare Generale risale al 1996. L'obiettivo era giungere in tempi brevi all'apertura al pubblico del complesso, premessa necessaria per creare la mobilitazione degli studiosi e dell'opinione pubblica utile ad ottenere dal governo i finanziamenti necessari per il recupero.

Nel 2000 il comune arriva alla totale acquisizione dell'area, mentre il demanio militare procede alla definitiva dismissione della Caserma Minervio[18].

Vengono subito realizzate indagini archeologiche allo scopo di acquisire informazioni sulle numerose fasi di vita dell'anfiteatro. L'intera area viene divisa in tre comparti per facilitare gli esami tecnici in vista di un progressivo restauro:

  • il primo comparto comprende la chiesa dei SS. Stefano e Tommaso e il Monastero della Stella con chiostri e porticati al piano terra e loggiati al primo piano;
  • il secondo comprende l'edificio a due piani visibile sulla via dell'Anfiteatro, corrispondente all'ex caserma, costruito nella seconda metà dell'Ottocento.
  • il terzo comprende il Monastero del Palazzo, dalla forma semiellittica come il contorno dell'anfiteatro su cui venne edificato, con due chiostri.

Il primo intervento riguarda il recupero della chiesa dei SS. Stefano e Tommaso, più conosciuta come Santa Maria della Stella: viene ristrutturata e diventa auditorium, inaugurato nel 2004 in occasione del 47 Festival dei Due Mondi.

Note

  1. ^ Complesso monumentale dell'Anfiteatro, su spoletocity.com. URL consultato il 7 dicembre 2014.
  2. ^ Achille Sansi, Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto: notizie corredate di dodici tavole in rame, su books.google.it, Stab. tip. e lit. di P. Sgariglia, Foligno, 1869, p. 224. URL consultato il 5 dicembre 2014.
  3. ^ Per la planimetria realizzata nel 1912 da Giuseppe Sordini, cf. Fondo Sordini nella Sezione di Archivio di Stato di Spoleto
  4. ^ Francesca Bernardini, L'Anfiteatro romano e i monasteri della Stella e del Palazzo, Spoleto, Associazione Amici di Spoleto, 2006. p. 26
  5. ^ Achille Sansi, Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto: notizie corredate di dodici tavole in rame, su books.google.it, Stab. tip. e lit. di P. Sgariglia, Foligno, 1869, p. 182. URL consultato il 5 dicembre 2014.
  6. ^ Procopio di Cesarea, Bellum Gothicum, in D. Comparetti (a cura di), Fonti per la Storia d'Italia (XXIII-XXV), traduzione di F.M.Pontani, 1981, Perugia, 1895.
  7. ^ a b Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L'Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978, p. 104.
  8. ^ Bernardini, p. 22
  9. ^ Liana Di Marco, Spoletium: topografia e urbanistica, Spoleto, Edizioni dell'Accademia spoletina, 1975.
  10. ^ Giuseppe Sordini, Notizie dei monumenti dell'Umbria, in Bollettino della deputazione di Storia patria per l'Umbria (XII), 1907, pp. 620-622.
  11. ^ Sandro Ceccaroni, La storia millenaria degli ospedali della città e della diocesi di Spoleto, Spoleto, Ente Rocca di Spoleto, 1978, pp. 51-59.
  12. ^ Bernardini, p. 26
  13. ^ Bernardini, p. 24
  14. ^ Severo Minervio, figlio di Ermodoro, è stato un famoso storico e condottiero di nobile famiglia spoletina; morì il 1 luglio 1529. Fu autore di De Rebus Gestis atque Antiquis Monumentis Spoleti, due volumi pubblicati da Achille Sansi nel 1879 in Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie umbre
  15. ^ Bernardini, p. 32
  16. ^ Bernardini, p. 35
  17. ^ Bernardini, p. 38
  18. ^ Bernardini, p. 56

Bibliografia

  • Francesca Bernardini, L'Anfiteatro romano e i monasteri della Stella e del Palazzo, Spoleto, Associazione Amici di Spoleto, 2006.