Cavasagra
Cavasagra è una frazione di Vedelago di circa 2.000 abitanti cui fanno parte anche le borgate di Carpenedo e Viciliege.
Cavasagra frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | Vedelago |
Territorio | |
Coordinate | 45°39′42″N 12°03′23″E |
Altitudine | 29 m s.l.m. |
Superficie | 6,15[1] km² |
Abitanti | 1 962[2] |
Densità | 319,02 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 31050 |
Prefisso | 0423 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Cavasagresi |
Patrono | sant'Andrea |
Cartografia | |

Il principale monumento del paese è la villa Corner, che sorge ad est del paese, circondata da un elegante giardino all'italiana, arredato da gruppi di statue, una piscina monumentale e un lungo filare prospettico che corre verso le sorgenti del Sile.
La piazza principale è dominata dalla Chiesa dedicata a Sant'Andrea, col vicino slanciato campanile, che ospita una apprezzata pala del Cinquecento dedicata al santo titolare. Sulla piazza si affacciano altri due imponenti edifici: la scuola elementare "Antonio Frova" e la scuola paritaria dell'infanzia “Maria Immacolata” di Cavasagra.
Un paio di chilometri a sud del centro della località scorre il fiume Sile. L'area è considerata di interesse naturalistico ed è protetta dalla Regione Veneto, come Parco Regionale. Anche a Cavasagra, così come nella vicina Casacorba, si trovano alcuni fontanassi, le risorgive da cui il Sile sgorga.
D'interesse anche le campagne a Nord del paese, dove si possono vedere interessanti esempi dell’antica sistemazione a piantata in cui gli appezzamenti sono suddivisi da filari di gelsi che talvolta, ma oggigiorno sempre più raramente, sostengono ancora le viti. Al confine con Ospedaletto, nei pressi delle Case Ballao, si possono ammirare alcuni giganteschi cipressi di Palude, di età plurisecolare: si tratta di una specie importata dall'America nel Seicento; la loro età e dimensione li rende di particolare interesse sotto il profilo botanico.
A Cavasagra ha sede l'Associazione Culturale Veneto Jazz, promotrici di concerti e rassegne jazzistiche in tutto il Veneto. L'attuale sede si trova presso le Barchesse di villa Corner.
La villa Corner
Villa Corner è una tipica villa veneta di impronta palladiana, ultimata dall'architetto Francesco Maria Preti.
L'architettura
Il primo palazzo del 1500 cambiò la sua struttura per opera di Francesco Maria Preti (1701-1774) che ideò l'attuale forma palladiana neoclassica. Il Palazzo Corner era ed è sormontato, sul frontone, dallo stemma gentilizio ducale costituito da un cappello dogale. Benché il corpo centrale si dica elaborato in precedenza dall'architetto Giorgio Massari (1686-1766), Francesco Maria Preti “fece aggiunte, incrementi e lo ridusse, con stile palladiano, felicemente nel corpo, adornandolo di fianchi e barchesse”. L'intervento di Preti risale alla prima metà del secolo diciassettesimo o attorno al 1770 (secondo altri storici), su committenza di Pietro Corner.
La facciata con la loggia centrale e il grande scalone d'accesso imita il Palazzo Spineda di Venegazzù; le finestre del primo piano ai lati si ispirano, più da vicino, a quelle del Palazzo del Paradiso, dello Scamozzi, a Castelfranco Veneto. La loggia centrale, con quattro colonne doriche, regge una trabeazione a metope e triglifi. Il frontone a dentelli, portante al centro lo stemma dei Corner Persico, è sormontato ai vertici da tre statue; altre statue adornano il giardino e le colonne delle cancellate. Le statue rappresentano i dei dell'Olimpo e sono state fatte in pietra tenera bianca di Vicenza da Orazio Marinali (1643-1720) e la sua scuola, che hanno eseguito anche le statue del Parco Bolasco di Castelfranco e o dai Bonazza (capostipite Giovanni 1654-1730 e figli). Entrambe queste famiglie di valenti scultori hanno operato nel territorio trevigiano e per villa Corner bisogna considerare la data del restauro per sapere se entrambe o solo una famiglia ha eseguito le statue: se la ristrutturazione viene fatta risalire al 1770, in quella data Orazio Marinali era morto. Alcune di queste statue sono state trafugate in tempi recenti e precisamente le quattro che sormontavano le colonne della cancellata ad est.
Il rusticale, a destra, ricorda quello di Venegazzù solo nelle tre arcate centrali; sopra queste l'architetto ha voluto porre un frontone, come nel palazzo principale. La barchessa è fiancheggiata da due bei porticati e si unisce poi verticalmente nell'angolo destro, a un lungo edificio per uso del personale. Tale edificio sembra però una aggiunta posteriore. La villa di Cavasagra appartiene al periodo neoclassico palladiano. Oltre la strada, che ne delimita il perimetro a sud, vi è un lungo vialone prativo alberato con ai lati due filari di pioppi sulla stregua di quello della palladiana villa Emo Capodilista di Fanzolo. Il viale alberato prosegue anche a nord della villa per un tratto più breve di circa un centinaio di metri dando un tocco armonico vegetale a tutto il complesso della villa.
Secondo la critica il Preti obbedì fedelmente alle leggi dei classici, ma le sue opere pur pregevoli sentono di Accademia pur nella proporzione delle singole parti e nella purezza e grandiosità delle linee. Altri studiosi, vista la mancanza di documenti, attribuiscono la Villa Corner, così come quella di Venegazzù, a Giovanni Miazzi (1698-1797) attribuendo al Preti solamente la parte delle barchesse e rusticali. Frequenti erano le dispute fra i due all'interno della Scuola Riccatiana di Castelfranco di Jacopo e Giordano Riccati e di Giovanni Rizzetti.
La villa nel Novecento
In una foto effettuata nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, si intravedono i pioppi sul lato sud di recente piantumazione mentre sono assenti sul lato nord. Si evince quindi che quelli esistenti oggi sono stati piantati nel periodo fra le due guerre mondiali mentre i precedenti del 1700/1800 sono stati abbattuti in periodi di scarsità di legname (forse durante la Grande Guerra), con o senza autorizzazione dei proprietari della villa. Tale foto evidenzia anche una strada perimetrale, tutto attorno alla mura, ad uso agricolo dei fondi annessi alla villa, che parte dalle barchesse. Nel giardino a nord della stessa villa vi è il pozzo costruito per dare acqua potabile agli abitanti mentre per l'acqua ad uso del bestiame veniva utilizzato il fosso irriguo della Brentella che scorreva e scorre tuttora lungo il lato ovest. Curioso e allo stesso tempo armonico il raccordo dei rusticali con il corpo centrale.
Tra i proprietari più noti in epoca recente vi è sir Stafford Sands, ministro delle finanze Bahamas, considerato il padre dello sviluppo turistico nell'arcipelago dell'Oceano Atlantico, divenuto in quesgli anni una nota destinazione di vacanza. Nel 1968 Sands acquistò la villa dalla famiglia Oreffici facendola restaurare e dotare di piscina con idromassaggio, sauna e campi da tennis, immaginando di farne un polo di attrazione per benestanti alla ricerca di tranquillitá.
La villa è quindi passata di mano diverse volte nei decenni seguenti. L'ultimo profondo restauro conservativo risale all'inizio degli anni Duemila. In seguito la villa è stata comprata da una ricca società trevigiana, della medesima famiglia che possiede Palazzo Barbaro a San Vidal. Attualmente la villa é utilizzata sia polo per ricevimenti e matrimoni, ma allo stesse tempo come villeggiatura estiva della famiglia Conte-Curtis.
La Chiesa di Sant'Andrea
La fondazione della chiesa di Cavasagra, dedicata a Sant’Andrea, sì può far risalire al XII secolo. Molti sono i documenti che la riguardano ma nulla si sa di come fosse in origine e quali opere d’arte contenesse. Si suppone che l’attuale pala d’altare raffigurante Sant’Andrea, fra San Girolamo e S. Maria Maddalena, sia in verità un'opera cinquecentesca commissionata proprio per questa chiesa. Il dipinto, molto originale dal punto di vista iconografico, è di ottima qualità pittorica, tanto che è stato a lungo attribuito al Cima da Conegliano. Un'attribuzione voluta da Luigi Crico, oggi considerata non attendibile. Rimane più credibile l’attribuzione di M. Lucco (1978) al veronese Domenico Capriolo (1494-1528).
Le uniche notizie certe riguardanti l'edificio originale risalgono al 1580: allora la chiesa era lunga 50 piedi e larga 2. Negli stessi anni è menzionata la chiesa campestre di San Giacomo a Carpenè (oggi Carpenedo). Nel 1673 viene costruito il nuovo campanile. Nel 1818 viene posta la prima pietra della nuova chiesa che, tuttavia “precipitò a terra per mala costruzione dell’architetto”. Così sì dovette attendere il 1824 per l'attuale chiesa. Lo slanciato campanile fu costruito nel 1893.
Storia del paese
Il territorio di Cavasagra è abitato da almeno 5-6 000 anni. Resti archeologici d'epoca preistorica furono ritrovati nell'area del Palù, la palude che fino all'inizio del Novecento occupava l'area meridionale del paese. Alcuni ritrovamenti sono avvenuti in località Fossa Storta, non distante dalle sorgenti del fiume Sile: strumenti in selce, lame di media grandezza, raschiatoi, apici di falcetti, punte di frecce, diverse macine da mulino in pietra arenaria e un’ascia in marmo serpentino verde. Questi oggetti sono da iscrivere al Neolitico e cioè a 4.550 – 3.000 anni avanti Cristo. Alle sorgenti del Sile, a sud di Cavasagra, in una zona paludosa, è stato trovato materiale vario in argilla e selce appartenuto ad un insediamento palafitticolo disposto a semicerchio. Da questo sito, ascrivibile al periodo Eneolitico (3.000 – 1.800 anni a.C.) sono emersi resti di materiale organico come ossa di animali domestici e avanzi di cibo, selci lavorate, raschiatoi e vasi di argilla appartenenti a una necropoli. L’insediamento doveva contare sette-ottomila persone.
La prima menzione scritta alla località risale all'anno 997.
È meno noto che alcune persone del luogo parteciparono ai moti del 1848, nella difesa cioè della Nuova Repubblica Veneta di San Marco, proclamata da Daniele Manin. Di Cavasagra sono i caduti Catterino Basso e Luigi Vettori, il primo nella difesa del forte di Marghera, il secondo nella difesa di Venezia.
Tra il 1867 e il 1871 a Cavasagra fu sede municipale, sotto la denominazione di Comune di Sant'Andrea di Cavasagra. A Cavasagra venne infatti trasferita la sede dell'ex comune di Albaredo. Il Comune fu poi soppresso e integrato a Vedelago. Un decisione che suscitó non poche polemiche e resistenze. Scrisse ad esempio il conte Persico sulla Gazzetta di Venezia: "si rileva, che il comune di S. Andrea di Cavasagra ha uan superficie di P.M. 31333:69 una rendita censuaria di L. 63043:52 ed una popolazione di 3493 abitanti, e che l'altro comune di Vedelago ha una superficie di P.M. 27676:01, una rendita censuaria di L.54208:74 ed una popolazione di 2027 abitanti. Quando si eccettui il Capoluogo del distretto (Castelfranco Veneto, ndr) si vede che tra la popolazione, la superficie e la rendita degli altri sei Comuni non corrono grandi differenze. [...] Dunque è manifesto per la ragione delle cifre che il Comune di Vedelago, e più ancora quello di S. Andrea, non possono qualificarsi Comuni esigui e tali per cui si presenti, nonché il bisogno, l'opportunità della loro unione".[3]
Nella seconda metà dell'Ottocento, era in funzione a Cavasagra uno dei pochi molini dell'area.[4]
Poco dopo venne aperta la prima linea ferroviaria che attraversava la frazione: nel 1877 fu inaugurata la Vicenza-Treviso con stazione ad Albaredo. Anche in questo caso tra le proteste, in quanto i residenti hanno inutilmente chiesto un'ulteriore stazione nei pressi della borgata di Carpenedo.
La storia del paese nella prima metà del Novecento è legata a doppio filo al conte Antonio Frova ed alla sua famiglia. Il conte arrivato a Cavasagra da Milano nel 1902, acquistando dai conti Persico la villa “Corner” e la relativa tenuta agricola: 80 case e 620 ettari, lavorati da 133 famiglie. Frova promosse opere di bonifica e il rinnovamento dei sistemi di coltivazione. Innovazioni non sempre comprese e positivamente valutate dai contadini del posto.
Il 30 novembre del 1907 la villa fu teatro di una rivolta contadina contro il conte Frova: una cinquantina di rivoltosi, incolpati dell'incendio della barchessa, finirono in carcere per tre mesi e solo grazie al monsignor Angelo Brugnoli furono liberati.[5] I Frova hanno poi venduto le proprietà nel 1946.
Origine del nome
Varie sono le ipotesi circa l'origine del curioso nome del paese.
- Cava sacra "Da una vasta cava eseguita nel terreno sacro in occasione d'un'epidemia per riporvi i cadaveri del vicino ospedaletto"[6]
- Cava sassea, in riferimento agli scavi di materiale di costruzione
- Dalla fama della festa patronale. "Dalla sua chiesa titolata a Sant'Andrea, nella cui sagra o festa, molti vi concorrevano, trasse l'attuale suo nome".[7]
Novembre 1907: La rivolta di Cavasagra
Esistono molti resoconti storici che descrivono il "grave fatto" avvenuto a Cavasagra sabato 30 novembre 1907. Verso la mezzanotte la villa Persico ora Frova, al suono della campana a martello, fu assalita da contadini infuriati che divelsero i cancelli, atterrarono le statue del giardino, devastarono le serre e le adiacenze e per ultimo appiccarono il fuoco alla scuderia e fienile. Era la notte di Sant'Andrea e la descrizione riporta le parole del Sindaco dell'epoca, in una sua relazione. L'interrogativo era se si trattava di un movimento spontaneo di protesta di contadini esasperati dai metodi del padrone, oppure una sommossa provocata ad arte da "mestatori" guidati da interessi politici o particolari.
Il padrone era Antonio Frova, ex guardaboschi bergamasco, il quale aveva acquistato pochi anni prima, nel 1903, la tenuta e la villa della contessa Persico. Già il cambio di proprietario aveva suscitato molte preoccupazioni negli affittuari, che dal nuovo padrone "non possono ripromettersi se non un forte aumento sui fitti", come si legge in un documento della locale fabbriceria. L'aumento arriva puntuale negli anni seguenti, dopo che Frova ha introdotto alcune migliorie, bonifiche di terreni, una diversa rotazione delle colture ed ha riempito le stalle di bestiame. Non è più la tradizionale gestione paternalistica dei vecchi nobili; di essa forse rimane soltanto la pretesa di "ubbidienza assoluta" e di onoranze ed obbligazioni (carriaggi, lavori a 60-80 centesimi al giorno), sempre meno tollerate dai contadini. Solo il padrone, poi, può provvedere all’acquisto di concimi chimici ed all’assicurazione del frumento contro i danni della grandine, naturalmente a spese degli affittuari. Delle loro condizioni economiche si preoccupa fino ad un certo punto, si limita a raccomandare "la massima pulizia nelle case, nei cortili e nelle stalle"; ma se in caso di rimostranze fa rispondere dal suo legale: "Emigrate in America!"
I cambiamenti introdotti, che nei primi anni portano più che altro nuovi oneri per i contadini, il diverso tipo di rapporti con il padrone, di cui pure si riconosce la competenza, suscitano malumori e proteste. Spuntano scritte sui muri e volano sassate contro la villa, viti e gelsi vengono tagliati di notte. Poco dopo l’ultimo aumento dei fitti, nel San Martino del 1907, scatta l’assalto alla villa. C’è subito un forte dispiegamento di forza pubblica. "Entro poche ore Cavasagra era in una sorta di stato d'assedio: pompieri per spegnere l'incendio, cinquanta carabinieri, uno squadrone del 4* Genova Cavalleria e 300 soldati".[8]
Una sessantina di contadini vengono arrestati, ma le indagini non approdano a risultati concreti e qualche mese dopo gli indiziati sono tutti scarcerati. Grazie soprattutto all’intervento del Vescovo, del suo Cancelliere don Brugnoli, e del Parroco, don Luigi Perizzolo. Il Tribunale dichiara il "non luogo a procedere per non privata vita". Frova ottiene la solidarietà e l’appoggio della gerarchia ecclesiastica, delle autorità e degli organi di stampa, concordi nel riprovare pubblicamente i fatti.
Dopo aver pensato di vendere tutta la sua tenuta (e don Brusatin stesso entra per un certo tempo in trattativa), Frova decide di rimanere e giunge a concludere un nuovo e migliore contratto con i dipendenti. "Circa gli autori dei misfatti regna un mistero impenetrabile... V’è chi suppone l’opera intelligente di persone estranee, forse era questa la via che doveva battere l’autorità giudiziaria per conchiudere meglio la sua istruttoria", annota il Vescovo in occasione della visita pastorale dell’8 ottobre 1908.
I sospetti cadono, infatti, sui socialisti di Castelfranco infiltratisi tra i contadini; e la tesi sarebbe avvalorata anche da una testimonianza di don Ferdinando Pasin. Certo un’organizzazione ci dev’essere senz’altro stata: lo fa capire la numerosa partecipazione alla sommossa, la scelta della notte della sagra del paese, il prolungato suono delle campane a martello, l’azione di ostacolo all’arrivo degli aiuti.
Ma sull’attribuzione della responsabilità c’è qualche dubbio: don Pastega infatti, allora parroco alla Pieve di Castelfranco, confessa, nel suo diario, di aver subito saputo "pochi giorni dopo il delittuoso incendio, il nome delle persone maggiormente responsabili" e di averli comunicati a persona influente della Curia, che "soffocò possibili strascichi". Se si fosse trattato veramente di socialisti, forse le cose non sarebbero andate come andarono, visto anche i rapporti molto conflittuali che don Pastega aveva a Castelfranco con gli esponenti di quel partito.
L’episodio, comunque, fa molto scalpore per l’inatteso ed inconsulto scoppio di violenza ed ha addirittura un’eco in parlamento a Roma. Testimoniava soprattutto lo stato di esasperazione a cui son giunti i contadini veneti, non più disposti a subire tutto, ma è anche una riprova dell’importante ruolo svolto dal clero, ancora in grado di far opera di pacificazione e di ricucire lo strappo causato dalla rivolta.[9]
La costruzione della scuola primaria
Dopo la morte di Antonio Frova (1920) i figli Arturo, Camillo e Carla hanno voluto onorarne la memoria donando al paese la scuola elementare, tuttora in uso, che domina la piazza del Paese. L'edificio, opera degli architetti veneziani Berti e Lorenzetti, è stato inaugurato nel 1925. Poi ristrutturata, la scuola primaria Cavasagra dispone attualmente di cinque aule, un laboratorio grafico-pittorico, uno di informatica e video e uno di scienze, con i relativi sussidi.
Comando della Terza Armata
Nel corso della prima guerra mondiale, la villa fu sede di comando della Terza Armata italiana, guidata da Enrico Caviglia. Fu subito dopo il suo arrivo nella Villa Corner, il 20 giugno 1917, che il generale prese per la prima volta possesso del comando d'armata. La permanenza a Cavasagra rappresentó quindi un passaggio importante nella carriera di Caviglia.[senza fonte]
A rimembranza dell'episodio storico rimangono da un lato i cannoni che tuttora adornano il viale d'ingresso di villa Corner, dall'altro la denominazione della piazza principale del paese, che porta proprio il nome del generale Enrico Caviglia.
Scrive Leonardo Lanaro: "[...] in paese si erano in qualche modo sistemati buffi scozzesi in gonnellino e Arditi prepotenti. Tra un'impresa e l'altra avevano compiuto soste nelle retrovie e si erano dedicati ad esercitazioni con bombe a mano; e il luogo più adatto era ovviamente un angolo del Palù, quelle terre maledette che non si lasciavano coltivare. [..] Ora la villa era tornata ai Frova, Caviglia era stato decorato e deli Arditi rimaneva solo qualche figlio regalato a ragazze sfortunate".
La bonifica del "Palù"
Molto importanti per lo sviluppo del paese furono le bonifiche della zona paludosa del Palù. L'area delle sorgenti del Sile era infatti un vasto bacino, straordinariamente ricco d'acqua e altrettanto insalubre, ma che consentiva l'allevamento di rane, pesci d'acqua dolce, ma persino di gamberi e gamberetti. C'e' chi sperimentó, con poco successo, l'impiantazione di risaie. Tutti esperimenti poco fortunati. "Se la bonifica definitiva della zona sorgenti è avvenuta in questo secolo (il Novecento, ndr), le prime opere di sistemazione agraria della grande palude risalgono all'inizio del '700"[10] La fase più importante delle bonifiche inizia però nel 1927: con il regio decreto 27.10.1927 venne costituito il Consorzio di Bonifica Destra Sile Superiore. Determinante fu l'eliminazione o il ridimensionamento dei mulini che impedivano il deflusso delle acque, dal Munaron a Casacorba al mulino di Morgano. L'opera di bonifica continuò per decenni con l'utilizzo di draghe, gli interventi sul canale Corbetta, fino alla conclusione definitiva con lo scavo del canale Gronda. Si tratta dell'ultimo importante intervento, avvenuto tra il 1966 e il 1969, che ha consentito di risolvere definitivamente il problema aprendo alla coltivazione intensiva.
All'inizio degli anni duemila a Cavasagra è stato costruito un fitodepuratore, finanziato e promosso dal Comune di Vedelago. L'impianto, di nuova concezione, non è mai però entrato pienamente in funzione a causa di numerosi problemi tecnici a lungo irrisolti.
Il boom economico e il ritorno all'emigrazione
Cavasagra stata a lungo terra d'emigrazione, almeno fino al ventennio fascista: molte le famiglie che hanno cercato fortuna in America Latina (Argentina e Brasile in primis), Australia, Germania, Francia e Svizzera. Un fenomeno arrestatosi con il boom economico e demografico durato dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni novanta del Novecento, con la progressiva scomparsa dell'agricoltura come professione, mentre sempre più cavasagresi trovavano impiego nelle fabbriche di Castelfranco Veneto, nei calzaturifici di Montebelluna e nelle tante piccole aziende dei distretti produttivi locali. La crisi economica che ha segnato i primi anni Duemila ha nuovamente duramente colpito il paese. A differenza di allora, quando partivano contadini semi analfabeti, ad andarsene in questo periodo sono soprattutto giovani laureati. Le mete sono ancora Germania, Inghilterra e Francia, ma anche i paesi dell'Europa dell'Est, Australia e America Settentrionale.
Feste popolari
La sagra paesana è dedicata alla Madonna del Rosario e si svolge a novembre. Nella prima domenica di ottobre, a Cavasagra si teneva inoltre tradizionalmente la festa dei Pomi ingranái (Melograni), appuntamento oggi dimenticato. Dagli anni settanta si svolge invece nella borgata di Carpenedo una popolare "Festa della Birra".
Persone legate a Cavasagra
- Leonardo da Cavasagra, procuratore di Ezzelino da Romano negli anni 1242, 1243, 1246;
- Giovanni Camillotto (1859-1915), studioso di lettere e musica, docente al Seminario di Treviso
- Giovanni Battista Foscolo, Ciabellano di SMIRA, Cavaliere dell'Ordine Pontificio del Cristo, I.R. Capitano del Porto (?-Cavasagra 1958)
- Floriana de Marchi, fondatrice del movimento dei Cenacoli Serafici, la cui casa natale è meta di pellegrinaggio (Cavasagra ? - Latina 2004)[11]
Note
- ^ Comune di Vedelago - Relazione previsionale e programmatica 2004-2006.
- ^ In assenza di dati ufficiali precisi, si è fatto riferimento alla popolazione della parrocchia locale, reperibile nel sito della CEI.
- ^ Sulla convenienza od inopportunità del concentramento dei due Comuni di S. Andrea di Cavasagra e Vedelago, in riguardo all'interesse comunale e governativo. Di Matteo Persico, conte Persico, ciambellano di S.M.I.R.A.Estratto dalla Gazzetta di Venezia, N. 176, Venezia 1870.
- ^ Storia e statistica delle industrie venete e accenni al loro avvenire, Errera (Alberto), Giuseppe Antonelli, 1870 - 799 pagine
- ^ S. Tramortin, Dalla ribellione all'organizzazione: le leghe bianche e l'opera di Giuseppe Corazzin a Treviso. Treviso 1982; Giorgio Orfeo Vecchiato, C'era una volta Vetrego- Almigivec Computer Editions - Vetrego, 1997
- ^ Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia Storia delle città, dei borghi, comuni, castelli, ecc. fino ai tempi moderni per cura di letterati italiani, Volume 5, Corona e Caimi, 1861 - 791 pagine
- ^ Corografia dell'Italia, Volume 1, di Giovanni B. Rampoldi, 1832
- ^ Grande guerra e ribellione contadina, Paolo Gaspari, Istituto editoriale Veneto Friulano, 1996
- ^ Il ruolo di Don Brusatin nel movimento cattolico diocesano - Vedelago Due parroci una comunità nella storia della cooperazione. Prefaz.di Lino Cusinato. Milano, Cassa Rurale ed Artigiana di Vedelago 1991
- ^ Sile. Alla scoperta del fiume. Immagini, storia, itinerari. Di Camillo Pavan. Treviso 1989
- ^ http://dimarzio.info/it/docum/finish/30-religioni-in-italia/72-famiglia-cenacoli-serafici.html