Attentato a Giovanni Paolo II
L'Attentato a Giovanni Paolo II avvenne il 13 maggio 1981, ad opera parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò tre colpi di pistola.
Attentato a Giovanni Paolo II | |
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Tipo | attentato |
Data | 13 maggio 1981 17:22 |
Luogo | Piazza San Pietro |
Stato | ![]() |
Coordinate | 41°54′09.5″N 12°27′24″E |
Obiettivo | Giovanni Paolo II |
Responsabili | Mehmet Ali Ağca |
Motivazione | Comunismo ateo contro la Santa Romana Chiesa |
Conseguenze | |
Morti | 0 |
Feriti | Giovanni Paolo II |
Storia
Pochi minuti dopo essere entrato in piazza San Pietro per un'udienza generale, mentre si trovava a bordo della sua Papamobile scoperta, Karol Wojtyła fu ferito gravemente da due proiettili sparati da Ali Ağca. Soccorso immediatamente, fu sottoposto ad un intervento di 5 ore e 30 minuti[1], riuscendo a sopravvivere:
Dimesso dal Policlinico Gemelli il 3 giugno, viene di nuovo ricoverato il 20 dello stesso mese per una grave infezione. Il 5 agosto i medici del Gemelli lo operano ancora. Dal 14 agosto al 30 settembre il papa trascorre la convalescenza a Castel Gandolfo.[3]
La visita ed il perdono del Papa
Due anni dopo, nel Natale del 1983, Giovanni Paolo II volle incontrare il suo attentatore in prigione e rivolgergli il suo perdono. I due parlarono da soli e gli argomenti della loro conversazione sono tuttora sconosciuti.
Il papa disse poi dell'incontro:
Tuttavia, Indro Montanelli riportò in seguito alcune parole che Giovanni Paolo II, durante una cena privata del 1986, gli riferì sull'episodio:
L'attentatore venne condannato all'ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a Capo di Stato estero (art. 295 CP).
La grazia e l'estradizione di Ali Ağca
Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia: Ali Ağca, estradato dall'Italia, fu condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia), nel quale finì di scontare la pena di dieci anni di reclusione per l'assassinio del giornalista Abdu Ipekci, avvenuto nel 1979.
La reticenza di Ali Ağca
Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità sugli eventi. Egli ha ripetutamente cambiato versione sulla dinamica della preparazione dell'attentato, a volte affermando addirittura di aver avuto aiuti per compiere l'assassinio del Papa dall'interno del Vaticano.
Le indagini e le ipotesi
Le lunghe indagini non portarono mai alla scoperta dei veri mandanti dell'attentato. La commissione Mitrokhin del Parlamento italiano[5], però, analizzando documenti provenienti da Germania ed Ungheria, stilò una relazione di maggioranza, secondo la quale l'attentato sarebbe stato progettato dal KGB in collaborazione con la Stasi, i servizi segreti della Germania Est, con l'appoggio di un gruppo terroristico bulgaro a Roma, che a sua volta si sarebbe rivolto ai Lupi grigi, un gruppo turco di estrema destra di cui Ali Ağca faceva parte.
Una relazione di minoranza della stessa commissione negò questa tesi; tuttavia, altri documenti scoperti negli archivi sovietici e resi pubblici nel marzo 2005 supporterebbero la tesi che l'attentato sia stato commissionato dall'Unione Sovietica tramite il KDS bulgaro[6]. Le autorità bulgare si sono difese dichiarando che Ali Ağca lavorava per un'organizzazione anti-comunista guidata dai servizi segreti italiani e dalla CIA.[6] La difesa delle autorità bulgare è in parte avvalorata dal fatto che i Lupi grigi erano in effetti al comando del Counter-Guerrilla, il braccio in Turchia della rete "stay behind" Gladio[7][8][9][10], sostenuta segretamente dalla CIA e da altri servizi segreti occidentali.
Le motivazioni che avrebbero portato l'URSS a preparare l'attentato non sono state chiarite; secondo i sostenitori di tale ipotesi, probabilmente l'Unione Sovietica temeva l'influenza che un Papa polacco poteva avere sulla stabilità dei loro Paesi satelliti dell'Europa Orientale, in special modo la Polonia.
Tutte queste informazioni vanno considerate come ipotesi, perché ad oggi non sono state comprovate le circostanze e le motivazioni dell'attentato. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, inoltre, dichiarò nel maggio 2002, durante una visita in Bulgaria, di «non aver mai creduto nella cosiddetta connessione bulgara»[6]. D'altro lato, l'inchiesta su un vasto traffico di armi e droga condotta dal giudice Carlo Palermo negli anni ottanta, rivelò che Abuzer Ugurlu (capo della mafia turca che permise ad Ali Ağca di entrare in Bulgaria) e Bekir Celenk (contrabbandiere e tramite fra i Lupi grigi e i servizi segreti bulgari, secondo quanto dichiarato da Ali Ağca), per agire in tranquillità, lavoravano come "agenti doppi", sia per l'est sia per l'ovest[11].
A queste informazioni si aggiunse quella del coinvolgimento di Cosa Nostra nell'attentato, di cui parlò il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara: egli raccontò di essere stato personalmente incaricato dall'imprenditore massone Michele Lucchese (vicino al boss Francesco Messina Denaro[12]) di recarsi a Roma il 12 maggio 1981, per incontrare Saverio Furnari e Vincenzo Santangelo (due mafiosi di Castelvetrano) con cui avrebbe dovuto prelevare il giorno successivo due turchi armati in piazza San Pietro; venti minuti dopo l'attentato, all'appuntamento si presentò solo uno dei due uomini, molto agitato e scortato dal bulgaro Sergei Antonov.[13] Subito dopo, Calcara e i due mafiosi tornarono a Milano: lì Furnari e Santangelo uccisero il turco e Calcara li aiutò a seppellirlo nelle campagne di Calderara.[12] Tuttavia quando, undici anni dopo, gli inquirenti andarono a cercare i resti del turco nel luogo indicato dal collaboratore di giustizia, constatarono che il terreno era stato recentemente smosso e non trovarono nulla.[12]
Ali Ağca ha sempre fatto dichiarazioni contraddittorie e confuse sulla vicenda, anche collegando la sua detenzione con la sparizione di Emanuela Orlandi. Nel 2013 ha suscitato una nuova polemica la dichiarazione, contenuta nell'autobiografia del terrorista turco, secondo il quale il mandante "morale" dell'attentato sarebbe stato l'ayatollah Khomeini, ipotesi ritenuta azzardata, ma non del tutto inverosimile, da molti,.[14]
Un altro attentato
Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fatima, quasi un anno dopo il primo attentato: un uomo tentò di colpire il papa con una baionetta, ma fu fermato dai servizi di sicurezza. L'uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il Papa un "agente di Mosca". Fu condannato a sei anni di prigione e poi espulso dal Portogallo.
Interpretazioni religiose
Un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede analizza l'attentato, mettendolo in relazione con l'ultimo dei Segreti di Fatima[15]. Le differenze sono notevoli: piazza San Pietro non è una ripida montagna e al centro c'è un obelisco egizio, non una grande croce di tronchi grezzi. La città non è in rovina, non è morto nessuno, non gli sparò un gruppo di soldati. D'altra parte è vero che l'attentato è avvenuto nel giorno della ricorrenza della prima Apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e Giovanni Paolo II, convinto che fu la mano della Madonna a deviare quel colpo e a salvargli la vita, volle che il proiettile fosse incastonato nella corona della statua della Vergine a Fatima.
Filmografia
Note
- ^ Al capezzale dei papi e dei re, su accademiaromanachirurgia.it, Accademia Romana di Chirurgia. URL consultato il 23 gennaio 2007.
- ^ Wojtyla segreto, Chiarelettere editore, Milano, 2011, pp. 74-75. ISBN 978-88-6190-114-8.
- ^ Wojtyla segreto, op. cit., p. 75.
- ^ E il laico si inginocchiò con il Papa, su ilsole24ore.com, Il Sole 24 ORE, 2 aprile 2005. URL consultato il 22 febbraio 2011.
- ^ Documento conclusivo sull'attività svolta e suoi risultati dell'inchiesta Mitrokhin
- ^ a b c (EN) Stasi Files Implicate KGB in Pope Shooting, su dw-world.de. URL consultato il 21 giugno 2007.
- ^ Jan Pacal, The Short and Bloody History of Ulkucus, in Hürriyet, 4 aprile 1997. URL consultato il 09à-06-2009.
- ^ (FR) Martin A. Lee, Les liaisons dangereuses de la police turque, in Le Monde diplomatique, marzo 1997.
- ^ Tore Bjørgo (a cura di), The Double Standard: The Turkish State and Racist Violence, in Racist violence in Europe, ISBN 0-312-12409-0.
- ^ Nazan Maksudyan, The Turkish Review of Anthropology and the Racist Face of Turkish Nationalism, in Cultural Dynamics, vol. 17, n. 3, novembre 2005, pp. 291–322, DOI:10.1177/0921374005061992.
- ^ Economia selvaggia, dal sito della Fondazione Cipriani, che riporta l'articolo Luigi Cipriani, Armi e droga nell'inchiesta del giudice Palermo, in "Democrazia proletaria" maggio 1985
- ^ a b c Salvatore Borsellino, Memoriali di Vincenzo Calcara, su 19luglio1992.com, 18 settembre 2008. URL consultato il 1º ottobre 2014.
- ^ Assoluzione Piena per il pentito Calcara Antimafiaduemila.com
- ^ L'ultima verità di Ali Agca: Khomeini era il mandante dell'attentato al papa
- ^ Il messaggio di Fatima, su vatican.va, Congregazione per la dottrina della fede. URL consultato il 21 giugno 2007.
Bibliografia
- Ferdinando Imposimato, Vaticano un affare di Stato. I servizi segreti, l'attentato, Emanuela Orlandi, Koinè Nuove Edizioni, 2002, ISBN 88-87509-25-5.
- Rosario Priore, L’attentato al Papa, Kaos edizioni, 2002, ISBN 88-7953-115-8.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Attentato a Giovanni Paolo II
Collegamenti esterni
- L'attentato raccontato dalle notizie dell'ANSA
- Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il "dossier Mitrokhin" e l'attività d'intelligence italiana
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.67 del 15 dicembre 2004
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.68 del 2 marzo 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.69 del 13 aprile 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.70 del 20 aprile 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.71 del 27 aprile 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.72 del 4 maggio 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.73 del 31 maggio 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.74 del 14 giugno 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.75 del 6 luglio 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.76 del 20 luglio 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.77 del 27 luglio 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.78 del 28 settembre 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.79 del 5 ottobre 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.80 del 12 ottobre 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.81 del 26 ottobre 2005
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.83 del 25 gennaio 2006
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.84 del 1º marzo 2006
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.85 del 7 marzo 2006
- Resoconto Commissione parlamentare d’inchiesta "dossier Mitrokin" della seduta n.86 dell' 8 marzo 2006
- Documento conclusivo presentato dalla maggioranza sui risultati dell'inchiesta, si veda in particolare il capitolo terzo (10,54 Mb)
- Documento conclusivo presentato dall'opposizione sui risultati dell'inchiesta, si veda in particolare il capitolo secondo (9,47 Mb)
- La relazione finale non messa ai voti per mancanza del numero legale (5,90 Mb)
- Nota riassuntiva della Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il "dossier Mitrokhin"
- (EN) Sito del governo della Repubblica Federale di Germania sugli archivi della Stasi
- (EN) «The Assassins of a Pope», articolo da "The Albion Monitor", che supporta la tesi del coinvolgimento di Gladio nell'attentato.