Il bacino carbonifero del Sulcis è una zona mineraria situata nella parte sud-occidentale della Sardegna, precisamente nell'Alto Sulcis, tra i territori dei comuni di Carbonia, Gonnesa e Portoscuso.

Mappa del Bacino carbonifero del Sulcis

Storia

Un certo conte Edoardo de Vargas, avendo avuto concessioni minerarie trentennali già dall'aprile 1806, sostenne l'esistenza del carbon fossile in alcune miniere della Sardegna[1][2]. Il generale e scienziato Alberto La Marmora fece la prima segnalazione ufficiale del carbone Sulcis, rinvenendo la sua presenza nel 1834 e nel 1846 in località Canna'e menda (tra Monte Lisau e "Medau Brau" in zona Terra Segada), attraverso frammenti di carbone fossile, ma senza riuscire a localizzare gli affioramenti. Fu Ubaldo Millo il vero scopritore del giacimento carbonifero di Bacu Abis nel 1851; così il 29 maggio 1853 furono affidate le tre concessioni carbonifere di Bacu Abis, di Terra'e Colu e di Funtana de mari alla Società “Tirsi-Po” di Millo e Montani.

Successivamente all'ing. Anselmo Roux nel 1871 fu affidata la concessione di carbone, e nel 1873 costituì la Società Anonima Miniera di Bacu Abis, e progettò la linea ferroviaria per il trasporto dei minerali tra Monteponi e Portovesme. Poi Angelo Roth, deputato del Collegio di Alghero, nel 1915 favorì provvedimenti governativi a favore della Società Anonima di Bacu Abis, che gestiva le miniere carbonifere nel Sulcis.

Benito Mussolini fu il fondatore e realizzatore del bacino carbonifero del Sulcis con visita a Bacu Abis (9 giugno 1935) e inauguratore di Carbonia (18 dicembre 1938) e Cortoghiana (15 maggio 1942). Ma il vero artefice e organizzatore del Bacino carbonifero del Sulcis fu un abile capitalista italiano, Guido Segre[3][4], ebreo piemontese, che conseguì numerose medaglie al valore e promozioni militari per meriti di guerra, rimasto dopo il congedo a Trieste nel 1918. Guido Segre fu un convinto nazionalista, che si iscrisse già nel 1922 al Partito Fascista ed ebbe un ruolo importante nella vita economica non solo di Trieste ma anche del Regno d'Italia, fino al 1938 quando fu colpito da provvedimenti razziali che lo esonerarono da qualsiasi incarico pubblico ed imprenditoriale, nonostante la stretta amicizia personale che lo legava allo stesso Mussolini.

Mario Carta professore d’ingegneria mineraria che, su incarico della Consulta Regionale, elaborò il secondo piano tecnico (1949) di utilizzazione chimica ed elettrica del carbone Sulcis. Dopo di lui, Mario Giacomo Levi, Ingegnere, già Presidente dell’A.Ca.I. e Direttore dell’Istituto Politecnico di Milano, elaborò il primo piano tecnico (1948) di sfruttamento e utilizzazione del carbone Sulcis. In seguito l'ing. Giorgio Carta, fu il Direttore della Carbosarda o S.M.C.S. (Società Mineraria Carbonifera Sarda).

Miniere

Gli impianti minerari del bacino carbonifero del Sulcis, dei quali la quasi totalità sono dismessi, si trovano (ad eccezione della vecchia Miniera di Terras Collu, di quelle attive di Nuraxi Figus e di Seruci nel comune di Gonnesa) per la maggior parte nel territorio di Carbonia con tutti gli impianti dismessi costituiti da cinque vecchie miniere e 36 pozzi d'estrazione abbandonati, dei quali alcuni riconvertiti ad uso museale o come memoria collettiva dell'epopea mineraria.

  • Località di Terra Segada: Area del Primo Giacimento Carbonifero di Cannamenda, vicino al casale di Medau Brau.
  • Vecchi caseggiati minerari del Villaggio Operaio di Monte Onixeddu, tra Gonnesa e Bacu Abis.
  • Miniera di Bacu Abis: nell'omonimo giacimento carbonifero, con gli impianti estrattivi di Pozzo Roth, Pozzo Emilio, Pozzo Castoldi, Pozzo Nuovo e Vecchio edificio minerario “Impianto Vagliatura”.
  • Miniera di Caput Acquas e di Piolanas, situato nell'omonimo giacimento di Caput Acquas (o Piolanas Sud): con gli impianti estrattivi di Pozzo Caput Acquas, Pozzo Tolmetta, Pozzo Zara, Pozzo Is Piras, Pozzo “D” ed in quello di Piolanas (o Piolanas Nord): Pozzo Piolanas.
  • Complesso della Grande Miniera di Serbariu: nel Giacimento carbonifero di Serbariu - Nuraxeddu con gli impianti estrattivi di Pozzo 1, Pozzo 2, Pozzo 3, Pozzo 4, Pozzo 5, Pozzo 6, Pozzo 7, Pozzo Nuraxeddu Vecchio, Pozzo del Fico. È stata la principale miniera del bacino carbonifero del Sulcis (le cui due torri costituiscono di fatto uno dei nuovi simboli della città), chiusa negli anni sessanta, ospita oggi il Centro Italiano della Cultura del Carbone, con il Museo del Carbone che illustra la storia del carbone, delle miniere e dei minatori. È possibile inoltre visitare la galleria sotterranea.
  • Miniera di Sirai, nel Giacimento carbonifero di Sirai - Schisorgiu con gli impianti estrattivi di Pozzo 8, Pozzo 9, Pozzo 10, Pozzo 11, Pozzo 12, Pozzo Sirai, Pozzo Tanas, Pozzo Schisorgiu, Pozzo Vigna, Pozzo Barbusi, Pozzo Nuraxeddu nuovo.
  • Complesso della Miniera di Cortoghiana, nel giacimento carbonifero di Cortoghiana Nuova, diversi edifici ed impianti estrattivi vicino all'omonima frazione: Cortoghiana vecchia, Pozzo est, Cortoghiana nuova - Pozzo 1, Cortoghiana nuova - Pozzo 2, Direzione Mineraria e Cippo commemorativo in pietra, Officine Meccaniche, Magazzini, Centrale Elettrica e Laveria.
  • Miniera carbonifera di Terra Niedda già conosciuta come Littòria Quinta: Pozzo 1, Pozzo 2.

Produzioni carbonifere prima della gestione A.Ca.I. (1854-1935)

La seguente tabella delle produzioni carbonifere (1854-1933) riguarda il periodo antecedente alla costituzione dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I., (Azienda Carboni Italiani), avvenuto nel mese di luglio del 1935.

Produzioni carbonifere con le gestioni delle Società "Timon Varsi" e "Tirsi-Po" (1854-1873)

In seguito al permesso dell'Ufficio dell'Intendenza di Iglesias del 30 maggio 1851, Pietro Millo, padre di Ubaldo, effettuò scavi (in un'area di 160 kmq) nel giacimento di carbon fossile di Bacu Abis, avente affioramenti di combustibile mai scavati in precedenza. Nel primo pozzo carbonifero, denominato appunto "Millo" (ubicato nell'attuale Viale della Libertà a Bacu Abis), vi fu un sopralluogo condotto, il 18 luglio 1851, dall'ingegnere del Corpo Reale delle Miniere, Geronimo Poletti, per verificare la dichiarazione della scoperta[5]. La Società Timon Varsi fu costituita nel settembre 1851 per lo sfruttamento della lignite della miniera di Terras de Collu (un'area di 373 ettari); questa società a causa dei lavori saltuari fu ceduta alla Società Monteponi nel 1887 con decreto ministeriale. Gli imprenditori genovesi Ubaldo Millo e Vincenzo Montani costituirono con altri soci la Società Tirsi-Po il 6 ottobre 1851 (registrata il 29 maggio 1853), che ottenne le concessioni minerarie per lo sfruttamento delle lignite di Fontanamare o Funtanamare, Terras Collu o Terras de Collu e Bacu Abis (quest'ultima concessione di 400 ettari fu affidata il 19 maggio 1853)[6]. Dal 1854 fino al 1873 le produzioni carbonifere furono le seguenti:

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1854 150[7] - 175[8] - 2.950[9]
1855 inattiva[10]
1856 inattiva[10]
1857 inattiva[10]
1858 inattiva[10]
1859 inattiva[10]
1860 93[11] - 4.809[9] 15[11]
1861 3.000[12]
1862 20[11] 10[11]
1863 350[11] 115[11]
1864 3.000[12]
1865 900[11] 83[11]
1866 1.730[11] 27[11]
1867 1.460[11] 33[11]
1868 3.000[12]
1869 3.000[12]
1870 2.560[9]
1871 3.000[12]
1872 2.309[11] - 2.190 o 2.555[13] 68[11]
1873 5.763[11] 270[11]

Produzioni carbonifere con la gestione della Società anonima miniere di "Bacu Abis" (1874-1934)

La Società anonima miniere di Bacu Abis fu costituita a Torino il 21 aprile 1873 con un accordo tra l'ing. Anselmo Roux e la Compagnia Generale delle Miniere, acquistando la Società "Tirsi-Po" di Millo e Montani. La Bacu Abis, come spesso venne denominata questa Società, fu molto attiva (con le sue concessioni minerarie di Bacu Abis, Caput Acquas o Caput Aquas, Cortoghiana e Terras Collu o Terras de Collu), tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e cessò l'attività quando fu dichiarata fallita il 12 aprile 1933 per difficoltà finanziarie. Tutte le concessioni minerarie della "Bacu Abis" furono poi rilevate dalla Società mineraria carbonifera sarda (spesso abbreviato in Carbosarda o nella sigla MCS), che fu un'azienda statale attiva nel settore minerario e metallurgico. La Carbosarda, costituita dal governo nel 1933, rilevò così da imprenditori privati tutte le concessioni minerarie per l'estrazione del carbone in Sardegna. In piena autarchia, grazie ai numerosi e notevoli investimenti finanziari del governo nel settore carbonifero sardo per conseguire l'autosufficienza energetica, la Carbosarda aprì nuove miniere che si aggiungevano a quelle ereditate dalle concessioni private. Dal 1874 fino al 1834 le produzioni carbonifere furono le seguenti:

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1874 10.085[9] - 10.228[11][12] 312 operai[11]
1875 10.085[9]
1876 6.120,8[14] - 6.121[11][12] - 11.346[12] 337 operai[11]
1877 11.212[9] - 11.345[15] - 11.346[11][12] 137 operai[15] - 256 operai[11]
1878 3.000[16]
1879 14.878[11][12] 250 o 270 operai[16] - 245 operai[11]
1880 4.500[8] - 15.004[9] - 16.144[17] 250 o 270 operai[16] - 314 operai[17]
1881 13.004[18][12][19] 250 o 270 operai[16] - 337 operai[18] - 377 operai[19]
1882 10.085[12][18] 185 operai[18]
1883 11.619[12][18] 178 operai[18]
1884 13.253[12][18] 199 operai[18]
1885 9.930[12][18] 204 operai[18]
1886 10.862[9] - 10.867[12][18] 203 operai[18]
1887 13.580[18] 15 operai[20] - 247 operai[18]
1888 6.205 o 6.570[21] - 17.146[18] 364 operai[18]
1889 19.664[18] 344 operai[18]
1890 10.000[8] - 12.563[9] - 15.000[7] - 15701[18] 347 operai[18]
1891 15.000[12]
1892 15.000[12]
1893 15.000[12]
1894 15.000[12]
1895 14.472[18] 227 operai[18]
1896 14.000[8] - 15.597[18] 241 operai[18]
1897 13.000[8] - 18.229[18] 216 operai[18]
1898 16.000[8] - 23.290[18] 232 operai[18]
1899 15.000[12]
1900 9.865[9] - 15.000[12] - 30.000[22] - 33.843[18] 277 operai[18]
1901 38.000[8] 657 operai[9]
1902 38.027[18] 657 operai[18]
1903 25.000[12]
1904 24.016[18] 307 operai[18]
1905 25.000[12]
1906 15.676[18] 339 operai[18]
1907 25.000[12]
1908 16.412[18] 240 operai[18]
1909 21.179[18] 247 operai[18]
1910 8.954[9] - 20.033[23] - 25.000[12]
1911 22.701[23]
1912 24.354[23] - 25.437[18] 281 operai[18]
1913 24.859[23] - 24.895[24] 328 operai[24][25]
1914 27.122 (Società mineraria Bacu Abis: 15.682[26])[23] - 27.941[9]
1915 46.610 (Società mineraria Bacu Abis: 31.239[26])[23][27]
1916 68.505[27] (Società mineraria Bacu Abis: 52.298[26])[23] - 82.223[9]
1917 70.000[28] - 80.159[27] (Società mineraria Bacu Abis: 65.147[26])[23] 1.100 operai[28]
1918 82.387 o 82.987 (Società mineraria Bacu Abis: 70.000[26])[23] - 94.608[27] - 94.708[9] 1.100 operai[25]
1919 56.720[23] - 66.913[27]
1920 76.302[23] - 89.625[9]
1921 51.797[23]
1922 58.809[23] - 65.988[9]
1923 74.273[23]
1924 39.322[23] - 49.427[9]
1925 66.669[23]
1926 56.940[29][23] 599 operai interno + 235 operai esterno = 834 operai totale[25][29]
1927 23.553[23] 497 operai interno + 141 operai esterno = 638 operai totale[25]
1928 30.567[9] - 42.110[23] - 50.000[30] 450 operai[30]
1929 37.777[23] 125 operai interno + 77 operai esterno = 202 operai totale[31]
1930 28.239[23]
1931 25.958[23] 186 operai interno + 165 operai esterno = 351 operai totale[25]
1932 34.311[23] 222 operai interno + 230 operai esterno = 452 operai totale[25]
1933 48.780[9] - 49.859[23] 600 operai + 15 impiegati = 615 dipendenti totale [32]
1934 53.427[23][33][26] 400 operai[34]

Produzioni carbonifere con la gestione A.Ca.I. (1935-1954)

La seguente tabella delle produzioni carbonifere riguarda il periodo di gestione (1935-1954) dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I., (Azienda Carboni Italiani), iniziato nel mese di luglio del 1935 per concludersi nel 1954, anno in cui l'A.Ca.I. cessò l'attività. La produzione di carbone ebbe un incremento nel dopoguerra, quando il carbone Sulcis diede il suo contributo alla ricostruzione dell'Italia. Già nei primi anni Cinquanta, però, la costituzione della CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio) evidenziò l'antieconomicità del carbone sardo. Così iniziò una lenta ma inarrestabile crisi del settore, che l'intervento dello Stato rese meno drammatica con le sue aziende pubbliche e con risorse finanziarie.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1935 75.000[35] - 77.550[26]- 77.555 (Terras Collu: 4.600[26]; Bacu Abis: 72.955[26])[23] - 77.564[36] - 130.506[37] 1.060 operai[38][39]
1936 160.972(Terras Collu: 3.554[26]; Bacu Abis: 157.418[26]) [40][36][23][41] - 183.000[38] - 210.179[37] 1.340 operai[38][39] - 1.433 operai[42]
1937 306.736[26] (Terras Collu: 8.615[26]; Bacu Abis: 254.992[26]; Caput Acquas: 9.324[26]; Sirai: 32.391[26]; Cortoghiana: 1.414[26]) - 307.239[40][41][23][36] - 307.240[12] - 341.788[38] - 370.239[26] - 388.286[37] 4.747 operai[42] - 5.822 operai[38][39]
1938 450.000[26] (Terras Collu: 15.000[26]; Bacu Abis: 200.000[26]; Caput Acquas: 45.000[26]; Sirai: 160.000[26]; Cortoghiana: 30.000[26]) - 465.172[41] - 465.770[12] - 465.772[40][26][23][36] - 542.691[38] - 637.375[37] 6.614 operai[42] - 7.052[40] - 9.180 operai[38][39]
1939 855.086[38] - 911.279[40][26][41][12][23][43] - 1.168.650[37] 13.447 operai[38][39] - 14.965 operai[42]
1940 1.226.158[37] - 1.295.779[40][41][12][23][43] - 1.345.920[38] 12.320 operai[43] - 12.650 operai[38][39] - 15.801 operai[42]
1941 1.164.639[43] - 1.200.900[41][36][23][43] - 1.200.920[44] 10.140 (10.280) operai[43] - 10.280 operai[42] - 11.330 operai (presenti: 8.000)[39][38]
1942 1.135.762[43] - 1.153.230[41][36][43] 8.000 operai[38][39] - 9.908 operai[43] (9.653 operai[42][43])
1943 297.750[43] - 317.218[41][36][43] 2.808 operai[42] - 3.910 (1.408) operai[43] - 4.305 operai[10]
1944 375.814[43] - 418.809[41][36][43] 4.029 (5.864) operai[43] - 4.500 operai[42] - 6.800 operai[10]
1945 677.995[41][36][45] 11.000 operai[42][45]
1946 1.021.271[41][36][45] 15.500 operai[42] - 15.521 operai[45]
1947 1.186.283[45] - 1.199.283[41][36] 17.200 operai[42][45]
1948 861.713[42][36][46] - 864.713[45] 14.437[45] - 14.500 operai[42]
1949 1.014.144[41][36][46] - 1.024.000[45] 12.000 operai[42] - 12.176 operai [45]
1950 950.609[41][36][46][47] 10.900 operai[42]
1951 1.071.358[41][36][47] 10.300 operai[42]
1952 997.000[36] - 997.001[47] - 1.048.680[41] 9.934 operai[42]
1953 1.057.180[41][36] 8.749 operai[42]
1954 1.010.000[41] - 1.010.033[36] 7.629 operai[42]

Produzioni carbonifere con la gestione Carbosarda (1954-1962)

La gestione Carbosarda, o MCS, iniziò nel 1954 con la cessione dell'attività dell'A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani) e terminò nel 1962 quando le concessioni minerarie furono cedute all’ente elettrico, ENEL.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1954 1.010.033[41] - 1.010.033[36] 7.629 operai[42]
1955 1.086.697[41][36] 6.512 operai[42]
1956 1.022.290[36] - 1.023.060[41] - 1.023.090[48] 5.622 operai[42]
1957 966.659[48] - 966.929[41] - 966.976[36] 5.366 operai[42]
1958 679.722[36] - 679.753[41] - 680.193[48] 4.289 operai[42]
1959 706.934[41][36] - 707.477[49] 3.261 operai[42]
1960 717.099[41][36] - 717.144[49][50] 3.151 operai[42]
1961 717.572[49][50][51] - 717.597[41][36] 2.915 operai[42]
1962 676.005[41][36] - 676.267[50][51] 2.593 operai[41]

Produzioni carbonifere con la gestione E.N.E.L. (1962-1976)

Il periodo di gestione ENEL, che aveva rilevato le concessioni minerarie dalla MCS o Carbosarda nel 1962, era stato caratterizzato dal blocco dell’attività estrattiva, ritenuta anti-economica dall’ente elettrico. Le proteste dei minatori ed il rischio di aggravare la situazione occupazionale del Sulcis scongiurarono la chiusura definitiva delle miniere.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1962 676.005[41][36] - 676.267[50] [51][52] 2.593 operai[42]
1963 571.425[51][52][53] - 572.040[41][36] 2.066 operai[42]
1964 461.985[41][36] - 462.162[52][53][54] 1.658 operai[42]
1965 383.444[41][36] - 383.870[53][54] 1.071 operai[42]
1966 417.802[41][54] 1.109 operai[42]
1967 410.408[55] - 559.000[41] 1.496 operai[42]
1968 365.131[55][56] - 436.000[41] 1.414 operai[42]
1969 302.690[55][56] - 384.000[41] 1.320 operai[42]
1970 295.482[56][57] - 356.000[41] 1.210 operai[42]
1971 256.269[57] - 319.000[41] 1.117 operai[42]
1972 151.210[57] - 102.000[41] 838 operai[42]
1973 4.827[58] 476 operai[42]
1974 3.681[58][59] 408 operai[42]
1975 2.055[59][60] 359 operai[42]
1976 1.340[59][60] 360 operai[42]

Produzioni carbonifere con la gestione Carbosulcis

La società Carbosulcis fu costituita nel 1976 dall’EGAM e dall’Ente Minerario Sardo per rilevare dall’ENEL la proprietà e la gestione delle miniere di carbone tuttora in attività nel Sulcis. Attualmente la produzione carbonifera è organizzata nella Miniera di Monte Sinni, che comprende i vecchi impianti estrattivi di Nuraxi Figus e di Seruci.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1976 1.340[59][60][61]
1977 285[60][61]
1978 inattiva[61]
1979 inattiva[62]
1980 inattiva[62][63]
1981 inattiva[62][64]
1982 inattiva[63][64]
1983 4.458[64]
1984 8.112[65]
1985 18.773[65]
1986 13.708[65][66][67]
1987 15.386[66][67]
1988 48.408[66][67] [68]
1989 69.420[69][68]
1990 56.300[70]
1991 inattiva[70]
1992 inattiva[70]
1993 inattiva[71]
1994 109.000[72]
1995 inattiva[73]
1996 41.000[72]
1997 in ripresa[74]
1998 in ripresa[75]
1999 in ripresa[76]
2000 in ripresa[77]
2001 in ripresa[78]
2002 in ripresa[78]
2003 10.000[79]
2004 10.000[79][80] [81]
2005 in ripresa[79][80]
2006 70.000[82][83] 1.000 dipendenti[82][83]
2007 20.000[82][83] 600[84] - 1.000 dipendenti[82][83]
2008 120.000[82][83] 600[84] - 1.000 dipendenti[82][83]
2009 72.000[85] 600[84] - 1.000 dipendenti[85]
2010 101.000[85][86] 600[84] - 1.000 dipendenti[85]
2011 92.000[86][85] 600[84] - 1.000 dipendenti[85][87]
2012 80.000[87] 463 dipendenti[88] - 600[84] - 1.000 dipendenti[87]
2013 520 dipendenti (circa 150 impiegati in superficie, oltre 370 impiegati in sottosuolo)[84]
2014 520 dipendenti (circa 150 impiegati in superficie, oltre 370 impiegati in sottosuolo)[84]
2015 430 dipendenti (minatori, tecnici e impiegati); 100 lavoratori soprattutto ingegneri; 50 dell’indotto[89]
2016
2017

Note

  1. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì, Bacu Abis, storia e racconti di vita - Edizioni Sulcis 2011, pag. 22
  2. ^ Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 10
  3. ^ Etta Carignani Melzi, Un imprenditore tra due guerre - La vicenda umana di Guido Segre nel racconto di sua figlia. Testo raccolto da Patrizia Grandis. Lint Editoriale - Trieste, 2005
  4. ^ Vittorio Dan Segre, Storia di un ebreo fortunato. UTET - Torino, 2007
  5. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pagg. 23 e 24
  6. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 24 e 26
  7. ^ a b Miniere di Sardegna - Archeologia mineraria, www.minieredisardegna.it (Miniere del Sulcis: Miniera di Bacu Abis)
  8. ^ a b c d e f g Massimo Carta, Carbonia 70 anni 1938 - 2008, Edizioni Sulcis 2010
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Regio Corpo delle Miniere e Notizie sull’industria mineraria in Italia (Ministero Industria)
  10. ^ a b c d e f g Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 14 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Vacca" è stato definito più volte con contenuti diversi
  11. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 31
  12. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad Massimo Carta, Perché Carbonia - Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 11 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "mind2" è stato definito più volte con contenuti diversi
  13. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 35
  14. ^ Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Relazione sul servizio minerario nel 1877, Tipografia Eredi Botta, Roma 1879, pag. 161
  15. ^ a b Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Relazione sul servizio minerario nel 1878, Tipografia Eredi Botta, Roma 1879, pag. 169
  16. ^ a b c d Massimo Carta, Perché Carbonia - Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 11
  17. ^ a b Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Relazione sul servizio minerario nel 1880, Tipografia Eredi Botta, Roma 1883, pag. 201
  18. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 57
  19. ^ a b Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Relazione sul servizio minerario nel 1880, Tipografia Eredi Botta, Roma 1883, pag. 201
  20. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 36
  21. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 35
  22. ^ http://www.sotacarbo.it/societa/il-bacino-carbonifero-sardo/?print=pdf.
  23. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af Giuseppe Are - Marco Costa: CARBOSARDA. Attese e delusioni di una fonte energetica nazionale, Milano, Franco Angeli Editore 1989 - pag. 35 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "mind3" è stato definito più volte con contenuti diversi
  24. ^ a b L. V. Bertarelli - Guida d'Italia del Touring Club Italiano SARDEGNA Milano 1918, pag. 255
  25. ^ a b c d e f Giuseppe Are - Marco Costa: CARBOSARDA. Attese e delusioni di una fonte energetica nazionale, Milano, Franco Angeli Editore 1989, pag. 36
  26. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Edizioni Della Torre, Cagliari 1981, pag. 35 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Rollandi" è stato definito più volte con contenuti diversi
  27. ^ a b c d e Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 15
  28. ^ a b L. V. Bertarelli, Guida d'Italia del Touring Club Italiano SARDEGNA Milano 1918, pag. 264
  29. ^ a b L. V. Bertarelli, Guida d'Italia del Touring Club Italiano SARDEGNA Milano 1929, pag. 284
  30. ^ a b L. V. Bertarelli, Guida d'Italia del Touring Club Italiano SARDEGNA Milano 1929, pag. 293
  31. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 35
  32. ^ Alessandra Fantinel, Bruno Lampis, Ottavio Magari, Rosalba Pala Calì: "Bacu Abis, storia e racconti di vita" - Edizioni Sulcis 2011, pag. 45
  33. ^ Le miniere di carbone sarde, Storia, Memoria e Valorizzazione di Marco Siddi, InStoria (Rivista on line di storia & informazione) n. 69 settembre 2013
  34. ^ Sotacarbo, Progetto Integrato Miniera Centrale-parte seconda, revisione 1 del 28 maggio 2004
  35. ^ Calendario Atlante De Agostini 1940 XVIII, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1939, pag. 66
  36. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae Istituto Centrale di Statistica, Sommario di Statistiche Storiche dell'Italia 1861 - 1965, Roma 1968 - pag. 74
  37. ^ a b c d e f Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 124
  38. ^ a b c d e f g h i j k l m Fonte: A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani)
  39. ^ a b c d e f g h Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 138
  40. ^ a b c d e f Ministero dell'Industria e Commercio - Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere - Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul Servizio Minerario e Statistica delle Industrie Estrattive in Italia nel 1940 - Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1945, pag.84
  41. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, TABELLA I pag. 211
  42. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, TABELLA II pag. 212
  43. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 71
  44. ^ Calendario Atlante De Agostini 1945 / 1946, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1945, pag. 102
  45. ^ a b c d e f g h i j Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 79
  46. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1952, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1951, pag. 82
  47. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1954, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1953, pag. 75
  48. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1960, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 1959, pag. 70
  49. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1963, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 novembre 1962, pag. 75
  50. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1964, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 novembre 1963, pag. 80
  51. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1965, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 novembre 1964, pag. 79
  52. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1966, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 27 novembre 1965, pag. 88
  53. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1967, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 15 ottobre 1966, pag. 88
  54. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1968, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 ottobre 1967, pag. 91
  55. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1971, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 10 dicembre 1970, pagg. 88-89
  56. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1972, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 30 ottobre 1971, pag. 89
  57. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1974, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 29 settembre 1973, pag. 89
  58. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1977, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1976, pag. 97
  59. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1978, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1977, pag. 96
  60. ^ a b c d Calendario Atlante De Agostini 1979, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1978, pag. 96
  61. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1980, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1979, pag. 95
  62. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1983, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1982, pag. 95
  63. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1984, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1983, pag. 95
  64. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1985, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1984, pag. 95
  65. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1988, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1987, pag. 95
  66. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1990, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1989, pag. 95
  67. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1991, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1990, pag. 95
  68. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1993, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 1992, pag. 95
  69. ^ Calendario Atlante De Agostini 1992, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1991, pag. 95
  70. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1994, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 1993, pagg. 94-95
  71. ^ Calendario Atlante De Agostini 1995, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1994, pag. 94
  72. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 1998, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 1997, pag. 94
  73. ^ Calendario Atlante De Agostini 1997, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara ottobre 1996, pag. 94
  74. ^ Calendario Atlante De Agostini 2002, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2001, pag. 139
  75. ^ Calendario Atlante De Agostini 2003, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2002, pag. 157
  76. ^ Calendario Atlante De Agostini 2004, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2003, pag. 186
  77. ^ Calendario Atlante De Agostini 2005, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2004, pag. 186
  78. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 2006, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2005, pag. 226
  79. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 2008, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2007, pag. 226
  80. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 2009, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2008, pag. 226
  81. ^ Calendario Atlante De Agostini 2010, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2009, pag. 226
  82. ^ a b c d e f Calendario Atlante De Agostini 2011, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2010, pag. 246
  83. ^ a b c d e f Calendario Atlante De Agostini 2012, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2011, pag. 246
  84. ^ a b c d e f g h Carbosulcis, su carbosulcis.eu. URL consultato il 21 marzo 2015.
  85. ^ a b c d e f Calendario Atlante De Agostini 2013, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2012, pag. 246
  86. ^ a b Calendario Atlante De Agostini 2014, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2013, pag. 246
  87. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 2015, Edizioni Istituto Geografico De Agostini - Novara 2014, pag. 245
  88. ^ Il Sole 24 ORE 4 settembre 2012 - Carbosulcis riparte, ma senza progetti. di Paolo Bricco e Cristina Casadei
  89. ^ Lettera43, 24 Marzo 2015 - Monia Melis: ENERGIA Nuraxi Figus e Carbosulcis: una storia di sprechi. La miniera sarda di Monte Sinni è costata 600 mln. Ora lo stop. Per altri 200 mln

Bibliografia

  • Vitale Piga, Il giacimento carbonifero del Sulcis - Carbonia,1938, a cura di Confederazione Fascista dei Lavoratori dell'Industria, Roma, 1938.
  • Vittorio Maltese, Carbonia,1938, in L'Economia Nazionale, Roma, 1938.
  • Stanis Ruinas, Viaggio per le città di Mussolini, Milano, Edizioni Bompiani, 1939.
  • Valerio Tonini, Terra del carbone, Modena, Guanda Editore, 1943.
  • F. Cori, Le Miniere di Carbònia, in Resoconti dell'Associazione Mineraria Sarda, Iglesias, 1948.
  • Alberto Mori, Carbònia e le modificazioni del paesaggio geografico nel Sulcis settentrionale, in Pubblicazioni della Facoltà di Ingegneria di Cagliari, vol. 1, Cagliari, 1950.
  • AA. VV., C.E.C.A. Studio sulla zona di Carbònia, Milano, Giuffrè, 1965.
  • Mario Carta, Note sulle miniere carbonifere del Sulcis – Realizzazioni in atto e tecniche in prospettiva per la coltivazione e la valorizzazione dei giacimenti di carbone, in La programmazione in Sardegna 60, Sassari, Editrice G. Gallizzi, 1976.
  • Massimo Carta, Carbonia e il suo carbone (1851 - 1977), Cagliari, Società Poligrafica Sarda, 1977.
  • Lucia Nuti, Roberta Martinelli, Città nuove in Sardegna durante il periodo fascista, in Storia urbana II, 1978.
  • Massimo Carta, Perché Carbonia, Cagliari, Gasperini Editore, 1981.
  • Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1981.
  • Aldo Cesaraccio, Antonello Mattone; Giuseppe Melis Bassu, Mussolini in Sardegna, ristampa anastatica del volume Il Duce in Sardegna, Cagliari, GIA Editrice, 1983 [1942].
  • Virginio Bettini, Borotalco nero carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Milano, Franco Angeli Editore, 1984.
  • Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1985.
  • Massimo Carta, Carbonia: realtà da 50 anni, Nuoro, Cooperativa Grafica Nuorese, 1986.
  • Provincia di Cagliari - Assessorato Tutela Ambiente ed Ecologia (a cura di), Gassificazione del carbone Sulcis: l'alternativa ecologica, Cagliari, Emme 4 s.r.l., 1987.
  • Giuseppe Are, Marco Costa, Carbosarda. Attese e delusioni di una fonte energetica nazionale, Milano, Franco Angeli Editore, 1989.
  • Mauro Pistis, Lettera al Sindaco di Arsia., in Il Gazzettino della "Dante" Albonese, XII, n. 34, luglio - dicembre 2007, p. 16.
  • Monumenti Aperti - Guida ai monumenti, Comune di Carbonia, edizioni annuali dal 2004 al 2010.
  • Giorgio Peghin, Antonella Sanna, Carbonia. Città del Novecento, Milano, Skira Editore, 2009.
  • Massimo Carta, Carbonia - 70 anni: 1938 - 2008, Carbonia, Iglesias, Edizioni Sulcis, 2010.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni