Sbarco in Normandia

operazione militare alleata di sbarco nella regione della Normandia

Lo sbarco in Normandia (nome in codice operazione Neptune parte marittima della più ampia operazione Overlord), fu una delle più grandi invasioni anfibie della storia, messa in atto dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale, per aprire un secondo fronte in Europa, dirigersi verso la Germania e alleggerire allo stesso tempo lo sforzo che l'Armata Rossa stava sostenendo sul fronte orientale contro i tedeschi. L'invasione iniziò poco dopo la mezzanotte di martedì 6 giugno 1944, data conosciuta come D-Day, quando nella penisola del Cotentin e nella zona di Caen, toccarono terra le truppe alleate aviotrasportate che aprirono la strada alle forze terrestri. All'alba del 6 giugno, precedute da un imponente bombardamento aeronavale, toccò quindi alle forze di terra l'arduo compito di sfondare il famoso Vallo Atlantico, contro il quale migliaia di soldati alleati, sbarcando sulle spiagge della Normandia, dovettero confrontarsi.

Sbarco in Normandia
parte del fronte occidentale della seconda guerra mondiale
Sbarco di fanti statunitensi della 1ª Divisione ad Omaha Beach.
Data6 giugno 1944
LuogoNormandia, Francia
EsitoVittoria alleata
Modifiche territorialiCreazione di cinque teste di ponte alleate sulle coste della Normandia
Schieramenti
Comandanti
Stati Uniti (bandiera) Dwight D. Eisenhower (comandante supremo SHAEF)
Regno Unito (bandiera) Bernard Montgomery (21º Gruppo di armate)
Regno Unito (bandiera) Trafford Leigh-Mallory (Forze aeree)
Regno Unito (bandiera) Bertram Ramsay (Forze navali)
Stati Uniti (bandiera) Omar Bradley (1ª Armata statunitense)
Regno Unito (bandiera) Miles Dempsey (2ª Armata britannica)
Adolf Hitler
Gerd von Rundstedt (OB West)
Erwin Rommel (Gruppo di Armate B)
Friedrich Dollmann (7ª Armata)
Effettivi
156.000 uomini[1]Circa 50.000 uomini
Perdite
7.844 tra morti, feriti e dispersi sulle spiagge
3.799 tra morti, feriti e dispersi tra le truppe aviotrasportate[2]
Tra 4.000 e 9.000 tra morti, feriti e dispersi[2]
Voci di battaglie presenti su Wikipedia
(inglese)
«Full victory... nothing else»
(italiano)
«Vittoria completa... nient'altro!»

Le spiagge prescelte per gli sbarchi si trovavano all'interno di una fascia lunga circa ottanta chilomentri sulle coste della Normandia, e furono cinque; nel settore statunitense dell'invasione, tre divisioni di fanteria presero terra alle ore 06:30 sulle spiagge denominate Utah e Omaha, mentre nel settore anglo-canadese, un'ora più tardi altre tre divisioni sbarcarono in altrettante spiagge denominate Sword, Juno e Gold. Gli uomini sbarcati su queste spiagge subirono la reazione nemica, che in diversi settori, soprattutto a Omaha e Juno, fu molto pesante e causò gravi perdite. Dopo essersi attestati sulle spiagge, durante lo stesso D-Day, gli uomini sarebbero dovuti avanzare per dirigersi il più velocemente possibile verso obiettivi situati più in profondità, i villaggi di Carentan, Saint-Lô e Bayeux in modo tale da rafforzare la testa di ponte e minacciare le vie di rinforzo nemiche.

Successivamente avrebbe preso il via la campagna terrestre di Overlord, conosciuta come la battaglia di Normandia, in cui le armate alleate ebbero lo scopo di rafforzare ed espandere la testa di ponte nella Francia occupata, conquistare i principali porti nord-occidentali della Francia e spingersi verso l'interno fino a liberare Parigi. Da qui le forze alleate avrebbero continuato la loro avanzata per spingere i tedeschi oltre la Senna, minacciando direttamente il territorio tedesco in concomitanza con l'avanzata sovietica ad est, e concorrere all'invasione della Germania e alla distruzione del Terzo Reich.

Premesse

  Lo stesso argomento in dettaglio: Secondo fronte (seconda guerra mondiale).

Durante tutto il 1941, a seguito della disfatta francese contro le armate tedesche, la Gran Bretagna continuò a combattere senza alcuna speranza razionale in una vittoria decisiva contro la Germania. Soltanto nel giugno 1941, quando Hitler invase l'Unione Sovietica, il primo sprazzo di possibilità di vittoria si dischiuse tra gli alleati, i quali continuarono a combattere impegnandosi nella lotta per mantenere aperta la vitale linea di rifornimento nell'Atlantico e per mantenere viva la speranza negli unici teatri di guerra in cui le truppe britanniche continuavano a combattere: l'Africa e il Medio Oriente[4].

Infine, negli ultimi giorni dell'anno ci fu la svolta del conflitto, l'attacco giapponese a Pearl Harbor, al quale seguì la dichiarazione di guerra della Germania agli Stati Uniti. Con grande sollievo per i britannici, Roosevelt e i suoi capi di stato maggiore aderirono subito al principio del Germany first (la Germania per prima), riconoscendo che la potenza bellica tedesca rappresentava il pericolo maggiore e che dopo la sconfitta della Germania il Giappone avrebbe presto capitolato. La guerra nel Pacifico divenne quindi un impegno prioritario per la marina statunitense, mentre lo sforzo massimo delle forze di terra si sarebbe concentrato contro la Germania e l'Italia. Tale decisione venne ribadita durante la prima grande conferenza di guerra angloamericana apertasi a Washington il 31 dicembre 1941, denominata Arcadia, dove gli Stati Uniti si impegnarono nell'attuazione del piano Bolero, ossia il progressivo concentramento di forze statunitensi in Gran Bretagna in vista di un'invasione dell'Europa[5].

Nei mesi che seguirono Arcadia gli statunitensi cominciarono ad orientarsi verso un'invasione oltre la Manica in tempi brevi; qui incominciò il dibattito e una considerevole quantità di discussioni politiche e militari tra gli Alleati. L'impazienza dei comandanti statunitensi si contrapponeva con la cautela da parte britannica, e questo scontro di vedute caratterizzò il crescente dissenso tra i capi dello stato maggiore combinato per tutto il 1942 e per gran parte del 1943. In un primo momento l'atteggiamento statunitense fu determinato dal timore del rapido crollo dell'alleato sovietico se gli alleati non avessero creato al più presto una imponente azione diversiva ad occidente. Così fu avviato lo studio del piano Round-up che i britannici disapprovarono, e si impegnarono per spostare le risorse verso obiettivi più modesti ma più realistici. Con riluttanza, nel 1942 Washington acconsentì all'invasione dell'Africa settentrionale francese, ma dal momento che il concentramento di truppe in Gran Bretagna non si stava svolgendo nei tempi stabiliti, la campagna nel Nordafrica iniziava a trascinarsi senza risultati e la disfatta del raid su Dieppe aveva dimostrato i rischi di uno sbarco anfibio contro coste fortificate, divenne evidente per i comandi angloamericani che nel 1943 non ci sarebbe potuta essere una campagna di Francia e l'apertura del secondo fronte[6].

Pianificazione

Il reale processo di pianificazione dell'invasione dell'Europa continentale cominciò a partire dal gennaio 1943, quando durante la conferenza di Casablanca i capi militari angloamericani si incontrarono per la seconda volta per fare il punto della situazione. Anche in questo caso i britannici riuscirono a far prevalere i loro punti di vista sulla conduzione della guerra, e gli statunitensi aderirono per predisporre i piani dell'Operazione Husky, ossia l'invasione della Sicilia, con la prospettiva di ulteriori operazioni militari in Italia[7]. I capi di stato maggiore statunitensi tornarono a Washington alquanto irritati, ma decisi a evitare ulteriori rinvii e convinti ad aprire un varco nel Vallo Atlantico. Alla conferenza svoltasi nel maggio 1943 a Washington, denominata in codice Trident, fu stabilito che nella primavera del 1944 ci sarebbe stata l'invasione dell'Europa nordoccidentale, l'operazione Overlord, e fu deciso, nonostante i dubbi britannici, l'attuazione dell'operazione Anvil, ossia l'invasione della Francia meridionale da svolgere in concomitanza con Overlord e a prescindere dai costi della campagna d'Italia[8].

Alla conferenza di Teheran del novembre 1943 i piani vennero presentati a Stalin, il quale li approvò in pieno[7]. Per tutto l'autunno e l'inverno del 1943 i comandi britannici furono molto critici nei confronti di Overlord, e preoccupati dal fatto che se l'operazione non si fosse svolta con una netta superiorità di uomini e mezzi, le combattive e ben equipaggiate unità tedesche presenti nel nord della Francia avrebbero rappresentato un serio problema nella riuscita dell'operazione. Ma i dubbi di Churchill e dei comandi militari non riguardavano la necessità di invadere l'Europa, bensì quando farlo. I britannici vedevano grossi rischi nella fretta e grossi vantaggi nel prendere tempo. L'esercito tedesco stava subendo enormi perdite sul fronte orientale, e i responsabili dell'aeronautica erano convinti che l'offensiva dei bombardieri strategici sui cieli della Germania stesse rapidamente erodendo le capacità produttive delle industrie tedesche[9].

Ma la capacità di resistenza della Gran Bretagna e della sua popolazione si stava avvicinando al limite: lo sforzo bellico contro la Germania e nel sud-est asiatico contro il Giappone stava intaccando le risorse industriali, economiche e umane dell'Impero britannico, tanto che per esempio, la produzione britannica di munizioni per tutto il Commonwealth scese dal 90,7 per cento del 1940 al 61,6 per cento del 1944, costringendo il governo ad acquistare munizioni e tutto quanto servisse per la causa bellica, in buona parte dagli Stati Uniti mediante il quadro di affitti e prestiti. Tuttavia il grande impulso derivante dalla determinazione statunitense, il loro enorme potenziale industriale e i quasi 8 milioni di uomini che potenzialmente potevano schierare in guerra, costrinsero i britannici ad assecondare le scelte dell'alleato e di conseguenza l'elaborazione della sua strategia[10].

Nell'aprile 1943 il generale di corpo d'armata britannico sir Frederick Morgan venne nominato capo di stato maggiore del Comando supremo alleato (COSSAC - Chief of Staff to the Supreme Allied Commander) quando ancora non era stato designato un comandante supremo, e per i restanti mesi dell'anno Morgan e i membri dello stato maggiore interalleato ebbero la responsabilità di elaborare in via preliminare i particolari tecnici di Overlord[11]. Il COSSAC fu però strettamente vincolato, dalla decisione dei capi di stato maggiore del comando combinato con sede a Washington, di elaborare un piano operativo con un inadeguato apparato di forze, che prevedeva lo sbarco in Francia di appena tre divisioni. Ma il posto di comando rimase vacante fino al dicembre 1943, quindi ogni decisione sul numero di uomini e mezzi da utilizzare fu decisa solo in secondo luogo. Tra i primi problemi affrontati vi furono la limitatezza del raggio di azione della copertura aerea, la presenza di almeno un porto importante nelle vicinanze, i limiti di capacità delle spiagge, la lunghezza del tratto di mare da superare e, infine, la potenza delle difese costiere tedesche[12].

Questi fattori avevano subito limitato la scelta dei punti di sbarco e la geografia aveva ulteriormente ridotto le scelte; Pas de Calais venne scartata, nonostante fosse la via più breve verso il cuore della Germania, perché nonostante offrisse le spiagge più adatte, vicinanza alle coste inglesi (l'appoggio aereo e la traversata erano quindi più facili) e un più diretto accesso alla Germania, era per questi motivi il punto più probabile dove ci si sarebbe aspettata un'invasione e quindi il meglio difeso. Si portò allora l'attenzione a ovest, verso le ampie spiagge della Bretagna, del Cotentin e della Normandia[13]. Come risultato della disastrosa operazione del 1942 di attacco frontale contro il porto di Dieppe, il COSSAC decise di non cercare di catturare un porto con un assalto diretto dal mare, pertanto, le spiagge scelte dovevano prestarsi ad operazioni prolungate di carico e scarico dalle navi da sbarco, e possedere nell'entroterra una sufficiente rete stradale per consentire il rapido concentramento di forze[14].

La Bretagna era però troppo defilata e fuori dal raggio d'azione della copertura aerea. La penisola del Cotentin, rispetto al Pas de Calais, disponeva di un porto ben attrezzato, quello di Cherbourg, ma scontava la mancanza di aeroporti e c'era il rischio di rimanere imbottigliati nella parte nord della penisola. Di conseguenza venne scelta la costa del Calvados in Normandia, che poteva contare su difese nemiche più deboli dato che la foce del fiume Orne segnava il confine tra la 15ª Armata della Wehrmacht a nord-est e la 7ª Armata a sud ovest, e i confini di due armate sono in sé zone deboli. Inoltre il Calvados rispetto al Pas de Calais possedeva ampie spiagge riparate dai venti occidentali e nei pressi di Caen poteva essere conquistato velocemente il campo d'aviazione di Carpiquet[15][16].

Nell'ordine di priorità degli obiettivi alleati si collocavano innanzitutto Caen, Bayeux e la strada per Saint-Lô, cui seguivano la strada per Falaise e il porto di Cherbourg: c'era infatti il pericolo che, se gli obbiettivi prefissati fossero stati troppo ambiziosi e inoltrati all'interno, le truppe alleate si sarebbero trovate troppo allungate in profondità e quindi vulnerabili agli inevitabili contrattacchi tedeschi[17]. Un altro grosso problema fu quello di organizzare il movimento dei veicoli sbarcati, fuori dalle spiagge. A quel punto, a fine agosto, le ricognizioni aeree alleate portarono lo sconforto tra i comandanti del COSSAC: fotografie aeree rivelarono un sistematico allagamento da parte tedesca delle zone fluviali attorno Caen, che spinse l'ufficio operazioni a considerare di trasformare Overlord in una finta invasione che avrebbe dovuto precedere il vero attacco. Nasceva così nei primi giorni dell'agosto 1943 il germe di Fortitude, la brillante operazione di mascheramento alleata che consentì di bloccare a Pas de Calais la 15ª Armata tedesca fino a luglio inoltrato del 1944[17].

Comandanti

Mentre il COSSAC prendeva in esame le caratteristiche delle spiagge e la complessità del sistema ferroviario francese, Roosevelt e Churchill sceglievano i comandanti. Il generale George Marshall e il generale Alan Brooke rimasero entrambi delusi e non vennero designati al comando supremo, il primo in quanto ritenuto dal presidente indispensabile nel suo incarico di capo di stato maggiore a Washington, il secondo perché britannico, in un momento in cui la conduzione della guerra era legata soprattutto alla decisa volontà della dirigenza statunitense di affrontare direttamente il nemico in uno scontro che la Gran Bretagna aveva cercato a lungo di procrastinare. Il 7 dicembre 1943 il generale Dwight D. Eisenhower venne nominato comandante supremo del Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force (SHAEF) ossia il comando supremo della forza di spedizione alleata, prendendo così il controllo globale delle truppe alleate in Europa.

Nonostante i dubbi statunitensi, i tre posti di comando subordinato di Overlord furono occupati da tre generali britannici, Bernard Montgomery, Bertram Ramsay e Trafford Leigh-Mallory, rispettivamente per le forze terrestri, navali ed aeree; un altro alto ufficiale britannico, il maresciallo dell'aria sir Arthur Tedder fu nominato vicecomandante supremo, in riconoscimento del ruolo importantissimo che l'aviazione avrebbe dovuto svolgere nell'invasione[18]. Appena assunto il comando del 21º gruppo d'armate che avrebbe preso parte a Overlord, il generale Montgomery sostituì tutto lo stato maggiore con i suoi fidati ed esperti ufficiali dell'8ª Armata britannica, e subito dopo incrementò le ricognizioni aeree dalla sola Normandia, fino a Pas de Calais[19]. La nomina di Montgomery venne messa in discussione dagli esponenti militari statunitensi, che avrebbero preferito il più mite e accomodante generale Harold Alexander come comandante delle forze di terra. Lo stesso Montgomery aveva dubbi sulla nomina di Eisenhower, perché questi aveva poca esperienza sul campo[18].

Quando Eisenhower e il suo staff giunsero a Londra il 15 gennaio 1944 per subentrare al COSSAC, studiarono il piano di Morgan e ne accettarono la logica, tranne che per un punto: tutti coloro che erano coinvolti dallo stesso Einsenhower a Montgomery a Walter Bedell Smith e Omar Bradley, sostenerono subito che sarebbe stato necessario ampliare il fronte dell'invasione con un attacco portato da cinque divisioni, perciò chiesero ed ottennero, l'assegnazione di altri mezzi da sbarco[20][21]. E al contrario di Morgan, che aveva bocciato una possibile estensione del fronte verso ovest scartando la penisola del Cotentin a causa dei vasti territori allagati nell'entroterra, Eisenhower risolse il problema con l'utilizzo di truppe aviotrasportate statunitensi paracadutate all'interno, che avrebbero avuto il compito di occupare gli argini delle zone allagate e favorire l'avanzata delle truppe dalla spiaggia, che poi sarebbe diventata Utah, lungo tracciati resi sicuri[20].

Piani e preparativi

Il 21 gennaio, nella prima riunione dello stato maggiore di Eisenhower a Norfolk House, Montgomery perfezionò il piano di attacco precedentemente abbozzato dal COSSAC, e delineò la nuova impostazione del piano che nelle settimane successive sarebbe stato trasformato in ordini operativi per le armate alleate. Gli statunitensi sulla destra, dovevano puntare su Cherbourg, Brest e i porti della Loira. Era logico farli sbarcare sul lato occidentale perché in tal modo si sarebbero trovati in posizione favorevole a ricevere ordini, uomini e rifornimenti direttamente per mare dagli Stati Uniti. I britannici e i canadesi sulla sinistra «avrebbero impegnato il grosso del nemico sopravveniente da est e da sud-est». Montogomery aggiungeva poi: «Nelle fasi iniziali dovremmo impegnarci ad assicurare rapidamente il controllo dei principali nodi di comunicazione stradali. Faremo quindi avanzare le nostre truppe corazzate tra quei centri e oltre spiegandole in terreno favorevole. Risulterà così difficile al nemico far affluire le sue riserve facendole filtrare attraverso le formazioni corazzate»[22]. Il 23 gennaio, dopo un ultimo tentativo del COSSAC di far accettare ad Eisenhower alcune loro proposte e salvare almeno in parte il loro orgoglio profondamente ferito, il comandante supremo accolse formalmente i suggerimenti di Montgomery. Ebbe così inizio l'enorme sforzo organizzativo di tradurli in realtà operativa: riuscire a convincere Washington dell'esigenza vitale di un maggior numero di mezzi da sbarco, preparare piani di munizionamento, schemi per l'appoggio aereo, programmi logistici, apprestamento dei mezzi e materiali del genio, disposizioni per la scorta dei convogli[23].

Due gruppi di brigate mobili furono stanziate nel Kent e nel Sussex nell'eventualità che commando tedeschi tentassero di sbarcare per disturbare l'afflusso di rinforzi alla testa di sbarco. Si procedette a far stampare nella massima sicurezza milioni di carte topografiche e migliaia di copie delle ricognizioni aeree. Si iniziarono ad ammassare centinaia di migliaia di proiettili per artiglieria e iniziò l'evacuazione dell'intera popolazione per un'estensione di 40 chilometri quadrati nel Devon occidentale per consentire alle forze statunitensi sbarcate in Gran Bretagna di esercitarsi con munizioni vere. Il compito di sistemare le truppe statunitensi fu complesso. Ogni unità corazzata richiedeva 40 trasporti, pari a 386.000 tonnellate di naviglio, contro le 270.000 tonnellate per una divisione di fanteria, e ogni unità aveva bisogno poi di accampamenti, treni per farvele pervenire, zone di addestramento, aree ricreative e di rifornimento. E nella terribile che i tedeschi avessero utilizzato gas asfissianti contro gli invasori, si apprestarono dotazioni di proiettili a gas per 60 giorni di rappresaglia e si addestrarono gli equipaggi degli aerei per l'utilizzo delle bombe a gas[24]. Nelle vaste zone di concentramento sorsero grandi attendamenti forniti di punti d'acqua, panifici da campo, servizi igienici, uffici postali, il tutto mimetizzato per renderlo irriconoscibile a 4000 metri d'altezza. La prima ondata da sbarco statunitense avrebbe contato circa 130.000 uomini ai quali entro il D+90 si sarebbe via via aggiunto un altro contingente di 1.200.000 uomini. Con loro sarebbero affluiti 137.000 veicoli tra mezzi motorizzati e semicingolati, 4127 cingolati e 3500 pezzi d'artiglieria. Di settimana in settimana convogli transatlantici attraccavano nei porti della Gran Bretagna, scaricando un flusso incessante di proiettili d'artiglieria, munizioni per armi leggere, vestiario, plasma sanguigno, jeep e razioni K. Ma questo enorme approvvigionamento comportò anche enormi problemi nel gestire il naviglio proveniente dagli Stati Uniti, tanto che i britannici protestarono, soprattutto perché per garantire lo stile di vita a cui gli statunitensi erano avvezzi, per ogni soldato in Normandia avrebbe ricevuto razioni quotidiane per 2900g , contro i 1500g dell'avversario tedesco. E questo, considerando che solo 1800g venivano consumati, evidenziò un largo spreco di tonnellaggio nei trasporti marittimi. Di contro la dotazione tedesca di munizioni per armi leggere a una compagnia di fucilieri era più del doppio rispetto alla controparte statunitense; 56.000 contro 21.000[25].

Tutto ciò fu portato a termine nelle sole 17 settimane precedenti la nuova data stabilita per il D-Day, il 5 giugno, data scelta considerando i tempi di consegna dei mezzi da sbarco necessari all'invasione[26], e soprattutto per sfruttare la mezza marea e la luna piena[N 1].

Così il quartier generale del 21º gruppo d'armate si impegnò a studiare i piani operativi; tra le varie sezioni dello SHAEF circolava una esorbitante quantità di rapporti, note e studi del potenziale dei rinforzi tedeschi, sulla capacità delle ferrovie francesi, sulla gittata dell'artiglieria costiera tedesca, sull'efficacia dei bombardamenti navali alleati e su decine di altre criticità che seppur importanti, non erano di fondamentale importanza. Così l'onore di stendere i piani fu assunto dallo stato maggiore del 21º gruppo d'armate di Montgomery[27], il quale si preoccupò soprattutto di non far trapelare informazioni al nemico per non compromettere lo sbarco. Molto probabilmente se i tedeschi fossero venuti a conoscenza del piano, Ultra ne avrebbe messo i comandi alleati a conoscenza, ma nonostante questo, l'incubo che i tedeschi fossero segretamente pronti ad attendere gli alleati nei luoghi degli sbarchi, angosciò fino all'ultimo momento gli alleati. Di per sè però lo sbarco non rappresentava per gli alleati un problema tattico insuperabile, dato che le capacità organizzative e le risorse a disposizione erano immense. Il problema era per lo più rappresentato da tutti gli elementi imponderabili che avrebbero reso difficoltoso il consolidamento della testa di sbarco. Vennero così analizzati in modo approfondito le previsioni delle forze che i tedeschi avrebbero potuto mettere in campo dopo lo sbarco, ossia durante la battaglia di Normandia. Nell'aprile 1944 lo SHAEF era giunto ad una conclusione deprimente che prevedeva che al giorno D+14 i tedeschi avrebbero avuto a disposizione in Normandia 28 divisioni contro le 19 1/3 degli alleati, mentre al D+30, 33 contro 28 2/3. Ma il potenziale tedesco sarebbe comunque dipeso dal comportamento del Führer, il quale rappresentava l'apice decisionale nemico, e dalla riuscita di Fortitude[N 2], il piano di mascheramento alleato costituito da Patton e dal suo fantomatico "Primo gruppo d'armate statunitense" che minacciava un finto sbarco a Calais. La paura principale era dunque il rischio non tanto di essere ricacciati a mare, piuttosto di incorrere in una situazione di stallo simile a quella avuta sul fronte occidentale del primo conflitto mondiale, dove l'accanita resistenza tedesca avrebbe potuto impegnare per moltissimo tempo le forze alleate. Per questo i rapporti dello stato maggiore dello SHAEF raccomandavano che dal giorno D+14 «[...] si dovranno esplicare al massimo energia e spirito d'iniziativa onde non consentire al nemico di stabilizzare la propria difesa»[28]. Non fu però l'andamento della battaglia di terra in Normandia o il delicato ruolo che sarebbe spettato a De Gaulle e alla Francia libera che preoccupò maggiormente il gruppo di comando di Eisenhower nella primavera del 1944. Furono invece il ruolo che avrebbe dovuto svolgere e le direttive che avrebbero dovuto seguire le forze aeree alleate[26].

Il 7 aprile, il 21° gruppo d'armate aveva ormai completato il piano generale schematico ed era pronto a presentarlo ai comandanti dei corpi, delle divisioni e delle armate. Montgomery presiedette un incontro al suo quartier generale nella scuola di St. Paul, dove si era diplomato da giovane, e presentò una prima volta il piano[29]. Durante il briefing denominato "esercitazione Thurnderclap" il generale britannico espose il piano su un grande plastico alla presenza di tutti gli ufficiali delle sue forze di terra, in cui ipotizzava imprevisti e possibili battute d'arresto. Tale piano fu nuovamente, e definitivamente, esposto da Montgomery il 15 maggio a St. Paul agli ufficiali superiori degli eserciti alleati che si stringevano su panche di legno dietro l'unica fila di sedie riservate al re Giorgio VI, a Winston Churchill a Jan Smuts e a Alan Brooke[30].

Il piano esposto partendo dalla sinistra dello schieramento prevedeva che la 6ª Divisione britannica aviotrasportata iniziasse l'attacco subito dopo la mezzanotte del 5 giugno 1944 con il compito di occupare i ponti sul fiume Orne, eliminare una batteria nemica a Merville, far saltare i ponti sul Dives e in linea di massima fungere da protezione sul fianco della 3ª Divisione britannica. Questa avrebbe dovuto prendere terra assieme a commando francesi e britannici a Sword Beach per poi dirigersi verso Ouistreham per occupare i campi di aviazione di Caen e di Carpiquet. La 3ª Divisione canadese sarebbe dovuta sbarcate nella spiaggia a fianco denominata Juno Beach, e proseguire fino a incrociare la strada principale Caen-Bayeux. La 50ª Divisione britannica sarebbe sbarcata a Gold Beach e aveva un obiettivo simile, in più avrebbe dovuto occupare il porticciolo di Arromanches e annientare la batteria nemica a Longue-sur-mer. A Omaha Beach la e la 29ª Divisione statunitense dovevano guadagnarsi le vie d'uscita, occupare i villaggi di Colleville, Sainte Laurent e Vierville per poi spingersi nell'entroterra. A fianco di queste due divisioni i battaglioni ranger statunitensi si sarebbero impegnati alla conquista di Pointe-du-Hoc[N 3] e della sua batteria che minacciava le truppe sulla spiaggia. A Utah Beach la 4ª Divisione di fanteria statunitense avrebbe preso terra per poi assumere il controllo della strada costiera e dirigersi a ovest prendendo gli argini verso l'entroterra, pronta a girare a destra in direzione di Cherbourg. La 101ª divisione aviotrasportata statunitense sarebbe atterrata a sud-ovest di Sainte-Mère-Église per assicurarsi il lato dell'entroterra degli argini e distruggere i ponti nelle vicinanze di Carentan e proteggere così il lato meridionale di Utah Beach. Infine l'82ª Divisione aviotrasportata sarebbe atterrata a ovest di Sainte-Sauveur-le-Vicompte per bloccare lo spostamento dei rinforzi nemici all'interno del Cotentin nella metà occidentale della penisola[31].

Nel briefing, Montgomery dava per scontato che arrivare a riva non sarebbe stato un problema; ciò che lo preoccupava era restarci. Disse ai propri subordinati: «È probabile che Rommel tenga le sue divisioni mobili lontano dalla costa fino a quando non sarà sicuro del luogo da noi prescelto per l'azione principale. Allora le concentrerà rapidamente e colpirà duro. Le sue divisioni statiche cercheranno di difendere un ampio tratto di terreno e funzioneranno da perno per i contrattacchi.» Montgomery pensava che Rommel avrebbe mandato due divisioni corazzate contro le loro postazioni il giorno successivo al D-Day; cinque giorni dopo sarebbero state probabilmente sei. Sarebbe stato più difficile mantenere e ampliare la postazione che attestarsi su di essa[32]. Una volta stabiliti gli obiettivi generali, i comandanti ai vari livelli si misero al lavoro per sviluppare i piani specifici di sbarco[33].

Tutta la costa oggetto dello sbarco era stata mappata. Nei mesi precedenti l'invasione erano stati anche raccolti campioni di sabbia dalle spiagge su cui sarebbe avvenuto lo sbarco per valutarne la consistenza e la capacità di reggere il peso di carri armati, cannoni, camion, veicoli cingolati e bulldozer. Ciò confermava che i due punti essenziali erano alla base della campagna: il continuo rafforzamento delle forze sbarcate e la costante espansione delle teste di ponte, e se l'assalto alle spiagge venne pianificato con cura, non altrettanto venne fatto con i possibili sviluppi che sarebbero seguiti alla creazione della testa di ponte: Montgomery, infatti, aveva impostato la campagna sul presupposto che i tedeschi avrebbero offerto scarsa resistenza fino alla linea della Senna, dove era prevista la prima, vera, grande battaglia sulla strada della Germania[34]. Per questo gli Alleati si aspettavano di conquistare già nel D-Day le città di Caen e Bayeux[35].

Il ruolo dell'aeronautica

Gran Bretagna e Stati Uniti nel corso della guerra si erano impegnate al massimo nella costruzione di flotte aeree, caccia ma soprattutto bombardieri medi e pesanti, con un impegno economico impressionante. Per esempio una delle cause della mancanza di mezzi da sbarco era la quantità di acciaio, motori e capacità produttiva impegnata nella costruzione di bombardieri. Le armate fornirono agli alleati il controllo dell'aria e migliaia di aerei per sfruttarlo, ma nei due mesi precedenti al D-Day, agli alleati rimaneva una domanda a cui rispondere, ossia come utilizzare questa imponente forza aerea in previsione dell'invasione. Non era in discussione il fatto che all'ora H ogni aereo in grado di volare avrebbe partecipato all'attacco contro le difese costiere in Normandia, ma la discussione serrata si ebbe sul ruolo dei bombardieri nei due mesi precedenti l'invasione[36]. Quando nei primi mesi del 1944, i responsabili di Overlord presero in mano le redini del comando, una delle loro massime preoccupazioni fu quella di garantire all'operazione la piena disponibilità della potenza aerea alleata, onde provvedere qualsiasi azione di appoggio ritenessero necessaria durante l'evoluzione della campagna. Eisenhower non tardò a rendersi conto che gli impegni di collaborazione assunti dai comandanti dell'aria non sarebbe stato sufficiente[37]. Il generale Carl Spaatz comandante dell'8ª Air Force dell'USAAF e il maresciallo dell'aria Artur Harris a capo del Comando Bombardieri della RAF, sostenevano che i bombardieri avrebbero potuto, da soli, vincere la guerra contro la Germania, e consideravano Overlord un grosso e gratuito errore di valutazione strategica. A tal proposito Harri dichiarò che: «[...] il miglior contributo che il Comando Bombardieri può offrire a Overlord è di intensificare le incursioni sui centri industriali della Germania opportunamente scelti [...]»[38]. Di contro Einsenhower e lo stato maggiore dello SHAEF ritenevano che i bombardieri sarebbero stati più utili se avessero operato all'interno della Francia, attaccando bersagli strategici in tutto il territorio[39].

Dopo intensi scambi polemici tra Londra e Washington, Eisenhower riuscì a spuntarla; tutta la direzione delle forze aeree alleate sarebbe stata nelle sue mani fino a quando il comitato combinato dei capi di stato maggiore (CCS) lo avrebbe considerato necessario, ma queste non comprendevano né l'8ª Air Force né il Comando Bombardieri che Eisenhower voleva sotto il comando dello SHAEF. Spaatz e Harris rimasero indipendenti ma Eisenhower poté disporre della forza aerea tattica britannica, la RAF Second Tactical Air Force, e quella statunitense, la Ninth Air Force sotto il comando del maresciallo dell'aria Leigh-Mallory. Le forze aeree dettero inizio ad un intenso programma di bombardamento delle linee di comunicazione francesi, concentrandosi in particolare sui nodi ferroviari e sui ponti, limitando in questo modo la possibilità di movimento dei tedeschi in vista del D-Day. Il raggio di tale azione fu ampliato di parecchio includendo obiettivi lungo tutta l'estensione della costa settentrionale della Francia onde evitare che una concentrazione facesse capire qual'era il punto dove gli alleati intendevano sbarcare[40][41]. Parallelamente la Luftwaffe era sia a corto di aerei che della benzina sintetica necessaria per far alzare in volo i velivoli. Infatti grazie all'operazione Pointblank, che permise ai bombardieri alleati (scortati dai nuovi caccia a lungo raggio Mustang P-51) di colpire le fabbriche aeree dei tedeschi e, da maggio 1944, di attaccare gli stabilimenti di produzione della benzina sintetica, la Luftwaffe di Hermann Göring fu notevolmente ridimensionata. La battaglia per il dominio dell'aria era stata vinta dagli alleati nei cieli della Germania molte settimane prima che i primi soldati mettessero piede in Francia, e questo si ripercosse durante il D-Day nei cieli della Normandia, quando i tedeschi riuscirono a compiere appena 319 sortite[42][43][44]. Ma i dissidi tra i comandi aerei alleati non cessarono; nella primavera del 1944 i comandanti dell'aria dedicarono troppo spazio a discutere sulla loro autorità e autonomia. Leigh-Mallory non era ben visto da nessuno dei comandanti aerei alleati, i quali lo consideravano deprimente e insicuro, e si rifiutavano di prendere ordini da lui. Discutevano soprattutto su come impiegare nel modo giusto la loro arma e difenderne gli interessi settoriali, tralasciando colpevolmente l'attenzione sulle tecniche di coordinamento aria-terra. Dopo molti dissidi, Tedder ed Eisenhower e tutto lo stato maggiore del 21° gruppo d'armate ricevettero il piano aereo del D-Day solamente 36 ore prima degli sbarchi[45].

La resistenza francese

La Resistenza francese partecipò attivamente alle operazioni di sabotaggio nei confronti dei tedeschi nel tentativo di favorire in ogni modo la riuscita del D-Day e della successiva battaglia all'interno della Normandia. Suo capo riconosciuto era Charles de Gaulle, anche se questi durante il 1944 si trovava ad Algeri, lontano dal teatro delle operazioni e impossibilitato a esercitare un rigido controllo. Nonostante i limiti nell'equipaggiamento e nella comunicazione interna, il grosso vantaggio che gli alleati potevano avere dalla Resistenza fu la presenza dei suoi componenti nelle retrovie tedesche, che permettevano azioni di sabotaggio, un accurato spionaggio, e poteva fornire azioni di fuoco contro l'esercito tedesco ritardandone gli spostamenti verso la battaglia[46]. A partire dagli inizi del 1944 il sabotaggio delle ferrovie subì una veloce accelerazione e sfociò nel Piano Trasporti, ossia un piano coordinato tra le forze alleate e la Resistenza con l'obiettivo di colpire e distruggere il maggior numero possibile di ferrovie, depositi, piattaforme girevoli e ponti. L'aviazione alleata sganciò circa 58.000 tonnellate di bombe su circa 90 obiettivi, ma i tedeschi in molti casi riuscivano a riparare il danno in ventiquattro/quarantott'ore[47]. Molto più precisa e utile fu l'azione degli uomini della Resistenza, la quale nei primi tre mesi del 1944 distrusse 808 locomotive contro le 387 danneggiate dagli attacchi aerei, e anche se le cifre si invertirono nel corso dei mesi, la partecipazione dei francesi fu preziosa anche se non determinante, dato che i tedeschi riuscivano a sostituire i vagoni persi requisendo quelli necessari ai civili[48].

L'azione della Resistenza però non si limitò alle azioni di sabotaggio; lo spionaggio consentì alla marina e all'aviazione alleata di conoscere con molta precisione la posizione delle batterie tedesche sulle coste normanne, e grazie alle informazioni raccolte e trasmesse dalla Resistenza, affiancate e potenziate dalle intercettazioni di Ultra e dalla ricognizione aerea, lo SHAEF era in possesso di dati molto precisi sugli schieramenti e sulla forza del nemico[49]. Ma gli alleati erano anche a conoscenza che i tedeschi torturavano i membri della Resistenza catturati per avere informazioni, così si decise che le azioni di sabotaggio sarebbero state coordinate tramite messaggi radio trasmesse dalla BBC l'1, il 2, il 15 e il 16 di ogni mese. Se l'invasione era imminente avrebbero ricevuto un messaggio preparatorio in codice. A quel punto i capi della Resistenza dovevano stare allerti per ascoltare un secondo messaggio "B" di conferma entro quarantotto ore, con un codice che diceva alle unità di entrare in azione, diverso per ciascuna regione[50].

I difensori

Nel novembre 1943 il feldmaresciallo Erwin Rommel assunse, per volere di Hitler, il nuovo incarico di supervisione delle difese occidentali, primariamente di quelle costiere, delle quali avrebbe dovuto riferire direttamente al Führer. Rommel era convinto che la Germania non avrebbe ragionevolmente potuto vincere la guerra; le enormi richieste in termini di uomini ed equipaggiamenti sul fronte orientale, la spinta alleata in Italia e la supremazia anglo-statunitense nei cieli della Germania che ne limitava enormemente la capacità bellica e colpiva la popolazione, erano fattori che secondo il feldmaresciallo avrebbero in breve tempo sconfitto il Reich. Inoltre i tedeschi erano a conoscenza che oltre la Manica era pronto ad invadere la costa europea nordoccidentale, un imponente esercito anglo-statunitense, ottimamente sostenuto da massicce incursioni aeree e ben rifornito attraverso l'Atlantico da un costante flusso di uomini e materiali che i tedeschi con i loro U-Boote non erano in grado di ostacolare[51]. Agli occhi di Rommel l'unica alternativa alla completa disfatta militare era quella di proseguire la guerra su soli due fronti, ad oriente e occidente, in quanto considerava che le barriere fluviali nella pianura Padana e la barriera delle Alpi, in Italia, avrebbe permesso ad esigue forze di tenere testa agli alleati per molto tempo sfruttando le difese naturali. Strategicamente Rommel considerava l'assoluta necessità di evitare lo sfondamento ad est dell'Armata Rossa, e per fare ciò avrebbe dovuto opporsi fortemente all'imminente invasione attraverso la Manica in modo da imporre uno stallo ad ovest e rivolgere tutte le forze ad oriente, in modo tale da essere in condizione di trattare una pace ragionevole. Se si fosse lasciato che anche quello occidentale diventasse un fronte protratto, ogni speranza sarebbe andata perduta[52].

Rommel, dopo le prime ricognizioni partire dalla Danimarca, trovò le difese di quello che sarebbe dovuto essere l'insuperabile Vallo Atlantico, ampiamente e sommamente vulnerabili, e si dedicò con molto impegno a migliorare la situazione nel tempo che il nemico gli avrebbe concesso. Complessivamente, il fronte, dai Paesi Bassi fino alla parte mediterranea della Francia era sotto il controllo dell'OB West del feldmaresciallo Gerd von Rundstedt; il 15 gennaio Rommel fu messo al comando del Gruppo di Armate B (15ª Armata di von Salmuth nella zona del Pas de Calais e la 7ª Armata di Dollmann in Normandia) che controllava il settore lungo la costa dei Paesi Bassi, Belgio e Francia settentrionale[53]. La linea principale di difesa sarebbe dovuta essere la spiaggia, e per questo Rommel rinforzò le difese litoranee, facendo costruire fortificazioni per l'artiglieria costiera, immensi campi minati lungo i tratti favorevoli ad uno sbarco, protetti a loro volta dal tiro di capisaldi fortificati. Per ingannare il nemico era necessario poi predisporre postazioni ben camuffate e organici di stato maggiore e mappe di movimento fittizie da coordinare ad un falso piano operativo del gruppo di armate[54].

In mare sarebbero state dislocate quattro cinture di ostacoli subacquei posizionate in modo tale da essere efficaci in qualunque situazione di marea. Contro gli attacchi aviotrasportati Rommel ritenne opportuno allagare ampi tratti di terre basse vicino alla costa, in prossimità di fiumi e paludi, e di piantare nei campi migliaia di lunghi picchetti con in cima una mina (i cosiddetti "asparagi di Rommel"), per impedire l'atterraggio degli alianti. Le operazioni aviotrasportate avrebbero, ovviamente, richiesto un contrattacco, ma Rommel riteneva che se le difese costiere avessero retto, si sarebbe potuto contrastare gli attacchi dal cielo con relativa facilità[54]. Alla fine Rommel poteva contare su cinquantuno divisioni, di cui tredici corazzate o di granatieri corazzati, di cui otto divisioni di paracadutisti, formate da personale della Luftwaffe. La qualità di queste divisioni variava grandemente, nei due anni e mezzo precedenti l'importanza del fronte occidentale fu messa in secondo piano rispetto agli impegni della Wehrmacht negli altri teatri di guerra, e il settore occidentale venne utilizzato come area di riposo per le licenze, e come destinazione per chi aveva superato i limiti di età o chi era convalescente. Anche gli equipaggiamenti erano scarsi, così il secondo maggior sforzo di Rommel fu quello di assicurare un miglioramento del numero e della qualità dei soldati e dei loro equipaggiamenti[55].

Convincimento di Rommel era anche che, nonostante l'impegno profuso nella costruzione di opere difensive, il nemico sarebbe riuscito comunque a sbarcare in qualche punto del fronte, in tal caso l'obiettivo fondamentale sarebbe stato quello di contrattaccare il prima, e più violentemente possibile, con delle truppe mobili e corazzate, schierate con intelligenza e immediatamente disponibili. Secondo Rommel non sarebbe stato possibile far arrivare da lontano formazioni di questo tipo con sufficiente rapidità: la supremazia aerea alleata avrebbe portato a sicuri ritardi, e i ritardi sarebbero stati fatali. Fin dal primo momento secondo il feldmaresciallo, i reparti corazzati dovevano essere schierati lungo la costa, in modo tale da esercitare un controllo adeguato e una risposta rapida. Ma Rommel fu fortemente osteggiato. Gerd von Rundstedt, che comandava anche il Gruppo Panzer Ovest, una formazione di quartier generale che aveva lo status di armata corazzata agli ordini del generale e barone Leo Geyr von Schweppenburg, e lo stesso generale, non erano d'accordo con Rommel[56]. Opinione dei due era quella il contrattacco andava fatto con forze adeguate. Secondo Geyr le risorse a disposizione rendevano inconcepibile un'adeguata difesa delle spiagge, per cui il modo migliore di affrontare il nemico sarebbe stato quello di concentrare le forze senza dispersione in diversi settori, confidando nella capacità di manovra dell'esercito. A sostenere questa tesi era anche Heinz Guderian, che sosteneva la necessità di una forza in grado di spostarsi verso i tre luoghi più probabili per l'invasione (Calais, fra la Somme e la Senna, e i dontorni di Caen) partendo da una zona interna centrale non troppo distante da Parigi, considerando che il tempo di spostamento, sarebbe stato comunque inferiore a quello impiegato da una formazione corazzata schierata a Calais per raggiungere ad esempio la Normandia[57].

Dopo molte discussioni, l'ultima parola venne espressa da Hitler a fine aprile, il quale decise di disporre le sei divisioni panzer disponibili all'OB West nella Francia settentrionale, assegnandone tre direttamente a Rommel (la 2ª Panzer presso Calais, la 116ª Panzer vicino Rouen e la 21ª Panzer a sud di Caen), mentre le restanti tre (la 1ª Panzer-SS in Belgio, la 12ª Panzer-SS a Lisieux e la Panzer-Lehr a Chartres) vennero posizionate a buona distanza dietro le spiagge che avrebbero fatto parte della riserva dell'OKW, nel Gruppo Panzer Ovest di Geyr, che doveva autorizzarne l'utilizzo da parte di Rommel. In questo modo Hitler dimostrò la sua incertezza, evitando di prendere una decisione definitiva: egli sparpagliò le sue forze sul territorio francese, finendo per frammentare la responsabilità del controllo delle unità della riserva strategica[58].

Schieramenti

Alleati

 
Il generale Bernard Law Montgomery, comandante del 21º Gruppo d'Armate.
Zona statunitense

Comandante della 1ª Armata statunitense, generale Omar Bradley

Il contingente della 1ª Armata durante lo sbarco era all'incirca di 73.000 uomini, inclusi 15.600 uomini appartenenti alle truppe aviotrasportate, così divisi:

Utah Beach

Omaha Beach

Zona anglo-canadese

Comandante della 2ª Armata britannica, tenente generale sir Miles Dempsey.

Il contingente della 2ª Armata poteva contare su un organico di 83.115 uomini, di cui 61.715 britannici, così divisi:

Gold Beach

Juno Beach

Sword Beach

Diversi elementi della 79ª Divisione corazzata britannica comandata dal maggior generale Percy Hobart, con mezzi adibiti al supporto anfibio della fanteria, sbarcarono lungo tutto il settore della 2ª Armata britannica.

Tedeschi

La costa normanna interessata dagli sbarchi, facente parte del Vallo atlantico, era controllata da tre divisioni, delle quali solo la 352ª era di alta qualità. Le altre due divisioni, la 709ª e la 716ª, comprendevano soldati tedeschi che non erano considerati adatti (per anzianità o per motivi medici) al servizio attivo sul fronte orientale e mercenari di altre nazionalità (principalmente soldati russi, che avevano preferito l'arruolamento nell'esercito tedesco alla prigionia nei campi di concentramento, oppure volontari delle minoranze dell'Unione Sovietica).

con a diretta disposizione il Panzer Group West, generale Leo Geyr von Schweppenburg

A sud di Caen, a diretta disposizione del Gruppo di Armate B ed in grado di intervenire in giornata nell'area degli sbarchi, c'era la 21ª Panzerdivision del tenente generale Edgar Feuchtinger, poteva contare su 146 carri armati Panzer IV e 51 cannoni d'assalto.

Preludio

Rinvio

Durante i primi giorni di giugno Eisenhower e i suoi ufficiali tennero riunioni due volte al giorno con la Commissione meteorologica dello SHAEF, e l'ultima consultazione avvenne il 4 giugno alle ore 04:00, proprio mentre molte navi salpavano dai porti e quelle già in mare si disponevano in convogli. Il colonnello James Stagg, del servizio meteo, comunicò a Einsenhower che per il 5 giugno ci sarebbe stato un tempo nuvoloso e temporalesco con venti a forza 5, e la situazione sarebbe peggiorata con il trascorrere delle ore. Eisenhower chiese a tutti il loro punto di vista. Montgomery voleva procedere, Tedder e Leigh-Mallory consigliavano di rimandare, mentre Ramsay assicurò che la marina avrebbe fatto la sua parte, ma che la precisione dei bombardamenti navali sarebbe stata gravemente compromessa dalla visibilità e dal mare mosso. Il comandante supremo fece notare che Overlord, avviata con forze di terra non molto potenti, era attuabile solo per la superiorità aerea alleata; senza questo vantaggio l'invasione sarebbe stata troppo rischiosa. Nessuno si trovò in disaccordo ed Eisenhower decise allora di posticipare di almeno un giorno, sperando in condizioni migliori per il 6 giugno. Alle ore 06:00 diede l'ordine di posticipare tutto. I tedeschi, invece, proprio a causa del brutto tempo che aveva flagellato la Manica il 4 ed il 5 giugno e delle condizioni incerte nei giorni successivi, non si aspettavano che gli sbarchi sarebbero avvenuti prima della metà di giugno[59].

Alle 21:30 del 4 giugno Eisenhower e tutti gli alti ufficiali ricevettero notizie incoraggianti da Stagg, il quale affermò che la situazione sarebbe presto migliorata, e ci sarebbero state 36 ore di cielo sereno. I bombardieri avrebbero così potuto operare nella notte tra il 5 e il 6 giugno, seppur intralciati da nuvole sparse; Leigh-Mallory propose di posticipare tutto al 19 giugno, ma Eisenhower dopo una breve richiesta di pareri decise. Alle 21:45 diede l'ordine definitivo e Ramsay diede ordine alla flotta di uscire dai porti. Il D-Day sarebbe stato il 6 giugno 1944[60]..

L'annuncio dello sbarco alla resistenza francese

L'annuncio dello sbarco alla resistenza francese venne dato pochi giorni prima con una frase in codice trasmessa da Radio Londra, utilizzando i primi versi della poesia "Chanson d'automne" di Paul Verlaine, ma con due parole modificate in quanto il testo era preso da una popolare canzone dell'epoca di Charles Trenet[61]. Il primo verso, «Les sanglots longs des violons de l'automne» ("I lunghi lamenti dei violini d'autunno"), avvertì i francesi situati nella regione d'Orléans di compiere azioni di sabotaggio contro la rete logistica tedesca nei giorni successivi. Il secondo verso, «Blessent mon coeur d'une langueur monotone» ("Mi lacerano il cuore con un monotono languore"), trasmesso il 5 giugno, segnalava che l'attacco doveva essere effettuato immediatamente, in quanto l'invasione sarebbe avvenuta entro 48 ore[62].

Anche il Servizio di Informazioni della 15ª Armata tedesca conosceva il significato di quei codici e in effetti le truppe di Hans von Salmuth, comandante della 15ª Armata, erano state messe in allarme. Il Servizio di Informazioni aveva avvertito anche l'OB West e gli stati maggiori di von Rundstedt e di Rommel (in quei giorni in Germania per un breve periodo di pausa), ma nessuno di questi aveva inoltrato la segnalazione e quindi l'allarme anche alla 7ª Armata di Dollman, dislocata proprio in Normandia, che venne quindi sorpresa in pieno dallo sbarco. Tale negligenza si può spiegare col fatto che sia von Rundstedt che lo stato maggiore di Rommel si aspettavano l'invasione nella zona di Calais (l'unica dotata di porti in grado di assicurare rifornimenti agli eserciti invasori), dove appunto si trovava la 15ª Armata già in allarme[63], e per il fatto che l'infuriare della tempesta persuase lo stesso von Rundstedt che lo sbarco sarebbe avvenuto quella notte[64].

L'assalto aviotrasportato

  Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Tonga, Operazione Detroit e Operazione Chicago.
 
I rottami di un aliante inglese Airspeed Horsa ispezionati da soldati tedeschi, questi alianti furono utilizzati per trasportare materiale e artiglierie leggere a supporto degli alleati.

La mezzanotte era passata da pochi minuti quando i primi dei 9.200 aerei alleati lasciarono lo spazio aereo britannico diretti sulla penisola di Cherbourg. Due bombardieri Stirling della RAF dopo aver sganciato il loro carico di bombe proseguirono verso l'entroterra per paracadutare il loro "vero" carico, ossia duecento "Ruebens", manichini di gomma dotati di paracadute che avrebbero dovuto trarre in inganno e trattenere i difensori tedeschi nell'entroterra, lontani dalle zone in cui i veri paracadutisti sarebbero entrati in azione[65]. Mentre i tedeschi, abboccando all'amo, se la prendevano con i manichini, dagli Halifax della RAF si lanciarono le prime squadre del 4° Special Action Service, i parà francesi incaricati di infoltire i ranghi della resistenza bretone per l'imminente scontro. Nel momento in cui toccavano terra, gli uomini della resistenza nella zona dell'invasione iniziarono a mettere in atto il piano "Violet", destinato a tagliare le vie di comunicazione tedesche, tagliando linee telefoniche, cavi sotterranei, e distruggendo ripetitori e centraline[66].

Quindici minuti dopo la mezzanotte si lanciarono dai loro portelloni gli esploratori delle divisioni aviotrasportate, con il compito di raggiungere in fretta i luoghi di atterraggio dei loro compagni, e segnalare le posizioni agli aerei in avvicinamento con pannelli fluorescenti e segnali radio. Inoltre i paracadutisti britannici ebbero il compito di occupare, ma non distruggere (per favorire successivamente l'ampliamento della testa di sbarco) i ponti sul fiume Orne, per impedire alle forze corazzate tedesche di dirigersi verso Sword Beach. L'assalto degli altri uomini delle divisioni aviotrasportate si sarebbe svolto circa un'ora dopo l'atterraggio dei primi esploratori. Ma il cattivo tempo, la scarsa visibilità, il fuoco della contraerea e il fatto che molti esploratori avessero toccato terra molto distanti dalle zone prestabilite, furono tutti fattori che resero l'assalto aviotrasportato molto difficoltoso, che rasentò il disastro[67].

La 6ª divisione aerotrasportata britannica ebbe il compito di catturare del ponte sul fiume Orne e del ponte Pegasus sul canale di Caen tra Ranville e Benouville, la distruzione di cinque ponti sul fiume Dives, a est della zona di atterraggio, e la distruzione di una batteria di cannoni a Merville. I cinque ponti sul Dives e i cannoni vennero distrutti, mentre i ponti sull'Orne e sul canale di Caen vennero catturati e tenuti fino all'arrivo dei commando alla fine del 6 giugno. L'82ª e la 101ª aviotrasportate furono meno fortunate. A causa dell'inesperienza dei piloti, della contraerea tedesca e dalle strette formazioni a "V" assunte durante il volo notturno[N 4] i piloti dei C-47 paracadutarono gli uomini in luoghi spesso molto lontani da quelli prestabiliti. Quest al momento dell'atterraggio si trovarono sparpagliate su un'area larga circa mille chilometri quadrati. Alcuni paracadutisti, lanciatisi troppo presto caddero in mare, molti affogarono, gravati dal peso dell'equipaggiamento, nelle zone intenzionalmente allagate dal nemico e rese paludose proprio per ostacolare eventuali operazioni di truppe paracadutate. Dopo ventiquattro ore solo 3.000 uomini della 101ª erano riusciti a radunarsi, e i morti tra le sue file furono moltissimi, circa 2000. Molti continuarono a vagare da soli o in piccoli gruppi e a combattere dietro le linee nemiche per giorni. Un battaglione dell'82ª, invece, riuscì ad occupare il villaggio di Sainte-Mère-Église per alcune ore la mattina del 6 giugno, dandogli il diritto di ritenersi il primo paese liberato nel corso dell'invasione[68]. I lanci di paracadutisti nella zona dell'Orne e del Douve finirono per mettere in stato d'allarme l'intera 7ª Armata che difendeva la Normandia, ma ancora alle tre del mattino sia il Gruppo di Armate B che l'OB West, ai quali dai radar del Pas de Calais arrivavano segnalazioni di movimenti di navi nella zona di Dover (la finta flotta dell'operazione Fortitude), erano convinti che le operazioni aviotrasportate in Normandia fossero solo una mossa diversiva. La confusione regnava nella catena di comando tedesca, soltanto nel tardo pomeriggio del 6 giugno 124 carri del 22° Reggimento della 21ª Divisione corazzata tedesca, la più vicina alle coste normanne, ricevettero l'ordine di contrastare gli sbarchi alleati, dirigendosi verso Sword e Juno Beach, dove oramai le truppe britanniche erano ben trincerate e pronte a rispondere al fuoco. Al calar della notte solo 54 carri su 124 erano ancora operativi[69].

Il bombardamento preparatorio

 
Mappa schematica dell'area degli sbarchi, con le posizione delle forze navali alleate, i canali sminati, gli obiettivi dei bombardamenti navali e le zone di manovra dei mezzi da sbarco.

La tempesta che aveva quasi fermato Eisenhower aveva garantito agli alleati l'unico vantaggio che quel giorno, essi non si aspettavano di avere, la sorpresa. Non un solo sommergibile tedesco, non una motosilurante, non un aereo da ricognizione o un radar avevano rilevato la presenza di quella imponente flotta[70]. Montogmery aveva detto ai suoi subordinati: «Al calar del crepuscolo del D-1, il nemico si sarà di certo reso conto che l'area di Neptune sta per essere attaccata in forze [...]». Il cattivo tempo, il servizio alleato di disinformazione, Fortitude e il ruolo della resistenza furono tutti fattori che contribuirono all'effetto sorpresa che caratterizzò il D-Day[71].

Prima dell'alba, davanti alla costa normanna si presentò la più grande flotta navale che la storia ricordi, divisa in due Task Force: la Western Task Force statunitense comandata dall'ammiraglio Alan G. Kirk a supporto delle operazioni nel settore statunitense, e la Eastern Task Force britannica comandata dall'ammiraglio Philip Vian con funzioni a supporto del settore anglo-canadese[72]. Cinque corazzate, ventitré incrociatori, centoquattro cacciatorpediniere e settantuno corvette spiccavano tra la flotta di 6.483 unità costituita da navi di linea, navi ospedale, navi mercantili e mezzi di trasporto per veicoli corazzati (LCT) che arrivati a poche miglia da terra iniziarono a disporsi nelle posizioni assegnate. Alle 05:30 migliaia di uomini scendevano dai fianchi delle navi da trasporto per calarsi sui mezzi da sbarco (LCA britannici e LCVP statunitensi, detti "Higgins") che gli avrebbero portati sulle spiagge[73][74]. Un'ora prima dell'ora H, alle 05:30, migliaia di aerei tra Mustang P-51, Spitfire, Hurricane e Lightning, si lanciarono a bassa quota sulle spiagge normanne bombardando e mitragliando le difese tedesche. Alti sopra di loro i B-17 Flying Fortress i B-24 Liberator, i B-26 Marauder e gli Halifax sganciarono carichi micidiali di bombe sugli obiettivi stabiliti e a largo i cannoni di quasi 600 navi iniziarono a spazzare la costa col fuoco delle loro artiglierie. Spaatz, Harris e Leigh-Mallory lanciarono all'attacco tutto quello che poteva volare, ammassando la più grande armata aerea che fosse stata mai messa insieme[75]. Migliaia di aerei avrebbero appoggiato gli sbarchi, 3.467 bombardieri pesanti, 1.645 bombardieri medi, 5.409 cacciabombardieri nel D-Day, e neppure uno fu abbattuto dalla Luftwaffe, mentre 113 furono abbattuti dalla contraerea[76], oltre 14.000 sortite contro le appena 250 dei tedeschi, mirate soprattutto contro l'armata navale. I cieli erano totalmente in mano alle forze aeree alleate[75]. Ma se a Utah Beach i B-26 fecero un ottimo lavoro distruggendo gli ostacoli sulla spiaggia e ammutolendo le batterie tedesche, le incursioni dei B-17 e dei B-24 contro Omaha e le spiagge britanniche si rivelarono un fiasco. Gli alleati lanciarono sulla Normandia più ordigni che su Amburgo (la città più bombardata della Germania) in tutto il 1943, ma a causa delle condizioni atmosferiche e dato che i piloti non volevano colpire i loro compagni, molte delle bombe caddero sui prati nell'entroterra, senza colpire il Vallo Atlantico, o addirittura tornarono in Inghilterra. Nonostante tutto, il valore e l'abnegazione dei piloti fu indubbia, e dopo essere tornati alle basi di partenza, alle 08:00 i piloti dei bombardieri ripartirono per bombardare Saint-Lô e gli altri bersagli nell'entroterra[77]. Gli attacchi aerei continuarono con intermittenza per tutto il giorno, e Caen fu un obiettivo su cui si rivolse molta dell'attenzione dei bombardieri alleati. La città fu colpita su tutte le sue vie di comunicazione in quanto rappresentava un crocevia vitale alle forze corazzate tedesche per dirigersi verso le spiagge britanniche[78].

Alle 05:50 il bombardamento navale riversò sulle coste normanne e sulle batterie tedesche un'incredibile quantità di proiettili, ma il risultato fu quasi ovunque terribilmente deludente, non tanto per l'imprecisione del tiro, ma per la perizia con cui vennero costruite le difese dai tedeschi. I calibri delle navi a largo colpirono con molta precisione le maggiori batterie nemiche a Longues-sur-mer, Pointe-du-Hoc, Port-en-Bessin, St-Marcouf e Azeville, ma queste furono solamente danneggiate, nessuna fu distrutta. E i soldati all'interno, seppur assordati e feriti, al momento degli sbarchi della fanteria, furono comunque in grado di fare fuoco[79]. Quando le navi alzarono il tiro dedicandosi ai bersagli interni, entrarono in azione gli LCT(R), i mezzi da sbarco per i carri e i lanciarazzi, i quali vomitarono sulle spiagge oltre 14.000 razzi, i quali sibilarono sopra i mezzi da sbarco della fanteria della prima ondata. Gli uomini sugli "Higgins" credettero che nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad un bombardamento del genere, molti razzi però caddero sulla risacca senza creare danni. Ci fu poi un ultimo bombardamento dal mare, prodotto dai carri Sherman a bordo degli LCT diretti ad Omaha che si avvicinavano alla spiaggia. Il tiro, a causa del mare agitato, dal fumo e dalla foschia, fu del tutto impreciso, ma solo il fatto che quegli Sherman arrivarono così vicini da poter sparare dalle spiagge era già un ottimo risultato[80]. Le perdite navali alleate furono molto esigue, l'unica nave alleata affondata dalla Kriegsmarine fu il cacciatorpediniere norvegese Svenner colpito da alcuni siluri lanciati da una squadriglia di Schnellboot salpati da Le Havre, che irruppero nelle vicinanze della Eastern Task Force e colpirono la nave norvegese, prima di perdere uno dei barchini mentre si ritiravano dopo la reazione della Warspite. Le altre due perdite navali alleate furono il cacciatorpediniere statunitense Corry che alle 06:10 a largo di Utah colpì una mina marina e la motovedetta statunitense PC-1261 che colpì una mina alle 05:42 e affondò in quattro minuti. Molte altre perdite sono riconducibili ai mezzi da sbarco per mezzi e fanteria, ma nessun'altra unità maggiore[81].

Gli sbarchi

Quando il bombardamento navale alzò il tiro, il soldato tedesco Gockel constatò che nessun uomo del suo plotone era rimasto ucciso, e nello stesso momento osservò la spiaggia dalla sua postazione 62 sopra il canale di Colleville da dove controllava la spiaggia denominata Omaha dagli alleati: «fu come se il mare avesse preso vita. Barche d'assalto e mezzi da sbarco stavano rapidamente avvicinandosi alla spiaggia. Un compagno uscì dalla nuvola di fumo e polvere e raggiunse il mio posto urlando: "Franz, stà attento! Stanno arrivando!"». Ad Omaha Beach erano le 06:30[82]. In quello stesso momento centinaia di "Higgins" e LCT si apprestavano ad abbassare le rampe e scaricare uomini e mezzi sulle prime due spiagge teatro degli sbarchi alleati, Omaha e Utah, dove alle 06:30 gli uomini della 1ª Armata di Bradley si sarebbero confrontati con i difensori tedeschi. Circa un'ora dopo, alle 07:25, sarebbe toccato alle truppe anglo-canadesi sbarcare sulle rispettive spiagge Sword, Juno e Gold, tentando in ogni modo di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Omaha e Utah

  Lo stesso argomento in dettaglio: Omaha Beach e Utah Beach.

Il settore statunitense dello sbarco rappresentò quello più critico del D-Day, e presentò subito molti problemi. Nel caos generale, durante le prime manovre dei mezzi da sbarco della prima ondata verso le spiagge, molti soldati non riuscirono neppure a sbarcare perché ben dieci LCT a largo di Omaha e sette a largo di Utah affondarono a causa del mare agitato, in cui annegarono i primi soldati, i quali morirono senza aver visto le spiagge e senza sparare neppure un colpo. A largo di Utah le batterie tedesche colpirono anche diversi mezzi da sbarco della fanteria e per i mezzi corazzati, il sergente Orris Johnson su un LCT vide con orrore un carro armato «lanciato trenta metri in alto, cadere lentamente capovolgendosi, infilarsi poi in acqua e scomparire»[83]. Ad Omaha la situazione fu anche peggiore. Ben ventisette dei trentadue carri anfibi Sherman DD (Duplex Drive) del 741° battaglione corazzato assegnati alla zona della 1ª Divisione affondarono sotto i colpi delle onde che squarciarono il rivestimento esterno che permetteva il galleggiamento dei carri. I restanti trentadue carri destinati al settore della 29ª Divisione erano salvi grazie all'iniziativa degli ufficiali al comando delle imbarcazioni da trasporto che, vedendo quanto succedeva ad Omaha, decisero di portare i carri direttamente sulla spiaggia[84]. Anche il tentativo di portare a terra i pezzi di artiglieria con gli autocarri anfibi DUKW fallì disastrosamente e andarono perduti ventisei cannoni appartenenti a cinque reggimenti[85].

Le prime imbarcazioni si trovarono a circa 350 m di distanza dalla spiaggia di Omaha quando i cannoni tedeschi aprirono il fuoco. Il bombardamento navale non aveva intaccato le batterie nemiche, e ora queste, scaricavano il loro fuoco sui mezzi da sbarco alleati. All'ora H i primi LCT scaricarono gli uomini della prima ondata sulla spiaggia, che avrebbe presto assunto il nome di "Bloody Omaha". Il fuoco più intenso proveniva dalle scogliere ai due lati della spiaggia, nel settore Dog Green della 29ª Divisione a ovest e dal settore Fox Green della 1ª Divisione a est. Qui i tedeschi avevano concentrato le loro difese più pesanti per proteggere le due strade che dalla spiaggia conducevano una a Vierville e l'altra a Colleville. Su tutta la spiaggia gli uomini vennero accolti da un feroce fuoco di mitragliatrice e artiglieria, ma nei settori Dog Green e Fox Green gli uomini praticamente non avevano scampo. Quando venivano abbassate le rampe, gli uomini già esausti per le lunghe ore in mare e appesantiti dall'equipaggiamento, si trovarono a combattere per la vita con l'acqua spesso più alta di loro e contro il rabbioso fuoco delle mitragliatrici tedesche che falciavano moltissimi soldati ancor prima che questi riuscissero a scendere dagli LCT[86]. In ultimo, la maggior parte dei soldati vennero sbarcati in punti sbagliati, reparti della 29ª Divisione finirono assieme a uomini della 1ª, quasi tutti gli uomini ad Omaha furono sbarcati più a est dei punti assegnati, in alcuni casi anche di tre chilometri. Molto probabilmente a causa della forte corrente, della nebbia e del caos, i mezzi da sbarco furono spinti fuori rotta, mettendo in grossa difficoltà i genieri della prima ondata, che dovevano liberare la spiaggia dagli ostacoli in punti ben predefiniti[87].

Alle sette del mattino sbarcò ad Omaha la seconda ondata. Gli uomini sbarcarono sotto il fuoco tedesco che ancora era ben nutrito, e dovettero farsi largo attraverso i rottami di decine di mezzi da sbarco, carri armati in fiamme, bulldozer rovesciati e centinaia di cadaveri degli uomini che gli avevano preceduti. In un rapido susseguirsi sbarcarono sulla spiaggia anche la terza e la quarta ondata, le quali si fermarono sulla spiaggia. Presi d'infilata dal fuoco nemico che credevano fosse già neutralizzato, disorientati dall'essere sbarcati in settori sbagliati e impauriti dalla devastazione e dalla morte che li circondava, la maggior parte degli uomini non fece altro che cercare un riparo. Ma la prostazione non durò molto a lungo; qua e là alcuni uomini iniziarono a correre comprendendo che rimanere sulla spiaggia, significava morire[88].

A sedici chilometri di distanza, a Utah Beach, gli uomini della 4ª Divisione sbarcarono sulla spiaggia dirigendosi veloci verso l'interno. La terza ondata d'assalto era diretta sulla spiaggia e praticamente non c'era ancora stata resistenza nel settore. Pochi colpi d'artiglieria sparsi, qualche sparo di fucileria, ma non il fuoco che gli uomini della 4ª Divisione si aspettavano, a molti parve che lo sbarco fosse quasi ordinaria amministrazione. Nemmeno gli ostacoli sulla spiaggia erano molto numerosi, e quei pochi erano facilmente individuabili e vennero neutralizzati facilmente dai genieri. Lungo la spiaggia gli Sherman controllavano la spiaggia, avevano dato un forte aiuto alle truppe, dato che probabilmente il bombardamento preliminare e la vista di tutti quei carri avevano demoralizzato i tedeschi, i quali si rifugiarono nelle loro posizioni all'interno della spiaggia[89]. Ma fu la sorte ad aiutare veramente uomini sbarcati a Utah; il generale di brigata Theodore Roosevelt[90] e pochi dei suoi ufficiali erano gli unici a conoscenza che lo sbarco avvenne in una zona sbagliata. Fu un errore fortunato dato che tutte le batterie che potevano colpire le zone prestabilite per lo sbarco erano ancora tutte operative e avrebbero potuto decimare le truppe. Anche in questo caso il fumo del bombardamento aeronavale che aveva coperto i punti di riferimento e la corrente parallela alla costa trascinarono in errore l'imbarcazione guida della prima ondata di oltre un chilometro e mezzo a sud. Invece di trovarsi in faccia alle uscite 3 e 4, gli uomini di Roosevelt si trovarono a cavallo dell'uscita 2, e ciò comportò per il generale una difficile scelta. Entro pochi minuti altri 3000 uomini e 3500 veicoli sarebbero sbarcati sulla spiaggia e Roosevelt doveva decidere se farli sbarcare nella zona originaria con due uscite, oppure due chilometri a sud dove si trovava con i suoi uomini, on una sola uscita e il rischio di rimanere bloccati sulla spiaggia se questa unica uscita fosse risultata impossibile da aprire. Dopo un breve colloquio con i comandanti di battaglione Roosevelt decise di non far sbarcare il resto delle truppe nella zona prefissata, pronuciando la famosa frase «Cominceremo la guerra proprio qui!». La 4ª Divisione si sarebbe diretta verso l'interno sull'unica strada e avrebbe attaccato le postazioni tedesche quando e dove le avesse incontrate[91]. I tedeschi ritennero improbabile che gli alleati sbarcassero proprio davanti alle vaste zone allagate che si estendevano proprio dietro quella spiaggia, e colti impreparati, gli uomini dell'unica unità preposta alla difesa di quel settore, un reggimento della 709ª Divisione tedesca che teneva la zona, si arrese quasi al completo appena gli statunitensi arrivarono ad un contatto ravvicinato. Le difficoltà maggiori che incontrò la 4ª Divisione ebbero inizio dopo aver lasciato la spiaggia, quando i reparti in avanzata verso nord per assicurare il fianco alla divisione, incontrarono un'accanita resistenza nelle retrovie della zona dove si sarebbe dovuto sbarcare. Il resto degli uomini dovette proseguire all'interno attraverso acquitrini e bocage, dove l'avanzata si rivelò molto lenta e difficile[92].

Lo sbarco di Utah di ben 23.000 uomini, con solo 197 perdite nel primo giorno, risultò quasi un miracolo propiziato da fortunate circostanze, il che apparve in netto contrasto con quanto stava accadendo ad Omaha, dove erano concentrati i due terzi dell'intero contingente statunitense del D-day, e dove la 1ª e la 29ª Divisione subivano perdite dieci volte superiori a quelle di Utah[93] Ad Omaha quel giorno ci sarebbero state oltre 2000 perdite e i rapporti caotici e poco rassicuranti che nelle prime ore dello sbarco arrivarono al generale Bradley, che seguiva le operazioni a bordo dell'incrociatore Augusta, gli fecero considerare l'idea di dover evacuare la spiaggia dirottando le unità a Utah[94]. Ma per quanto gli accaniti difensori della miglior unità tedesca della zona, la 352ª Divisione di fanteria, riuscirono in un primo tempo a contrastare efficacemente gli invasori, non ebbero la forza di arrestarlo definitivamente. Nonostante le prime ondate di assalitori fossero state quasi del tutto annientate sul lato occidentale sotto Vierville, e il panico che imperversava tra le truppe statunitensi molte delle quali non erano mi state in battaglia[N 5], molti uomini riuscirono a raggiungere sani e salvi il muro costiero, e a travolgere i difensori tedeschi di gran lungo inferiori numericamente. La tenacia delle piccole unità permisero alla fanteria statunitense di penetrare nelle difese nemiche, riuscendo a creare più teste di ponte separate, entro la fine della giornata. Il piano operativo del V Corpo risultò nel suo complesso un fallimento, ma gli uomini che aggredirono la scarpata, spinti dalla forza della disperazione, trovarono il modo di impossessarsi della linea di cresta. Solamente tre giorni dopo, rallentate dai bocage e dalle sporadiche resistenze tedesche ben nascoste nelle retrovie, le due divisioni riuscirono a raggiungere gli obiettivi prefissati per il giorno dello sbarco. Ma se è vero che la linea del fronte statunitense alla mezzanotte del 6 giugno era ancora esigua e non erano stati raggiunti gli obiettivi designati, il V e VII Corpo avevano assolto alla loro funzione strategica cruciale semplicemente attestandosi saldamente a terra. Fu sul fronte britannico, dove durante il D-Day tanto dipendeva dalla possibilità di penetrare con rapididtà nell'entroterra, che furono in gioco obiettivi strategici di gran lunga più determinanti[95].

Pointe du Hoc

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pointe du Hoc.

All'ora H nove LCA che portavano i 225 uomini del 2° battaglione ranger che doveva assaltare la scogliera di Pointe-du-Hoc si trovavano allineati lungo la spiaggia dominata dalla scogliera relativamente protetti dal tiro tedesco e coperti dal fuoco del cacciatorpediniere britannico Talybont e dello statunitense Satterlee. L'imbarcazione di testa che guidava gli LCA aveva però in un primo tempo sbagliato strada, deviata dalla corrente, portando gli uomini cinque chilometri più a sud. Accortosi dell'errore il colonnello James E. Rubber fece ricondurre i mezzi nel punto prestabilito perdendo così tempo prezioso che gli costò il rinforzo di 500 uomini, ossia il rimanente del 2° battaglione e il 5° battaglione rangers del tenente colonnello Max Schneider. Secondo il piano, se Schneider entro le 07:00 non avesse visto il razzo di segnalazione che significava che gli uomini di Rubber avevano scalato la scogliera, i rinforzi si sarebbero dovuti dirigere ad Omaha e assaltare Pointe-du-Hoc alle spalle. Alle 07:10, a causa dell'errore di navigazione, nessun razzo si era visto, così i 225 rangers si trovarono da soli, mentre gli uomini di Schneider stavano ormai puntando la spiaggia di Omaha[96].

I razzi che si trascinavano dietro lunghi cavi e scale di corda munite di rampini, saettavano ovunque sulla scogliera alta trenta metri, mentre colpi di cannone e di mitragliere da 40 mm prendevano d'infilata la cima della scogliera. I rangers alla base della scogliera schizzavano da un riparo all'altro mentre dalla cima i tedeschi lanciavano bombe a mano e sparavano con i mitra, mentre i rangers in cima a due scalette antincendio montate due DUKW un pò a largo, rispondevano sparando con i Browning e i mitra, aiutati dal fuoco delle cacciatorpediniere. I rangers tentavano ripetutamente la scalata con corde e alcuni anche arrampicandosi, e in breve tempo, nonostante grosse perdite, molti rangers raggiunsero la cima e si gettarono nelle buche delle esplosioni. Arrivati sul pianoro sovrastante la scogliera, completamente butterato dalle esplosioni, i rangers si accorsero però che lo sforzo fu inutile. I tedeschi avevano già abbandonato la postazione e all'interno dei bunker che avrebbero dovuto ospitare i pezzi da 155 mm, erano in realtà vuoti[97][98].

Le spiagge britanniche

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sword Beach, Juno Beach e Gold Beach.

Lungo la metà orientale della zona di invasione alle 07:30 la 2ª Armata britannica del generale Dempsey stava sbarcando sulle spiagge di competenza, Sword, Juno e Gold, lungo 32 chilometri, da Ouistreham, vicino alla foce dell'Orne, fino al villaggio di Le Hamel a occidente. Le spiagge erano piene di mezzi da sbarco che scaricavano truppe, e quasi ovunque il mare grosso e gli sbarramenti sottomarini davano maggior fastidio che non il nemico[99]. Il piano di sbarco britannico prevedeva per il fronte di ogni brigata quattro LCT che trasportavano ciascuno quattro carri Sherman DD che dovevano toccare terra all'ora H-5 minuti, seguiti all'ora H da quattro LCT con carri per impieghi speciali: carri sminatori a flagello, carri Crocodile lanciafiamme, carri Churchill in versione AVRE, insieme ad un reparto guastatori che si sarebbero all'opera per eliminare le ostruzioni. Dietro di loro, all'ora H+7, dovevano arrivare otto mezzi da sbarco con due compagnie di fanteria d'avanguardia seguite ad orari prestabiliti da altre ondate che via via avrebbero scaricato sulla spiaggia uomini, corazzati e pezzi d'artiglieria con relativo personale. Le perdite furono minori del previsto ma le complesse tabelle orarie saltarono già dopo la prima mezz'ora, e le ondate successive andarono a intasare gravemente le spiagge, creando un enorme ingorgo di uomini, veicoli, mezzi da sbarco e rottami[100]. I primi a sbarcare furono 120 guastatori dei Royal Marines esperti di demolizioni sottomarine, il cui compito era aprire una breccia di trenta metri attraverso gli sbarramenti in appena venti minuti, prima che arrivasse la prima ondata. Ma proprio mentre questi ancora cercavano di liberare la zona dai numerosi ostacoli, molti di più di quelli che si aspettavano, i primi mezzi anfibi seguiti dai mezzi da sbarco carichi di uomini si avvicinavano alle spiagge[101].

Nel settore di Sword Beach le perdite furono lievi in confronto alle dimensione degli sbarchi, ma molti uomini pagarono comunque a caro prezzo il successo della 3ª Divisione britannica, soprattutto nel settore del caposaldo di La Brèche che difendeva la spiaggia, che impegnò gli uomini per circa tre ore, durante le quali gli uomini dovettero farsi strada attraverso un fuoco serrato. Inoltre la spiaggia fu battuta per tutto il giorno, e nei giorni seguenti, dal fuco di mortaio e dei cannoni dell'entroterra dove i tedeschi avevano piazzato la 3ª batteria del 1716° Reggimento di artiglieria che sparava su Sword da una postazione a Plumetot, a tre chilometri dalla costa[102]. Il 4° Gruppo Commandos britannico che sbarcò davanti ad Ouistreham mezz'ora dopo la prima ondata, trovo centinaia di uomini 22° Reggimento East Yorkshire (che attaccò il caposaldo di La Brèche) morti o moribondi sulla spiaggia, ma i combattimenti dopo le perdite iniziali, procedettero rapidamente incontrando scarsa resistenza. In molti luoghi sulla spiaggia Sword dopo le prime ore, c'era un'atmosfera quasi rilassata, e molti dei "volontari" russi e polacchi inquadrati nella 716ª Divisione dell'esercito tedesco non esitarono ad arrendersi[103]. L'unico contrattacco di rilievo a Sword fu attuato dal 3° Battaglione del 736° Reggimento di fanteria tedesco, che attaccò i britannici nella parte ovest della spiaggia, a Lion-sur-Mer. Verso mezzogiorno i semoventi tedeschi impegnarono duramente gli alleati privi di armi pesanti, ma la concentrazione di fuoco britannica mise alle strette i contrattaccanti i quali si ritirarono a tre chilometri dalla spiaggia in direzione sud-est[104].

Nel settore di Juno Beach anche i canadesi riuscirono a sfondare le difese nemiche, ma con perdite decisamente più pesanti che a Sword. In questa spiaggia, a causa di vari ritardi, l'ora H venne spostata dalle 07:35 alle 07:45, e ciò unito all'alzarsi rapido della marea provocò gravi perdite tra i mezzi da sbarco. Dopo aver scaricato gli uomini, nelle manovre di rientro i natanti si ritrovarono incastrati tra le mine e gli spuntoni rocciosi degli scogli che caratterizzavano la zona, e ben venti delle ventiquattro imbarcazioni della prima ondata andarono perse o furono gravemente danneggiate. Complessivamente durante tutta la mattinata, dei 306 mezzi da sbarco impiegati ben 90 andarono perduti. Con loro andarono persi anche parecchi carri Centaur armati con obici da 95 mm dei Royal Marines che rappresentavano il supporto di artiglieria mobile in tutta la zona canadese degli sbarchi. Molti dei mezzi da sbarco che li trasportavano si capovolsero a causa del mare mosso, e soltanto sei dei 40 che dovevano appoggiare i canadesi toccarono terra; non fu così per gli Sherman DD, i quali toccarono terra ma giunsero in ritardo rispetto alla prima ondata, la quale si trovò senza protezione di fuoco. I carri e la fanteria si mossero poi insieme verso l'entroterra, creando intasamenti e intralciandosi a vicenda durante gli aspri combattimenti che si protrassero fino a pomeriggio inoltrato a Courseulles-sur-Mer e a Bernières, dove l'8ª Brigata candese e i commandos del 48° Royal Marines sbarcati sotto il villaggio si trovarono sotto un fuoco pesante e persero moltissimi uomini nei primi 100 m di spiaggia[105], e dove il nemico oppose un'accanita resistenza finché non fu aggirato sui fianchi. Operando però secondo i piani, le ondate successive filtrarono tra le unità dei primi assalti ancora impegnate sulla spiaggia, ignorando i cecchini che continuarono a sparare fino al crepuscolo, portandosi verso i loro obiettivi nell'entroterra. Delle truppe alleate, quel giorno, i canadesi furono coloro che ottennero la maggior avanzata, nonostante non siano riusciti a collegarsi con i britannici, sbarcati a Sword[106]. Uno dei compiti più difficili nel settore spettò al 48° Royal Marines commando che dopo aver conquistato le zone di Bernières e di Saint-Aubin in meno di mezz'ora si spinsero avanti, e girando verso est lungo la costa, avrebbero dovuto percorrere gli undici chilometri che li separavano dalla spiaggia Sword, incontradosi con il 41° commando che con il medesimo compito, avrebbe dovuto dirigersi verso Juno partendo da Lion-sur-Mer nel settore di Sword. Ma ciò non avvenne; entrambi i commando furono fermati da alcune guarnigioni tedesche che avevano trasformato case isolate in centri di resistenza, e furono un'ostacolo per i commando già duramente provati dagli sbarchi e senza nessun tipo di fuoco di copertura[107].

La 50ª Divisione britannica sbarcata a Gold Beach, la più occidentale del settore britannico, incontrò le prime difficoltà di fronte alle postazioni tedesche fortificate di Le Hamel occupate dagli uomini della 352ª Divisione tedesca. Il I/Hampshire e il I/Dorsetshire sbarcarono sotto un serrato fuoco riversato sulla spiaggia dalla guanigione nemica appena scalfita dal bombardamento navale. Anche in questo caso solo pochissimi carri Centaur riuscirono a sbarcare indenni e anche in questo caso lo fecero in ritardo, lasciando la fanteria senza fuoco di appoggio[106]. Per molti uomini la parte più difficile dell'assalto fu superare gli sbarramenti in mare, ma una volta superati questi si accorsero che il fuoco nemico sulle spiagge era piuttosto ineguale: violento in alcuni settori e quasi inesistente in altri. A Gold Beach gli uomini del 1° Reggimento Hampshire furono quasi decimati mentre ancora cercavano di uscire dall'acqua. Ci vollero almeno otto ore per i britannici prima di neutralizzare le difese di Le Hamel, e le loro perdite a fine giornata sarebbero ammontate a circa 200 uomini. Di contro alla destra di Le Hamel gli uomini incontrarono ben poca resistenza tanto che gli uomini del Green Howards sbarcarono con tale impeto che occuparono il primo obiettivo in meno di un'ora, così come accadde per il 47° Commando dei Royal Marines, l'ultimo dei commando britannici a sbarcare, che raggiunse Gold Beach sul lato più orientale del settore. Lo sbarco fu semplice e non incontrò resistenza, evitando ogni contatto con il nemico i commando puntarono ad occidente verso Port-en-Bessin[108] e riunirsi con gli statunitensi sbarcati ad Omaha verso mezzogiorno[109]. Ma non andò così; contrariamente agli anglo-canadesi che si dovettero scontrare con la stanca 716ª Divisione tedesca (a parte a Le Hamel dove iniziava già il settore della 352ª), che comprendeva anche volontari russi e polacchi, gli statunitensi erano ancora fermi dinanzi alla solida e combattiva 352ª Divisione di fanteria. I britannici avevano poi fatto ampio utilizzo di carri anfibi e con utilizzi speciali che battevano il terreno creando varchi e srotolavano rotoli di grelle metalliche che facilitavano l'avanzata dei mezzi che sbarcavano successivamente, mentre gli statunitensi un pò per le condizioni del mare un pò perché non vollero utilizzare i mezzi britannici, ebbero maggiori difficoltà in questo senso[110].

Verso l'interno

Analisi e conseguenze

Un ruolo determinante lo giocò sicuramente l'effetto sorpresa, sia nella scelta del luogo (la Normandia invece che il Pas de Calais) che del giorno (il 6 giugno). Le avverse condizioni atmosferiche del 5 e 6 giugno indussero, per esempio, i tedeschi a non credere alla possibilità di uno sbarco in grande stile. Le pessime condizioni del tempo, che secondo i comandanti tedeschi avrebbero indotto gli Alleati a rinunciare allo sbarco nelle prime settimane di giugno, comportarono l'assenza dai rispettivi posti di comando di diversi generali importanti (Rommel era in licenza in Germania la mattina del 6 giugno, Dollmann era andato a Rennes per un'esercitazione di guerra), con la conseguenza che nel D-Day scelte importanti vennero ritardate per mancanza di chiarezza e di decisione. La dispersione dei paracadutisti statunitensi (causata da errori e difficoltà tecniche) paradossalmente comportò un ulteriore vantaggio per gli Alleati, in quanto aggiunse confusione nei comandi tedeschi, che ricevevano rapporti che indicavano la presenza di truppe paracadutiste in tutta la Normandia settentrionale.

L'opera del controspionaggio britannico, che riuscì a "convincere" le spie tedesche che quella in Normandia fosse una colossale operazione diversiva e l'accuratezza dell'Operazione Fortitude fecero il resto. Lo stesso Hitler ancora il 9 giugno credeva che il teatro delle operazioni principali sarebbe stato il Pas de Calais, avendo prestato credito al messaggio inviato dalla celebre spia Arabel ("Garbo" per i britannici). Di conseguenza, la potente 15ª Armata fu mantenuta a Calais e non diede appoggio alla 7ª Armata in grave difficoltà. I difensori tedeschi posizionati sulle spiagge misero in piedi una resistenza relativamente leggera, essendo male addestrati e a corto di trasporti ed equipaggiamento, ed essendo stati soggetti ad una settimana di intensi bombardamenti.

 
Un attacco di cacciabombardieri lanciarazzi Hawker Typhoon a un convoglio tedesco.

L'eccezione fu la 352ª Divisione di fanteria, che difese la Spiaggia Omaha, causando gravi perdite alle due divisioni americane impegnate in quel settore (la 1ª e la 29ª Divisione di fanteria). Inoltre, lungo i 50 chilometri di costa normanna interessati dallo sbarco alleato, ogni unità costiera tedesca combatteva in completa mancanza di collegamenti col resto del LXXXIV Corpo d'Armata, in quanto le linee telefoniche erano state interrotte dai bombardamenti aeronavali o dalle azioni di sabotaggio dei partigiani francesi: le unità impegnate sulle spiagge si sentivano, quindi, come abbandonate a sé stesse. Per esempio, solo alle 16.40 il comando della 7ª Armata venne informato che lo sbarco a Utah era riuscito. I comandanti tedeschi impiegarono, poi, diverse ore per essere sicuri che i rapporti che ricevevano indicassero uno sbarco in forze invece che un'azione diversiva.

Solo alle 16.00 l'OKW diede l'autorizzazione all'OB West di aggregare le divisioni corazzate della riserva strategica, la 12. Divisione Panzer SS e la Panzer-Lehr-Division, al Gruppo di Armate B. Sebbene questo ritardo[111] fosse stato aspramente criticato dai comandi tedeschi[112], probabilmente non influenzò l'andamento della battaglia, in quanto tutte le forze tedesche in marcia verso la Normandia subirono ingenti perdite e ritardi a causa degli attacchi dell'aviazione nemica. La Panzer-Lehr-Division, per esempio, perse cinque carri armati, 84 veicoli semicingolati e 130 automezzi durante il percorso di 140 chilometri per arrivare a Caen.

La possibilità per i comandanti alleati di chiamare in aiuto forze aeree tattiche sempre disponibili nonché i danni inflitti alla rete ferroviaria e stradale ed alle forze nemiche prima che raggiungessero la Normandia furono altri fattori determinanti per la vittoria della battaglia[113]. Infine, l'impiego delle divisioni Panzer in Normandia fu condizionato, oltre che dalla netta superiorità aerea alleata, dallo scarso numero di mezzi a disposizione delle singole divisioni, che furono così impossibilitate a sviluppare un'azione offensiva a largo raggio e che furono, quindi, costrette a limitarsi a una difesa locale più o meno elastica, in cui i carri armati svolsero prevalentemente funzioni di supporto.

La valutazione di Rommel per cui si poteva respingere l'assalto degli alleati solo sulle spiagge era sostanzialmente corretta, ma l'unico modo per respingerlo era l'impiego massiccio di più divisioni Panzer in contemporanea, ed era questa una possibilità che, date le condizioni delle forze armate tedesche in Francia nel 1944 e il dominio assoluto dei cieli da parte degli alleati, doveva essere esclusa.

La mancata reazione tedesca

 
Granatieri della 21. Panzer-Division in Normandia.

L'unica unità corazzata tedesca in prossimità delle zone di sbarco e a disposizione diretta del Gruppo di Armate B per intervenire immediatamente il 6 giugno era la 21ª Divisione corazzata del generale Feuchtinger, che era dislocata a sud di Caen. Già durante la mattinata i battaglioni di fanteria ed i cannoni d'assalto della divisione corazzata avevano impegnato i paracadutisti britannici atterrati ad est del fiume Orne. Il battaglione anticarro, invece, stava appoggiando la 716. Infanterie-Division, che si trovava in difficoltà a contenere la pressione degli Alleati. Nel pomeriggio Feuchtinger ricevette dal comandante dell'LXXXIV Corpo d'Armata, generale Marcks, l'ordine di contrattaccare i britannici ad ovest dell'Orne.

Feuchtinger gettò subito nella mischia quello che aveva ancora a disposizione ovvero un battaglione del reggimento panzer (circa 50 carri Panzer IV) e un battaglione di panzergrenadier, raggruppati in un kampfgruppe al comando dell'esperto colonnello Hermann von Oppeln-Bronikowski: il contrattacco ottenne qualche successo ma venne ben presto bloccato dagli elementi avanzati della 3ª Divisione di fanteria britannica a Bieville e a Periers, rinforzati da una brigata corazzata di carri Sherman. Solamente una compagnia di fanteria e sei carri riuscirono a passare e alle otto di sera raggiunsero la costa a Luc-sur-Mer, dove c'era un varco ancora in mano tedesca tra le spiagge di Sword e Juno, ma l'arrivo alle nove di sera di 250 alianti con il resto della 6ª Divisione Aviotrasportata britannica, che disponeva di pezzi controcarro aviotrasportati, costrinse i tedeschi a rinunciare al consolidamento delle posizioni raggiunte (che avrebbero potuto condurre all'eliminazione della testa di ponte della spiaggia Sword) ed a ritirarsi per concentrarsi sulla difesa della città di Caen[114].

Il parziale successo ottenuto dall'azione della 21. Panzer-Division dimostra che non fu tanto la mancanza di unità corazzate a bloccare i contrattacchi tedeschi, quanto la mancanza di chiarezza circa gli sviluppi della situazione. Agendo in modo compatto la 21. Panzer-Division avrebbe avuto forze sufficienti per rigettare in mare gli inglesi, invece i reparti di Feuchtinger furono utilizzati in modo non omogeneo e sparpagliato, indebolendo l'efficacia del contrattacco corazzato[115]. A mezzanotte Rommel, tornato dalla Germania al quartier generale del Gruppo di Armate B, seppe che tutti gli sbarchi erano stati coronati da successo e che il contrattacco della 21. Panzer-Division era fallito.

A mezzanotte, quindi, anche se gli obiettivi previsti da Montgomery non erano stati raggiunti[116], il Vallo Atlantico era stato sfondato su un fronte di circa cinquanta chilometri. L'unica preoccupazione di Eisenhower, a quel punto, fu quella di allargare la testa di ponte di Omaha per mettere al riparo la spiaggia dai colpi tedeschi e per sbarcare i rinforzi ed i rifornimenti (confidando che il tempo non causasse problemi ai trasporti sulla Manica). Anche da parte tedesca, tuttavia, la fiducia non era stata scalfita, in quanto si era convinti che con l'arrivo delle divisioni corazzate della riserva gli anglo-americani sarebbero stati certamente ricacciati in mare[117].

Le perdite

 
Momento di riposo per sopravvissuti e feriti della 1ªDivisione di Fanteria USA sulla spiaggia di Omaha Beach.
 
Croce di un fante statunitense "Morto per la Francia".

Il numero dei caduti accertato al 6 giugno fu complessivamente di circa di 10.300 di cui 2.500 morti per gli Alleati, 6.600 statunitensi (di cui 1.465 morti, 3.184 feriti, 1.928 dispersi e 26 prigionieri), circa 2.750 britannici, quasi 1.000 canadesi (di cui 359 morti). Al 2014 ricerche più accurate sulle singole vittime del D-Day hanno alzato il totale dei morti, portandolo a circa 4.400 fra gli Alleati (2.500 morti americani e 1.900 morti fra britannici e canadesi).[118][119]

Nello specifico, per quanto riguarda le 6.600 perdite americane, almeno 2.500 (238 morti accertati) furono quelle delle due divisioni aviotrasportate. Le vittime sulla spiaggia Utah furono circa 200, compresi 60 dispersi. La maggior parte delle perdite americane (circa 4.000[120]), quindi, venne sofferta dalla 1ª e dalla 29ª Divisione, impegnate su Omaha Beach, da allora soprannominata "Bloody Omaha" ("La sanguinosa Omaha"). I canadesi su Juno Beach persero quasi 1.000 uomini (359 morti, 574 feriti e 47 prigionieri).

I britannici persero circa 1.280 soldati sulle spiagge dell'invasione: 410 uomini sulla spiaggia Gold, circa 240 soldati del Commando Nr. 48 a Juno Beach e circa 630 uomini su Sword. Questa stima, però, non tiene conto delle vittime dei combattimenti del D-Day una volta che le truppe britanniche penetrarono nell'entroterra. Circa 1.400 vittime (600 uccisi o feriti durante il D-Day, 800 dispersi) soffrì invece la 6ª Divisione Aviotrasportata. 95 furono le vittime tra i piloti di alianti. Il numero totale delle perdite tedesche non è conosciuto, ma si stima sia stato tra i 4.000 ed i 9.000 uomini.[118]

Valutazione strategico-politica

«La storia delle guerre non conosce un'impresa simile per vastità di concezione, grandiosità di proporzioni e maestria di esecuzione»

Lo sbarco in Normandia è stato senza dubbio uno degli eventi più decisivi della seconda guerra mondiale, forse ancor più da un punto di vista politico che militare. Senza lo sbarco anglosassone (o con un suo fallimento) i possibili sviluppi della situazione avrebbero potuto essere fondamentalmente tre:

  1. Vittoria totale dell'Armata Rossa[122]. Due anni di vittoriose (anche se costose) offensive sovietiche e la serie di sanguinose sconfitte inflitte alla Wehrmacht dai russi (ultime, nell'inverno 1943-44, quelle di Korsun', Sebastopoli, Kam'janec'-Podil's'kyj, Uman') rendevano possibile questa ipotesi[123], politicamente disastrosa per gli anglosassoni, anche se esisteva un piano d'emergenza alleato, Rankin, per intervenire sul continente nel caso di crollo improvviso della Germania, per fermare "pacificamente" i russi[124]. Se gli Alleati non avessero aperto il Secondo fronte, i tedeschi e Hitler si sarebbero, comunque, battuti ancor più duramente sul suolo della madrepatria per evitare la sconfitta ad opera esclusivamente dei sovietici[125].
  2. Situazione di stallo tra tedeschi e sovietici con esaurimento reciproco e proseguimento della guerra da parte alleata fidando soprattutto sui bombardamenti aerei, da cui molti generali della Royal Air Force e della United States Air Force si aspettavano risultati decisivi, ovvero un crollo politico-morale tedesco[126].
  3. Ripresa dell'offensiva tedesca in Russia con l'aiuto dell'esercito ritirato dal fronte occidentale e contrattacco aereo-missilistico sulla Gran Bretagna basato sulle cosiddette wunderwaffe (armi miracolose segrete)[127].

Il successo della campagna di Normandia invece permise agli Alleati di mettere finalmente in campo in Europa le loro enormi riserve di uomini e mezzi ammassate con una preparazione di quasi quattro anni, di partecipare attivamente alla fase finale della distruzione della Germania nazista e di raggiungere fisicamente le posizioni strategico-politiche stabilite dai tre Grandi già a Teheran nel 1943 e quindi a Jalta nel 1945.

Militarmente la campagna non fu forse decisiva come altre campagne della seconda guerra mondiale (in specie le colossali battaglie del fronte russo), ma da un punto di vista geostrategico permise agli Alleati di fermare la possibile sovietizzazione dell'Europa occidentale e di frenare le ambizioni di Stalin (in questo senso fu quasi il primo passo della successiva Guerra Fredda).

Va considerato, tuttavia, che Stalin fu sempre a favore del Secondo fronte: nel 1941-42, a causa della situazione disperata dell'Unione Sovietica; a partire dal 1943 perché convinto dell'impossibilità di una vittoria totale esclusivamente sovietica (o comunque dei suoi costi troppo elevati per la Russia) e quindi desideroso di una discesa in campo anche degli anglo-americani (e quindi di un loro logoramento diretto nelle operazioni belliche). Perfettamente cosciente dei reali rapporti di forza tra i tre Alleati, Stalin accettò prontamente la spartizione in zone di influenza proposta in primis proprio da Churchill e poi con riluttanza anche da Roosevelt e probabilmente mai ipotizzò (con la sua mentalità prevalentemente difensiva) piani di conquista globali dell'Europa, che sapeva irrealizzabili senza una nuova guerra assolutamente impossibile per una Russia esausta dopo la tremenda Grande Guerra Patriottica.

Lo sbarco e la battaglia di Normandia hanno un'importanza centrale nella storiografia anglosassone sulla seconda guerra mondiale, tuttavia questa operazione strategica iniziò quando la Wehrmacht era già stata molto indebolita dalle aspre e sanguinose battaglie sul fronte orientale dove sovietici e tedeschi combattevano da tre anni. In questo teatro bellico i sovietici erano vittoriosi da quasi due anni e stavano ricacciando i tedeschi verso i Balcani e la Polonia. Sul fronte russo la Wehrmacht aveva già subito almeno 2 milioni di morti e alcuni milioni di feriti. Nel giugno 1944, 3/4 delle forze armate tedesche erano ancora impegnate in combattimento sul fronte orientale, dove erano presenti circa 180 divisioni contro le 60 su quello occidentale; in Russia erano, inoltre, impegnate circa 20 divisioni corazzate contro le sole 10 presenti in Francia.

Lo sbarco ha avuto grande importanza per l'eccezionale quantità, senza precedenti nella storia, di uomini, mezzi navali, armamenti e veicoli coinvolti, e per la capillare e lunga organizzazione strategica e logistica che l'ha preceduto, indubbio vanto della capacità organizzativa anglosassone, a cui lo stesso Stalin rese omaggio nel suo celebre telegramma di congratulazioni del 12 giugno 1944. L'operazione assolse la sua funzione di aprire un secondo fronte contro la Germania in Europa, per accelerarne la disfatta[128]. Le due linee di avanzata (angloamericana a ovest, sovietica a est) avrebbero poi determinato quella spartizione dell'Europa in due blocchi, definita ufficiosamente nella conferenza di Jalta, che segnò l'inizio della guerra fredda.

Un sondaggio d'opinione condotto dall'Institut français d'opinion publique (Ifop) subito dopo la fine della guerra (maggio 1945) e poi di nuovo in occasione del cinquantesimo (1994), del sessantesimo (2004) e del settantesimo (2014) anniversario dello sbarco, mostra che nei decenni il giudizio dell'opinione pubblica francese circa l'incidenza dell'evento sulla vittoria finale alleata ha avuto un netto cambiamento. Alla richiesta di indicare la nazione che aveva contribuito maggiormente alla sconfitta della Germania (con risposta chiusa tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, I tre paesi e Altro), nel 1945 il 57% degli intervistati rispose l'Unione Sovietica e il 20% gli Stati Uniti, mentre nelle tre edizioni del sondaggio successive alla fine della guerra fredda si è avuto il sorpasso degli Stati Uniti sull'URSS rispettivamente con 49-25, 58-20 e 49-23[129]. Secondo Sergio Romano l'iniziale primato dell'URSS sarebbe conseguenza di un «mito sovietico» molto forte dal dopoguerra fino alla repressione della rivoluzione ungherese del 1956, mentre sarebbero stati i film di Hollywood la principale causa dell'aumento d'importanza dello sbarco nell'opinione pubblica europea, insieme all'influenza esercitata da fatti storici successivi come il crollo dell'URSS e la corrispondente affermazione degli Stati Uniti come unica superpotenza[130].

Lo sbarco nella cultura di massa

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sbarco in Normandia nella cultura popolare.

Il ricordo

I visitatori della Normandia odierna trovano molti ricordi di quel 6 giugno 1944. I più notevoli sono le spiagge, che vengono ancora indicate sulle cartine e sui cartelli con i nomi in codice assegnati durante l'invasione, e sulle spiagge si possono ancora vedere i bunker del Vallo Atlantico, e i Mulberry Harbour con i suoi frangiflutti Phoenix presso Arromanches. Quindi vengono i cimiteri di guerra anglo americani e tedeschi. A Colleville-sur-Mer, file su file di identiche croci bianche e stelle di David, commemorano i morti statunitensi. A Bayeux il cimitero di guerra delle truppe del Commonwealth mantenuto dalla Commonwealth War Graves Commission raccoglie le spoglie di 4.648 soldati britannici, e sempre a Bayeux, è presente il più grande cimitero della Normandia, il La Cambe German war cemetery in cui riposano 21.222 soldati tedeschi caduti in Normandia. Le vie vicino alle spiagge portano ancora il nome delle unità che vi combatterono e occasionali paletti ricordano gli scontri più importanti. In luoghi significativi come Pointe du Hoc e Pegasus Bridge ci sono delle placche, memoriali o piccoli musei[131].

Note

Esplicative

  1. ^ Venne deciso di sbarcare all'alba per sfruttare l'appoggio aeronavale durante il resto della giornata e con la mezza marea; la bassa marea avrebbe esposto le truppe al fuoco nemico per troppo tempo, l'alta marea avrebbe finito per nascondere gli ostacoli destinati a fare esplodere o spaccare in due i mezzi da sbarco. Le truppe paracadutate, invece, avrebbero agito nella notte precedente gli sbarchi, sfruttando la luna piena per avvicinarsi agli obiettivi. Comparando le tavole lunari e quelle delle maree, ci si rese conto che lo sbarco non poteva essere fatto che durante tre giorni al mese: le date più vicine al 31 maggio erano il 5, il 6 e il 7 giugno. Ovviamente, condizioni del tempo favorevoli (cielo sereno o poco nuvoloso e mare non troppo agitato) erano indispensabili per la riuscita dello sbarco, che altrimenti sarebbe stato rimandato ad un'altra data.
  2. ^ Per rafforzare tale piano, l'intensità dei bombardamenti sul Pas de Calais venne mantenuta due volte più forte che sulla Normandia. Infine, il giorno stesso dello sbarco, apposite flottiglie di natanti in movimento da Dover avevano il compito di fare credere ai radar del nemico che il grosso della flotta alleata stesse per assaltare il Pas de Calais e che quella in Normandia fosse soltanto un'azione diversiva (le stazioni radar di Cherbourg e Le Havre, che avrebbero potuto captare l'avvicinarsi della flotta alleata, erano invece state accecate dai bombardamenti sulla Normandia). Tra Le Havre e Rouen, nelle prime ore del 6 giugno, dovevano pure essere lanciati paracadutisti-fantoccio per mantenere in allarme la 15ª Armata tedesca, che presidiava quel tratto costiero.
  3. ^ Diverse unità di rangers e di commandos britannici dovevano sbarcare ai lati delle grandi unità, ma in nessuna altra fase della guerra l'entusiasmo per l'impiego di corpi speciali fu così scarso. Secondo molti comandanti, questi corpi non facevano altro che "scremare" di personale di alta qualità le truppe regolari che avrebbero dovuto svolgere il ruolo primario nell'assalto. Così con la sola eccezione dei rangers Pointe-du-Hoc e di taluni lanci speciali dello Special Air Service nell'entroterra, onde collaborare con i partigiani francesi, i commandos e gli altri corpi speciali furono impiegati nel D-Day, e per quasi tutto il resto della guerra, con normali compiti di fanteria. Vedi: Hastings, p. 43.</ref>
  4. ^ La gigantesca armata aerea che trasportava le truppe di paracadutisti statunitensi era composta da 432 C-47 per la 101, e altrettanti per l'82, e volavano in formazione a "V" lunga 483 chilometri, con un'ampiezza di 9 aerei senza comunicazione radio (solo l'aereo in testa a ogni gruppo di 45 aerei era dotato di un apparecchio Eureka, che attraverso alcune luci, faceva da guida). Nel gruppo di nove, le punte delle ali erano a circa trenta metri di distanza, e la distanza di ogni gruppo di circa trecento metri. Volavano senza luci, eccetto il fanalino sulla coda dell'aereo davanti. Era una formazione stretta, e il tutto unito al volo notturno portò i piloti inesperti ad allontanarsi fra di loro, disperdendo le formazioni ancor prima dell'azione della contraerea che peggiorò notevolmente la situazione. Vedi: Ambrose, pp. 198-199
  5. ^ Ad Omaha quella mattina ebbe influenza negativa l'inesperienza della maggior parte dei soldati delle prime ondate e di molti ufficiali subalterni. Le condizioni di confusione che caratterizzarono gli sbarchi, con molte unità che presero terra in modo disordinato, lontano dai propri comandanti, distrusse la coesione delle unità. Alla maggior parte dei fanti che cercavano invano un esempio da seguire, l'inesperienza e la paura li spinse a limitarsi a cercare un qualsiasi riparo e rimanervi attaccati, limitando enormemente la capacità offensiva degli sbarchi. Vedi: Hastings, p. 116

Bibliografiche

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  19. ^ Hastings, p. 35.
  20. ^ a b Ambrose, p. 76.
  21. ^ A onor del vero anche la maggior parte dei membri del COSSAC si era resa conto da mesi della necessità di irrobustire il fronte d'attacco, ma non avevano autorità sufficiente a far valere il loro punto di vista. Vedi: Hastings, p. 35.
  22. ^ Citato nel libro di Nigel Hamilton, Montgomery: Master of the Battelfield p. 513. Vedi: Hastings, p. 37.
  23. ^ Hastings, p. 38.
  24. ^ Hastings, pp. 38-39.
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  26. ^ a b Hastings, p. 45.
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  40. ^ Hastings, p. 49.
  41. ^ Ambrose, p. 94.
  42. ^ Hastings, p. 50.
  43. ^ Tra il 9 febbraio ed il 6 giugno le forze aeree alleate compirono 21.949 voli, sganciando 76.200 tonnellate di bombe su oltre 800 bersagli diversi della rete di trasporti francese. Vedi: Stephen Badsey, Normandy 1944, Ediciones del Prado, 1998, p. 28.
  44. ^ Lo storico Gordon Harrison concluse che, entro il D-Day: «il sistema di trasporti [in Francia] era vicino al collasso totale» e questo fatto «sarebbe stato decisivo nella battaglia di Normandia». Vedi: Ambrose, p. 99.
  45. ^ Hastings, pp. 53-54.
  46. ^ Ambrose, p. 99.
  47. ^ Ambrose, p. 98.
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  49. ^ Ambrose, pp. 102-103.
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  70. ^ Collins, p. 94.
  71. ^ Hastings, pp. 95-96.
  72. ^ La Western Task Force includeva le corazzate Arkansas, Nevada e Texas, più otto incrociatori, ventotto cacciatorpediniere e un monitore, mentre la Eastern Task Force includeva le corazzate Ramillies e la Warspite, il monitore Roberts, dodici incrociatori e trentasette cacciatorpediniere. Vedi: Anthony Beevor, D-Day. La battaglia che salvò l'Europa, Milano, Rizzoli, 2010, pp. 81-82, ISBN 978-88-17-04162-1.
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  89. ^ Ryan, p. 198.
  90. ^ Theodore Roosevelt, nonostante i suoi 57 anni, fu l'unico generale sbarcato con le truppe delle prime ondate durante il D-Day. Roosevelt insistette parecchio prima che il comandante della 4ª Divisione Raymond O. Barton acconsentisse alla richiesta, e questa decisione lo preoccupò molto, tanto che in seguito ricordò: «Quando salutai Ted in Inghilterra non mi sarei aspettato di rivederlo vivo». Vedi: Ryan, p. 198.
  91. ^ Ryan, pp. 199-200.
  92. ^ Hastings, p. 110.
  93. ^ Hastings, p. 111.
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  95. ^ Hastings, pp. 123-130.
  96. ^ Ryan, pp. 203-204.
  97. ^ Ryan, pp. 204-205.
  98. ^ Probabilmente i pezzi non vennero montati in tempo dato che gli stessi rangers, due ore dopo l'attacco, a circa un chilometro e mezzo all'interno, trovarono una postazione mimetizzata con cinque cannoni e cataste di proiettili, presumibilmente mai utilizzati. Vedi: Ryan, p. 206.
  99. ^ Ryan, p. 209.
  100. ^ Hastings, p. 132.
  101. ^ Ryan, p. 210.
  102. ^ Hastings, p. 133.
  103. ^ Ryan, pp. 219-220.
  104. ^ Hastings, p. 134.
  105. ^ Ryan, p. 216.
  106. ^ a b Hastings, p. 135.
  107. ^ Ryan, pp. 216-217.
  108. ^ Il valore particolare di questo piccolo porto consisteva nel fatto che quello era il punto in cui doveva approdare la tubatura sottomarina di rifornimento degli Alleati, PLUTO (Pipe Line Under The Ocean), da utilizzare fino a quando non fosse stato catturato il porto di Cherbourg. Port-en-Bessin venne conquistato l'8 giugno.
  109. ^ Ryan, pp. 212-213.
  110. ^ Ryan, pp. 213-214-215.
  111. ^ Tuttavia è documentato che l'avanguardia della 12. Divisione Panzer SS era stata posta alle dipendenze del Gruppo di Armate B già alle 5 del mattino e si era messa in marcia verso le zone di sbarco già alle 10 di mattina (Andrea Molinari, op. cit., p. 37).
  112. ^ Quando, alle 6.00 del mattino, Alfred Jodl si svegliò e venne informato della situazione in Normandia, non concesse tutte le divisioni corazzate della riserva strategica che von Rundstedt, a scopo cautelativo nell'attesa di avere una visione più chiara delle intenzioni alleate, aveva richiesto di mettere sotto il proprio comando, già alle 2.30 del 6 giugno. Quell'ordine poteva essere dato solo da Hitler in persona, che però, sofferente d'insonnia, era andato a dormire la sera precedente bevendo un sonnifero. Il Führer si alzò alle dieci del mattino e, considerando i precedenti messaggi ricevuti dal servizio di spionaggio, si mostrò incerto circa la scelta del luogo di attacco: lo sbarco stava avvenendo in Normandia o sarebbe avvenuto entro breve al Passo di Calais? A mezzogiorno, sempre indeciso sul da farsi, Hitler accompagnò alcuni ospiti ungheresi a uno dei suoi frugali pasti vegetariani («L'elefante», disse, «è l'animale più forte della terra, ma nemmeno lui può sopportare la carne!»), quindi li invitò all'ascolto su disco della settima sinfonia di Bruckner. Solo nel pomeriggio, dopo la richiesta definitiva di von Rundstedt alle 14.15, e dopo la riunione dell'OKW, Hitler autorizzò definitivamente l'utilizzo delle riserve corazzate del Fronte Occidentale, ordinando anche alla Panzer-Lehr-Division e alla 17. SS-Panzergrenadier-Division "Götz von Berlichingen" di seguire la 12. Divisione Panzer SS già in marcia e di trasferirsi in Normandia (Andrea Molinari, op. cit., pp. 37-40).
  113. ^ Stephen Badsey, Normandy 1944, Ediciones del Prado, 1998, pp. 37-38
  114. ^ Claude Bertin, La vera storia dello sbarco in Normandia, Editions de Crémille, Ginevra, 1969, pp. 246-247
  115. ^ Andrea Molinari, La Normandia: giugno-agosto 1944, Hobby&Work, 1999, pp. 22-23. "Sulla base di queste considerazioni - scrive Andrea Molinari, op. cit., p. 38 - si può dire che sia Rommel che Rundstedt avevano, a modo loro, ragione, dal momento che se non vi fosse stata alcuna divisione corazzata a ridosso delle spiagge (come esigeva Rommel) probabilmente le unità britanniche sarebbero state in grado di prendere Caen al più tardi il giorno successivo allo sbarco. Nello stesso tempo, tuttavia, senza un impiego compatto delle divisioni, dirette verso le posizioni accertate del nemico (come esigeva von Rundstedt), non sarebbe stato possibile lanciare un vero contrattacco che respingesse le forze alleate in mare".
  116. ^ Il porto di Port-en-Bassin, le città di Bayeux e, in particolare, Caen erano ancora in mano tedesca; i Rangers alla Pointe du Hoc erano in posizione critica; lo sbarco su Omaha aveva sfiorato il disastro; il congiungimento fra le spiagge Sword e Juno e fra quelle Gold e Omaha non si era realizzato; i paracadutisti della 6ª divisione britannica erano minacciati dalle forze corazzate nemiche e quelli dell'82ª divisione statunitense erano dispersi nelle paludi del Merderet.
  117. ^ Claude Bertin, op. cit., pp. 248-250.
  118. ^ a b (EN) D-D-Day and the Battle of Normandy: Your Questions Answered, su ddaymuseum.co.uk. URL consultato il 9 febbraio 2015.
  119. ^ (EN) D-Day Casualties Estimates, su warchronicle.com.
  120. ^ Una stima ufficiale, redatta da Gordon A. Harrison, Cross-Channel Attack (Washington, Department of the Army, 1951), abbassa le perdite statunitensi su Omaha a circa 2.000 vittime, ma dovettero essere almeno il doppio se gli americani lamentarono circa 6.600 vittime e solo 2.500 di queste furono tra i ranghi delle divisioni paracadutate.
  121. ^ W.Churchill, La seconda guerra mondiale, vol. 6, p. 27, Mondadori 1951; G.Boffa, Storia dell'Unione Sovietica, parte II, p. 248, Mondadori 1979.
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  131. ^ Normandy War Cemeteries, su battlefieldsww2.50megs.com. URL consultato l'8 febbraio 2015.

Bibliografia

Saggistica

Narrativa

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