Chiesa (Bibbia)
Nel greco classico il termine chiesa indica l'assemblea della popolazione (il demos) di una città libera. Il termine ha quindi un significato politico e non religioso, e potrebbe tradursi (secondo l'etimologia del termine) "convocazione". I cittadini che formano l'ἐκκλησία (ekklēsia) sono gli ἐκκλητοι (ekkletoi), i convocati.
Gli scrittori del Nuovo Testamento non hanno ricavato questo termine dall'uso che se ne faceva in Grecia, ma dalla traduzione greca dell'Antico Testamento, la Septuaginta, dove ha il significato di "assemblea, congregazione" (Deuteronomio 9:10; 18:16; 1 Re 8:65). Quando è seguita dal genitivo "del Signore", ἐκκλησίαν κυρίου (l'assemblea del Signore), traduce il termine ebraico קהל יהוה (Deuteronomio 23:2 ss; Michea 2:5).
La Septuaginta usa anche un secondo termine per tradurre il concetto ebraico di "popolo di Dio", συναγωγή (sunagōgē), radunanza, assemblea, da cui "sinagoga", quasi mai adoperato nel Nuovo Testamento riferito ai cristiani, perché già indicava la comunità giudaica e il suo luogo di culto.
Chiesa nei vangeli
Il termine "chiesa" ricorre solo tre volte nei vangeli, e precisamente nel Vangelo secondo Matteo. In primo luogo quando Gesù, nei dintorni di Cesarea di Filippo, rivolto all'apostolo Pietro che aveva dichiarato la sua fede in Lui: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», dice: "E anch'io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'Ades non la potranno vincere" (Matteo 16:18).
In secondo luogo in Matteo 18:17 quando Gesù fornisce ai Suoi discepoli istruzioni su come debbano essere trattati casi difficili nei rapporti fra i cristiani: "...se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano".
In questi testi è Gesù stesso, quindi, che definisce la chiesa come la comunità di coloro che confessano la loro fede in Lui come il Messia promesso e il Figlio di Dio. E' simile a quella di Tommaso: «Signor mio e Dio mio!» (Giovanni 20:28). Questa fede è dono di Dio: "non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli" (Matteo 16:17). La chiesa, quindi, è una comunità di persone che nasce e vive per sovrana iniziativa di Dio.
Le fondamenta (la pietra fondamentale) che sta alla base della chiesa è la confessione di fede di Pietro e degli altri Suoi discepoli ed apostoli. E' la chiesa come comunità messianica il "resto messianico" del popolo di Israele. Probabilmente per "chiesa" Gesù qui potrebbe così aver usato originalmente il termine aramaico Kenistà. E' una comunità impostata allo stile di vita di Gesù, cioè di grazia e perdono, ma che non esita a escludervi chi ostinatamente rifiuta di conformarvisi (Matteo 18:15-20).
Chiesa degli Atti degli Apostoli
Il termine "ekklesia" è usato innanzitutto per indicare la comunità cristiana formatasi a Gerusalemme in seguito alla predicazione degli apostoli ([[Atti degli apostoli|Atti] 5:11; 8:1-3). Coloro che, insieme agli apostoli, hanno accolto il fatto che Gesù è il Messia, sono battezzati, ricevono la grazia del perdono dei loro peccati ed il dono dello Spirito Santo.
Inizialmente continuano a frequentare, come ogni buon Giudeo, il Tempio di Gerusalemme, ma si sentono essi stessi l'Israele degli ultimi tempi, la continuazione del popolo di Dio dell'Antico Testamento. Come tale ha già ricevuto il dono dello Spirito del Messia. Un passo del discorso di Stefano ([[Atti degli apostoli|Atti] 7:38, cfr. Deuteronomio 9:10) dice, infatti: "...questi è colui che nell'assemblea del deserto fu con l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi" (L'espressione "assemblea del deserto" traduce in italiano ancora l'originale "ekklesia" e si stabilisce così l'identificazione chiesa = vero Israele).
La "chiesa che era a Gerusalemme" (Atti 8:1) aveva uno stile di vita solidale ed esemplare, segno questo che, nonostante la giovinezza di questa comunità, avevano recepito che cosa significasse "lo stile di vita" insegnato da Gesù. "Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno" ([[Atti degli apostoli|Atti] 2:44,45); "...lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati" ([[Atti degli apostoli|Atti] 2:47).
La chiesa di Gerusalemme ben presto, però, a causa delle persecuzioni, si disperde, ma questo è pure funzionale, nei piani di Dio, all'espansione della chiesa cristiana. Si noti come Paolo (prima della sua conversione, contribuisca involontariamente alla diffusione del cristianesimo: '"E Saulo approvava la sua uccisione. Vi fu in quel tempo una grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme. Tutti furono dispersi per le regioni della Giudea e della Samaria, salvo gli apostoli. (...) Saulo intanto devastava la chiesa, entrando di casa in casa; e, trascinando via uomini e donne, li metteva in prigione" ([[Atti degli apostoli|Atti] 8:1,3); "...così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero"' ([[Atti degli apostoli|Atti] 9:31).
Si comincia così a parlare delle chiese (plurale) sparse per ogni dove: "Le chiese dunque si fortificavano nella fede e crescevano ogni giorno di numero" ([[Atti degli apostoli|Atti] 16:5). Ciascuna di queste chiese non è una "dipendenza" di quella di Gerusalemme, ma è chiesa in tutta la sua pienezza ed attribuzioni. Ciascuna comunità cristiana locale si dota di proprii responsabili ed è in collegamento con gli Apostoli. "...la notizia giunse alle orecchie della chiesa che era in Gerusalemme, la quale mandò Barnaba fino ad Antiochia.(...) Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani" ([[Atti degli apostoli|Atti] 11:22,26). "Dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa, e aver pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore, nel quale avevano (...) Giunti là e riunita la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro, e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri"' (Atti 14:23-27); "Essi dunque, accompagnati per un tratto dalla chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione degli stranieri e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. (...) Poi, giunti a Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono le grandi cose che Dio aveva fatte per mezzo di loro. (...) Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa, di scegliere tra di loro alcuni uomini da mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba: Giuda, detto Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli. (...) E percorse la Siria e la Cilicia, rafforzando le chiese" ([[Atti degli apostoli|Atti] 15:3,4,22,41).
Particolarmente significativo è il discorso d'addio dell'apostolo Paolo ai responsabili della chiesa di Efeso, dove egli ricorda di prendersi diligente cura delle comunità loro affidate. "Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa. (...) Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue"' ([[Atti degli apostoli|Atti] 20:17,28). La chiesa si differenzia da ogni altra istituzione o raggruppamewnto umano perché "è di Dio": nasce, è nutrita e si sviluppa su iniziativa di Dio.