Lingua italiana nella musica
Nella storia della musica, il Rinascimento e il Barocco costituirono, in Italia, fra le epoche più fervide dal punto di vista della produzione di opere (L'Orfeo di Claudio Monteverdi, 1640 ca., considerato il primo capolavoro nella storia del melodramma), nuovi forme compositive (il concerto grosso messo a punto da Arcangelo Corelli a Roma negli anni '80 del Seicento), invenzione e perfezionamento di strumenti (il pianoforte da parte di Bartolomeo Cristofori nel 1688 a Firenze).
Gli artisti, in particolare i cantanti, venivano contesi dalle più importanti corti europee; i compositori degli altri paesi dovettero adattare la propria produzione secondo impostazioni tipiche dell'opera italiana e, spesso, in lingua italiana. In alcune città europee, come Vienna, gli italiani costituirono uno dei centri più fervidi per quanto riguarda la stesura di libretti per melodramma. Importanti poeti e librettisti, infatti, come Apostolo Zeno o Pietro Metastasio, sono considerati tra i maggiori responsabili del successo del melodramma italiano. Fu proprio quest'ultimo a riformare l'impostazione del melodramma secondo precisi schemi attenenti alle unità aristoteliche.
Il successo, nel Settecento, dell'italiano, come lingua per i testi cantati nel melodramma, le ha conferito la proprietà di "lingua dell'opera", un primato che, tutt'oggi, coloro che si preparano alla professione del cantante lirico non possono esimersi dall'apprendere.
Infine, dal punto di vista del lessico, molti termini italiani, come l'indicazione del tempo (Allegretto o Andante) e della dinamica (Piano o Fortissimo) sono utilizzati anche negli spartiti in Paesi di altre lingue.