Genocidio armeno

uccisione sistematica degli armeni residenti nell'Impero Ottomano

Template:Avvisounicode

Civili armeni in marcia forzata verso il campo di prigionia di Mezireh, sorvegliati da soldati turchi armati. Kharpert, Impero Ottomano, aprile 1915.

L'espressione genocidio armeno, talvolta olocausto degli armeni[1][2] o massacro degli armeni (in lingua armena Հայոց Ցեղասպանութիւն Hayoc’ C’eġaspanowt’yown o Մեծ Եղեռն Medz Yeghern "grande crimine", in turco Ermeni Soykırımı "genocidio armeno", a cui talvolta viene anteposta la parola sözde, "cosiddetto" o Ermeni Techiri "deportazioni armeni") si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni negli anni 1915-1916. Il termine "genocidio" è associato soprattutto al secondo episodio[3], che viene commemorato dagli armeni il 24 aprile.

Nello stesso periodo storico l'Impero Ottomano aveva condotto (o almeno tollerato) attacchi simili contro altre etnie (come gli assiri e i greci), e per questo alcuni studiosi credono che ci fosse un progetto di sterminio.[4]

Sul piano internazionale, ventuno stati[5] hanno già ufficialmente riconosciuto un genocidio negli eventi descritti.[6][7][8][9]

Primo massacro armeno

Nel 1890 nell'Impero ottomano si contavano circa 2 milioni di armeni, in maggioranza appartenenti alla Chiesa apostolica armena. [10] Gli armeni erano sostenuti dalla Russia nella loro lotta per l'indipendenza, poiché la Russia aspirava ad indebolire l'Impero ottomano per annetterne dei territori ed eventualmente appropriarsi di Costantinopoli. Per reprimere il movimento autonomista armeno, il Governo ottomano incoraggiò fra i curdi, che popolavano anch'essi il territorio dell'Armenia storica, sentimenti di odio anti-armeno.

L'oppressione che dovettero subire dai curdi e l'aumento delle tasse imposto dal governo turco esasperò gli armeni fino alla rivolta, alla quale l'esercito ottomano, affiancato da milizie irregolari curde, rispose assassinando migliaia di armeni e bruciandone i villaggi (1894).

Due anni dopo, probabilmente per ottenere visibilità internazionale, alcuni rivoluzionari armeni occuparono la banca ottomana a Istanbul. La reazione fu un pogrom anti-armeno da parte di turchi ottomani in cui persero la vita 50.000 armeni.

Secondo massacro armeno

 
Un manifesto americano di raccolta fondi del Comitato americano per il soccorso nel Vicino Oriente, destinato ad aiutare le vittime del genocidio.
 
Rafael de Nogales Méndez (1879-1936), ufficiale di origine venezuelana che ha servito nell'esercito ottomano, riportò un resoconto dettagliato dei massacri nel suo libro Quattro anni sotto la mezzaluna

Nel periodo precedente la prima guerra mondiale nell'impero ottomano si era affermato il governo dei «Giovani Turchi». Essi avevano paura che gli armeni potessero allearsi con i russi, di cui erano nemici. Il 1909 registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia[11].
Nel 1915 alcuni battaglioni armeni dell'esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro fila armeni che prima avevano militato nell'esercito ottomano. Intanto l'esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano.[12] Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione continuò l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Friedrich Bronsart von Schellendorf, il Maggiore Generale dell'Impero Ottomano, viene "dipinto come l'iniziatore del regime delle ri-luoghi armeni".

Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce della morte furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si possono considerare come "prova generale" ante litteram delle più note marce ai danni dei deportati ebrei durante la seconda guerra mondiale.[13][14][15] Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti.[16]

Malgrado le controversie storico-politiche, che saranno trattate nella sezione che segue, un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio moderno,[17][18][19] e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la "scientifica" programmazione delle esecuzioni.[20] Secondo lo studioso tedesco Michael Hesemann, si dovrebbe più compiutamente parlare di genocidio cristiano, cosi scrive nel suo libro pubblicato nel 2012 Völkermord an den Armeniern, Ed. Herbig Verlag.[21]

Riconoscimento di genocidio

File:Armeniangenocide Aleppo1915.jpg
Armeni impiccati ad Aleppo nel 1915

La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai Giovani Turchi come propaganda, e a sottolinearne il progetto politico mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi, sostenendo l'inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l'attenzione sul fatto che non tutti i numerosi armeni d'Istanbul furono coinvolti nel massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.[22]

Il governo turco rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni[23] ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia.[24] Una recente legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. In tale denuncia, comunque ritirata, è incappato lo scrittore turco Orhan Pamuk, a seguito di un'intervista ad un giornale svizzero in cui accennava al fenomeno.[25] Il governo turco attuale sta favorendo l'apertura al riconoscimento di questa pagina di storia, come dimostrato anche dalla riapertura di alcune chiese armene nel sud-est del paese (la zona curda) a Van e a Diyarbakır, su iniziativa del sindaco del BDP Osman Baydemir. I socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti tuttavia si oppongono tenacemente a questi cambiamenti.

Va ricordato che l'apparente coerenza di tesi da parte della storiografia turca contro l'esistenza del genocidio è dovuta in buona parte al clima di repressione che si respira nel paese. Ad esempio, lo storico turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, fu arrestato nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti; l'anno successivo riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Germania; lavora negli Stati Uniti, presso lo Strassler Family Center for Holocaust and Genocide Studies della Clark University, dopo essere stato Visiting Associate Professor of History alla University of Minnesota.[26]

Il 12 aprile 2015 papa Francesco ha parlato esplicitamente di genocidio[27], citando una dichiarazione del 2001 di papa Giovanni Paolo II e del patriarca armeno[28], in occasione della messa di commemorazione del centenario in San Pietro, dichiarando che quello armeno «generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo». Pur non affermando nulla di nuovo, la dichiarazione ha suscitato una viiva reazione della Turchia, che ha richiamato il proprio ambasciatore e ha convocato il nunzio apostolico della Santa Sede per "consultazioni".[29]

Posizione della comunità internazionale

Questa è la lista dei paesi che ad oggi hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio:

Inoltre, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato a marzo 2010 una risoluzione che chiede al presidente Obama il riconoscimento di tale tragedia.[61]

Vittime

 
1915-1919. Donna armena inginocchiata accanto al corpo d'una bambina morta nei campi, "in vista dell'aiuto e della sicurezza ad Aleppo" recita la didascalia originale.

L'esatto numero di morti è controverso. Le fonti turche tendono a minimizzare la cifra, quelle armene a gonfiarla.

Nel 1896 il governo ottomano registrava in 1.440.000 gli Armeni residenti in Anatolia. Secondo il Patriarcato armeno di Costantinopoli, nel 1914 gli Armeni anatolici andavano da un minimo di 8.845.000 ad un massimo di 12.100.000. Le stime variano da un minimo di 950.000 secondo le fonti scritte turche fino a 3.500.000 secondo le ipotesi degli Armeni.

Lo storico Arnold J. Toynbee, che fu ufficiale dell'intelligence britannica in Anatolia nella prima guerra mondiale, stima in 1.800.000 il numero complessivo degli Armeni di quel paese. L'Enciclopedia Britannica indica come probabile il numero di 1.750.000.[62][63]

Il numero degli armeni morti nel secondo massacro è ancora più controverso. Fonti turche stimano il numero dei morti in 200.000, mentre quelle armene arrivano a 2.500.000. Talat Pasha, Gran Visir nel 1917-1918 e importante Giovane Turco, stima la cifra in 300.000 morti.

Toynbee ritiene che i morti furono 1.200.000, McCarthy 600.000. Gli storici stimano che la cifra vari fra i 500.000 e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.200.000/1.300.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.

Negazionismo del genocidio armeno[64]

Il punto di vista armeno

Il negazionismo del genocidio armeno indica un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico del genocidio del popolo armeno.

Benché fatto sia ritenuto storicamente accertato, interessi ideologici-politici-storici tendono a renderne difficile la constatazione da parte di quanti in qualche modo si sentano vicini agli autori dell'olocausto degli armeni, o abbiano difficoltà culturali-storiche ad accettarlo, o per interessi geo-politici considerano dannoso ammetterlo.[65]

Il negazionismo è un atteggiamento storico culturale, che fa uso di una serie di strumenti dialettici per negare l'evidenza dei fatti. Le motivazioni per assumere un atteggiamento negazionista possono essere disparate, tuttavia nel caso del genocidio armeno gli interessi politici concreti prevalgono su quelli culturali, avendosi una utilizzazione del metodo negazionista in funzione di non fare concessioni politiche, necessarie in caso di ammissione del fatto.

In realtà furono utilizzati vari espedienti per mantenere il silenzio, dalla minimizzazione del numero degli uccisi, dalla presentazione delle circostanze come necessità di difesa, dalla scissione dei massacri in singole azioni di dimensione inferiore al complesso.[66]

Il punto di vista turco

 
Hrant Dink era un giornalista e scrittore turco d'origine armena. È stato assassinato nel quartiere di Osmanbey a Istanbul, davanti ai locali del suo giornale bilingue Agos, con tre colpi di pistola alla gola.

La posizione ufficiale del governo turco è che le morti degli armeni durante i "trasferimenti" o "deportazioni" non possono essere semplicemente considerate "genocidio". Tale posizione è stata appoggiata da una lunga serie di giustificazioni, tutte divergenti tra loro: le uccisioni non erano deliberate o non erano orchestrate dal governo; le uccisioni erano giustificate dalla minaccia filorussa costituita dagli armeni[67] come gruppo culturale; gli armeni sono semplicemente morti di fame; altre spiegazioni chiamano in causa le fameliche "bande armene".[68][69][70] Alcune argomentazioni tentano di screditare l'ipotesi del genocidio sul piano semantico o mettendone in risalto lo specifico anacronismo (la parola stessa genocidio non esisteva prima del 1943).[71]

Anche i dati delle perdite turche nella Prima guerra mondiale sono spesso invocati per ridimensionare il numero dei morti armeni.[72] Fonti ufficiali turche hanno affermato che la stessa "tolleranza del popolo turco"[73] rende impossibile il genocidio armeno. Un documento militare fa leva su un episodio storico dell'XI secolo per confutare il genocidio armeno: "Furono i selgiuchidi che salvarono gli armeni caduti in loro dominio nel 1071 dalla persecuzione bizantina ed assicurarono loro il diritto di vivere come spetta ad un uomo."[73][74]

Nel 2005, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan invitò gli storici turchi, armeni ed internazionali a rivalutare i "fatti del 1915" (la sua locuzione preferita in proposito)[75] usando gli archivi reperibili in Turchia, Armenia ed altri paesi.[76] Il presidente armeno Robert Kocharyan rifiutò l'offerta dicendo:

(inglese)
«It is the responsibility of governments to develop bilateral relations and we do not have the right to delegate that responsibility to historians. That is why we have proposed and propose again that, without pre-conditions, we establish normal relations between our two countries.»
(italiano)
«È responsabilità dei governi sviluppare relazioni bilaterali e noi non abbiamo il diritto di delegare tale responsabilità agli storici. Ecco perché abbiamo proposto ed ancora proponiamo che, senza pre-condizioni, stabiliamo normali relazioni tra i nostri due paesi.»

Inoltre, il ministro degli esteri turco dell'epoca, Abdullah Gül, invitò gli Stati Uniti ed altri paesi a contribuire a quella commissione incaricando degli studiosi di "investigare su questa tragedia ed aprire strade a turchi ed armeni per riunirsi."[78]

Il governo turco continua a contrastare il riconoscimento formale del genocidio da parte di altri paesi e a mettere in discussione che un genocidio sia mai accaduto. Non solo: parlare di "genocidio" è un reato punibile con la reclusione da sei mesi a due anni, in base all'art. 301 del codice penale ("vilipendio dell'identità nazionale"). La legge è stata applicata anche nei confronti di personalità turche conosciute internazionalmente: nel 2005 fu incriminato Orhan Pamuk, il massimo scrittore turco vivente. Il processo a Pamuk è iniziato il 16 dicembre 2005 ma è stato successivamente sospeso in attesa dell'approvazione del ministro della giustizia turco; quello invece al giornalista Hrant Dink si è concluso nello stesso 2005 con la condanna a sei mesi.[79]

Le tensioni tra Unione Europea e Turchia

In vista dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea il negazionismo del governo turco ha creato difficoltà al negoziato. La Turchia continua a negare il genocidio ai danni degli armeni. La Francia considera invece reato negarlo.[80] Il Parlamento italiano si occupò del problema nel 1998 con una mozione presentata da Giancarlo Pagliarini per il riconoscimento dell'Olocausto armeno, firmata da 165 parlamentari di diversi partiti. Il 17 novembre del 2000 la Camera dei deputati italiana, sulla scia del Parlamento europeo e della Città del Vaticano, ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria storia.

Filmografia

Nella musica

Il genocidio armeno è stato argomento di molti testi del famoso gruppo alternative metal System of a Down, i cui membri Serj Tankian, Daron Malakian, Shavo Odadjian e John Dolmayan hanno in comune la triste perdita di familiari (nonni e bisnonni). Il nonno di Tankian è uno dei pochi superstiti di tale Genocidio. Tra le canzoni di denuncia del gruppo, spiccano Holy Mountains, P.L.U.C.K e "Yes, it's genocide".[senza fonte] Un'altra band metal-core statunitense che dedica una canzone al genocidio armeno sono gli "Integrity" sul loro album "Systems Overload" (Victory Records, 1995), intitolata "Armenian Persecution"

Note

  1. ^ Richard G. Hovannisian, The Armenian holocaust: a bibliography relating to the deportations, massacres, and dispersion of the Armenian people, 1915-1923, Armenian Heritage Press, 1980. ISBN 978-0-935411-05-8
  2. ^ Alberto Rosselli, a cura di M. Cimmino, L'olocausto armeno. Breve storia di un massacro dimenticato, Editore Solfanelli, 2010. ISBN 88-89756-97-7.
  3. ^ United Nations Sub-Commission on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities, July 2, 1985
  4. ^ Schaller, Dominik J. and Zimmerer, Jürgen (2008) Late Ottoman genocides: the dissolution of the Ottoman Empire and Young Turkish population and extermination policies – introduction, Journal of Genocide Research, 10(1):7–14
  5. ^ Recognition of the Armenian Genocide: List of countries
  6. ^ Kamiya, Gary. Genocide: An inconvenient truth salon.com. October 16, 2007.
  7. ^ Letter from the International Association of Genocide Scholars to Prime Minister Recep Tayyip Erdoğan, June 13, 2005
  8. ^ Jaschik, Scott. Genocide Deniers. History News Network. October 10, 2007.
  9. ^ Kifner, John. Armenian Genocide of 1915: An Overview. The New York Times.
  10. ^ la Chiesa armena non aveva partecipato al Concilio di Calcedonia e non ne aveva sottoscritto le tesi. Storicamente etichettata come "monofisita", la Chiesa armena afferma di non concordare con questa attribuzione poiché essa, pur essendo in disaccordo con la formula stabilita nel concilio di Calcedonia, considera il monofisismo, così come professato da Eutiche, un'eresia. La Chiesa armena aderisce invece alla dottrina di Cirillo di Alessandria (370-444), che considera la natura di Cristo come unica, frutto dell'unione di quella umana e divina. Per distinguere questa dottrina da quella di Eutiche, essa viene denominata «Miafisismo»
  11. ^ Hagop H. Terzian, Giligie Aghedu, Istanbul, 1912. Il libro, allora proibito dalle autorità è stato ristampato in traduzione inglese con il titolo Cilicia 1909: The Massacre of Armenians, Taderon Press e Gomidas Institute, 2009, ISBN 978-1-903656-95-2. Cfr Book Review Cilicia 1909 su asbarez.com
  12. ^ Che sorgerà ufficialmente nel 1923 dopo la lotta anti-imperialista di liberazione nazionale e la vittoria di Mustafa Kemal Atatürk.
  13. ^ Samuel Totten, Paul Robert Bartrop, Steven L. Jacobs (eds.) Dictionary of Genocide. Greenwood Publishing Group, 2008, ISBN 0-313-34642-9, p. 19
  14. ^ Noël, Lise. Intolerance: A General Survey. Arnold Bennett, 1994, ISBN 0-7735-1187-3, p. 101
  15. ^ Encyclopedia of Race, Ethnicity, and Society, by Richard T. Schaefer, 2008, p. 90
  16. ^ Collegamenti esterni sulla figura e sull'opera di Wegner:
  17. ^ Council of Europe Parliamentary Assembly Resolution, April 24, 1998
  18. ^ Ferguson, Niall. The War of the World: Twentieth-Century Conflict and the Descent of the West. New York: Penguin Press, 2006, p. 177. ISBN 1-59420-100-5
  19. ^ A Letter from The International Association of Genocide Scholars
  20. ^ Senate Resolution 106 — Calling on the President to ensure that the foreign policy of the United States reflects appropriate understanding and sensitivity concerning issues related to Human Rights, Ethnic Cleansing, and Genocide Documented in the United States Record relating to the Armenian Genocide, su thomas.loc.gov, Library of Congress.
  21. ^ (DE) Von Gunnar Köhne, Völkermord an den Armeniern - Beihilfe aus Deutschland?, su deutschlandfunk.de, www.deutschlandfunk.de, 23 03 2015.
  22. ^ Questa la tesi sostenuta, tra gli altri, da Guenter Lewy A questo proposito lo studioso armeno Boghos Levon Zekiyan spiega che la persecuzione degli armeni di Istanbul fu solo il punto di partenza delle milizie turche, destinato a colpire esclusivamente gli intellettuali, le menti pensanti: l'obiettivo della deportazione riguardava non tanto gli Armeni in quanto componente etnica, ma piuttosto gli Armeni come componente territoriale dell'Anatolia, nel quadro del progetto detto della Grande Turchia (o del panturchismo). Boghos Levon Zekiyan sottolinea che "gli armeni residenti nella capitale erano estranei alla legge di deportazione, ovviamente per un riguardo alle missioni diplomatiche straniere" mentre in Anatolia "un'operazione così ampia era facilitata nell'esecuzione dallo stato di guerra in cui si trovava impegnata tutta l'Europa" ('L'Armenia e gli armeni', Ed. Guerini, 2000, pp. 53-54).
  23. ^ BBC News Europe, Q&A: Armenian 'genocide', BBC News, 12 ottobre 2006. URL consultato il 29 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2007).
  24. ^ Armenian genocide denial: The case against Turkey, By Alan S. Rosenbaum, Jewish News, 2007
  25. ^ Daren Butler and Ercan Ersoy, "Kerinçsiz puts patriotism before free speech, EU". Reuters via Turkish Daily News, 21 July 2006.
  26. ^ Clark University has appointed prominent historian Taner Akçam to occupy the Robert Aram and Marianne Kaloosdian and Stephen and Marion Mugar Professorship in Armenian Genocide Studies
  27. ^ Testo del messaggio sul sito della Santa Sede.
  28. ^ Testo della dichiarazione sul sito della Santa Sede.
  29. ^ Papa Francesco: "Massacro armeni primo genocidio XX secolo". La Turchia richiama l'ambasciatore - Rai News, su rainews.it, Rai News.
  30. ^ Argentina Law, March 18, 2004, Armenian National Institute, Inc.
  31. ^ Argentina Law, January 15, 2007
  32. ^ Argentina Senate Resolution, May 5, 1993, Armenian National Institute, Inc.
  33. ^ Argentina Senate Resolution, April 20, 2005, Armenian National Institute, Inc.
  34. ^ Argentina Senate Resolution, August 20, 2003, Armenian National Institute, Inc.
  35. ^ [Закон Армянской Советской Социалистической Республики "Об осуждении геноцида армян 1915 года в Османской Турции", Ведомости Верховного Совета Армянской ССР, 1988, 30 ноября, № 22, с. 312]
  36. ^ Belgium Senate Resolution, March 26, 1998, Armenian National Institute, Inc.
  37. ^ Canada House of Commons Resolution, April 23, 1996, Armenian National Institute, Inc.
  38. ^ Canada Senate Resolution, June 13, 2002, Armenian National Institute, Inc.
  39. ^ Canada House of Commons Resolution, April 21, 2004
  40. ^ Chile Senate Resolution, June 5, 2007, Armenian National Institute, Inc.
  41. ^ Cyprus House of Representatives Resolution, April 29, 1982
  42. ^ Bill adopted by the French National Assembly, May 28, 1998, Armenian National Institute, Inc.
  43. ^ Bill adopted by the French Senate, November 7, 2000, Armenian National Institute, Inc.
  44. ^ French Law no. 2001-70 of January 29, 2001, relating to the recognition of the Armenian Genocide of 1915, Armenian National Institute, Inc.
  45. ^ (FR) Legislative file, French National Assembly
  46. ^ Legislative file, French Senate
  47. ^ (FR) Official text of Law no. 2001-70 of January 29, 2001
  48. ^ Greece (Hellenic Republic) Parliament Resolution, April 25, 1996, Armenian National Institute, Inc.
  49. ^ Italy Chamber of Deputies Resolution, November 16, 2000, Armenian National Institute, Inc.
  50. ^ Lithuania Assembly Resolution, December 15, 2005, Armenian National Institute, Inc.
  51. ^ Lebanon Chamber of Deputies Resolution, April 3, 1997, Armenian National Institute, Inc.
  52. ^ Netherlands Parliament Resolution, December 21, 2004, Armenian National Institute, Inc.
  53. ^ Poland Parliament Resolution, April 19, 2006, Armenian National Institute, Inc.
  54. ^ Russia Duma Resolution, april 14, 1995, Armenian National Institute, Inc.
  55. ^ Slovakia Resolution, November 30, 2004
  56. ^ Switzerland (Helvetic Confederation) National Council Resolution, December 16, 2003, Armenian National Institute, Inc.
  57. ^ Uruguay Senate and House of Representatives Resolution, April 20, 1965, Armenian National Institute, Inc.
  58. ^ Uruguay Law, March 26, 2004, Armenian National Institute, Inc.
  59. ^ Vatican City Communiqué, November 10, 2000, Armenian National Institute, Inc.
  60. ^ Venezuela National Assembly Resolution, July 14, 2005, Armenian National Institute, Inc.
  61. ^ "Genocidio armeno", tensione Usa-Turchia Ankara richiama subito l'ambasciatore - Repubblica.it
  62. ^ Encyclopædia Britannica: Death toll of the Armenian Massacres
  63. ^ The Treatment of Armenians in the Ottoman Empire 1915-16: Documents presented to Viscount Grey of Fallodon, Secretary of State for Foreign Affairs By Viscount Bryce. (New York and London: G.P. Putnam's Sons, for His Majesty's Stationary Office, London, 1916), pp. 637–653.
  64. ^ Lettera del Consiglio per la Comunità armena di Roma al Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano', lettera aperta della comunità armena di Roma sul tema del negazionismo, 31 gennaio 2007
  65. ^ Marco Tosatti, Il genocidio armeno e il negazionismo, Quaderni Radicali, 17 luglio 2008
  66. ^ Gli allievi turchi al servizio del negazionismo di Stato, comunicato dell'Associazione Svizzera-Armenia, in Presseportal.ch, 25 maggio 2003
  67. ^ The Armenian Review — Pag. 92,
  68. ^ TURKSES Voice of Turks - The So-Called Armenian Genocide
  69. ^ Assembly of Turkish American Associations
  70. ^ An Armenian Myth
  71. ^ Il Dizionario inglese Merriam-Webster effettivamente fa nascere genocide nel 1944.
  72. ^ Turkish Embassy.org - Republic of Turkey
  73. ^ a b Turkish General Staff
  74. ^ "Turkey's Memory Lapse: Armenian Genocide Plagues Ankara 90 Years On - International - Spiegel online - News."
  75. ^ (TR) 1915 yılı olayları, in Sabah, 27 luglio 2007. URL consultato il 3 settembre 2008.
    «Erdoğan, eylülde ABD Kongresi'nin gündemine gelmesi beklenen soykırım iddialarına ilişkin genelgesinde, kamu kurumlarının, '1915 yılı olayları', '1915 yılı olayları ile ilgili Ermeni iddiaları veya varsayımları' ifadelerini kullanmalarını istedi.»
  76. ^ Turkey's Initiative to Resolve Armenian Allegations Regarding 1915, su turkishembassy.org, Embassy of Turkish Republic at Washington, D.C.. URL consultato il 29 giugno 2008.
  77. ^ Minister Oskanian Comments on Turkish Foreign Minister Abdullah Gul's Recent Remarks, su armeniaforeignministry.com, Armenian Ministry of Foreign Affairs, 4 novembre 2006. URL consultato il 23 aprile 2007.
  78. ^ Türkiye Cumhuriyeti Vaşington Büyükelçiliği
  79. ^ Nicoletta Tiliacos, "Il genocidio infinito", in Il Foglio, 3 gennaio 2015. URL consultato il 26/01/2015.
  80. ^ Levy Bernard Henri, Perché una legge contro i negazionisti, sul Corriere della Sera del 30.11.2008, pag. 28.

Bibliografia

Bibliografia generale

In ordine cronologico

  • Aghavni Boghosian, Il richiamo del sangue. Ricordi... dal genocidio armeno 1915, introduzione e cura di Kegham J. Boloyan, traduzione dall’arabo di Sabrina Coletta e Kegham J. Boloyan, revisione del testo italiano di Francesca Piccoli, Collana “I volti e le tracce”, F.A.L. Vision Editore, Bari 2012 (tit. orig. Nida' ad-Damm, Casa Editrice Cilicia, Aleppo [Siria] 1998), ISBN 978-88-96931-22-6
  • Antonia Arslan, Il libro di Mush, Skira, 2012, ISBN 978-88-572-1151-0
  • Maria Immacolata Macioti, Il genocidio armeno nella storia e nella memoria, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2011, ISBN 978-88-6134-708-3
  • Varujan Vosganian, Il libro dei sussurri, Keller editore, 2011 (trad. di Anita Bernacchia), ISBN 978-88-89767-23-8 (disponibile anche la versione spagnola El libro de los susurros, ed. Pre-Textos, Valencia, 2010, 584 pag. Trad. Joaquin Garrigos. ISBN 978-84-92913-84-8)
  • Gilbert Sinoué, Armenia, Neri Pozza Editore, 2011, ISBN 978-88-545-0397-7 (Tit. orig. Erevan, Flammarion 2009)
  • Henry Morgenthau, Diario, 1913-1916, Guerini e Associati, 2010, ISBN 978-88-6250-235-1
  • Ondine Khayat, Le stanze di lavanda - Il romanzo di un'infanzia armena, Edizioni PIEMME, 2009, ISBN 978-88-566-0246-3
  • Emanuele Aliprandi, 1915, cronaca di un genocidio: il massacro degli armeni raccontato dai giornali italiani dell'epoca, &MyBook, 2009, ISBN 978-88-96096-45-1
  • Antonia Arslan, La strada di Smirne, ed. Rizzoli, 2009
  • Hrant Dink, L'inquietudine della colomba. Essere armeni in Turchia, Guerini e Associati, 2008, ISBN 978-88-8335-998-9
  • Hrand Nazariantz, Armenia: lo sterminio dimenticato, a cura di Tiziano Arrigoni, Piombino, La Bancarella, 2008
  • Cetin Fethije, Heranush mia nonna, Alet ed., 2008
  • Raphael Stainville, Grande Male, San Paolo, 2008, ISBN 978-88-215-6074-3
  • Ajemian Ahnert Margaret, Le rose di Ester - Una madre racconta il genocidio armeno, ed. Rizzoli, 2008, ISBN 978-88-17-02484-6
  • Antonia Arslan, La masseria delle allodole, ed. BUR, 2007, ISBN 88-17-01633-0
  • Marcello Flores, Il genocidio degli armeni, ed. Il Mulino, 2007, ISBN 88-15-11853-5
  • E. Miller Donald e Lorna Touryan Miller, Survivors. Il genocidio degli armeni raccontato da chi allora era bambino, ed. Guerini e Associati, 2007, ISBN 88-8335-878-3
  • Alberto Rosselli, L'olocausto armeno, ed. Solfanelli, 2007, ISBN 88-89756-17-9
  • Paolo Cossi Medz Yeghern, Il Grande Male, Ed. Hazard, 2007, ISBN 88-7502-090-6 (a fumetti)
  • Kemal Yalçin, Con te sorride il mio cuore, Edizioni Lavoro, 2006
  • Guenter Lewy, Il massacro degli armeni, Einaudi, 2006, ISBN 88-06-17841-5
  • Alice Tachdjian Polgrossi, Pietre sul cuore. Diario di Varvar, una bambina scampata al genocidio degli armeni, ed. Sperling & Kupfer, 2006, ISBN 88-8274-975-4
  • Diego Cimara, Il genocidio turco degli armeni, ed. Editing (Treviso), 2006, ISBN 88-6094-027-3
  • Edgar Hilsenrath, La fiaba dell'ultimo pensiero, ed. Marcos y Marcos, 2006, ISBN 978 8871684512
  • Taner Akçam, Nazionalismo turco e genocidio armeno. Dall'Impero ottomano alla Repubblica, ed. Guerini e Associati, 2005, ISBN 88-8335-719-1
  • Flavia Amabile, Marco Tosatti, Mussa Dagh-Gli Eroi Traditi, Guerini e Associati, 2005. ISBN 88-8335-631-4
  • N. Dadrian Vahakn, Storia del genocidio armeno. Conflitti nazionali dai Balcani al Caucaso, ed. Guerini e Associati, 2003, ISBN 88-8335-462-1
  • Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh, ed. Corbaccio, 2003
  • Flavia Amabile, Marco Tosatti, La vera storia del Mussa Dagh, Guerini e Associati, 2003
  • Yves Ternon, Gli Armeni. 1915-1916: il genocidio dimenticato, Rizzoli, 2003, ISBN 88-17-87206-7
  • Marco Impagliazzo, Una finestra sul massacro. Documenti inediti sulla strage degli armeni (1915-1916), ed. Guerini e Associati, 2000, ISBN 88-8335-133-9
  • Claude Mutafian, Metz Yeghérn. Breve storia del genocidio degli armeni, Guerini e Associati, 1995, ISBN 978-88-8335-187-7
  • Hrand Nazariantz, L'Armenia, il suo martirio e le sue rivendicazioni, con introduzione di Giorgio D'Acandia (pseud. di Umberto Zanotti Bianco), Battiato, Catania 1916.
  • Georges-Henri Ruyssen SJ " LA QUESTIONE ARMENA. Vol.I 1894-1896. Documenti dell'Archivio Segreto Vaticano (ASV)" Ediz. Orientalia Christiana & Valore Italiano Lilamé, 2013, ISBN 978-88-97789-12-3
  • Georges-Henri Ruyssen SJ "LA QUESTIONE ARMENA. Vol.II 1894-1896. Documenti dell'Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali (ACO)", Ediz. Orientalia Christiana & Valore Italiano Lilamé, 2013, ISBN 978-88-97789-26-0
  • Georges-Henri Ruyssen SJ "LA QUESTIONE ARMENA. Vol.III 1908-1925. Documenti dell'Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali (ACO), Ediz. Orientalia Christiana & Valore Italiano Lilamé, 2014, ISBN 978-88-97789-20-8
  • Georges-Henri Ruyssen SJ "LA QUESTIONE ARMENA. Vol. IV 1908-1925. Documenti dell’Archivio Segreto Vaticano (ASV) e dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati (SS.RR.SS.), Ediz. Orientalia Christiana & Valore Italiano Lilamé, 2015, ISBN 978-88-97789-53-6.
  • Elif Shafak,"La bastarda di Istanbul". ed.Rizzoli, 2007. ISBN 978-88-17-01726-8
  • Jürgen Gottschlich: Beihilfe zum Völkermord Deutschlands Rolle bei der Vernichtung der Armenier Berlin Links, Ch 2015, ISBN 978-3-861-53817-2
  • Michael Hesemann: Völkermord an den Armeniern, Herbig Verlag, 351 Seiten, ISBN: 978-3-776-62755-8

Bibliografia sul negazionismo

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Sul negazionismo
Controllo di autoritàVIAF (EN184444072 · LCCN (ENsh85007296 · GND (DE7505167-9 · BNE (ESXX4445852 (data) · BNF (FRcb11941072s (data) · J9U (ENHE987007294980905171

Template:Link VdQ Template:Link VdQ Template:Link AdQ Template:Link AdQ