Utente:Nicole.gssr/Sandbox
Giovanni de' Brignoli di Brünnhoff (Gradisca d'Isonzo, 27 ottobre 1774 – Modena, 15 aprile 1857) è stato un botanico italiano.
Biografia
Biografia
Dalla nascita al trasferimento ad Urbino
Nato il 27 ottobre 1774 a Gradisca d'Isonzo da famiglia nobile, studiò dapprima in casa, poi tedesco a Vienna, ma scoprì la propria propensione per la botanica durante un soggiorno a Venezia; nel 1797 cominciò a dedicarsi ad esplorazioni naturalistiche in Carinzia, in Carniola, nel Tirolo, in Svizzera e in Friuli. Nel 1800 sposò la contessa Maddalena De Clariani, di Cividale del Friuli, che gli diede sette figli. A causa di problemi finanziari fu costretto ad accettare un impiegoprima al tribunale di Cividale del Friuli, poi alla Camera di commercio di Udine.
Nel 1808 fu nominato professore di botanica e agraria al liceo di Urbino, dove fondò il locale Orto botanico e colse l'occasione per dedicarsi a ricerche botaniche e geologiche sull'Appennino centrale e sulle rive dell'Adriatico, continuando però le sue spedizioni sulle Alpi, in particolare in Friuli, nel Cadore e in Tirolo; nel Aio si dedicava alla flora del monte Matajur, insieme al conte G. C. Cemazai; nello stesso anno dedicava al conte G. A. Scopoli, direttore della Pubblica Istruzione, il fascicolo sulle piante rare del Friuli, in cui dava notizia su piante nuove e critiche di quel territorio.
Giovanni Brignoli di Brunnhoff Nacque il 27 ottobre 1774 a Gradisca, nel Friuli, da famiglia nobile. Alla sua educazione pensarono alcuni suoi parenti: uno zio gesuita e i suoi genitori, che non lo lasciarono mai da solo fino a quando non raggiunse l età di 16 anni. Successivamente andò a Vienna per imparare la lingua tedesca. Poi si trasferì a Venezia a sollecitare un accusa che era pendente da 35 anni.
Approfittò della sua permanenza a Venezia per farsi una cultura nelle biblioteche veneziane e venne a contatto con alcuni illustri studiosi dell' epoca, in particolar modo coll' abate Olivi e con il valente botanico, nonchè marchese, de Suffren, che lo fece innamorare della botanica per la quale si recò poi in Carinzi, in Carniola, nel Triolo e in Svizzera. Di ritorno dal suo viaggio in Svizzera, sposò la contessa Maddalena de Clariani di Cividale del Friuli (1800) dalla quale ebbe 7 figli. Sommerso dai debiti, accetta malvolentieri un' impiego al tribunale di Cividale del Friuli e alla camera di commercio di Udine. Grazie alla sua fama di botanico, nel 1808 gli venne offerta una cattedra come professore di botanica e agraria nel Collegio convitto di Urbino.Urbino gli deve la fondazione dell'Orto botanico liceale, l'accrescimento del locale Museo di storia naturale, l'ordinamento della Biblioteca del liceo, l'illustrazione del Museo lapidario, fondato da A. Fabretti e curato in precedenza da G. B. Passeri. Si dedicò anche a ricerche botaniche e geologiche sulle montagne dell'Appennino centrale e sul litorale marchigiano fra San Marino e Ascoli. Non tralasciava però di occuparsi della flora alpina e friulana in particolare, continuando le esplorazioni specialmente sui monti di Venzone, di Gemona, di Pontebba, del Goriziano, del Cadore e del litorale veneto, nonché del Tirolo; nel Aio si dedicava alla flora del monte Matajur, insieme al conte G. C. Cemazai; nello stesso anno dedicava al conte G. A. Scopoli, direttore della Pubblica Istruzione, il fascicolo sulle piante rare del Friuli, in cui dava notizia su piante nuove e critiche di quel territorio.Volendo realizzare una nuova e grande Flora Italiana, il B. espose il progetto al conte Scopoli, che gli ottenne un finanziamento da parte del viceré d'Italia per i viaggi di esplorazione; il programma prevedeva sette anni di ricerche, e il finanziamento decorreva dal 1813.
Dalla caduta di Napoleone alla morte
La caduta di Napoleone e il ritorno di Urbino sotto lo Stato Pontificio causò molti cambimenti nella vita del botanico: da un lato i suoi viaggi e i suoi studi, finalizzati alla creazione di una nuova Flora Italiana, non furono più finanziati (in precedenza erano sovvenzionati dal viceré d'Italia), dall'altro il liceo di Urbino fu soppresso. Al Brünnhoff fu dunque assegnata una cattedra all'Università di Urbino, ma poco più tardi si trasferì a Milano e, nel 1816, a Verona, nel liceo della quale città insegnò botanica e agraria. Qui ebbe dei pesanti screzi con Ciro Pollini, da cui aveva ereditato la cattedra, che lo accusava di essere l'autore di un libello critico nei suoi confronti.
Nel 1817 le cattedre di agraria e botanica del Lombardo-Veneto furono soppresse, ma Brünnhoff, fu chiamato a ricoprire le medesime cattedre all'Università di Modena, dove raccolse molte varietà di piante. Collocato a riposo nel 1856, morì l'anno seguente.
A Giovanni de' Brignoli è dedicato l'istituto agrario di Gradisca d'Isonzo.
Ma le vicende non furono favorevoli alla realizzazione della grande impresa: la caduta di Napoleone, il ritorno di Urbino sotto il governo pontificio, la soppressione del liceo e il passaggio delle scuole ai gesuiti. Il B. fu chiamato per breve tempo a insegnare nella risorta università di Urbino, poi le vicende familiari lo costrinsero a recarsi a Milano e ad accettare nel 1816 la cattedra di botanica e di agraria nel liceo di Verona, succedendo al celebre botanico C. Pollini.
Ebbe subito una vivace polemica con lo stesso Pollini, che gli attribuiva la paternità di un opuscolo, il cui autore si celava sotto lo pseudonimo di Cenomio Euganeo. L'opuscolo criticava il Viaggio al lago di Garda del Pollini e forse era opera di vari naturalisti del tempo, come I. Bevilacqua Lazise, N. Da Rio, l'abate G. Romano, T. A. Catullo, oltre allo stesso Brignoli.
Le recenti ricerche del De Toni (1908) e del Forti sulla questione non tolgono i dubbi circa l'estranietà del B., anche se fanno emergere il conte Bevilacqua Lazise quale principale responsabile del libello.
Nel 1817 tutte le cattedre di botanica e di agraria del Lombardo-Veneto erano occupate, così il Brignoli dovette rinunciare all' incarico che aveva a Verona. Subito dopo però accettò di occupare la cattedra di botanica nell' università di Modena. egli si dedicò immediatamente a potenziare con nuove piante l' Orto botanico, di cui gli era stata consegnata la direzione. Inoltre volle arricchire pure gli erbari dell'Istituto con piante del monte Baldo, del Friuli, del Comasco, dell'Urbinate, dell'Emilia, da lui stesso raccolte, e con materiali ottenuti dai suoi corrispondenti italiani e stranieri. Nel 1836 l'Orto annoverava ben 4.030 specie, mentre erano rinnovate e ampliate le serre destinate a ospitare ricche collezioni di piante di vario genere e provenienti da più territori (molto lontani tra loro e con differenze climatiche, e quindi anche vegetative, estremamente diverse).
Il 25 gennaio 1856 Brignoli venne collocato a riposo per motivi di salute ed era chiamato a succedergli E. Celi, che negli ultimi anni era stato suo supplente. Brignoli morì il 15 aprile 1857.
Dalla caduta di Napoleone alla morte
La caduta di Napoleone e il ritorno di Urbino sotto lo Stato Pontificio causò molti cambimenti nella vita del botanico: da un lato i suoi viaggi e i suoi studi, finalizzati alla creazione di una nuova Flora Italiana, non furono più finanziati (in precedenza erano sovvenzionati dal viceré d'Italia), dall'altro il liceo di Urbino fu soppresso. Al Brünnhoff fu dunque assegnata una cattedra all'Università di Urbino, ma poco più tardi si trasferì a Milano e, nel 1816, a Verona, nel liceo della quale città insegnò botanica e agraria. Qui ebbe dei pesanti screzi con Ciro Pollini, da cui aveva ereditato la cattedra, che lo accusava di essere l'autore di un libello critico nei suoi confronti. Nel 1817 le cattedre di agraria e botanica del Lombardo-Veneto furono soppresse, ma Brünnhoff, fu chiamato a ricoprire le medesime cattedre all'Università di Modena, dove raccolse molte varietà di piante. Collocato a riposo nel 1856, morì l'anno seguente. A Giovanni de' Brignoli è dedicato l'istituto agrario di Gradisca d'Isonzo.
Ma le vicende non furono favorevoli alla realizzazione della grande impresa: la caduta di Napoleone, il ritorno di Urbino sotto il governo pontificio, la soppressione del liceo e il passaggio delle scuole ai gesuiti. Il B. fu chiamato per breve tempo a insegnare nella risorta università di Urbino, poi le vicende familiari lo costrinsero a recarsi a Milano e ad accettare nel 1816 la cattedra di botanica e di agraria nel liceo di Verona, succedendo al celebre botanico C. Pollini.
Ebbe subito una vivace polemica con lo stesso Pollini, che gli attribuiva la paternità di un opuscolo, il cui autore si celava sotto lo pseudonimo di Cenomio Euganeo. L'opuscolo criticava il Viaggio al lago di Garda del Pollini e forse era opera di vari naturalisti del tempo, come I. Bevilacqua Lazise, N. Da Rio, l'abate G. Romano, T. A. Catullo, oltre allo stesso Brignoli.
Le recenti ricerche del De Toni (1908) e del Forti sulla questione non tolgono i dubbi circa l'estranietà del Brignoli, anche se fanno emergere il conte Bevilacqua Lazise quale principale responsabile del libello.
Nel 1817 tutte le cattedre di botanica e di agraria del Lombardo-Veneto erano occupate, così il Brignoli dovette rinunciare all' incarico che aveva a Verona. Subito dopo però accettò di occupare la cattedra di botanica nell' università di Modena. egli si dedicò immediatamente a potenziare con nuove piante l' Orto botanico, di cui gli era stata consegnata la direzione. Inoltre volle arricchire pure gli erbari dell'Istituto con piante del monte Baldo, del Friuli, del Comasco, dell'Urbinate, dell'Emilia, da lui stesso raccolte, e con materiali ottenuti dai suoi corrispondenti italiani e stranieri. Nel 1836 l'Orto annoverava ben 4.030 specie, mentre erano rinnovate e ampliate le serre destinate a ospitare ricche collezioni di piante di vario genere e provenienti da più territori (molto lontani tra loro e con differenze climatiche, e quindi anche vegetative, estremamente diverse). Il 25 gennaio 1856 Brignoli venne collocato a riposo per motivi di salute ed era chiamato a succedergli E. Celi, che negli ultimi anni era stato suo supplente. Brignoli morì il 15 aprile 1857.