I Biondelli sono un'antica famiglia patrizia di Piacenza creata nobile nel 1702 da Francesco Farnese Duca di Parma, Piacenza e Guastalla.

Storia familiare

La famiglia, anticamente originaria dalla Val Nure, fu fiorente a Piacenza dove raggiunse particolare prominenza sociale grazie al commercio, alla gestione di appalti pubblici, alla riscossione dei dazi e alla costituzione di un rilevante patrimonio terriero distribuito tra il territorio del Ducato di Parma e Piacenza e il Ducato di Milano dove i Biondelli divennero gli unici proprietari del Comune di Regina Fittarezza[1].

Il successo delle attività economiche della famiglia e la crescente stima goduta da parte del Duca Francesco Farnese fecero sì che il primo di gennaio del 1697 lo stesso concedesse a Giovanni Battista Biondelli una patente di famigliarità in cui lo indicava come persona di propria fiducia a fronte dei servizi resi alla Camera Ducale (l'organo a cui era affidata la gestione dei beni del Ducato) e che, in seguito, con proprio decreto del 2 novembre 1702 creasse il medesimo Giovanni Battista e suo fratello Gerolamo Nobili di Piacenza.

Successivamente alla concessione del titolo, con atto della Comunità dell'11 dicembre 1702, la famiglia Biondelli fu ammessa al Consiglio Generale della città di Piacenza (l'antico organo di governo cittadino risalente al XII secolo i cui membri erano scelti ogni due anni tra le principali famiglie di Piacenza) nella classe Landi (una delle quattro classi in cui era al tempo ripartita l'amministrazione cittadina).

Nel corso del XVIII secolo i membri della famiglia continuarono l'impegno sia nella gestione del proprio patrimonio fondiario sia nell'adempimento d'incarichi pubblici nell'ambito dell'amministrazione della città e del territorio di Piacenza.

In tal senso Gerolamo fu insignito con ordine sovrano intervenuto il 23 febbraio 1737, durante il periodo della dominazione asburgica del Ducato iniziata con l'imperatore Carlo VI nel 1736, della carica di Tesoriere della Comunità di Piacenza. Tale carica verrà mantenuta e trasmessa ai suoi discendenti anche a seguito del ritorno al trono nel 1748 della dinastia dei Borbone Parma (che erano succeduti già nel 1731 all'estinta dinastia dei Farnese in base al trattato di Londra del 1718) fino alla prima parte del XIX secolo.

Sempre nel corso del XVIII secolo i Biondelli, già imparentati con diverse famiglie nobili delle città di Piacenza e di Parma, ebbero anche modo di legarsi alla nobiltà milanese grazie al matrimonio tra Giovanni Francesco Biondelli (figlio di Gerolamo) e la nobile Eurosia Rho figlia del nobile Agostino appartenente allo storico casato milanese di origine germanica che fu anticamente feudatario dell'omonimo comune e che venne in seguito insignito del feudo di Borghetto (non molto distante dai possedimenti dei Biondelli a Regina Fittarezza) e della nobile Giacinta a sua volta esponente dello storico casato milanese dei Carcano.

Dalla fine del XVIII la famiglia sarà testimone dell'ultima fase della storia del Ducato di Parma e Piacenza che sarà segnata dall'arrivo delle truppe napoleoniche con l'annessione all'Impero francese, dalla successiva ricostituzione del Ducato dopo il Congresso di Vienna che lo assegnerà a Maria Luisa d'Austria (moglie dello stesso Napoleone) prima della restaurazione della dinastia dei Borbone Parma, fino alla definitiva annessione al Regno d'Italia.

In particolare il cosiddetto "Diario Biondelli", un documento in parte redatto da Padre Eustachio Biondelli monaco benedettino del monastero di San Sisto, descrive gli eventi che portarono prima all'occupazione del monastero da parte del generale napoleonico Andrea Massena e poi alla definitiva soppressione dello stesso da parte di Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry amministratore delegato generale degli Stati Parmensi per conto di Napoleone.

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I firmatari del Patto di Locarno. Giuseppe Biondelli (in giacca chiara alle spalle di Sir Joseph Austen Chamberlain, Ministro degli Esteri del Regno Unito) è l'ultimo del gruppo di persone (da sinistra a destra) in piedi sotto al grande quadro presente nella sala.

A seguito poi dell'Unità d'Italia un ramo della famiglia discendente da Giovanni Francesco Biondelli lascerà Piacenza per trasferirsi a Pesaro[2] dove i suoi esponenti opereranno come funzionari pubblici del neonato Regno d'Italia e dove fu particolarmente partecipe della vita culturale della città intrattenendo rapporti di amicizia anche con Gioacchino Rossini.

Con l'ingresso dell'Italia nella Prima guerra mondiale Gerolamo (che aveva gia' parteciato alla fase finale della guerra italo-turca), Giuseppe e Luigi Biondelli (tre fratelli provenienti dai Biondelli di Pesaro) combatterono al fronte nei ranghi del Regio Esercito, rispettivamente come sergente dei granatieri, sottotenente di artiglieria da campagna e sottotenente di artiglieria da fortezza, venendo tutti insigniti della Croce al merito di guerra e per questo poi anche del titolo di Cavalieri di Vittorio Veneto.

A partire dal 1940, a seguito del matrimonio tra Giuseppe Biondelli (futuro Ambasciatore d'Italia e allora Console Generale a Londra) con la nobile Clementina dei Conti Maggi di Gradella, il ramo di Pesaro inizierà gradualmente a spostarsi verso Brescia, città natale di Clementina Maggi di Gradella dove tutt'oggi questa parte della famiglia risiede.

Nel 1942 Giuseppe Biondelli (che nel 1940 aveva ottenuto il decreto di riconoscimento del titolo di nobile di Piacenza da parte del Regno d'Italia), acquisterà, infatti, a Bornato (frazione di Cazzago San Martino) in Franciacorta la villa e parte della proprietà agricola che era in precedenza stata dei Conti Fè d'Ostiani.

Oggi le attività di questo ramo della famiglia sono principalmente incentrate in ambito agricolo e in particolare nella produzione di vino in Franciacorta[3].

Con la scomparsa senza eredi già nel corso del XIX secolo dei Biondelli di Piacenza e con la medesima sorte toccata ai Biondelli di Pesaro nella seconda metà del XX, gli appartenenti al ramo di Brescia, insieme ai membri di un altro ramo che si era trasferito da Piacenza a Firenze verso la fine dell'ottocento, rappresentano oggi gli unici discendenti della famiglia.

Attività letteraria e accademica

Nel corso dei secoli diversi membri della famiglia Biondelli s'impegnarono in attività letterarie e accademiche. Tra questi si possono ricordare:

Personaggi di spicco

Note

Voci correlate