Pietà con i santi Chiara, Francesco e Maria Maddalena

dipinto di Annibale Carracci

Compianto sul Cristo morto coi santi Chiara e Francesco d'Assisi è un dipinto a Annibale Carracci datato 1585, conservato presso la Galleria nazionale di Parma.

Compianto sul Cristo morto coi santi Chiara e Francesco d'Assisi
AutoreAnnibale Carracci
Data1585
Tecnicaolio su tela
Dimensioni374×238 cm
UbicazioneGalleria nazionale, Parma

Storia

L'opera venne realizzata da Annibale Carracci per l’altare maggiore della chiesa dei cappuccini di Parma ed è ricordata dalle fonti più antiche come una delle opere più riuscite dell'artista[1].

La grande pala è una delle prime prove di Annibale fuori Bologna e la sua realizzazione forse è legata alla famiglia Farnese, che avrà un ruolo fondamentale nella successiva vicenda artistica del pittore. Furono proprio i Farnese, infatti, a promuovere l’insediamento a Parma e a Piacenza dell’ordine dei cappuccini, cui, dal duca Ottavio Farnese, nel corso degli anni settanta del Cinquecento, furono assegnate le chiese, oggi non più esistenti, di Santa Maria Maddalena (a Parma) e di San Bernardino (a Piacenza), delle quali il duca aveva finanziato anche i lavori di ristrutturazione[2].

Nel 1799, durante le soppressioni napoleoniche, la pala venne confiscata e portata a Parigi. Rientrò a Parma solo nel 1815 e l’anno dopo venne collocata in Galleria.

In occasione di una della mostra sui Carracci, organizzata a Bologna nel 1956, la grande tela fu restaurata e si scoprì la data 1585, scritta in numeri arabi sulla pietra del sepolcro sotto la mano destra del Cristo, scoperta che conferma la datazione dell’opera già proposta dalla critica.

Descrizione e stile

 
Antonio Allegri, Compianto Del Bono, 1524 circa, Galleria nazionale di Parma

Annibale Carracci con una sapiente costruzione dispone le figura principali della scena e i due angeli che sorreggono la figura della Vergine come a comporre una specie di tableau-vivant attorno al corpo inerme di Cristo, posto a sedere sul basamento del sepolcro e con il capo abbandonato sulle ginocchia della Madre, che giace svenuta dietro di lui. Alla sua sinistra, in primo piano, la Maddalena, figura che allude alla intitolazione della chiesa dove si trovava in origine il dipinto. Mentre la presenza alla sua destra di Francesco e Chiara d’Assisi si riferisce alla loro devozione da parte dai cappuccini, titolari della chiesa in cui si trovava il dipinto. Nella parte superiore del dipinto si apre uno squarcio di paradiso, da cui discendono figure angeliche recanti la croce, simbolo della vittoria di Cristo sulla morte, e il drappo bianco che ne annuncia l’imminente Resurrezione.

Come già rilevato dal Bellori, l'opera, al pari del contemporaneo Battesimo eseguito a Bologna, segna uno dei primi espliciti omaggi di Annibale verso l'opera del Correggio[3].

Nella Deposizione fatta per i cappuccini l’esuberanza degli angeli e le nubi dense e fluttuanti capaci di sostenerli e avvolgerli evocano da vicino gli affreschi della Cupola del Duomo di Parma e la pala della Madonna della Scodella, tanto da ipotizzare che verosimilmente il dipinto sia stato eseguito a Parma.

Sopratutto in quest'opera Annibale si confronta per la prima volta con il Compianto Del Bono dell'Allegri, dipinto che costituirà un punto di riferimento costante per il più noto dei Carracci, citato più volte negli anni successivi, sia in opere pittoriche che in incisioni[2].

La critica contemporanea ha descritto l'opera come fortemente innovativa. Emiliani, per esempio, ha definito la Deposizione come «il dipinto più moderno d'Europa»[4], mentre Riccomini come il quadro nel quale si manifesta «un nuovo epos cristiano»[5].

Note

  1. ^ Scannelli, 1657.
  2. ^ a b Alessandro Brogi, in Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007 (a cura di D. Benati e E. Riccomini), Milano, 2006, p. 234.
  3. ^ Così il Bellori nelle sue Vite (1672) a proposito della pala parmense: «Non si può dire a bastanza quanto Annibale s'internasse e si facesse proprie le migliori parti del Correggio, così nella disposizione e ne'moti delle figure, come nel dintornarle e colorirle con la dolce idea di quel gran maestro».
  4. ^ Emiliani, 1988, p. 15
  5. ^ Riccomini, 1987, p. 35

Bibliografia

  • Angela Ghilardi, Scheda dell'opera; in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere, il Cinquecento, Milano, 1998
  • Corrado Ricci, La Regia Galleria di Parma, Parma, 1896
  • Riccomini, Dopo Correggio: appunti sulla pittura a Parma dal Correggio ad Anibale Carracci, in Emilian Painting of the 16th and 17th Centuries, Bologna, 1987
  • Fornari Schianchi, Come si forma un museo: il caso della Galleria Nazionale di Parma; in Fornari Schianchi (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall'Antico al Cinquecento, Milano, 1997
  • Crispo, L’arte nelle chiese e nei conventi cappuccini del ducato farnesiano, in I cappuccini in Emilia Romagna. Storia di una presenza, a cura di Pozzi e Prodi, Bologna 2002, pp. 410-434
  • Alessandro Brogi, scheda dell'opera nel catalogo a cura di D. Benati ed E. Riccomini Annibale Carracci, Electa, Milano, 2007, pp. 234-235.

Collegamenti esterni

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