Ivano Fossati

cantautore, polistrumentista, produttore discografico e scrittore italiano (1951-)

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Ivano Fossati
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenerePop rock
Rock progressivo
Musica etnica
Musica d'autore
Periodo di attività musicale1971 – 2012
EtichettaFonit, RCA Italiana, CBS, Capitol Records
[www.ivanofossati.it Sito ufficiale]
«è tutta musica leggera / ma come vedi la dobbiamo cantare, / è tutta musica leggera / ma la dobbiamo imparare»

Ivano Alberto Fossati (Genova, 21 settembre 1951) è un polistrumentista, cantautore e compositore italiano. Polistrumentista dal percorso articolato ed eterogeneo è considerato uno degli autori più importanti di tutto il panorama cantautorale italiano.[1]. In oltre quarant'anni di carriera ha spaziato nei più diversi generi musicali, dagli esordi Prog alla fase rock, fino alle introspezioni colte della maturità. I testi del suo canzoniere hanno spesso toccato argomenti di natura esistenziale e sociale, producendo finanche canzoni per alcune delle interpreti più significative della musica italiana. Vincitore più volte della Targa Tenco, nel 2005 ha conseguito il Premio Librex Montale nell'apposita sezione Poetry for Music, succedendo ad altri artisti e colleghi quali Paolo Conte, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Franco Battiato, Bob Dylan e Fabrizio De Andrè.[2] Ritiratosi dalle scene musicali nel marzo del 2012, esordisce nel mondo della narrativa con il romanzo Tretrecinque, edito da Einaudi nel 2014.[3]

Biografia

L'infanzia e l'adolescenza

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In alto una veduta panoramica di Genova, città natale del cantautore

Nasce a Genova nel 1951. La madre, Germana, lavora come sarta al Teatro dell’Opera. Il padre, Aldo, abbandona la famiglia quando lui aveva appena un anno. «L’unica cosa positiva di mio padre - ricorderà in seguito l'artista - è che è stato partigiano a diciassette anni».[4] Viene accudito di conseguenza dalla madre e dal nonno Alberto Ricci, operaio presso una conceria della città. A tal proposito il musicista ricorda: «La figura perfetta che si vorrebbe avere come padre. Pienamente buono. Era capace di difendere la famiglia. Non avrebbe esitato a difendere i suoi affetti con tutta la forza. Il gran lavoratore che si sacrifica. Alla famiglia riservava solo i momenti buoni».[4] Fossati cresce all'interno di un clima culturale assai incline alla musica, suo cugino, infatti, è uno stimato direttore d’orchestra, mentre lo zio pratica lo strumento del clarinetto.[4] A dodici anni sua madre, amante dell'Opera, lo iscrive a lezioni private di pianoforte ma quando si imbatte in due 45 giri dei Beatles (Please Please Me e Love me do), abbandona il piano per dedicarsi allo studio della chitarra. Tempo dopo il cantante dichiarerà: «Non sopportavo le canzoni: mi sembrava che le parole disturbassero la musica, ne intralciassero il cammino. Poi arrivarono i Beatles e per fortuna cambiai idea...»[4] Il percorso musicale del giovane Fossati è assai eterogeneo: tra i quindici e i sedici anni suona l'organetto, passando poi alla chitarra elettrica, con cui ha rapporti discontinui, e a diciotto anni inizia a studiare flauto traverso.[4] Nello stesso periodo in cui frequenta il Liceo ginnasio Andrea D'Oria si da a svariati lavori come commesso in un negozio di elettricista, in una fabbrica di denti finti, e infine come dipendente presso un magazzino di cancelleria.[4] Negli anni sessanta hanno inizio le prime esperienze nei vari complessi beat, all'epoca assai in voga. Nel 1967 a Genova, in piazza Galileo Ferraris, nasce il suo primo gruppo beat, "I poeti", formazione con Ivano alla chitarra, Pino Marinaro al basso, Nicola Novielli alla batteria e Roberto Dicicco alla chitarra ritmica. Una rara foto del gruppo si trova nel libro di Fossati, Tutto questo futuro , edito da Rizzoli nel 2011.[5]

L'esperienza nei Delirium e l'esordio solista (1971 - 1975)

 
In alto un giovane Ivano Fossati assieme alla band dei Delirium

Dopo molte esperienze di jam session al locale "Revolution" di Genova, nel 1971 viene ingaggiato dal gruppo dei Sagittari, che successivamente diverranno i Delirium, mettendosi in luce con un interessante repertorio di progressive rock, incentrato sull'ampio uso di flauti, sintetizzatori e arrangiamenti sinfonici. Così facendo, la neonata band anticipa l'impronta prog di futuri gruppi di successo quali Le Orme, gli Area, il Banco del Mutuo Soccorso e la Premiata Forneria Marconi.[1] Il complesso formato da Mimmo Di Martino, Ettore Vigo, Marcello Reale, Peppino Di Santo e lo stesso Fossati incide, sempre nel 1971, il primo 45 giri dal titolo Canto di Osanna, con cui partecipa al Festival Pop di Viareggio.[6] Il successivo esordio su 33 giri con Dolce acqua mette in evidenza le qualità di Fossati come leader e cantante solista. L'occasione si presenta al Festival di Sanremo del 1972 dove il gruppo presenta il brano Jesahel che ottiene un ampio successo aprendo alla band le porte per partecipare a Un disco per l'estate presentando la canzone Haum.[6]

L'anno seguente l'artista lascia il complesso dei Delirium per intraprendere la carriera solista. Il debutto del Fossati autore è un 45 giri dal titolo Beati i ricchi, tema dell'omonimo film di Salvatore Samperi con protagonista Paolo Villaggio.[6] Fossati canta su musiche di Luis Bacalov, accompagnato dai Godfathers, uno dei molti gruppi r'n'b britannici dell'epoca. L'esordio sulla lunga distanza avviene un anno dopo, nel 1973, con la pubblicazione dell'album Il grande mare che avremmo traversato. La tematica del viaggio - che diverrà uno dei temi principali del canzoniere di Fossati - è il leit-motiv di un disco che, per quanto acerbo, testimonia le prime qualità autoriali dell'artista.[1] I riferimenti letterari si presentano già numerosi (eloquente quello a Edgar Allan Poe nel brano Il pozzo e il pendolo), così come i versi dedicati al mare nel singolo Vento caldo, altro elemento-cardine dell'intero lavoro del musicista.[1] Tra l'altro con la medesima canzone tenta di partecipare nuovamente al Festival di Sanremo, venendo scartato durante la fase delle preselezioni.[7] In questi anni Fossati conosce l'amico e musicista Oscar Prudente con il quale darà luogo ad una stretta collaborazione che porterà alla pubblicazione di altri due album dal titolo Poco prima dell'aurora, del 1974 e Good-Bye Indiana, del 1975. Il sodalizio tra i due artisti si concretizzerà anche nell'uscita del long playing Infinite fortune, album d'esordio di Oscar Prudente a cui Fossati partecipa come coautore in tutte le tracce del disco.

La ricerca di una linea espressiva (1977 - 1978)

 
Sopra un giovane Fossati negli anni settanta

Le varie sperimentazioni del Fossati autore portano l'artista a toccare numerosi stilemi, che vanno dal pop classico alle influenze progressive, mostrandone il fermo tentativo di trovare una propria linea espressiva. Il primo momento di rottura avviene nel 1977. Approdato alla Rca e affidato alle cure del produttore Antonio Coggio (già ex collaboratore di Claudio Baglioni), il cantautore traccia un primo solco in direzione di quella evoluzione rock che si delineerà meglio negli anni successivi.[1] In questa prospettiva nasce il quarto album in studio denominato La casa del serpente. Il disco si fa ricordare soprattutto per il brano Anna di primavera, primo frutto di quella collaborazione con Mia Martini che si farà preponderante nel coevo LP Per amarti (ottavo album in studio della cantante), dove Fossati partecipa firmando i brani Sentimento e Se finisse qui, cover di una canzone americana di Roger Hodgson. Tale sodalizio artistico sfocerà in una duratura relazione sentimentale e vedrà una nuova collaborazione nel brano E non finisce mica il cielo, presentato dalla cantante al Festival di Sanremo del 1982. Tale connubio porterà Fossati a divenire un prolifico autore di canzoni, spesso prestando le proprie composizioni alle qualità vocali di altri artisti.

Se i primi album del musicista appaiono ancora istantanee sfocate, assai distanti dagli standard dei successivi decenni, la capacità di Fossati di comporre melodie si manifesta in particolar modo nella scrittura per altri artisti.[1] In questo periodo la sua penna dà vita a numerose ballate portate al successo da alcune delle interpreti più conosciute e preparate. Basti pensare alle canzoni: Un emozione da poco (scritta per Anna Oxa), Dedicato (per Loredana Berté), Non può morire un'idea (per Mina:) e Mi vuoi (per Marcella Bella). Da ultimo si menziona la trasgressiva Pensiero stupendo, uscita nel 1978, che la voce di Patty Pravo trasformerà in evergreen della canzone italiana. Anni dopo la stessa cantante ai microfoni del Corriere della Sera affermerà: «L’idea del triangolo non mi scandalizzava visto che all’epoca vivevo con due mariti. Lui ha saputo affrontare un tema scabroso con classe e intelligenza. L’ho ascoltata e registrata subito dopo. Praticamente è andato in vendita il provino».[4] Tale serie di brani varrà a Fossati il Telegatto come miglior autore dell'anno, segno di una prima vicinanza della critica musicale al cantautore genovese.[1]

La fase rock (1979 - 1985)

 
In alto un immagine di Ivano Fossati

Tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta, Fossati mette a fuoco una scrittura peculiare, capace di dosare l'attitudine rock ad una vena propriamente intimista. Il risultato è l'uscita nel 1979 dell'album La mia banda suona il rock, dove l'impasto musicale è costituito da continui richiami alla musica rock (con preminenza di chitarre elettriche). L'ossatura del disco resta comunque di prevalenza pop, con richiami sonori di derivazione reggae.[1] Registrato nei celebri Criteria Studios di Miami, con alcuni musicisti dell'entourage di Eric Clapton e Stephen Stills, La mia banda suona il rock alterna energici uptempo a ballate di stampo classico.[1] Ne sono un esempio i brani Dedicato, E di nuovo cambio casa e Limonata e zanzare, quest'ultimo sorretto da influssi di matrice squisitamente reggae. Tali influssi affioreranno nel coevo brano E la luna bussò, donato lo stesso anno alla cantante e amica Loredana Bertè. L'album rivela l'artista al grande pubblico e gran parte del merito è da ritrovarsi nel successo dell'omonima title-track che lo stesso Fossati tenterà in vari modi di ripudiare. Per tale motivo, negli anni a venire (durante le varie tourneé), proporrà il brano in maniera sempre più sporadica fino a farlo scomparire del tutto dalle relative scalette.[1]

Il successivo Panama e dintorni continua il percorso già tracciato nell'album precedente, avvalendosi degli arrangiamenti del tastierista soul-jazz Steve Robbins, che collaborerà nei decenni successivi con altri artisti del calibro di Robert Palmer, Sting e Irene Cara.[8] Il disco da l'occasione all'artista di reinterpretare la lenta ballata La costruzione di un amore, già scritta nel 1978 per l’allora compagna Mia Martini. Oltre alla canzone di lancio Panama. continue venature rock si manifestano nei brani J’adore Venice (riproposto in versione jazz, nel live Carte da decifrare) e in La signora cantava il blues, titolo usato nella propria autobiografia dalla celebre interprete Billie Holiday, alla quale il brano è dedicato.[8] Il terzo capitolo del periodo rock giunge nel 1983 con la pubblicazione del disco Le città di frontiera, dedicato all'artista americano Randy Newman. L'opera contiene canzoni come La musica che gira intorno (sferzante apologo sulla musica vacua), Traslocando (nuova ballata reinterpretata dall'amica Loredana Bertè) e la giovanilista I ragazzi cattivi.

Con l'uscita dell'album Ventilazione, datato 1984, l'artista porta a termine la propria sperimentazione ritmica e musicale inziata alla fine degli anni settanta.[9] Il disco, assai aspro nelle sonorità e piuttosto ermetico nei testi, annovera la rivisitazione in chiave rock del brano Boogie, scritto dal collega Paolo Conte. Altra cover è la traccia La locomotiva (da The Rail Song di Adrian Belew). Da ricordare, infine, Il singolo Viaggiatori d'Occidente e in particolar modo Il pilota, canzone antesignana di quella passione per il volo che l'autore concretizzerà nell'album Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia.[9] Un anno più tardi, nel 1985, collabora all'album Scacchi e tarocchi del collega Francesco De Gregori producendo due brani: l'omonima title-track e Miracolo a venezia. Di lui De Gregori affermerà: «Ho sempre ammirato Ivano per la musica che ha fatto, per le canzoni, per i testi che io giudico fra i più interessanti che si possano leggere in Italia. Ho lavorato con lui in condizioni psicologiche positive, perché con Ivano ho sempre avuto l'impressione che quello che stavo facendo fosse il meglio delle mie possibilità».[10]

Una nuova dimensione cantautorale (1986 - 1988)

 
In alto un'esibizione di Fossati al Club Tenco, nel 1988

Nel 1986 il compositore genovese volta pagina. Abbandonate le sonorità rock e progressive degli album precedenti, si inoltra con sicuro mestiere in una dimensione "cantautorale" a lui più congeniale. In tal modo, inizia a sfornare una serie di album ad alta introspezione storica e psicologica.[1] La parte testuale, via via più colta e ricercata, viene corredata da costruzioni ritmiche ispirate alla musica sudafricana.[1] Il primo risultato di questo nuovo corso è il disco 700 giorni. Prodotto da Allan Goldberg, l'opera è articolata da suoni e suggestioni di matrice squisitamente etnica. Basti pensare alla danza sudafricana di Buontempo, al folk celtico di Gli amanti d'Irlanda e al pastiche ritmico di Non è facile danzare. Queste tracce, assieme alla più nota Una notte italia, testimoniano una spiccata ricerca verso quella world music che troverà definitivo compimento nei lavori successivi. A suggellare tale svolta giunge, nello stesso anno, la conquista della sua prima Targa Tenco, nell'apposita sezione miglior album dell'anno.[11]

Il contiguo La pianta del tè, uscito nel 1988, ci consegna un artista all'apice dei propri mezzi espressivi.[12] L'opera alterna ricercati spunti orientali a composizioni più classiche, il tutto sostenuto da un'inventiva testuale sempre più solida e matura.[12] Di rilievo la notturna title track (divisa in due parti), dove emerge il contrasto tra i vellutati flauti di canna andini e le incessanti percussioni di matrice etnica. Un'analoga ambientazione notturna si ritrova nel brano La volpe, cupa filastrocca d'amore dove al controcanto è presente la voce di Teresa De Sio. Da menzionare la malinconica L'uomo coi capelli da ragazzo e Questi posti davanti al mare, quest'ultima costruita su una melodia pop, costantemente cesellata da una squillante fanfara. Il brano vede la partecipazione di Fabrizio De André e Francesco De Gregori che cantano gran parte del testo alternando la loro voce a quella dell'autore. L'album continua con la "francese" Le signore del Ponte-Lance (per soli pianoforte e voce), con l'elaborata Chi guarda Genova e infine con la traccia Terra dove andare, sostenuta da un ritmo reggae, ingentilito da un ardito contrappunto per fisarmonica.[12]

Una rinnovata maturità artistica

 
Fossati in concerto in una foto dei primi anni novanta

All'inizio degli anni novanta esce sul mercato discografico l'album Discanto. Il terzo capitolo della "maturità artistica" presenta uno stile linguistico ancor più colto ed elitario come dimostrano i versi delle canzoni Lunario di Settembre e Confessioni di Alonso Chisciano.[13] La prima, tratta da una sentenza di condanna per stregoneria, è tutta costruita su di un linguaggio volutamente burocratico e barocco; la seconda è una riflessione sui turbamenti del celebre personaggio di Don Chisciotte, mostrandone un'aura dissimile da quella proposta nel romanzo.[13] Dominante è l'uso della chitarra portoghese ("breguesa") nella traccia Lusitania, che apre il disco con elaborate sequenze ritmiche di batteria e percussioni. Inediti accostamenti strumentali si ritrovano in Passalento e nella canzone Italiani d'Argentina, mentre un recupero della fase rock è presente nell'omonima Discanto. A chiudere le canzoni Unica rosa (quasi un gioco lessicale sulle possibili rime in "osa") e il ritratto femminile di Albertina (per soli pianoforte e voce). Nella canzone Piumetta compare nel controcanto Fiorella Mannoia, artista con cui Fossati, negli anni a venire, collaborerà numerose volte. Infatti, scriverà per l'artista romana i brani I treni a Vapore e Le notti di Maggio , il primo verrà riproposto dall'autore nel live Dal vivo, uscito nel 1993. Il nuovo LP verrà in seguito premiato al Club Tenco come miglior album dell'anno.[11]

A completare questa nuova tetralogia, giunge nel 1992 Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia. Il disco viene trainato dal fortunato singolo Canzone popolare, che per beneplacito dell'artista diverrà, anni più tardi, l'inno elettorale dell'allora coalizione di centrosinistra.[4] In merito a questo fatto il musicista rivela: «Sono di sinistra, non della sinistra» e ancora: «Per un lungo periodo non l’ho più cantata. Sapeva di politica e io non ho mai fatto concerti politici. Pentito? No, però oggi consiglierei a un collega più giovane di non farlo. La politica oggi ha bisogno di buone idee e non di canzoni: rischi di farti fraintendere».[4] Il disco è ispirato alle leggendarie imprese del pilota Charles Lindbergh, autore della prima trasvolata atlantica senza scalo della storia dell'aeronautica. L'autore asciuga ulteriormente il suo songwriting creando un apposito clima intimista, mettendo spesso in rilievo gli strumenti celtici della tradizione new age.[14] Ciò viene a esemplificarsi nel brano La barca di legno di rosa e soprattutto nella già citata Canzone popolare.

Anche in questo lavoro la componente world music non viene tralasciata ed è senz'altro ravvisabile nella canzone Mio fratello che guardi il mondo, rafforzata dalle percussioni di Trilok Gurtu, tutte impegnate in un "fitto dialogo" con una nitida e occidentale chitarra acustica.[14] Atmosfere da popular music si ritrovano nella traccia Sigonella, mentre commistioni jazz si rilevano nella pianistica Notturno delle tre. Inoltre, c'è spazio per due canzoni antimilitariste. La prima, Il disertore, è la traduzione di una poesia di Boris Vian, accompagnata dalla sola chitarra acustica. La seconda, Poca voglia di fare il soldato è strutturata su un morbido tappeto di pianoforte, ricamato da improvvisi assoli di flauto.[14] In conclusione, l'intensa Lindbergh: breve riflessione esistenziale declamata da un piccolo e solitario aviatore. La conquista della terza Targa Tenco come miglior album dell'anno conferma le sue qualità di autore eclettico e originale.[11]

Dai primi Live agli intrecci musicali di Macramè (1993 - 1996)

 
Fossati in concerto al Teatro Ponchielli di Cremona, nel marzo del 1993

Nel 1993 il musicista decide, di concerto con il produttore Beppe Quirici, di registrare i suoi primi album live, dal rispettivo titolo Dal vivo volume I - Buontempo e Dal vivo volume 2 - Carte da decifrare. Come lo stesso Fossati riporta nelle note di copertina del secondo disco, le registrazioni non vengono sottoposte a rielaborazioni posteriori ma risultano semplicemente «la fedele testimonianza, nel bene nel male, di ciò che le nostre forze ci hanno consentito di fronte al pubblico del Teatro Ponchielli, nella città di Cremona, le sere del 2 e del 4 marzo 1993».[15] Entrambi gli album ripercorrono gran parte della carriera dell'artista e alcune esecuzioni come Italiani d'argentina, La volpe e J'adore venice vengono ad assumere vesti musicali nuove e inedite.[15] L'unico brano originale è la canzone Carte da decifrare, presente come settima traccia nel secondo volume.[15]

Dopo una pausa di tre anni, Fossati torna in studio per registrare il suo quattordicesimo LP denominato Macramè e pubblicato nel 1996. Il suggestivo titolo è un vocabolo derivato dalla lingua araba mahramatun (fazzoletto) o da migramah (frangia per guarnizione), che come molte parole mediorientali, è entrato nel lessico ligure grazie agli approdi dei vari marinai al porto di Genova.[16] Nel linguaggio comune il termine ha assunto il significato di ricamo o intreccio a cui il titolo del disco allude per evidenziare le commistioni musicali di cui l'opera si nutre.[16] Il nuovo Long playing, infatti, rinnova il connubio tra elettronica e strumenti tradizionali, senza rinunciare ai consueti accenti etnici. L’album vede la partecipazione del bassista dei King Crimson Tony Levin, presente in due tracce delle quali è al tempo stesso coautore (L'abito della sposa e La stella benigna). Lo strumento utilizzato dal musicista americano è lo stick (presente anche nel brano Speakering), mentre nella canzone Bella speranza si esibisce al contrabbasso elettrico.[17] I brani L’ amante, L’angelo e la pazienza e L’orologio americano ricalcano bozzetti di vita su tessuti sonori volutamente scarni, irrobustiti da sequenze di percussioni molto elaborate (in molte tracce la sessione ritmica è formata da Walter Kaiser, Trilok Gurtu, Naco, Claudio Fossati e Beppe Quirici.[17]. Il musicista risulterà per la quarta volta vincitore della Targa Tenco nella sezione miglior album dell'anno, raggiungendo un primato condiviso ex aequo con l'amico e collega Francesco De Gregori.[11]

La collaborazione con Fabrizio De Andrè (1996)

 
Sopra il cantautore Fabrizio De André

Verso il finire degli anni ottanta le strade musicali di Ivano Fossati e Fabrizio De Andrè finiscono per incontrarsi. L'occasione arriva con la già citata partecipazione di De Andrè al disco La pianta del tè. Il rapporto tra i due artisti, anche per via delle comuni origini, si cementa due anni più tardi con la pubblicazione dell'album Le nuvole, dove Fossati partecipa al disco del collega in qualità di coautore dei brani dialettali Mégu megún e 'Â çímma.[18] In merito a questa prima esperienza lo stesso Fossati chiarisce: «Per scrivere queste due canzoni ci abbiamo messo un sacco di tempo, vuoi per la lentezza che ci accomuna, vuoi per la nostra pigrizia e i nostri mugugni. Fabrizio in questo è rigorosissimo. Lui sa bene che dietro ogni parola c'è una responsabilità, bisogna dire le cose che si condividono, non le altre, e allora la scelta di un termine, di un aggettivo, poteva prendere anche tre giorni. è un tipo di approccio che anch'io condivido e cerco di applicare nei miei testi».[19] Grazie a questo primo confronto nasce nei due musicisti una reciproca stima che sfocerà nella stesura a due mani dell'album Anime salve, uscito per la BMG Ricordi nell'autunno del 1996.

Così facendo, a Longiano, in Romagna, inizia nel 1995 l'atteso album di Fossati e Fabrizio De Andrè. Ad accompagnarli sono Michele Ascolese alla chitarra, Naco alle percussioni, Stefano Melone alle tastiere, Elio Rivagli alla batteria e Beppe Quirici al basso. [20] Il materiale che nei giorni a venire passa in preproduzione risulta gradito a tutti, soprattutto una composizione di Fossati per solo piano che in seguito assumerà le sembianze della title-track[20]. Però, col passare del tempo, le impostazioni pianistiche adoperate da Fossati sui vari brani non convincono De Andrè che vede il progetto sfociare verso uno stile più prossimo al collega. Ad un certo punto i due artisti si chiariscono e lo stesso Fossati decide di assecondare De Andrè acconsentendo a che il progetto venga realizzato esclusivamente da lui. Lo stesso Beppe Quirici affermerà: «Fossati è molto concentrato sul piano e tutte le sue composizioni sono orientate in tal senso. Fu questa la vera causa dell'interruzione del progetto. Ci siamo comunque lasciati bene, al di là dell'ovvia amarezza del momento».[21] In tal modo viene a termine la collaborazione tra i due musicisti; ciò non impedirà a Fossati di intervenire vocalmente in due canzoni del disco: Anime salve e  cúmba. A seguito della morte del cantautore di Pegli, avvenuta nel 1999 lo stesso Fossati sentenzierà: «Ero stato un suo ammiratore molto prima che un suo amico. A poco più di vent’anni avevo letteralmente consumato sul piatto del giradischi Non al denaro, non all'amore né al cielo e Storia di un impiegato. Tenevo in considerazione quei due album al pari di quelli di Jimi Hendrix o dei Rolling Stones. Nessuna differenza. Come se la musica di Fabrizio fosse arrivata anch’essa dall’America, da Plutone o da un pianeta ancora più lontano, sul quale fosse lecito scrivere canzoni in italiano».[22]

Le successive prove discografiche

Nel 1998 il musicista ligure da alle stampe la sua prima antologia di canzoni dal titolo Time And Silence, uscita nel 1998. Oltre alla presenza di molti classici del suo repertorio compare l'inedito Il talento delle donne, pregno di richiami alla tradizione orientale. «In questa canzone - racconta l'autore - ho utilizzato le sillabe sacre 'Om mani padme hum', tratte da un noto mantra tibetano, affinché mi aiutassero a tracciare la linea d'ombra, il più possibile netta, fra l'idea ciclica del tempo orientale e quella lineare che è la nostra. Le parole 'tempo e silenzio', invece, sono espresse in inglese, perché più di ogni altra lingua sembra rappresentare oggi il modello occidentale».[1] Nel frattempo, Fossati si dedica alla rielaborazione di classici musicali del cantautore brasiliano Chico Buarque e di altri artisti come Djavan e Supertramp. Parimenti si cimenta in un'intensa attività per il teatro e per il cinema, firmando musiche musiche per diversi spettacoli e per due film del regista Carlo Mazzacurati, rispettivamente Il toro e L'Estate di Davide. A quattro anni di distanza dall'ultima fatica esce nel 2000 La disciplina della Terra. In termini musicali l'album vede un ritorno dell'artista alla chitarra elettrica, da tempo assente in molta sua produzione.[1] Il disco si apre con il brano La mia giovinezza, strutturato da un mix di chitarra elettrica, fisarmonica, percussioni e flauto, con l'obbiettivo di riprendere consuete atmosfere world music. Treno di ferro, dedicata ai "ragazzi che partono, in pace e in guerra", è un'altra ballata antimilitarista, mentre la title track è incisa da Fossati in solitudine, con la sovraincisione dell'orchestra diretta da Gianfranco Lombardi. La satirica Iubilaeum bolero si avvale della presenza alla tromba de al flicorno di Enrico Rava e si chiude con un recitativo della cantante Mercedes Martini.




Nel settembre del 2006, in concomitanza con la scadenza del contratto con l'etichetta discografica Sony BMG ed il successivo passaggio alla EMI Italiana, esce una raccolta in un cofanetto da tre CD intitolato Ho sognato una strada che contiene alcuni tra i suoi più famosi brani del periodo tra il 1977 ed il 2006. Nel 2008 propone la canzone L'amore trasparente, colonna sonora del film con Nanni Moretti Caos calmo diretto da Antonello Grimaldi. La canzone, che anticipa il nuovo album Musica moderna (il primo inciso dopo il passaggio all'etichetta discografica Capitol-Emi), vince il David di Donatello per la migliore canzone originale.

Nel 2009 ha cantato nell'ultimo disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Il rimpianto, che è un frammento di Questo piccolo grande amore. A Luglio 2009 riceve ad Aulla il Premio Lunezia Rock d'Autore per il valore Musical-Letterario dell'album Musica moderna. Nel 2010 scrive per Anna Oxa Tutto l'amore intorno, singolo che segna il ritorno sulle scene musicali della cantante. Il brano, cantato anche dallo stesso Fossati, esce nelle radio il 20 agosto 2010.

Il 2 ottobre 2011, durante la trasmissione Che tempo che fa, annuncia che col disco in uscita il 4 ottobre 2011 e l'imminente tour abbandonerà la sua carriera discografica. Il disco è Decadancing.[23] Nel 2011 scrive una canzone per Laura Pausini dal titolo Troppo tempo inclusa nel disco Inedito uscito il giorno 11 novembre 2011. Nella canzone Ivano Fossati partecipa in brevi passaggi sia come cantante che come chitarrista. La sua ultima esibizione televisiva prima del ritiro è andata in onda il 23 gennaio 2012, dallo studio di Che tempo che fa, in prima serata su Rai 3.

L'ultimo concerto di Ivano Fossati si è tenuto il 19 marzo al Piccolo Teatro di Milano (Teatro G. Strehler). Il giorno dopo, il 20 marzo 2012, viene pubblicato un album che omaggia Fossati in cui alcuni artisti reinterpretano le sue canzoni: il disco è intitolato Pensiero stupendo - Le canzoni di Ivano Fossati interpretate dai più grandi artisti italiani. Dai concerti del Decadancing tour è stato poi tratto il cd live Dopo tutto, uscito il 4 dicembre 2012, e il DVD live Decadancing tour.

Il 5 novembre 2013 viene pubblicato l'album Senza paura della cantautrice italiana Giorgia, contenente Oggi vendo tutto, un brano scritto da Ivano Fossati.

Anche il figlio di Ivano, Claudio, è musicista. In particolare suona batteria e percussioni, compone canzoni e collabora spesso con il padre oltre che con Luvi De André, figlia di Fabrizio.

Discografia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia di Ivano Fossati.

DVD

Album di tributo

Libri

Premi

Autore per altri interpreti

  • Adriano Celentano:
    • Sono un uomo libero (2000)
  • Mia Martini:
    • Se finisse qui, solo testo, 1977
    • Sentimento, 1977
    • Danza, 1979
    • C'è un uomo nel mare, 1979
    • La costruzione di un amore, 1979
    • Canto alla luna, 1979
    • E parlo ancora di te, 1979
    • Buonanotte dolce notte, 1979
    • Ci si muove, 1979
    • Di tanto amore, 1979
    • Vola, 1979
    • La luce sull'insegna della sera, 1979
    • E non finisce mica il cielo, 1982;
    • Vecchio sole di pietra, solo musica, 1982
    • La musica che gira intorno, 1994 - P. 1983
    • I treni a vapore, 1994 - P. 1992
    • La canzone popolare, 1994 - P. 1992
  • Anna Oxa:
    • Un'emozione da poco, 1978
    • Fatelo con me, 1978
    • Se devo andare via, 1978
    • Matto, 1979
    • Così va se ti va e questo finché mi andrà, 1979
    • Tutto l'amore intorno, 2010
  • Mina:
    • Stasera io qui, 1978
    • Non può morire un'idea, 1978
    • Cowboys, 1983
    • La casa del serpente, 1991
    • Notturno delle tre, 2003 - P.: 1992
  • Fiorella Mannoia:
    • Le notti di maggio, 1988
    • Lunaspina, 1989
    • Baia senza vento, 1989
    • Oh che sarà, solo testo, 1989
    • I treni a vapore, 1992
    • 1991 L'amore per amore 1992
    • Piccola serenata diurna, 1992
    • Piccola piccola, 1994
    • Fotogramma (Quelli siamo noi), 2001
    • La bella strada, 2008
    • C'è tempo, 2009 - P.: 2003
  • Loredana Bertè:
    • Dedicato, 1979
    • Non sono una signora, 1982
    • Stare fuori, 1982
    • I ragazzi di qui, solo testo, 1982
    • Traslocando, 1982
    • J'adore Venice, 1982
    • Un'automobile di trent'anni, 1983
    • Jazz, solo testo, 1983
    • Petala, solo testo, 1984
  • Patty Pravo:
  • Ornella Vanoni:
    • Carmen, 1987
    • Caffè lontano, 1987
    • Una notte in Italia, 1987
    • La costruzione di un amore, 1990 - P.1979
  • Marcella Bella:
    • Mi vuoi, 1978
  • Alice:
    • La bellezza stravagante, 2003
    • Lindbergh, 2003 - P.:1992
  • Tosca:
    • Sono tre mesi che non piove, 1997
    • Il suono della voce, 2014
  • Serena Abrami:
    • Tutto da rifare, 2011
  • Laura Pausini:
    • Troppo Tempo, 2011
  • Marco Mengoni:
    • Spari nel deserto, 2013
  • Giorgia:
    • Oggi vendo tutto, 2013

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n Ivano Fossati, la musica che non gira intorno, in Onda Rock. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  2. ^ Premio Librex Montale, su edizionidamocle.com. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  3. ^ Feltrinelli, Ivano Fossati presenta il suo romanzo, in La Repubblica. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  4. ^ a b c d e f g h i Ivano Fossati - Biografia Corriere della Sera, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  5. ^ Decadancing e l'addio alle scene, Fossati si racconta, in Micormega. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  6. ^ a b c i Delirium - Dizionario completo della canzone italiana. URL consultato il 15 febbraio 2015.
  7. ^ Renato Olivieri, Tutte le canzoni per Sanremo, pubblicato su La Stampa del 21 febbraio 1973, pag. 7
  8. ^ a b Panama e dintorni - recensione DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  9. ^ a b Ventilazione - recensione DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  10. ^ Francesco De Gregori: quello che non so lo so cantare, su books.google.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  11. ^ a b c d Targa Tenco - Albo d'oro, su clubtenco.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  12. ^ a b c La pianta del tè- recensione DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  13. ^ a b Discanto- recensione DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  14. ^ a b c Lindbergh- recensione DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  15. ^ a b c Ivano Fossati - Dal Vivo Volume 2: Carte Da Decifrare - DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 17 febbraio 2015.
  16. ^ a b Storia del macramé
  17. ^ a b Ivano Fossati - Macramè - DeBaser, su debaser.it. URL consultato il 17 febbraio 2015.
  18. ^ Luigi Viva, p. 208
  19. ^ Luigi Viva, p. 209
  20. ^ a b Luigi Viva, p. 223
  21. ^ Luigi Viva, p. 223
  22. ^ Il calcio, la tv. L’altro Fabrizio sapeva godersi le giornate di «bonaccia», su corriere.it. URL consultato il 16 febbraio 2015.
  23. ^ VIDEO Fossati, decisione ritiro è 'vera e netta' ansa.it

Bibliografia

  • Per niente facile. Ivano Fossati si racconta a Massimo Cotto, Milano, Arcana, 1994. ISBN 88-7966-044-6
  • Luca Damiani, Ivano Fossati. Un dialogo in forma di intervista, Firenze, Loggia de' Lanzi, 1998.
  • Pietro Cheli (a cura di), "Ivano Fossati Carte da decifrare"Einaudi Tascabili Stile libero, 2001.
  • Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, Feltrinelli, 2002, ISBN 88-07-81580-xISBN non valido (aiuto).
  • Pino Casamassima, Ivano Fossati. La disciplina dell'artista, Genova, De Ferrari, 2003. ISBN 88-7172-501-8
  • Paolo Jachia, Ivano Fossati. Una vita controvento, Civitella in Val di Chiana, Zona, 2004. ISBN 88-87578-75-3
  • Di acqua e di respiro. Ivano Fossati si racconta a Massimo Cotto, Roma, Arcana, 2005. ISBN 88-7966-395-X
  • Michele Neri, con Franco Settimo, Ivano Fossati. Discografia illustrata, Roma, Coniglio editore, 2005. ISBN 88-88833-60-9
  • Andrea Scanzi, Ivano Fossati. Il volatore, Firenze, Giunti, 2006. ISBN 88-09-04603-X
  • Enrico Deregibus (a cura di), Dizionario completo della canzone italiana, Firenze, Giunti, 2006. ISBN 978-88-09-04602-3
  • Federico Guglielmi, Voci d'autore. La canzone italiana si racconta, Roma, Fazi, 2006. ISBN 88-7966-416-6
  • Ivano Fossati .Tutto questo futuro . Storie di musica, parole e immagini. A cura di Renato Tortarolo. Rizzoli 2011. ISBN 978-88-17-05221-4

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