Villa Badessa
Villa Badessa (Badhesa in albanese) è un paese di 218 abitanti situato a 161 m s.l.m. in provincia di Pescara, Abruzzo. Frazione del comune di Rosciano, dista 21 km da Pescara.
| Villa Badessa frazione | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Comune | Rosciano |
| Territorio | |
| Coordinate | 42°21′00″N 14°04′03″E |
| Altitudine | 161 m s.l.m. |
| Superficie | 27,3 km² |
| Abitanti | 218[1] |
| Densità | 7,99 ab./km² |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 65020 |
| Prefisso | 085 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Nome abitanti | badessani |
| Patrono | Santissima Maria Odigitria |
| Giorno festivo | 8 settembre |
| Cartografia | |
Villa Badessa rappresenta uno dei numerosi insediamenti storici albanesi (arbëreshë) nel centro-sud Italia, verosimilmente il più recente (1743) e settentrionale, l'unico in Abruzzo. Considerata come un'autentica "oasi orientale" d'Abruzzo, si mantiene il rito bizantino e tutte le tradizioni religiose a esso collegate, il patrimonio artistico relativo alla tradizione religiosa orientale con alcune vestigia architettoniche e urbanistiche, e infine, qualche labile sopravvivenza linguistica albanese.
Geografia fisica
Il villaggio, che si sviluppa lungo una bassa cresta a metà strada tra il litorale adriatico e i due maestosi massicci della Majella (2793 m.) e del Gran Sasso (2914 m.), è immerso nel verde della vallata in cui scorre il fiume Nora e circondato da querce, ulivi e vigneti.
Storia
Villa Badessa è una piccola comunità albanese in Abruzzo, costituitasi nel XVIII secolo. Nel 1743 un gruppo di 18 famiglie albanesi, esuli dal villaggio costiero di Piqeras (provincia di Himarë), in conflitto con il vicino villaggio di Borsh, diventata a causa turca di religione a maggioranza musulmana, abbandonò l’Albania. Insieme ad essi, altre famiglie da Lukove, Klikùrsi, Nivica, Shën Vasilj, Corfù[2] dovettero lasciate la propria terra devastata. La costante avanzata turca ottomana aveva soggiogato gli albanesi da ben due secoli, e molti decisero di trovare rifugio in terra straniera (dheu i huaj), per così poter coltivare e rimanere cristiani e albanesi. Nacque così, il 4 marzo 1743 Villa Badessa (Badhesa), villaggio agreste immerso nella campagna in provincia di Pescara, l'ultimo de centri albanesi venutosi a costituire in Italia. Il piccolo nucleo era accompagnato da sacerdoti ortodossi, si presume due, ai quali era affidata la cura spirituale della comunità, dedita sostanzialmente all'agricoltura.
Giunti in Italia nel 1743, l'allora re di Napoli Carlo III di Borbone, li accolse prima nel tenimento di "Bacucco", attuale Arsita, dipendente del Feudo di Penne, poi nel territorio di Pianella, ed elargì loro i terreni ereditati dalla madre Elisabetta Farnese, espropriando per loro altri appezzamenti della Contrada "Abbadessa" di Pianella, da cui il Paese prese il nome.[2]
Da allora gli abitanti hanno conservato le avite peculiarità etniche, religiose e linguistiche, quest'ultime sino alla metà del secolo scorso.
Società
Associazioni e enti culturali
- Associazione Culturale “Villa Badessa - Shoqata Kulturore “BADHESA”
Il nuovo sito web aggiornato dell'associazione culturale Villa Badessa; ricchissimo di news, testi, immagini e video dell'Oasi Orientale di rito greco-bizantino più a nord d'Italia.
Religione
Rito bizantino
Villa Badessa è legata spiritualmente alla religione cristiana di rito orientale, ne è testimonianza la patrona Maria Odigitria (Shën Mëria e Odhijitries), molto devota da molti degli albanesi esuli in Italia. La chiesa di Villa Badessa è parte integrante dell'Eparchia di Lungro degli Albanesi dell'Italia continentale, in cui si celebrano le funzioni con rito bizantino-greco del Tipicòn di Costantinopoli, pur avendo accolto alcune innovazioni del Concilio Vaticano II. L'istituzione di questa parrocchia, nel 1744, fu il primo atto pubblico dell'insediamento della colonia albanese in Abruzzo. La chiesa è abbellita da icone, affreschi e mosaici secondo i canoni bizantini più antichi. Vengono conservate, oltre la splendida iconostasi, le numerose e preziose icone, tra cui spicca quella di San Spiridione risalente al XVIII secolo, l’Odigitria e il "Kimissos" (la Dormizione). Caratteristica è la distribuzione del pane benedetto (buka e bekuam), delle uova pasquali (vet pashkje) e del grano bollito (gruret) che avviene subito dopo la funzione religiosa del Kristos Anesti (Krishti u Ngjall), per Pasqua.
Leggenda vuole che i profughi albanesi, nel trasportare la loro preziosa icona della Madonna Odigitria (dal greco “Colei che indica la Via, la direzione”), furono rallentati dalla sua pesantezza fino a che non divenne così pesante da non poter essere più spostata oltre e rimasero bloccati proprio nel luogo dove ora sorge il paese. Così nacque Villa Badessa.[3]
Lingua
Sino al 1983 non più che tre locutori, persone molto anziane, parlavano l'albanese. Malgrado il prosciugamento della lingua, l'identità simbolica albanese di Villa Badessa non è spenta. Alcuni progetti delle istituzioni locali, comunale e religiosa, porta avanti oggi l'insegnamento a scuola della lingua e della cultura arbëresh, cercando un recupero delle sopravvivenze lessicali e della cultura materiale locale ancora recuperabili, facendo leva e aiutandosi con la lingua albanese moderna "standard" parlata in Albania.
Persone legate a Villa Badessa
- Papàs Lino Bellizzi (?-2002), sacerdote di rito bizantino della Chiesa S. Maria Assunta, per oltre quarant'anni parroco di Villa Badessa.
Note
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Badessa
Collegamenti esterni
- Associazione culturale Villa Badessa/Shoqata Kulturore “BADHESA
- Benvenuti a Villa Badessa / Mirë se na erdhët në Badhesën
- Benvenuti a Villa Badessa / Mirë se na erdhët në Badhesën
- Villa Badessa / Badhesa su Guzzardi Arbëria
- Villa Badessa (PE) Badhesa su ARBITALIA
